~ONTIO~O APRIL 1958" MarioRapisardi
I FRANOI I CONTROCORRENTE in Boston è in vendita. presso la Farmacia Mondello, angolo Hanover e Richmond Streets, op:pure all'ufficio di pubblicazione, 157 Mllk Street. • E' IN PREPARAZIONE un opuscolJO dedicato alla memoria di Salvemini. Vi sono raccolti i più notevoli tributi pubblicati nella stampa italiana dopo la sua morte. Quando l'opusaolo sarà ,pronto ne terremo Informati i lettori. • LA MIGLIORE maniera per ~ndere sicura la vita a Controcorrente è quella di abbonarsi. Una pubblicazione come la J110Stra per essere efficace ha bisogno di lettori assidui. Noi vogliamo migliorarci. Ciò sarà possibile se i n!ostri amici ci aiuteranno a risolvere questo importante :Problema. • DALL'ITALIA riceviamo spesso lettere in cui si chiede come rimettere l'Importo dell'abbonam·ento. Per il momento il mezzo più semplice è quello di inviare francobolli di Lire 60. Il prezzo dell'abbonamento è Il seguente: Sostenitore Lire 5,000; Benemerito Lire 2,500; Simpatizzante Lire 1,800. Per la rimessa non è necessario usare posta aerea. • CARLO TRESCA non è stato dimenticato. Il ricordo del suo assassinio ci ha ,portato lettere di gratitudine dei compagni che hanno, come n'Oi, seguito l'opera sua. Cl si esorta a continuare. Lo faremo. Siamo dolenti soltanto di non poter fare nulla per squarciare le tenebre che circondano quel delitto. • AI NOSTRI COLLABORATORI è accordata la più ampia libertà. E' superfluo aggiungere che gli articoli firmati non vincolano Il pensiero della redazione. • COLORO che inviano contribuzioni e desiderano che il loro nome non appaia nelle liste della sottoscrizione faranno bene a aomunicarcelo. • DA DIVERSE PARTI D'ITALIA ci sono giunte richieste di collezioni di Controcorrente. Si cercano articoli di Salvemini e su Salvemini. Siamo dolenti di non avere displOniblli volumi completi. Occorrerà del tempo per completarne alcuni. Coloro che ci hanno scritto pazientino. I COMPAGNI che .non vedessero registrate le loro contribuzioni correttamente sono pregati di notificarne l'amministrazione . • COPIE DI SAGGIO sono state spedite anche nel Sud America e In Italia. Non sappiamo se l'Indirizzo è corretto. Coloro che ricevono faranno bene a dirci se dobbiamo continuare a spedire. Non ricevendo nessun cenno sospenderemo. • COLORO che rlcevOillo la rivista e non la desiderano sono pregati di notificarcelo. Questa cortesia ci metterà in condizione d1 eliminare dalle liste nomi superflui. • LE NUOVE disposizioni postali permettono un limitato numero di COPIE DI SAGGIO. Presto dovremo sospendere l'Invio a coloro che non avranno inviato l'abbonamento. Chi desidera. ricevere regolarmente la rivista provveda. • COMPAGNO, ricordati che lai rivista ha bisogno. La mani·era pratica per aiutarci è quella di fare sottoscrizioni e nuovi abbonati. Dacci una mano. , Mandaci un nuovo abbonato oggi stesso . • NEL NOTIFICARE il cambiamento di indirizzo sarà bene menzionare anche il vecchio per facilitare la. correzione nelle liste di spedizione. Aggiungere sempre il numero della zona postale. • LETTERE, articoli, vaglia postali, checks ed ogni altra comunicazione riguardante la rivista, deb'Ono essere Indirizzati a Controcorrente, 157 Milk Street, Boston 9, Mass. , CON VERO RAMMARICO registriamo la scomparsa di alcuni vecchi militanti, comunicataci dopo l'uscita dell'ultimo numero. Le loro attività nell'opera di seminagione per realizzare un migliore ordine sociale, saranno ricordate per lungo tempo. Erano quasi tutti lettori e sostenitori della rivista. Volendo evitare ripetizioni in eulogle superflue ci limitiamo alla menzione del nome ·e della data in cui Il decesso è avvenuto • * GEMMA MELLO, vedova del compapagno Frank DI Pietro, a Paterson, N. J., il 13 Marzo 1958. * RICCARDO FARAMELLI, a Los Ga• tos, California, il 17 Marzo 1958. * NATALE ALTOBELLI, a Somerville, Mass., l'll Aprile 1958. In questa triste circostanza Controcorrente esprime alle famiglie degli scomparsi i più vivi sensi di cordoglio.
RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: Aldino Fellcani Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENiTs Epublishcdbl•monthly.Mail adcnss: 157 Mllk SL, Boston. Aldlro Ftllcanl, Editor and Publlwr .. Office of publldatlon157 'Mllk Strttt, Boston9, Mass. Socond-classmail prlvilegesauthorlztd at Boston,Mass. Subscrlptlon$3 a yeor. Voi. 14 (New Serles) No.5 BOSTON, MASS. March-Aprll, 1958 PRIMO MAGGIO Passano gli anni e la meta non sembra più vicina. Il cammino è faticoso, irto di pericol4 L'orizzonte è ancora lonltano. Sulla strada i viandanti stanchi abbandonano le fila o passano al nemtco; la gioventù animosa trova difficile chiamare a raccolta quanti sono vinti, conquistati, lusingati dalle ingannevoli promesse della gloria, dell'onore, del potere; i veterani che l'esperienza, gli anni e le combattute battaglie fanno savii e atti al consiglio e alla guida sono schiera sparuta, assottigliata dalla falce della morte che ha mietuto per abbeverare del sangue delle genti la insaziata, insaziabile lupa: la reazione. * * * L'orizzonte è lontano ma terso e luminoso ancora, come ieri, come sarà fino al giorno delle supreme conquiste, delle ultime gloriose affermazioni. Lontano, lontano . .. V'è, laggiù, nella meta di !tutte le nostre aspirazioni, la terra degli eguali, dei liberi, delle umane genti affratellate; dove le armi del fratricidio sono state spezzate; i cannoni hanno dato posto alla vanga; l'ozio al lavoro; la prepotenza alla giustizia; l'impostura alla verità; le bandiere di tutite le patrie confuse in quella di una sola c/lrticolodi Carlo Tresca patria, madre di tutti gli uomini; le chiese abbattute per dare posto alle scuole, e la scuola focolare di sapere, di cultura, di arte, di bellezza per tutti; il privilegio abolito. * * * Lontano, lontano ... Passano gli anni e la meta non sembra più vicina. E' vero. Vi furano giorni di folgore, di battaglia. La barricata, eretta prima nel cuore delle moltitudini con la fede nell'umano rtscatto, divenne qua e là - nella realtà dello sforzo cosciente delle masse a cercare le vie della liberazione - il luogo di appuntamen'to per tutti i militi della rivoluzione sociale, Furano i Primo Maggio di ribellioni. Vi furono battesimi di sangue. Tremò la borghesia che paurosa, in ogni nuovo Primo Magggio, vedeva da lontano profilarsi la ghigliottina giustiziera; esultò il proletariato del mondo che in ogni Primo Maggio vedeva una tappa superata, vinta, sul cammino della presa definitiva di 'tutte le bastiglie. . Pot fu giorno di festa, di baccanali: ti Primo Maggio dei ciarlatani, dei padroni, delle moltitudini fiacche, del gregge.
