malavita, mentre Giolitti era al colmo della sua potenza: non avrebbe fatto, lui interventista, le violenti campagne che fece contro Sonnino per la sua politica nazionalistica, e contro D'Annunzio, al tempo della impresa di Fiume; non sarebbe andato in carcere per il Non mollare; non avrebbe dato le dimissioni dalla. cattedra della Università di Firenze, quando divenne impossibile insegnare liberamente; non sarebbe stato per tanti anni lontano dal suo paese, che tanto amava, per non riconoscere le benemerenze dell'Uomo della Provvidenza. Sino sul letto di morte, Salvemini ha conservato questo suo humor. AU.ametà di agosto {dopo lunghi mesi di malattia, non c'era più sperainza di salvarlo) sono andato a Sorrento, dove, da quattro anni, aveva trovato la più generosa e premurosa ospitalità in casa della dilettissima amica, donna Titina, figlia di Ferdinando Martin!. Desideravo discutere ancora con lui il programma per pubblicare le sue opere edite ed inedite. Al mio bacio si è destato con fatica dal pesante torpore prodottogli dall'avvelenamento del sangue. Non riusciva più a star seduto sul letto con l'appog,gio dei guanciali. Il volto, emaciato dal digiuno e dalla sofferenza sembrava di avorio. Parlava con ~n filo di voce, che appena appena intendevo avvicl~ndo un orecchio al suo labbro. - Questo cuore spietato, non vuol mollare - ml ha detto. - Con le loro cure i medici ml prolungano l'agonia; non la vita. Desidererei solo che mi facessero addormentare in modo da non svegliarmi mai più ... Gli ho esposto il piano di pubblicazione: metteremo Insieme - gli ho spiegato - una ventina di volumi. Ha lievemente sorriso, scuotendo il capo, e dicendo di no con la mano:_ non valeva la pena di ritirar fuori tanta roba. Gli ho chiesto se ricordava altri scritti per completare il mio elenco: - Ci ho pensato molto, sai, in questi ultimi tempi. Avrei avuto OTTOBRE 1957 bisogno di un prolungamento di altri tre mesi per rimettere tutto in ordine. Ricordava precisamente titoli, editori, date di sta111,Pa. - Credo tu dimentichi un lavoro - ho osservato. - Deve esserci una tua prolusione all'università di Messina, sul carattere e il significato della storia. Non la conosco; ma mi hanno detto che è importante. - No, no ... è un,a fesseria - ha risposto in un soffio. - Figurati ... allora credevo che 1a storia fosse una scienza. Quattro giorni prima della fine, Giuliana - la buona, la cara figlia di donna Titina che lo ha assistito per tanti mesi con devozione - mi ha telefonato che Gaetano era ,agli estremi. Sono tornato a riabbracciarlo ancora una volta. Nelle ultime due settimane si era nutrito solo con qualche sorso d'acqua. Era ancor più spossato e la sua voce era divenuta per me impercepibile. Stava con gli occhi chiusi ed ogni tanto si assopiva. Ma quando si risvegliava era lucidissimo. Maritza faceva da interprete, ripetendo più forte le sue parole. I suoi rapporti con gli amici, raggruppati attorno al suo letto, erano - come 11 solito - di completa sincerità. A nessuno veniva neppure in mente di fingere per consolarlo. Ha chiesto che cosa aveva detto il dottore: - Ha trovato che il tuo cuore è molto più debole - gli ha risposto Maritza. - Ormai le pulsazioni non si sentono più. - Questa è una buona notizia. Ha pregato che La sua bara venisse portata a spalla dai più giovami. amici. Si è ricordato anche di don Rosario, 11buon prete che era divenuto ,amico, ed a cui aveva già detto addio qualche giorno prima: - Se vuo I seguire 11 funerale venga pure, ma "vestito da uomo". Ha parlato anche di politica. - I socialisti della fine del secolo scorso erano buoni. Volevano dare un tozzo di pane alla povera gente. Turati era molto buono. I comunisti non sono buoni, sono del dogmatici. 15
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