Controcorrente - anno XIV - n. 2 - set.-ott. 1957

Fra la terra e la luna Nel giro di ;poche settimane due disastri hanno colpito il prestigio americano: l'uno nel campo sociale e di politica interna, l'altro nella sfera tecnica-scientifica ed internazionale. E' per ora difficilissimo misurare l'estensione dell'eco politica di questi ,avvenimenti: ma per certo essa si farà sentire a lungo, e con ogni probabilità assai gravemente. Se fossimo usati al linguaggio dei teologi, potremmo riconoscere in questi disastri la divina retribuzione al peccato di superbia. Poichè noi non lo siamo, non possiamo che vedere in essi la fiatale conseguenza di una puerile infatuazione, che ha oscurato per troppo lungo tempo il giudizio di una grande -parte degli americani. E' questa infatuazione che convinse molti che una innata superiorità, uno speciale privilegio fosse concesso da chissà quale ultraterrena autorità ai felici abitanti degli Stati Uniti. Per certo il grado di infatuazione, ed il conseguente acciecamento, è differen-- te da gruppo a gruppo della popolazione. La gamma comincia da coloro che sostengono, ancora a questo momento, che il potere divino (e per sostenere la propria cecità distorcono antichi testi di popolare saggezza, a cui attribuiscono origine ultraterrena) ha affidato ad un ristretto gruppo di uomini, biianchi di pelle, anglosassoni per discendenza di lontane generazioni, cristiano-protestanti di religione, uno speciale compito di dirigere le sorti del resto dell'umanità, ponendolo su un piedistallo che per sempre lo eleva al di sopra dei suoi simili meno fortunati; e finisce agli elementi, più liberali nell'aspetto esteriore, che sono più pronti a rigettare ristrette teorie di supremazia razziale, ma pur non pertanto attribuiscono una. virtù quasi taumaturgica al fatto di essere cresciuti e di vivere In un ambiente che si chiama correntemente democratico nel campo politico, di 22 libera concorrente iniziativa privata per l'aspetto economico. Fra i due estremi si è adagiata una grande massa, oberata da vari pregiudizi, più o meno dannosi, ma in complesso fiduciosa che, per qualche miracolosa virtù, di razza, di religione o di ambiente, agli abitanti degli Stati Uniti d'America fosse riservata una funzione speciale, che ,ad essi fossero garantiti successi di organizzazione, di progresso scientifico, di elevazione morale negati al resto dell'umanità. Non è forse appena spenta l'eco dell'epoca in cui il solo dubitare che altri popoli fossero capaci di produrre, di scoprire, di influenzare il mondo delle idee con studi originali appariva un delitto di tradimento? Quando anzi si ammetteva come cosa certa che ogni progresso scientifico e tecnologico all'estero avvenisse solamente con l',aiuto di spie, che carpivano i segreti della produzione americana? Quanta energia si è sprecata, quanto tempo si è perso, per correre dietro a fantasmi, per produrre ingiustizie ed animosità all'interno, per seminare sfiducia e disprezzo fra alleati ed amici all'estero? Tutto questo, pare a me, è conseguenza di questa stolta illusione. Gli effetti sono evidenti con chiarezza per quanto si riferisce all'avanzamento teonico: il successo russo è certamente una lezione, che possiamo sperare sia appresa per lo meno dagli elementi di maggiore apertura mentale. Ma purtroppo gli avvenimenti in Arkansas, ed In generale la situazione spirituale degli stati del sud dell'Unione, senza dubbio non sarà influenzata da prove di capacità tecnica di altri popoli. Per questo argomento, solamente la evoluzione della coscienza nazionale potrà riparare gli enormi danni prodotti, e ristaurare non solamente il prestigio americano all'estero, ma anche, quanto più importa, il senso di giustizia, CONTROCORRENTE

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==