---·---------·-·----···---------- E man mano, con gli anni, il Primo Maggto cessò di essere giorno di battaglia. Passava inosservato dai più, senza tema da parte dei padroni, senza speranze e senza promesse da parte dei lavoratori. " * * Poi venne la reazione feroce: le libertà elementari furono calpestate; i petti degli avamposti squarcia'tt dalla mitraglia o dall'affilata lama del pugnale brandito dai sicarii; l'esercito del lavoro sbaragliato; le fila nostre spezzate. Non più canti: troppi morti da piangere. Non più suoni: parlava il boia. Curvate la schiena, o schiavi, al lavoro senza ricompense e lasciate che le catene si stringano ancora più ai vostri piedi, dicevano i governa111ti dalle mani lorde di sangue. Al bagno, alla bastiglia, o voi che osate ancora levare gli occhi per fissarli alla meta lontana; al domicilio coatto, all'esilio, al bando, o voi che sperate ancora, e che la morte ha risparmia!to, mentre tutto intorno a voi mieteva le sue vittime. Giorni foschi. Giorni di disperazione, Mussolini osò proclamare che il Primo Maggio era ~ato definitivamente cancellato dal calendario delle rivendicazioni operaie; egli che nei Primo Maggio di ribellioni e di feste aveva acceso, con la parola, la fiamma della fede nel cuore degli oppressi. E qualche Primo Maggio passò senza significato. L'orizzonte lontano, lontano ... La meta sembrava sempre più difficile; nubi sanguigne minacciose si accavallavano sull'ortzzonte. Prometeo era stato incatenato dt nuovo; sembrava vinto per sempre. Dopo la guerra per mettere fine alla guerra il cannone tuonava ancora; dopo la guerra per la libertà dei popoli, i popoli di tutto il mondo erano ridotti a maggiore schiavitù. Il Primo Maggio era stato messo a gramaglie: in Italia, da per tutto. .. .. .. Oggi non più. Torna a brillare il soie. 4 Tornano le speranze. L'orizzonte è ancora lontano; la strada da percorrere è lunga ed trta di pericoli. In marcia. In alto le bandiere! La borghesia che si è circondata di arma/ti, che si sente stcura perchè assisa su milioni ,di baionette, ha scritto col sangue di tanti martiri nostri la sua condanna di morte. Il fascismo internazionale affonda ancora le mani adunche nel corpo dilaniato di nostra gente; l'imperialismo succhia ancora sangue nelle vene dei popoli; le bastiglie sono popolate più che mai, ma tornano le speranze, tornano a fissare lontano gli occhi nella meta lantana, ma sicura, i viandanti della nostra fede. L'anarchia è la storia di tutte le aspirazioni umane. Verso l'anarchia cammina la storia. Ineluttabilmente. Gli sforzi dei Mussolini di tutte le borghesie appariscono, oggi, vani sforzi per arrestare il cammino della storia. Verso l'anarchia ... Verso la società dei liberi, degli eguali. In marcia. Le speranze rinverdiscono. O Maggio santo di ribellioni torna a scaldarci il cuore; o Maggio di ribellioni 'torna a suonare la diana; ti aspet!tano ancora le umane gentt affaticate, L'orizzonte è lontano ma luminoso ancora. Camminiamo. Un giorno, salito il Golgota, vedremo pur not le valli, i colli, la terra popolata di gente libera, felice. Camminiamo. . . Lontano ma luminoso è l'orizzonte ... ~~~- NO T A - Si parla più •poco del Primo Maggio. E' una date. pas.sate. di moda. Per questa ragione abbiamo riprodotto l'articolo di Tresca. Serve a. ricordare la. data che simbolizza il martirologio del proletariato. Fra. i vivi pochi potrebbero parlare di martirologio proletario più degnamente di lui. Egli fa parte della schiera dei martiri. CONTROCORRENTE
L'INCONTRODEI CAPI A contragenio, con visibile apprensione, Il governo americano si prepara alla Inevitabile conferenza col capi del governo 1·usso. Che la conferenza sia inevitabile è oramai chiarissimo. I russi, soltanto con Il !atto di <Proporla, hanlllO colpito la immaginazione di tutti I popoli della terra: Il sentimento sollevato da essa è una misura del terrore che Il continuo ,progresso negli armamenti delle due ,più grandi potenze provoca In tutto Il mondo. Ognuno sa che, se una guerra guerreggiata cogli attuali mezzi di distruzione scoppia fra Stati Uniti e Russia, non soltanto uno del due contendenti sarà annientato, ma con ogni ,probabilità entrambi scompariranno dalla faccia del mondo: più ancora tutte le altre nazioni saranno colpite dalle terribili conseguenze fisiche di una spaventosa serie di esplosioni atomiche, che avveleneranno l'atmosfera. Se pure qualche piccolo gruppo di umani riuscirà a sopravvivere, la dlstruzilone del ,più importanti centri di produzione e di coltura, l'annientamento del commerci, Il sovvertimento di ogni relazione umana nel termini In cui noi slamo abituati a ,pensarla, apriranno la via ad un Imbarbarimento ed un Immiserimento del pochi scampati, di fronte a cui la caduta dell'impero romano, le cui conseguenze furono sofferte per secoli, sarà uno scherzo. Non è quindi strano che presso tutti i popoli, anche • fra quelli SOIClalmente e politicamente più strettamente connessi cogli Stwtl Uniti, la pressione per trovare una via d'uscita da un'angosciante situazione, a cui nessun plano o proposta americana trova via d'uscita, sia tremenda, In questo senso, soltanto ,per Il successo sentimentale ottenuto, Kruscheff può registrare una grande vittoria. In verità, a considerare spassionatamente la proposta russa per un Incontro del capi di governo prima che un basico accordo sia raggiuntio al llvello diplomatico, non si può negare la ragionevolezza del sospetto manifestato dall'amministrazione americana, che cioè la conferenza sia destinata soltanto a costituire una manovra di ,propaganda. Basta ricordare I risultati della oonferenza che più da vicino può paragonarsi a quella proposta. Intendo dire della conferenza di APRILE, 1958 Ginevra: •ad una brevissima distensione succedette un ,peggioramento della situazione internazionale e un deterioramento del morale mondiale. La proposta Jdl Eisenhower, della ispezione aerea dei territori degli stati più fortemente armati, sollevò un'ondata di entusiasmo non soltanto fra gli alleati degli Stati Uniti, ma anche fra i neutrali, e, se pure più attenuata, anche fra diversi del seguaci della Russia. La promessa di collaborare per '\lna soluzlione al problema germanico, collo scopo di una riunione del due tronconi in cui la nazione tedesca è divisa, apparve un passo fondamentale verso la eliminazione di un grave pericolo nel oentro d'Europa. In realtà, appena i problemi, la cui soluzilone pareva annunciata Imminente da proclamazioni generali dei capi di governo, venivano esaminati da coloro che avrebbero dovuto provvedere alla attuazllone del ,principi enunciati, Immediatamente appariva che la pratica attuazione Involgeva cosi lm,ponentl ,problemi sussidiari, e suscitava cosi diverse Interpretazioni sul vero significato delle dichiarazioni fatte dai capi di goverlllO, da rendere queste prive di significato. Come pure, per contrarlo, bisogna rammentare che, in almeno tre occasioni, quando I russi abbandonarono il ,blocco di Berlino, nel ,caso della conclusione del trattato di pace coll'Austria, e per la conclusione dell'armistizio in O:>rea, la distensione ed Il successo per la pace fu conseguenza di un lungo e paziente lavoro fatto da diplomatici di rango relativamente modesto: anzi, molte volte, .nel casi ricordati, attraverso a trattative condotte In ·ambienti molto , riparati dalla curiosità ,pubblica. Per quanto quindi l'esperienza fatta negli ultimi tredici anni di trattative fra Stati Uniti e Russia Indichi chiaramente che la pubblicità e la necessaria rapidità di un Incontro fra I più elewtl elementi di governo nlOnsiano ga.ranzla di successo reale, e neppure di progresso verso la soluzione del problema del conflitto fra l due colossi, perchè mal la grandissima parte dell'umanità considera la Insistenza russa per un Immediato Incontro fra I capi come la 5
