Controcorrente - anno XIV - n. 2 - set.-ott. 1957

col comando dei carabinieri, per mandare Mussolini in galera, Salvemini incitò subito tutti gli amici alla azione illegale: se non ci era più consentito di scrivere quello che pensavamo sui giornali, dovevamo pubblicarlo sulla stampa clandestina; se non ci era più permesso organizzarci alla luce del giorno, dovevamo costituire delle società segrete. Ognuno di noi facesse quel che poteva, senza attendere ordini da Roma, senza commisurare la sua azione alla possibilità di successo: per conservare il rispetto di se stesso; per non divenire, anche col solo silenzio, complice del fascismo. Salvemini fu, a Firenze, l'anima de la rivolta morale contro il "regime"; fu lui che diresse il Non mollare; quasi tutti gli articoli di questo foglio clandestino sono suoi; la maggior parte dei quattrini per stamparlo fu raccolta da lui; lui ci procurò il memoriale Filippelli sull'assassinio di Matteotti e gli altri documenti che allora pubblicammo. Per il Non mollare Salvemini fu arrestato e processato nel luglio del 1925. Dopo la prima udienza ottenne la libertà provvisoria, e ne profittò per espatriare clandestinamente in Franci,a. Fu questo uno dei più gravi errori di Mussolini: essersi lasciato sfuggire dalle mani il suo più deciso e intelligente avversario. Se Salvemini fosse rimasto ancora •tre mesi a Firenze, lo avrebbero certamente "fatto fuori" nella notte di .sangue del 4 ottobre. Durante tutta la resistenza al fascismo, Salvemini fu presente in Italia con i suoi scritti e con l'azione dei "giellisti" che si tenevano in contatto con lui. Anche negli anni più bui, dovunque si trovava qualcuno disposto ancora a rischiare nella lotta per la libertà, sempre era un 'salvemimiano': era stato un lettore della sua Unità, o in altro modo aveva risentito l'influenza del suo pensiero. Nel luglio del '29, cario Rosselli, insieme a Lussu e a Fausto Nitti, riusci ad evadere dal confino di Lipari, e a raggiungere Salvemini a Parigi. Più che un discepolo, Carlo era un OTTOBRE 1957 figlio spirituale di Sa,lvemini. Attraverso Carlo, "Giustizia e Libertà" fu in gran parte opera di Salvemini. Salvemini scrisse il primo programma di G.L.; fece giri di conferenze in America per finanziare G.L.; sulla rivista e sul settimanale di G.L. pubblicò alcuni dei suoi saggi politici migliori; di Salvemini sono molti opuscoli che G.L. distribul clandestinamente in Italia. Nel 1933 fu chiamato a insegnare storia all'Università di Harvard e prese stabile dimora negli Stati Uniti; ma neppure per un giorno cessò di spiegare agli stranieri che cosa era il fascismo; di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica dei paesi liberi sull'aiuto che i loro governi davano a un governo tirannico; di difendere il popolo italiano dall'accusa di essere immeritevole delle libertà politiche, di cui godev.ano gli altri popoli civili; di insistere sul pericolo che il "regime" rappresentava per tutte le democrazie e per la pace nel mondo. Un esercito di propagandisti, con gli archivi dei ministeri romami a loro disposizione, non bastava a controbattere questo irreducibile "fuoruscito'', che, quasi solo·, teneva dietro a tutto quel che veniva pubblicato in Italia per suffragare le sue tesi: libri, giornali, leggi, statistiche, atti parlamentari, bilanci di società, sentenze di tribunali, contratti di lavoro, niente gli sfuggiva. Mentre continuamente Salvemini smascherava le menzogne dell.a propaganda fascista, non credo che neppure una volta i fascisti siano riusciti a dimostrare la inesattezza delle sue affermazioni, documentate sempre con citazioni precise, messe insieme con la pazienza di un certosino e col metodo critico appreso nelle scrupolose ricerche d'archivio. Se - come spero - le sue polemiche politiche in lingua inglese saranno presto da noi tradotte e pubblicate, costituiranno la prova migliore dell'opera svolt.a da questo "antinazionale'', rper difendere l'onore e l'avvenire d'Italia. E sarà anche Il modo migliore di commemorarlo. Ernesto Rossi 17

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