matrimonio civile" e quindi additati come "pubblici peecatori", ai sensi del diritto canonico. A detta dei tecnici della materia, sembra che, persino dal punto di vista del dtritbo canonico, la procedura adottata dal vescovo pecchi di irreg10larità. Ad ogni !Persona di senso comune appare enorme che i due preti abbiano la faccia tosta di svillaneggiare come "concubina" e "pubblica peccatrice" una donna rispettabile, semplicemente perchè ha contratto un regolare matrimonio secondo le leggi dello Stato italiano. A nessuno è ancora venuto in mente di sostenere che la Repubblica italiana sia retta dal diritto canonico anzichè dal diritto comune. Ma monsignore non bada a queste piccolez:re: vuol fare sentire ai pratesi chi è il loro padrone. Ed il buon senso, la legalità o la Repubblica, si sa, possono andare a farsi • benedire quando un prete si è fitto in capo di fare una !Prepotenza. Oltre tutto, Il Bellandi è un aomunista ed il partito comunista, quando si tratta dei :,:>reti, ci va sempre molto cauto, almeno in Italia. Anche le pietre sanno che il famigerato articolo 7 della Costituzione, per cui la Repubblica ha accettato il ConcordatJo fascista del 1929, è passato a suo tempo proprio col voto dei comunisti. Ma il Bellandi, evidentemente, è un comunista di una specie alquanto particolare. Tra le furbizie gesuitiche del suo partito e ·la difesa del buon nome della sua sposa e dei suoi diritti di cittadino italiano, ha l'Ingenuità di ,preferire la strada dell'onore famigliare, anzichè quella delle gherminelle alla Togliatti. E cita in tribunale il vescovo ed li parnoco come diffamatori, chiedendo i danni. Da questo momento, incomincia il suo calvario e quello della sua famiglia. Lo si fa oggetto di una pioggia incessante di lettere, spesso anonime, ora minacciose ed ora insultanti: si fa di tutto per mandarne in rovina gli affari: si ottiene che le banche gli rifiutino il credito di cui godeva abitualmente per il suo commercio: una sera, si arriva addirittura a malmenarlo brutalmente. E' un pezzo d'uomo grande e grosso: ma ha subito ogni sorta di strazi in campo di concentramento. E ad un certo punto anche la sua fibra vigorosa ha un C110llo,che lo lascia per metà paralizzato, inabile a lavorare. E' la rovina in ogni senso per lui, per la sua moglie, per il bambino che è nato nel frattempo. I cleri14 cali esultano cristianamente e ,additano nella sventura del Bellandi il segno della vendetta divina. Quest'uomo ridottlO a trascinarsi sulle grucce, economicamente rovinato, è solo davanti al suo potente avversario: il partito comunista, si capisce, è tutt'altro che felice del chiasso che si sta destando intorno a questo caso, ricordando; importunamente agli italiani la storia dell'articolo 7, che il vescoro non ha mancato di tirare in ballo, sostenendo che il Concordato lo autorizza a prendere qualsiasi misura per mantenere la disciplina ecclesiastica nel suo gregge pratese. Per usctre dai suoi triboli, per riguadagnare il fav,ore dei potenti, ammansando il vescovo, li Bellandi avrebbe da fare soltanto un piccolo gesto: ritirare la querela sporta al tribunale contro i due preti. Un'inezia, come si vede: null'altro che rinunziare alla protezione della legge repubblicana e rimettersi ,pentito e contrito nella braccia di Santa Madre Chiesa. Ma questo popolano pratese, nonostante tutto, tiene duro: Bellandi non ritira la querela. I giudici dovranno pronunziarsi sul caso del vescovo. I clericali entranio in convulsioni isteriche. II vescovo sostiene che il tribunale civile non può giudicare un prelato della Chiesa: è la vecchia dottrina cattolica dell'immunità del clero dai tribunali laici, che risorge dalle proprie ceneri, nonostante la tradizione del Risorgimento. E' il Medioev-0 che sfida l'età moderna. L'IQpinione libera insorge contro questa mostruosità: persino più di un cattolico incomincia a trovare che adesso si esagera. Ma non mancan'O gli zelanti che si schierano a difesa della teoria medioevale del vescovo contro lo Stato italiano: persino un professore di diritto, come Giorgio La Pira, l'ex-sindaco di Firenze: persino qualche membro stesso del governo, come il ministro Andreotti. La parola adesso ~ alla magistratura, perchè si veda se esiste ancora una Repubbica in Italia, !Ovvero siano tornati i tempi dello Stato Pontificio. Il rprimo magistrato, che tratta la questione in sede istruttoria, dichiara che l'accusa è inconsistente e che il processo n10nsi ha da fare. Ma il presidente della Sezione Istruttoria di Firenze, il giudice Sica, cassa questa decisione e rinvia vescovo e parroco davanti ai tribunali. • Altrove, probabilmente, il vescovo sarebbe stato processato immediatamente per "contempt of the Court": in Italia non si osa tanto. Ma la decisione del CONTROCORRENTE
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