Controccorente - anno XIV - n. 3 - nov.-dic. 1957

stessi elementi sociali, e mt>sse dalle stesse passioni, che dovevano scatenare le bande spagnuole dieci anni dopo. Un'oaltra guerra per bande la fecero contro i "piemontesi" i contadini dell'Italia meridionale, dopo il 1860, per molte e diverse ragioni, prima fra tutte la coscriZione militare piovuta sul loro capo da un momento all'altro come un fulmine del cielo. I fratellL Bandiera sbarcarono nel 1844, illudendosi di promuovervi una "guerra per bande" sul modello mazziniano. Fecero la fine che tutti sanno fra popolazioni ostili. Con tutto questo, nel 1849,Mazzini ripubblicò lo scritto del 1833, e lo ripubblicò nel 1853 associandolo con un;a "istruzione per le bande nazionali" che consisteva di ben quarantuno avvertimenti (Scritti editi e inediti, ed. Nazionale, III x, 197-241). Pisacane, nel 1857, crede di potere iniziare la guerra per bande nel Salernitano·, e fece unn fine anche più tragica che quella dei fratelli Bandiera. La guerra per bande sognata da Mazzini durante tutta la vita ebbe luogo in Italia dall'autunno del 1943 alla primavera del 1945. Fu possibile perchè dietro agli uomini, che rischiavano la vita nei colpi di mano contro i tedeschi e contro le brigate nere, c'era una seconda linea, che provvedeva i viveri, nascondeva i feriti e proteggeva la fuga degli sconfitti. I combattenti veri e propri respiravano quell'aria. Se quell'aria fosse mancata, sarebbero ben presto rimasti asfissiati. Non c'è dubbio che i polli del contadini fecero largamente le spese di quella guerra per bande. Tuttt i soldati, regolari e irregolari, in tutte le guerre della storia, hanno sempre fatto la guerra ai polli dei contadini oon un gusto che non era altrettanto spiccato per altri tipi di operazioni militari. E sarebbe assurdo credere che i contadini italiani abbiano visto quella guerra con maggiore sOddisfazione che i contadini di qualunque altro paese, in qualunque altro periOdo storico. Ma anche rammaricandosi e brontolando per i danni che ne soffrivano, essi considerarono sempre i partigiani come amici, e come nemici, gli altri, anche se costoro, avendo abbastanza da mangiare, rispettavano forse i polli. La efficienza mili.tare dei partigiani fu certamente assai scarsa dall'autunno del 1943 all'estate del 1944, crebbe lentamente nella seconda metà del 1944, diventò poderosa nei primi mesi del 1945. Sul principio dell'autunno del 1944, il Governo tedesco ammise che sei delle ventisei divisioni messe in Italia ,agli ordini di Kesserling erano tenute occupate dai partigiani. E nell'ottobre dello stesso anno il comandante inglese in Italia, generale Alexander, calcolò a otto le divisioni che i partigiani italiani inchiod,avano lontano dal fronte di combattimento (New York Times, 10 nov. 1944). Fra l'ottobre 1944 e l'aprile 1945 il numero delle divisioni tedesco-fasciste distratte dalla linea del fuoco deve essere aumentato di molto. Teniamoci, con prudenza forse eccessiva, a dieci di,visioni. E calcoliamo che in quei mesi ogni divisione comprendesse seimil.a uomini, e non i dodicimila che una divisione rappresenta quando è in piena iefflcienza. ArrLvlamo a 60 mila tedeschi e fascisti costretti a sparpagliarsi nelle regioni a nord della linea gotica nel primi mesi del 1945, per reagire contro i nuclei partigiani ,attivi. Le truppe diciamo cosi regoliari erano bene armate e sussidiate con serv.izi tecnici di tutti i generi, mentre i partigiani italiani erano scalcinati e organizzati, o meglio disorganizzati, in quella m,aniera che tutti sanno. Si può perciò ca.loolare, senza rischio di veder grosso, che per dar da fare a un tedesco o u,n mussoliniano erano necessari almeno due partigiani. Inoltre bisogna aggiungere gli uomini e donne - don,ne meravigliose - che nelle retrovie aiutavano e come! coloro che menavano le mani in prima linea. Eppoi le cifre brute dànno solamente una parte, e non la più importante, della storta. Un esercito non si batte risolutamente se non si sente 4 CONTROCORRENTE

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