soluzione più desiderabile? SI può facil• ment.e sostenere che la Russia ed i .paesi suoi satelllti intendono sfruttare l'incontro a scopo di ,propaganda: in questo arg,omento i ·russi sono oramai maestri. Ancora ulti• mamente, nella ,scorsa estate, per citare un esempio, le proposte russe alla confe• renza del disarmo si condensavano in una breve serie di dichiarazioni, fatte nei termini più g,enerali possibili, evitanti ogni accenno a casi dubbi o contestabili, ma Improntate allo sforzo di ,prospettare il problema nel termini più attraenti alle masse anelanti alla ,pace. Per aontro, le ,proposte americane, contenute in volumi di documenti, esponevano la tesi degli Stati Uniti In termini dettagliatissimi, ma assolutamente inaccessibili all'inesperto in diplomazia ed in scienza militare. In una forma cioè oasi lontana dal colpire l'immaginazione degli uomini, cosi •astrusa anche per persone di media coltura, da prevenire ogni entusiasmo. Ciò non <toglie,però che questo fattlore, la \o-Olontàdi sfruttare una occasione propagandistica attraverso ad una .proposta teatrale, non possa essere per lo meno considerata da statisti e da organi capaci di influenzare l'opinione pubblica mondiale. Perchè praticamente nessuna voce, all'infuori degli Stati Uniti e forse della Germania occidentale, fa propri gli argomenti di Washlngtion? Io credo che ciò sia dovuto ad un serio processo di sfiducia nella capacità creativa dell'America: Cll!Pacità creativa non solamente .nel campo diplomatico, ma sociale, politico e tecnico. Per molti anni gli Stati Uniti si sono lllusi di detenere il sistema politico perfetto, l'unico capace di assicurare all'umanità Il progresso tecnlao nell'ambiente della libertà dell'individuo. Nessuno qui ha voluto riconoscere che il fenomeno del progresso economico ed In• dustrlale americano, accompagnato da un elevato grado di libertà personale (ben lontano però dall'essere perfetto, e meno ancora dall'offrire realmente eguali opportunità a :tutti i cittadini nell'ambito delle }oro capacità) era un caso speciale, dov,uto alle uniche condizioni d'ambiente in cui la storia ha sorpreso l'America nel periodo della rivoluzione industriale iniziata nel secolo scorso. Ben pochi, ed in ogni modo non in posizione di Influenzare l'opinione pubblica, hanno scorto che la spinta alla elevazione eaonomica, sentita come 111eces6 sità urgente, immediata, da tre quarti degli esseri viventi, non poteva trovare sfogo se non attraverso un sovvertimento di ordini politici e sociali installati nei paesi uscenti ora dal dominio coloniale e da quelli op1pressi da tradizioni di feudalismo a favore di gruppi privilegiati locali. Ben pochi hanno ammesso la po.sslbilltà di successi tecnici per popoli che rigettavano la filosofia politica qui In vigore. La direttiva politica americana è stata perciò improntata dalla mancanza di Immaginazione, dalla tendenza a sospettare di ogni movimento umano che si appellasse alla necessità di rinn'Ovamento, dalla intrinseca convinzione di possedere Il verbo, ed essenzialmente dalla Incapacità di considerare i ,problemi altrui con gli occhi e nello spirito di chi si trova a risolverli. In essenza, la politica americana, fino dagli anni immediatamente successivi alla conclusione della guerra, ma più chiaramente negli ultimi tempi, ha assunto l'atteggiamento della persona anziana, che cerca di crearsi un ambiente di tranquillità, piuttosto che procurarsi la sicurezza adattando Il proprio modo di vedere agli Impulsi del mondo. Malgrado gli aiuti offerti dall'America, i popoli giunti ultimamente sulla scena del mondo hanno sentito in essi un ricatto, fatbo ,per trattenerli dall'esplicare più naturalmente le loro tendenze, ,piuttosto che un mezzo .per sorreggerli sulla via del ,progresso. E d'altra parte anche quando essa fu capace di prospettare nuove soluzioni, fllOlbo facilmente Il sospetto che queste non fossero che un mezzo ,per riconfermare la usata politica trovò terreno favorevole nelle menti di moltissimi. Nel caso partloolare del problema del disarmo, della cessazione degli esperimenti sulle bombe at'omlche e termonucleari, e in generale della distensione internazionale, pure riconoscendo che Il pericolo lnvol!Jcpuò distruggere l'America ed il resto della umanità, l'iniziativa degli Stati Uniti è fallita, ed ,è perciò chiara la ragione ,per cui cosi imponente è l'aocogllenza fatta in ogni dove alle proposte russe. La necessità di uscire da questo ambiente, In cui soltanto il mutuo iterrore dà speranza che una pace precaria possa essere continuata, giustifica l'impazienza mondiale per I cavilli opposti dallo State Department. Come pure, considerando qualsiasi proposta americana nel campo della pacificazione, nesCONTROCORRENTE
suno può scordare che, poco più di due anni fa, In 10Ccasionedella ultima elezione presidenziale, l'argomento della cessazione degli esperimenti di nuovi esplosivi nucleari venne estratto dal suo vero ambiente, del danni e pericoli per l'umanità, per essere usato come arma elettorale per attirare i voti degli elementi melllOevoluti del paese. Certamente, negli occhi della grandissima maggioranza del popoli, tutto ciò Indica una degradazione della capacità direttiva amerlcana. Se la situazione potrà essere rovesciata da una nuova ardita Iniziativa spirituale, solo l'avvenire potrà dire. ' Ma certamente, perchè una trasformazione della mentalità politica americana possa avvenire in tempo, prima che l'iniziativa passi esclusivamente In altre mani, se pure ciò è ancora possibile, essa non deve essere differita a lungo. Davide Jona LA CRISI ECONOMICA Le predizioni del Presidente Eisenhower, che con l'inizio della primavera si sarebbe avuto un miglioramento della situazione economica, non si sono avverate. L'ottimismo presidenziale contava su di una ripresa stagionale dei lavori all'aperto, come se tali lavori avessero di per Sè stessi potuto avere facoltà taumaturgica. Quest'aspettativa non era solo del Presidente, ma pl~iava le mosse dal suol