Controccorente - anno XIV - n. 3 - nov.-dic. 1957

renze. Quasi contemporaneamente, volgendo l'occhio alle ultime fasi del Risorgimento, inaugurò la storia dei partiti politici italiani. Introdusse poi nella cultura italiana la considerazione moderna, realistica, non mitologica, della Rivoluzione francese. Sottopose via via ad esame critico la storia della politica estera italiana, dilucidandone i momenti cruciali, dal compimento dell'Unità alla seconda guerra mondiale. Si diceva, ed era, discepolo, idealmente, dell'empirismo e del federalismo di Carlo Cattaneo, ma scrisse il più bel libro che si abbia su Mazzini, romantico ed unitario. I suoi discepoli prediletti, Carlo e Nello Rosselll, furono gli ultimi grandi mazzinLani di pensiero e di azione. Nonostante la veemenza, e talvolta unilateralità, come si addice del resto a chi è animato da travolgente e profonda passione, della su,a polemica politica, negli articoli di Salvemlni, sparsi lungo tutta una vita ln numerosi giornali politici, socialisti, liberali, radicali, anche nella rivista "L'Unità", che segue la fase culminante della sua battaglia volta a sollevare il Meridione contro chi lo sfruttava, lo storico genuino è sempre presente. Del Mezzogiorno, di cui fu l'apostolo, cosi come del socialismo italiano al quale aveva aderito, giovanissimo, negli anni di reazione, quando vi aveva scorto, per dirla. con le sue stesse parole "un partito di azione liberale con bandiera socialista", e di cui incarnò sempre, dentro o fuori del partito, una delle tendenze, quella dei "rifonnisti dissidenti", fautori delle grandi riforme strutturali, amministrative, scolastiche, fiscali, dogoanali, in contrapposizione tanto al riformismo corporativo o ministeriale, quanto al rivoluzionarismo, scrisse sempre con il senso critico del cultore di storia e li analizzò con gli strumenti del sociologo. Fu tra i primi, se non il primo, ad accorgersi dell'importanza decisiva dei partiti che poi avversò tenacemente, J.a democrazia cristiana di cui predisse fin dal 1897-98, fra l'incredulità degli altri socialisti, la grande diffusione avvenire nelle masse popoDICEMBRE 1957 lari, non meno che nelle fila della borghesia, e il fascismo, del quale segnalò, incontrando lo scetticismo dello stesso Gramsci, la. straordinaria capacità di violenza, facilmente vittoriosa, in occasione del primo assalto degli "arditi" e degll studenti allo "Avanti!", nell'aprile del 1919. Combatté Giolitti con l'asprezm dell'uomo di parte e ne fu violentemente combattuto, senza esclusione di colpi, con quel questori, mazzieri e camorristi, di cui Ugo Ojetti fece il ritratto sul "Corriere della Sera", in occasione delle memorabili elezioni del 1913. Tuttavia è stato un suo scolaro italoamericoano, William Salomone, a darci una delle storie più obbiettive, equilibrate dell'età giolittiana, e Salvemini ne dettò la prefazione, per riconoscere la positività d'insieme, pur nella riconferma della valldità delle sue critiche passate, del governo democratico, a.ncorchè zoppicante, instaurato da Giolltti. Fu il primo tra i fuorusciti italiani Elllltifascistl a guardare verso la democrazia americana. Ma negll Stati Uniti, in piena guerra, nel mezzo della "Grande alleanza", che pretendeva la "resa incondizionata" dei paesi nemici, Gaetano Salvemini osò e seppe condurre una durissima campagna di stampa, in difesa dell'integrità nazionale e dell'indipendenza politica dell'Italia, contro le tendenze imperialistiche o paternalistiche latenti a Mosca, Londra e Washington. Cosi agendo, rivalutava nei fatti, contro le velenose calunnie nazionaliste e fasciste d'un tempo, 11 tentativo di politica estera italiana democratica, che aveva impostato tra il 1915 e il 1918 con Amendola e Albertlni. Tornò in patria nel 1947, per finire a Firenze il suo insegnamento universitario. L'anno prima di tornare, l'indomani della vittoria della Repubblica, scrisse agli amici, egli che quattro decenni avanti aveva rimproverato ai socialisti di non essere coraggiosamente repubblicani, di non lasciarsi prendere dall'euforia. Gli sembrava che la Repubblica italiana corresse il pericolo di nascere clericale, cosi come la Terza Repubblica fran13

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