1-nvan all'aula sonante o Bovto M'alletti: altr'aure altr'aure: insolito Pomo innestar su lento Salcio imensato agricoltor non tento. Indubbiamente la produzione del Rapisardi nell' opera distruggitr!ce della presente morale, fu ancora più efficace che la chedina e la dinamite. L'opera Rapisardiana fece male alla borghesia e continua tremendamente a far male tanto da far brontolare il critico filosofo partenopeo: Rapisardi non è poeta perfetto. Per essere poeti perfetti bisogna anzitutto essere monarchici costituzionali e cattolici apostolici romani? Nella perfezione dell'opera l'arte si fonde col pensiero; - e questo Io credo fermamente - ma il canto psichico con le visioni !della fantasia perdono i loro colori quando non sodisfano i sentimenti morali'e politici del lettore. Mario Rapisardi non è poeta perfetto perchè fece l'apologia della diserzione e dell'antimilitarismo in una sua composizione drammatica; perchè esaltò le folle ansiose di progresso e di libertà, quelle folle che vengono rinchiuse in galera, che vengono massacrate dal piombo, che vengono calunniate, affamate, assassinate perchè chiedono dei diritti che altri uomini come loro hanno infranto, calpestato, violato. Il critico filosofo marxista ortodosso, Benedetto Croce, continua dicendo: "Rapisardi non è poeta, non è pensatore, non è artista. Il suo pensiero è vecchio e stravecchio, la sua arte è passata Idi moda, la sua poesia è uno sforzo continuo d'immaginare". Ad onor del vero n'<lnci aspettavamo un simile giudizio. Sembra scritto da una guardia regia o da un sacrestano analfabeta. Il giudizio del Croce è un punto affermativo, quindi: accettare o respingere sul suo grugno immondo. Noi non accettiamo nè respingiamo ma discutere è cosa che non possiamo fare in questo più che brevissimo cenno sull'opera rapisardiana. Del critico Benedetto Croce diciamo soltanto questo: che il veleno e l'odio APRILE, 1958 che il suo partitino gl'inst!llò nell'animo contro i liberi i grandi pensatori non sfiora l'opera (lel Rapisardi conosciuta inalzata e difesa dai Geni! come Victor Hugo, Bovio, De Sanctis, Zola, Lombroso, ecc. Certa critica poi non c'è da pigliarla sul serio se si pensa che 11Bettinem disse di Dante, che della "Commedia" bisognava lasciare alcuni pezzi che ordinati avrebbero formato non più di cinque canti. Cosl 11 Croce dell'opera del Rapisardi lascerebbe soltanto poche pagine degne secondo lui d'essere serbate. Chi non ricorda per altro - scri- ·veva P. Schicchi - che a Giosuè Carducci della prima maniera gli scribi dell'ordine monarchico negavano, non solo il talento poetico, come sentenziò "Il pungolo della domenica" di Milano, ma perfino la più elementare conoscenza della grammatica, come scrisse un giornale di Ancona. Ma Benedetto Croce messo accanto ad Emilio Zola, al Lombroso, al Pascoli, Victor Hugo, Paolo Heyer, Ernesto Haeckel, Giorgio Brandes, Giovanni Bovio, De Sanctis, i quali proclamarono il Rapisardi un genio non farebbe la figura d'un pappagallo o d'un imbecille! Se si pensi ancora che il più illustre poeta italiano il Titano di Bologna, nell'aspra e violenta polemica col Rapisardi rispose ai botolini che abbaiavano intorno: Imbecilli! Lasciate spartir fra noi le nostre liti, voi non c'entrate, siamo d'eguale statura, la nostra lotta è da pari a pari. Ma forse verrà un giorno non lontano in cui gli italiani avranno letto e compreso Mario Rapisardi; ed allora forse in quello stesso giorno, voi o critici e filosofi in sessantaquattresimo, cadrete proni ai nostri piedi chieden'do pietà. E noi forse quel giorno in nome dei nostri morti calunniati e perseguitati in vita, dileggiati e derisi morti, vi risponderemo come risposero al chimico Lavoisir: Ma perchè o grande poeta avete fatto dire a Giobbe: Se dio non è vita perchè non è verità, nè equità, nè misericordia, nè bellezza? Perchè avete scritto !'"Atlantide" contro i re 11
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