consiglieri economici, i quali, come vanno dimostrando, più che essere gli esponenti di una disciplina, assumono sempre più le po.se di spregevoli apologisti del capitalismo. La crisi che da molto tempo covava sotto Je ceneri e che ufficialmente si negava, ha colpito sopratutto le industrie pesanti, incomincianldo da quelle connesse con la preparazione bellica. Il nesso che il Presidente intravedeva tra la ripresa stagionale e il conseguente ripristino delle normali attività produttive, era co.si più psicologico che reale. Durante tutto il dopo-guerra si è notata una forte sovraproduzione, che il consumo non ha potuto assorbire. Veramente 11 capitalismo è un sistema produttivo di sotto-consumo, perchè considera la forza-lavoro degli operai come una. merce qualunque. Cioè esso - il capitalismo - ruba agli operai quel potere d'acquisto che solo potrebbe mantenere le industrie in continua produzione, con soddisfazione della società. Una volta la guerra aveva APRILE, 1958 a sua esclusiva disposizione ingenti reparti industriali, ma oggi, con l'invenzione e la fabbricazione delle armi nucleari, che non richiedono estesi e grandi apparati, non si ha più bisogno degli armamenti convenzionali nella misura che prima si richiedeva. Se a questo si aggiunge il colossale sviluppo tecnologico che ha reso più produttivo l'apparato industriale, e, in ultimo l'automazione, si vedrà che la crisi non poteva più oltre tardare. Si hanno cosi grandi masse di lavoratori spiazzati. Chi non si ricorda il rugged tndtvtdualism di Hoover, che doveva essere il toccasana della crisi del 1929? Chi non ricorda la free en'terprtse di Truman che durante la crisi 1 del '48-49 si a.ddltava come modello, per far intendere al colto e all'incllta che al mondo non vi era niente di meglio? Ora 11 rugged tndtvidualtsm e la free enterprlse non sanno fare altro che platire favort dal Governo, e sono in confusione sul da farsi, non sapendo che pesci pigliare. Co.si slamo arrivati al punto che 11 capitale privato dipende dall'imbeccata federale, cioè dal bilancio governativo, mentre una volta tale bilancio era inslgnlflcante per l'economia. Alla crisi industriale, che ha assottigliato la mano d'opera nelle fabbriche più o meno permanentemente, come inevitabile corollario si è aggiunta la crisi del commercio. In questo campo si ha il curioso fenomeno della decurtazione ldelle vendite 7
al dettaglio, mentre i prezzi si mantengono stazionarti. In alcuni articoli e in qualche prestazione manuale o professionale, i prezzi tendono ad avanzare. Varie sono le spiegazioni di questo fenomeno, ma la più accettata dagli economisti è la risilienza del sistema capitalistico nel fronteggiare ogni difficile situazione. Con una estesa disoccupazione logicamente si pensava ad un ribasso generale dei prezzi e dei salarli. Se non si è avuto panico, e cosi una peggiorata situazione economica, lo è stato per i numerosi artiflcii messi in opera dallo Stato borghese. Ma si avrà voglia di almanaccare palliativi col pump primtng. I :pannicelli calidi che si vogliono adoperare non avranno effetto. Da decenni assistiamo alla continua crisi della agricoltura americana, e quale è stato il risultato di tutta l'assistenza statale? Di un problema economico i politicanti ne hanno fatto un problema politico. Si è tenuto d'occhio più al voto dell'agricoltore che alle necessità ed ai bisogni dell'agricoltura. Dalle manipolazioni federali ne è nato un pasticcio indigeribile che non ha soddisfatto nessuno. Gli agricoltori stanno più male di prima. Il loro problema è di sovraproduzione agricola da un lato, e di sotto-consumo dall'altro. Le misure governative si sono dimostrate incapaci di conciliare la sovraproduzione col consumo, and Zet the chips fall where they may, come avrebbe consig,liato il corso della domanda e !dell'offerta. Ma che cosa sono poi le misure che il Govemo propone? Esse sono le seguenti: facilitazione maggiore del credito bancario, spese federali, e in riserva la riduzione delle tasse sul reddito personale. Per quanto riguarda il credito, si spera che l'iniziativa privata prenderà vantaggio della politica dell' ease money. Ma al momento, e anche nel prossimo futuro, manca al capitale il motivo principale per avvantaggiarsi di tale politica. In altri termini il capitale non trova vantaggioso l'avventurarsi in una espansione economica ed industriale che potrà rendere 8 poco. Gli economisti borghesi calcolano che si dovrà aspettare una quinldicina d'anni per far ritornare la cosidetta prosperità, e cioè fin quando l'accrescimento della popolazione forzerà il capitalismo ad una espansione redditizia ad usura. Il programma delle spese federali si riduce a quello dei lavori pubblici su più vasta scala e ad un maggiore gettito nel bilancio militare, Nella partita dei lavori pubblici, si può anche inserire quella delle costruzioni edilizie, campo strettamente privato, dato che 11 Governo, a mezzo di una sua agenzia speciale, garentisce alle banche il danaro avanzato sulle ipoteche (mortgages). Generalmente i lavori pubblici, come si eseguiscono, non impiegano più grandi masse di lavoratori, e perciò avranno poco effetto sull'esercito Idei disoccupati. Essi saranno piuttosto un cospicuo salasso del tesoro pubblico a vantaggio dei contrattori. Le spese mmtari poi, sono, come ognuno sa, di carattere improduttivo e perciò incapaci in sè stesse di produrre va.lori, e sono anche inflazionistiche, deprimenti sempre più il valore della moneta. Resta, nascosta nelle larghe maniche dei camiciotti dei giullari politici della borghesia, la tanto discussa ltax cut, favorita dai democratici liberali e avversata dai democratici conservatori e dalla maggior parte dei repubblicani. Va senza dire che questa riduzione dei tributi sarà di beneficio delle classi abbienti anzichè di quello del popolo minuto. La tax cut è una beffa per quei lavoratori i cui salarli non arrivano nemmeno al minimo necessario per sostenere la vita. L'intervento statale nella crisi è una chiara confessione che il capitalismo, come sistema produttivo e come sistema sociale, è in completa bancarotta. L'alternativa salutare a questo sistema ladro, inetto, menzognero ed affamatore è il Socialismo. Più presto i lavoratori apprenderanno questa verità, megHo sarà per essi, ed eziandio, per tutta l'umanità, oggi sofferente. M. De Clampls ~ CONTROCORRENTE
