Controcorrente - anno XIV - n. 2 - set.-ott. 1957

GAETANO SALVEMINI Ed è arrivata anche la sua ora. Quell'ora tanto temuta da quelli che sapevano delle sue condizioni fisiche è suonata la mattina di venerdì 6 Settembre in Sorrento ove il vecchio Professore si era ritirato in attesa di quell'attimo che avrebbe impressa inevitabilmente la parola fine sull'ultima pagina della sua non ingloriosa esistenza. Gaetano Salvemini era nato in Moliletta il 10 di settembre 1873. Con la sua morte è scomparso uno di quegli uomini rari che tutti i paesi vorrebbero reclamare per se e che lascia il suo nome scolpito tra le pagine della storia universale. Dello storico insigne molti hanno di già scritto e molti altri scriveranno, E' mio intento usare lo spazio di questo foglio che fu a Lui molto vicino, per rendere omaggio all'uomo che nei tempi r•esi difficili dal fascismo seppe resistere le avversità, seppe mantenere il suo orgoglio di uomo e di cittadino libero scegliendo la vita dura dell'esilio pur di non avallare, anche se solo con la sua presenza, la depravazione che il fascismo andava consumando nel suo paese natio. * * * Nello spazio di pochi minuti, nena fatale notte del 28 dicembre 1908, quest'uomo venne crudelmente separato dalla sua carissima famiglia che il terremoto travolse tra le macerie della sventumta Messina. Poche ore :prima dell'olocausto, lo sposo aveva augurata la buona notte alla consorte Maria, il padre affettuoso avev,a baciato i volti del figli Filippo, Giancarlo, Ugo, Leonida ed Elena, per ritrovarsi, istanti dopo, sbalzato nel vuoto dalla violenza del cataclisma, in una solitudine senza nome. Il terremoto gli aveva rubato tutto, anche la sorella Camilla. Nessuno seppe mai la vastità dell'indelebile traccia di dolore che quella immane tragedia lasciò impressa nell'animo del padre, dello sposo e del fratello. Forse in segno di un quasi pauroso rispetto nessuno glielo chiese mai; 18 ma Egli pensava che, almeno uno dei figli, Ugo, fosse riuscito e salvarsi, e, imbarcato come tanti altri superstiti in qualcuna delle navi estere che accorsero a prestare aiuto alla derelitta popolazione, si fosse smarrito fuori d'Italia. Questo pensiero era alimentato dal fatto che non si trovavono tracce dei corpi della moglie Maria, della sorella Camilla e del figlio Ugo. In quella occasione, Mussolini, che allora socialistlzzava, avendo appreso dai giornali che Salvemini era rimasto vittima del terremoto, inviò alla famiglia un telegramma di condog,lianze affermando che "con Gaetano Salvemini scompare una delle più belle figure del socialismo italiano". * * * In America ove giunse fuggiasco dall'ira fascista Salvemlni prese il suo posto tra noi. Per 1a prima volta si presentò ad uno scelto pubblico di americani per iniziare il primo ciclo di conferenze antifasciste nella sala di un Club di scrittori americani. Le canaglie fasciste nostrane invasero la sala ,alla chetichella determinate a tentare di rendere la vita difficile a Salvemini anche in America; ma in quella sala c'eravamo anche noi. Non appena il professore apparve sulla piattaforma una delle pecore fasciste tentò di belare "traditore"; ma come un ruggito leonino dal petto di uno dei nostri si elevò il grido di: viva Molfetta, che fece scattare in piedi l'uditorio in lungo e determinato applauso. I fascisti impallidirono e tacquero mentre il viso del Professore si illuminava di un sorriso di soddisfazione grande come la sua anima ed il suo cuore. Per oltre due ore l'illustre studioso, con la sua rinomata chiarezza sferzò a sangue il duce e le sue camicie nere. A devastazione compiuta, col suo disarmante sorriso sulle labbra Salvemini chiuse col dire agli ascoltatori americani: "se voi americani CONTROCORRENTE

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