Intanto Salvemini aveva cominciato a penetrare Collegi e Università. Le sue conferenze si facevano più numerose. La continua denuncia del fascismo cominciava ad avere i suoi effetti. Queste ,attività avevano messo Salvemini in condizione di raccogliere simpatie per la causa antifascista. Non solo simpatie, ma a,nche mezzi per finanziare giornali e movimenti il cui scopo era di far penetrare in Italia e all'estero fogli di propaganda contro il regime. Non è mistero la parte avuta doalSalvemini nella fondazione del movimento di "Giustizia e Libertà" e di movimenti affini, attivi nelle imprese miranti ad affrettare la fine del regime. I risultati delle febbrili attività di Salvemini fecero perdere le staffe ai pennivendoli assoldati da Mussolini in America. Sono memorabili gli attacchi del "Corriere d'America", il quotidiano fondato e diretto da Luigi Barzini a New York. Citi•amo il nome di Barzini perchè egli era ritenuto un galantuomo, oltrechè un astro nel campo del giornalismo italiano. Il Barzini negli attacchi contro Salvemini si era rivelato un servo abbietto del regime, una prostituta morale, una carogna insorpassata. Nella sua campagna diabolica egli faceva appello agli istinti caratteristici nello squadrismo. Invocava la soppressione fisica di Salvemini. Solo l'invidia, la gelosia, la preoccupazione del salario potevano spiegare tanta furia e tanta follia. Altri pennivendoli fecero coro a Barzini. Si voleva rendere inefficace l'opera di Salvemini. Ma Barzini era tutta l'espressione di una diffamazione e di una vendetta assassina senza precedenti. Lo scopo di quelle campagne, condotte con metodo e perfidia insupevata, era quello di rendere la vita impossibile a Salvemini in America, come gli si era resa la vita impossibile in Italia. Queste campagne erano istig.ate dal governo di Roma. Gli agenti dell'Ambasciata e dei Consolati avevano l'incarico di discreditare Salvennm. Si mirava ad isolarlo e chiudergli la porta presso le istituzioni che potevano offrirgli l'opportunità di continuare la sua opera di storico e di educatore. Ma Salvemini non era uomo facile ad essere intimidito. Era stato fra i primi ad organizzare gruppi di resistenza al fascismo, e sapeva rendere pan per focaccia. Lo spirito del "Non Mollare" era la sua bandiera. Non si contano gli articoli contro il regime scritti per riviste americane che, forti delle loro tradizioni liberali, spalancavano volentieri la porta al profugo illustre, braccato dalla implacabile polizia di Mussolini. Le conferenze si susseguivano in ogni paese del continente americano. Non tenteremo di menzionare l'opera monumentale di Salvemini, prodotta negli anni di residenza in America - conferenze, articoli, opuscoli, libri. Negli ambienti politici e universitari Salvemini era ricercato e rispettato. Il suo nome corre tutt'ora su tutte le bocche come simbolo di rettitudine politica e morale. Il suo indomito spirito battagliero, sempre pronto, inspirava. Egli si considerava un democratico Jeffersoniano. Stimava le persone in buona fede anche quando il loro giudizio differiv.a dal suo. Non nascondeva le sue simpatie per uomini che all'anarchismo avevano dato i migliori palpiti del loro cuore. Ammirava Errico Malatesta. Era orgoglioso di avere avuto Camillo Berneri fra i suoi studenti. Quando Berneri fu ucciso in Spagna dai comunisti, ne fu colpito come si fosse trattato di un suo figlio. I nostri lettori conoscono le attività di Salvemini. La sua collaborazione a CONTROCORRENTE durata degli anni, ha suscitato molti entusiasmi. Il carattere polemico degli scritti di Salvemini è ricordato con nostalgia OTTOBRE 1957 5
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