I GRANDI DIMENTICATI MARIORAPISARD Mario Rapisardi scrisse una volta: "L'arte è stata per me una battaglia perpetua per l'Ideale. Vissuto al di fuori e se non fosse superbia direi al di sopra cli tutte le scuole, di tutte le chiese, di tutti i partiti. E studiandoli tutti io mi sono man mano trasformato, infliggendo al mio animo non pochi tormenti, rinunziando a molte cose che rendono generalmente cara la vita, ascendendo non so con quale forza di ali ma certo con grande ardimento: dalla fede cattolica alla concezione meccanica dell'universo, dalla fede nella monarchia rappresentativa all'ideale umanitario". E veramente nell'opera di Rapisardi è rispecchiata tutta la sua attività sociale, oltre s'intende la sua vita fantastica. La sua poesia non è soltanto arte ma è vita: pensiero, passione, amore, azione e odio implacabile. La "Palingenesi" è la prima opera pubblicata dal Rapisardi nel 1868. In questo poema il Poeta non solo mostra di pensare da se virilmente ma sopratutto d'essersi formato - come tutti i "Grandiosi" - uno stile suo inimitabile, intangibile. Sono fulmini scagliati contro coloro i quali barattano la fede del rivoluzionario di Nazareth. Sublimi accenti alla purità di Cristo e alla grandezza dei suoi apostoli. Preconizza la liberazione di Roma dal dominio papale e grida: "Non fate empi! mercato delle cose di dio". Victor Hugo - allora all'apogeo della gloria - cosi scriveva al Rapisardi: "l'ai lu monsieur votre noble poème. Vous ètes beaux: le flambeau de la poésie et le flambeau de la verité. Tous deux eclairont l'avenir". Anche in Italia il De Sanctis, il Fanfani, Capuana ed altri ebbero APRILE, 1958 parole di lode e di ammirazione per il giovane autore della "Palingenesi". E senza cullarsi sugli allori nè preoccuparsi della critica ostile dei varii gazzettieri, Mario Rapisardi si accinse a preparare un antidoto contro il fiele dei suoi nemici, invocando non più un dio per redimere l'umanità, ma spronando questa a liberarsi, a riscattarsi da se stessa e C'-Oil se stessa. E scrisse: L'emancipazione morale e intellettuale degli oppressi dev'essere opera di loro stessi. E convinto che dio sia stato il vero e potente ostacolo dell'emancipazione umana, scrisse e pubblicò il "Lucifero", in cui corazzatosi della trinità dei monisti - il vero, il buono, il bello - col cuore acceso, coll'intelletto illuminato, con la sua nuova grande fetle nella liberazione dell'umanità, lancia lo spirito ribelle di "Lucifero" a distruggere quella bistrata e incipriata religione cattolica che ha servito e serve ancora di catena per legare l'umanità al piedistallo della schiavitù. E dopo d'avere spezzato le gambe all'eterno male, spazzando e distruggendo un cumulo di falsità e di bugie, grida: "Il gran tiranno è spento". Il poeta non crede che abbellendo e ritoccando la società si possa svellere ed uccidere il male e vuole tutto distruggere per poi riedificare su altre basi, su più solide basi. Edificare è bello, distruggere è sublime. I critici, come sempre in Ita.lia, abbaiarono, schiamazzarono intorno la nuova opera distruggitrice con più veleno e con più rabbia, i chierici comprarono tutta l'edizione e la bruciarono, lanciando sul capo del demolitore l'anatema. Malgrado tutto però il "Lucifero" è rimasto l'opera grande del poeta. 9
E Giuseppe Garibaldi dopo averlo letto scriveva da Caprera: "Caro Rapisardi, "Ho divorato il vostro "Lucifero". L'opera grande! Voi avete scalzato l'idolo di tanti secoli e vi avete sostituito il vero. Se la metà degli italiani potessero leggerlo e comprenderlo l'Italia raggiungerebbe il suo terzo periodo d'incivilimento umano. Sulla classica terra d'Archimede voi avete sollevato un nuovo mondo. Coraggioso! All'avanguardia del progresso noi vi seguiremo e possa seguirvi la nazione intera nella grande opera di emancipazione morale da voi eroicamente iniziata. Accogliete un bacio fraterno dal vostro correligionario". "G. Garibaldi". E Cesare cantù gli scriveva: "I vostri versi sono tanto belli che mi fanno dispetto". Francesco De Sanctis il più grande filologo che vanti la letteratura moderna sentenziava: "Lo Zumbini, il Bovio e il Rapisardi sono i tre luminari della nostra letteratura". "Giobbe" è la terza opera. Il capolavoro! E' scienza e poesia: è epica è lirica alta e sincera. Dopo aver liberato l'umanità da ogni credenza religiosa, trasformando la scienza in fantasmi !d'arte il poeta viene ancora a cozzare col dolore dinanzi l'infinito, l'inscrutabile, l'inconoscibile, l'ignoto. E che mi giova Questo ver ch'acquistai! Vero! E tal sempre A' venturi apparrà! Vano miraggio Del mio vano pensier non è poi questo! Che sei tu! Che son iof Perchè si nasce! Donde si vienef Ove si va! Tu taci Taci e sorridi. O notte, o abisso, O mistero infinito, io mi profo,ido In te. Per questa imme,isa ombra in che vivo Fuor che iZ mio vano interrogar non odo. Ma lo studio delle teorie di Galilei, Newton, Lamark, Keplero, Lyell, Huxley, Darwin, lo esaltano e lo infiammano fino al punto da affermare con la parola di "Iside" il trionfo fatale della scienza. 10 Nel "Giobbe" poi, rilevasi non solo l'artefice di versi eletti, il letterato, il poeta, ma ciò che più suol mancare alla poesia nostra dell'oggi: l'uomo, il cittadino, il pensatore, il vate che rispecchia nell'occhio triste della tr~tezza dell'abisso, molta parte della scienza, e dell'essere urna.no moderno. Il cantor del divenire umano è sopratutto poeta lirico. Le "Ricordanze" racchiudono i suoi sogni giovanili d'amore. La soavità, la delicatezza del verso lo confondono quasi col Leopardi e con lo Shelley. Empedocle e l'Asceta rivelano la più alta fantasia del poeta, i sentimenti più squisiti della sua anima, la sua fine sensibilità, la sua grande bontà. L'"Atlantide" è la più ardente e splendida glorificazione dell' Ideale libertario; è il canto più sublime che palpiti !d'amore e di libertà, è un fremito della nuova fede, è l'auspicio generoso d'un radioso avvenire. "Giustizia" è una raccolta di canti in cui l'odio è terribile ed implacabile contro gli oppressori. Il poeta sprona la massa dei lavoratori, gridando loro di non più dormire sul giacigli della loro miseria e della loro schiavitù. Il Trezza defini i canti di "Giustizia" terribilmente stupendi. E Cesare Lombroso proclamava il Rapisardi un genio autentico: il Lucrezio, il Giovenale d'Italia. Mario Raplsardi fu professore orldinario dell'Università di Catania, e vi insegnò con intermittenza per alcuni anni. Ma poi, come tutte le grandi anime, senti forte 11 desiderio della solitudine e conservando costantemente acceso il suo ideale si ritrasse per sempre senza uscire più di casa. Quando mori erano quasi vent'anni che i suoi concittadini non Io vedevano. Dante, Shelley, Victor Hugo, furono i prediletti poeti. Tre grandi idealisti. Tre grandi eroi della letteratura mondiale. Più d'una, volta gli venne offerta la candidatura politica e la ricusò. Anzi ad un invito insistente del filosofo di Trani cosi rispose: CONTROCORRENTE
1-nvan all'aula sonante o Bovto M'alletti: altr'aure altr'aure: insolito Pomo innestar su lento Salcio imensato agricoltor non tento. Indubbiamente la produzione del Rapisardi nell' opera distruggitr!ce della presente morale, fu ancora più efficace che la chedina e la dinamite. L'opera Rapisardiana fece male alla borghesia e continua tremendamente a far male tanto da far brontolare il critico filosofo partenopeo: Rapisardi non è poeta perfetto. Per essere poeti perfetti bisogna anzitutto essere monarchici costituzionali e cattolici apostolici romani? Nella perfezione dell'opera l'arte si fonde col pensiero; - e questo Io credo fermamente - ma il canto psichico con le visioni !della fantasia perdono i loro colori quando non sodisfano i sentimenti morali'e politici del lettore. Mario Rapisardi non è poeta perfetto perchè fece l'apologia della diserzione e dell'antimilitarismo in una sua composizione drammatica; perchè esaltò le folle ansiose di progresso e di libertà, quelle folle che vengono rinchiuse in galera, che vengono massacrate dal piombo, che vengono calunniate, affamate, assassinate perchè chiedono dei diritti che altri uomini come loro hanno infranto, calpestato, violato. Il critico filosofo marxista ortodosso, Benedetto Croce, continua dicendo: "Rapisardi non è poeta, non è pensatore, non è artista. Il suo pensiero è vecchio e stravecchio, la sua arte è passata Idi moda, la sua poesia è uno sforzo continuo d'immaginare". Ad onor del vero n'<lnci aspettavamo un simile giudizio. Sembra scritto da una guardia regia o da un sacrestano analfabeta. Il giudizio del Croce è un punto affermativo, quindi: accettare o respingere sul suo grugno immondo. Noi non accettiamo nè respingiamo ma discutere è cosa che non possiamo fare in questo più che brevissimo cenno sull'opera rapisardiana. Del critico Benedetto Croce diciamo soltanto questo: che il veleno e l'odio APRILE, 1958 che il suo partitino gl'inst!llò nell'animo contro i liberi i grandi pensatori non sfiora l'opera (lel Rapisardi conosciuta inalzata e difesa dai Geni! come Victor Hugo, Bovio, De Sanctis, Zola, Lombroso, ecc. Certa critica poi non c'è da pigliarla sul serio se si pensa che 11Bettinem disse di Dante, che della "Commedia" bisognava lasciare alcuni pezzi che ordinati avrebbero formato non più di cinque canti. Cosl 11 Croce dell'opera del Rapisardi lascerebbe soltanto poche pagine degne secondo lui d'essere serbate. Chi non ricorda per altro - scri- ·veva P. Schicchi - che a Giosuè Carducci della prima maniera gli scribi dell'ordine monarchico negavano, non solo il talento poetico, come sentenziò "Il pungolo della domenica" di Milano, ma perfino la più elementare conoscenza della grammatica, come scrisse un giornale di Ancona. Ma Benedetto Croce messo accanto ad Emilio Zola, al Lombroso, al Pascoli, Victor Hugo, Paolo Heyer, Ernesto Haeckel, Giorgio Brandes, Giovanni Bovio, De Sanctis, i quali proclamarono il Rapisardi un genio non farebbe la figura d'un pappagallo o d'un imbecille! Se si pensi ancora che il più illustre poeta italiano il Titano di Bologna, nell'aspra e violenta polemica col Rapisardi rispose ai botolini che abbaiavano intorno: Imbecilli! Lasciate spartir fra noi le nostre liti, voi non c'entrate, siamo d'eguale statura, la nostra lotta è da pari a pari. Ma forse verrà un giorno non lontano in cui gli italiani avranno letto e compreso Mario Rapisardi; ed allora forse in quello stesso giorno, voi o critici e filosofi in sessantaquattresimo, cadrete proni ai nostri piedi chieden'do pietà. E noi forse quel giorno in nome dei nostri morti calunniati e perseguitati in vita, dileggiati e derisi morti, vi risponderemo come risposero al chimico Lavoisir: Ma perchè o grande poeta avete fatto dire a Giobbe: Se dio non è vita perchè non è verità, nè equità, nè misericordia, nè bellezza? Perchè avete scritto !'"Atlantide" contro i re 11
e contro i tiranni? Perchè avete permesso che il Vostro sentimento si offendesse a1lo spettacolo dell'ingiustizie sociali, delle miserie, della fame, dell'abbrutimento, delle fanciulle costrette alla prostituzione, dei bambini condannati a lavori eccessivi quando avevano bisogno delle carezze IClellamamma, del sorriso della mamma, dell'amore, della protezione, della cura della mamma? Perchè avete voluto difendere i deboli, gli oppressi, i figli di nessuno? Perchè non vi siete schierato dalla parte dei forti potenti? Ah! la Vostra anima grande non poteva cantare altrimenti e si sono scatenate contro il Vostro petto tutte le frecce avvelenate di tutti gli scribi e farisei del pensiero. O animo grande, verrà il giorno della giustizia da Voi vaticinato e Vi vendicherà la gioventù ribelle, che ha pianto, che ha palpitato, che ha sofferto con gli occhi, il cervello e l'animo sopra i Vostri libri, dove avete mostrato la vita deflorata, col velo ai piedi, dolorante e sanguinante! La Vostra figura che s'erge maestosa e solenne sull'altare del nostro orizzonte, sulla sanguinante vetta del nostro Ideale par che ci dica: Fate che la fiaccola dell'Ideale non si spenga, che la nostra bandiera non si pieghi, che il vostro pensiero non ondeggi, che la vostra marcia non s'arresti di fronte la calunnia, la perfidia, la malvagità degli uomini. La vostra religione sia l'Umanità dolorante, il vostro dio sia la Scienza, la vostra virtù sia la costanza! Pietro Basile CROCEMANIA In tutti gli inenarrabili errori e crudeltà, sofferenze e delusioni 'della guerra mondiale vi fu solamente un lieve senso di sollievo per noi italiani: l'abolizione degli ordini cavallereschi che la monarchia Sabauda aveva creati e distribuiti con la sfacciata disinV10ltura che si sprigionava dal noto motto di Vittorio Emanuele II, padre della patria e padre di numerosi bastardi: "Una croce o un sigaro non si rifiutano mai! ... " La repubblica semi-papalina sta avendo la sua pioggia di croci e stelle, anzi alcuni goccioloni sono caduti nelle nostre "colonie", particolarmente a Boston, New York e Phlladelphia, ove i Consoli sono nuovamente divenuti I gran "croupiers" nel giuooo delle croci. Varie pioggerelle sono già cadute nella Boston che conobbe i nefasti giorni del Fascio Nicola Bonservizi, dell'Associazione Combattenti con la sua fanfara in divisa di bersaglieri, dell'Ordine Figli d'Italia in fervore per la guerra Etiopica, dei Comitati per la raccolta (e "confisca"! degli anelli d'oro iper li Duce e Claretta), la Boston delle '\parate", dei disaorsoni ipenbolici, del Foro Italico - casa di idioti ubbriachl di retorica - I pellegrinaggi mistici agli ordini dei preti. E' ormai evidente che il virus della croce ha invaso tutti: monarchici ed ,ex mon·archici, fascisti, ex fascisti e qualche ,antl-fascista, vescovi e arcivescovi delle gerarchie cattoliche e anche di qualche gerarchia del lavoro organizzato. Non ne sono Immuni, industriali e commessi viaggiatori, giornalisti della stampa che fa sempre festa 'a tutti i governi, rappresentanti di compagnie americane di assicurazione, e chi più ne ha più ne metta. Tutti fanno pellegrinaggi al Consolato in trepidante attesa della Croce o della Stella, l'agognato simbolo che rimpiazza, ma non ne alza il livello, la malfamata Croce dell'Ordine della Corona d'Italia o di altri ordini cavallereschi. Ah, ombra dell'analfabeta cavaliere D'Alessandro, ex sterratore, il quale fu fatto cavaliere per aver Impedito ad un gruppo di assoldati :gaglilofft di inscenare una dimostrazione contro il Console di quel tempo, nell'occasione dell'arrivo dell'Ambasciaitore Italiani'.>! La dimostrazione antl-consolare era stata organizzata da un fegatoso proprietario di glorn'ale al quale non era riuscito uno del suol tanti "colpetti". Vedete dove vanno a ficcarsi le "Croci". 12 CONTROCORRENTE
Rappresaglie Valicane IlcasdoiPra Tutti hanillO sentito parlare del caso del vescovo di Prato. Ma è bene tornare ancora una volta sui fatti, perchè tutti possano valutarne la portata politica e morale. Prato è un centro industriale, con una popolazione prevalentemente "rossa", proverbiale in tutta la Toscana per la sua risoluta ind~pendenza di carattere. Da tempo, la città aspira a diventare !I capoluogo di una provincia autonoma, separandosi da quella di Firenze dalla quale dipende ancora amministrativamente. Solleticando abilmente questi sentimenti locali, la Chiesa Cattolica ha avuto la bella pensata di erigere Prato in di-ocesi indi'J)endente, e la cosa è ,stata bene accetta dalla popolazione, malgrado le sue tradizioni laiciste. I comunisti locali sono stati i primi a scappellarsi - more solito - quando il ,primo vescovo, monsignor Fiordelli, ha fatto la sua comparsa in Prato. Un po' per queste scappellate comuniste, molto per i quattrini che immediatamente gli industriali del luogo gli hanno messo a disposizione per convertire i "rossi" a sani ,principi di obbedienza ai padroni e di rassegnazione, monsignor Fiordelli ha creduto di essere diventato il padrone della città. E di fatto ha riempito subito tutta Prato della sua attività di ,prelato impaccioso, ficcanaso, faccendone. Monsignore ha avuto campo libero sino a che è venuta fuori la storia del matrimonio dei coniugi Bellandi. Lui, un giovane commerciante, reduce per miracolo dal campi di sterminio nazisti della Germania, dove era stato deportato come partigiano comunista: lei, una brava sposa, figlia di genitori cattolici ,praticanti. • Il Bellandi, essendo comunista e n:on credente, ha trovato che nel suo caso sarebbe stato assurdo sposarsi col rito cattolico e quindi ha preferito il matrimonio civile: la sposa ha accettato questa forma di matrimonio. Et inde irae. Un matrimonro civile non è nulla di eccezionale a Prato: benchè la maggioranza APRILE, 1958 dei pratesi, comunisti compresi, si sp1<>si!n genere davanti al parroco, c'è ogni anno una dozzina circa di matrimoni civili. Ancora meno è eccezionale l'appartenenza del Bellandi •al partito comunista: i comunisti rappresentart0 il più numeroso partito della città. Ma nel caso specifico, c'è qualcosa che va particolarmente a traverso a monsign·ore vescovo: egli ha fatto ,personalmente ogni sorta di pressioni sulla famiglia della sposa perchè il matrimonio si facesse col rito cattolico, anzichè con quello civile, ed è pieno di cristiana rabbia, ,perchè le sue pressioni non hanno avuto successo. Qualcuno osa dunque rifiutarsi di obbedire al vescovo di Prato? Ecco una cosa che va immediatamente punita con qualsiasi mezzo. Per di più, il Bellandi abita in un quartiere dove c'è un parroco non meno armeggione, attivista ed pltranzista del suo vescovo. Persino con un altro prete della parrocchia ha avuto un atteggiamento talmente bellicoso che questi ha finito con lo stufarsi e abbandonare non solo Prato, ma addirittura la tonaca alle ortiche. Tra il parroco ed il Bellandi ci sono state In passato delle discussioni, in cui il giovane commerciante ha dimostrato di sapere discutere assai meglio del ,prete, facendogli fare qualche magra figuta davanti a tutti. Il parroco contava di rifarsi, prendendosi la soddisfazione di vedere il Bellandi inginocchiarglisi davanti, il giorno del matrimonio. ; Le nozze col rito civile gli hanno tolto la possibilità della rivincita: e Prato è ,piccola abbastanza perchè certe cose si sappiano subito. La gente sorride all'Idea del vescovo e del parroco lasciati con tanto di naso dal giovane commerciante. Monsignore saprà far vedere a/ tutti che ClQll lui non si scherza. Ed ecco la bomba: una solenne dichiarazione iclel vescovo, zelantemente pubblicata anche dal parroco, per cui i Bellandi sono dichiarati in stato di "scandaloso concubinato", per avere contratto un "cosi detto 13
matrimonio civile" e quindi additati come "pubblici peecatori", ai sensi del diritto canonico. A detta dei tecnici della materia, sembra che, persino dal punto di vista del dtritbo canonico, la procedura adottata dal vescovo pecchi di irreg10larità. Ad ogni !Persona di senso comune appare enorme che i due preti abbiano la faccia tosta di svillaneggiare come "concubina" e "pubblica peccatrice" una donna rispettabile, semplicemente perchè ha contratto un regolare matrimonio secondo le leggi dello Stato italiano. A nessuno è ancora venuto in mente di sostenere che la Repubblica italiana sia retta dal diritto canonico anzichè dal diritto comune. Ma monsignore non bada a queste piccolez:re: vuol fare sentire ai pratesi chi è il loro padrone. Ed il buon senso, la legalità o la Repubblica, si sa, possono andare a farsi • benedire quando un prete si è fitto in capo di fare una !Prepotenza. Oltre tutto, Il Bellandi è un aomunista ed il partito comunista, quando si tratta dei :,:>reti, ci va sempre molto cauto, almeno in Italia. Anche le pietre sanno che il famigerato articolo 7 della Costituzione, per cui la Repubblica ha accettato il ConcordatJo fascista del 1929, è passato a suo tempo proprio col voto dei comunisti. Ma il Bellandi, evidentemente, è un comunista di una specie alquanto particolare. Tra le furbizie gesuitiche del suo partito e ·la difesa del buon nome della sua sposa e dei suoi diritti di cittadino italiano, ha l'Ingenuità di ,preferire la strada dell'onore famigliare, anzichè quella delle gherminelle alla Togliatti. E cita in tribunale il vescovo ed li parnoco come diffamatori, chiedendo i danni. Da questo momento, incomincia il suo calvario e quello della sua famiglia. Lo si fa oggetto di una pioggia incessante di lettere, spesso anonime, ora minacciose ed ora insultanti: si fa di tutto per mandarne in rovina gli affari: si ottiene che le banche gli rifiutino il credito di cui godeva abitualmente per il suo commercio: una sera, si arriva addirittura a malmenarlo brutalmente. E' un pezzo d'uomo grande e grosso: ma ha subito ogni sorta di strazi in campo di concentramento. E ad un certo punto anche la sua fibra vigorosa ha un C110llo,che lo lascia per metà paralizzato, inabile a lavorare. E' la rovina in ogni senso per lui, per la sua moglie, per il bambino che è nato nel frattempo. I cleri14 cali esultano cristianamente e ,additano nella sventura del Bellandi il segno della vendetta divina. Quest'uomo ridottlO a trascinarsi sulle grucce, economicamente rovinato, è solo davanti al suo potente avversario: il partito comunista, si capisce, è tutt'altro che felice del chiasso che si sta destando intorno a questo caso, ricordando; importunamente agli italiani la storia dell'articolo 7, che il vescoro non ha mancato di tirare in ballo, sostenendo che il Concordato lo autorizza a prendere qualsiasi misura per mantenere la disciplina ecclesiastica nel suo gregge pratese. Per usctre dai suoi triboli, per riguadagnare il fav,ore dei potenti, ammansando il vescovo, li Bellandi avrebbe da fare soltanto un piccolo gesto: ritirare la querela sporta al tribunale contro i due preti. Un'inezia, come si vede: null'altro che rinunziare alla protezione della legge repubblicana e rimettersi ,pentito e contrito nella braccia di Santa Madre Chiesa. Ma questo popolano pratese, nonostante tutto, tiene duro: Bellandi non ritira la querela. I giudici dovranno pronunziarsi sul caso del vescovo. I clericali entranio in convulsioni isteriche. II vescovo sostiene che il tribunale civile non può giudicare un prelato della Chiesa: è la vecchia dottrina cattolica dell'immunità del clero dai tribunali laici, che risorge dalle proprie ceneri, nonostante la tradizione del Risorgimento. E' il Medioev-0 che sfida l'età moderna. L'IQpinione libera insorge contro questa mostruosità: persino più di un cattolico incomincia a trovare che adesso si esagera. Ma non mancan'O gli zelanti che si schierano a difesa della teoria medioevale del vescovo contro lo Stato italiano: persino un professore di diritto, come Giorgio La Pira, l'ex-sindaco di Firenze: persino qualche membro stesso del governo, come il ministro Andreotti. La parola adesso ~ alla magistratura, perchè si veda se esiste ancora una Repubbica in Italia, !Ovvero siano tornati i tempi dello Stato Pontificio. Il rprimo magistrato, che tratta la questione in sede istruttoria, dichiara che l'accusa è inconsistente e che il processo n10nsi ha da fare. Ma il presidente della Sezione Istruttoria di Firenze, il giudice Sica, cassa questa decisione e rinvia vescovo e parroco davanti ai tribunali. • Altrove, probabilmente, il vescovo sarebbe stato processato immediatamente per "contempt of the Court": in Italia non si osa tanto. Ma la decisione del CONTROCORRENTE
giudice Sica basta a far capire persino ai preti che in Italia esiste ancora una magistratura che non intende piegare la schiena davanti agli eredi del Santo Uffizio. E il vesoovo si rimangia i bollenti propositi di non riconoscere la giurisdizione dello Stato. Il processo si farà. Ormai l'opinione pubblica si è destata. Avvocati illustri, come Leopoldo Piccardi e Battaglia, si offrono per sostenere in tribunale il buon diritto del Bellandi. Qualcurto (non i comunisti, naturalmente ... ) organizza una sottoscrizione per coprire le spese del processo e soccorrere la povera famiglia Bellandi: la stampa è piena di polemiche sul caso Bellandi: uomini di parte democratica e socialista organizzano pubblici dibattiti sulla questione. A questi dibattiti pubblici, per lo più, i clericali si sottraggono. Anzichè alla luce del sole, preferiscono man10vrare nell'ombra, col solito metodo dell'intrigo gesuitico. Il giornale del Partito Repubblicano "La Voce Repubblicana", accusa il ministro della Giustizia, Guido Gonella, di stare cercando di manipolare il tribunale, con una serie ben calcolata di trasferimenti e di prommioni di magistrati, perchè la faccenda vada in mano a giudici favorevoli al vescovo di Prato. Il presidente del tribunale di Firenze, davanti a cui verrà discussa la causa, in effetti, risulta essere il fratello di un alto papavero democristiano, on.le Paganelli. Giuristi di alta fama di ,parte cattolica sono mobilitati ,per costituire il consiglio del1f difesa. Il Pubblico Ministero, anzichè chiedere una condanna, chiede il proscioglimento degli imputati. I clericali attendono l'assoluzione come 10rmai sicura. Al termine del dibattito pubblico, allorché I giudici si ritirano in camera di consiglio per deliberare, la folla staziona davanti al tribunale nervosa ed eccitata: si sente nell'aria che è un momento decisivo per le sorti della libertà in Irtalia. Alle nove di notte, dopo lunghe ore di discussione in camera di consiglio, i giudici rientrano nell'aula, pallidissimi, col volto teso tlall'emlOZrone. Anche i magistrati sono uomini e sanno valutare forse ancor meglio degli altri uomini tutta la portata delle proprie sentenze. E la sentenza reca la condanna del vescovo ad una multa. Una condanna minima, in sè stessa. Ma di una importanza immensa nei suoi effetti. La società moderna ha vinto sul Medioevo. La coscienza dei giudici, malgrado ogni presAPRILE, 1958 sione o personale inclinazione, ha reagito. La folla nella piazza antistante al tribunale saluta con un uragano di applausi la signora Bellandi ed I suoi avvocati che escono dal tribunale, al grido di uviva l'Italia!", "viva i giudici!". Come nel 1870, l'Italia ha vinto contro lo Stato Plontifìcio. Sconfitto sul terreno della legaHtà, il Vaticano cerca di rifarsi sul terreno dell'intimidazione illegale. Si annunzia subito che per la loro sentenza i giudici solllO incorsi nella scomunica: il papa cancella un programma di festeggiamenti in suo onore, onde manifestare il proprio sdegno: il vescovo di PratlO paragona pubblicamente il proprio caso a quello dei vescovi dei ,paesi comunisti perseguitati: i clericali cercano di inscenare manifestazioni clamorose, come quella dell'arcivescovo di Bologn·a, cardinale Lercaro, che ordina alle chiese della sua diocesi di suonare a morte le cam.pane in segno di lutto. E poi, daccapo, bruscamente, i preti rimettono zitti zitti la coda tra le gambe: le manifestazioni di cordogli!O ie di sdegno cessano d'incanto, come per un misterioso ordine di scuderia. Lo "Osservatore Romano" prende un tono bonario, come per dire che quello che è stato è stato e non conviene drammatizzare la cosa. Gli avvocati del vescovo formul!IJllO un a1ppello ad una corte superiore contro la sentenza del tribunale di Firenze, come si trattasse di una pratica di ordinaria amministrazione. Evidentemente qualcuno si è accorto che la corda, troppo a lungo tirata, può strapparsi: le elezioni sono imminenti e certi isterismi potrebbero costare voti ai clericali, rivelando agli italiani cosa li aspetti dietro la facciata "democratica" dello scudo cnociato. Fallito ·n colpo della forza, davanti alla resistenza di un uomo inflessibile, secondato da un'opinione ormai Infiammata, si ritorna al solito metodo sornione delle ambiguità: gli italiani, si sa, son buona gente, e dimenticano presto. : E alle elezioni ormai imminenti, si cercherà di menarli per il naso daccapo, col solito spauracchio del pericolo comunista, inducendoli a votare per la Democrazia Cristiana. Poi, in caso di vittoria democristiana, ci sarà tempo per servirli a dovere. Purtroppo per i preti, tuttavia, la lezione del caso di Prato è abbastanza lampante. Ha dimostrato quello che i clericali intendono per "democrazia cristiana": cioè ritorno puro e semplice al Medioevo, com15
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