L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 25 - 31 maggio 1945

B Anno X.XVI (nuova serie) N. 25: Zurigo. 31 Maggio 1945 QUINDICINALE SOCIALISTA REDAZIONE I AMMINISTRAZIONE Casella postale No. 213, Zurigo 6; • Conto postale No. VIII 26305; - Telefono: 23 70 87 • ABBONAMENTI: 24 numeri Fr. 6.-, 12 numeri Fr. 3 - UNA COPIA ceni 30 EUROPASENZAPACE? Proprio vero che anche in questo secondo dopoguerra, come in quello che ha seguito gli armistizi del 1918, il vecchio continente meriterà d'esser detto -- secondo il titolo, malinconico ma appropriato, del libro d'un uomo politico italiano - l'Europa senza pace? Ho letto in alcuni quotidiani che quell'uomo politico, l'on. F. S. Nitti, dopo il lungo esilio parigino e la non breve cattività inflittagli dai Tedeschi per compiacere ai fascisti, suoi implacabili nemici, si appresterebbe a rientrare, con un suo programma, nella vita pubblica italiana. Non intendo, nè fare la réclame al vecchio Presidente del Consiglio, nè recensire il suo libro apparso .... un buon quarto di secolo fa. Ma non c'.è dubbio che la diàgnosi, riassunta in quelle sconsolate parole che si leggevano sul frontespizio, era tale da legittimare un'assai fosca prògnosi. Che questa fosse pur troppo fondata, i fatti - ahimè - si sono incaricati di dimostrarlo. E' troppo presto, oggi che, si può dire, non s'è ancora asciugato l'inchiostro delle convenzioni di armistizio, per arrischiare diàgnosi e prògnosi su questo secondo dopoguerra. Ma, se sono esatte le voci che sovente si odono alla radio o si leggono sui giornali, l'orizzonte europeo non si presenta molto più roseo oggi di quello che apparisse tra la fine del 1918 ed il principio del 1919. Non molto più roseo - o, addirittura, parecchio più oscuro? Chi .rammenti l'ondata di speranza che, con la predicazione di Wilson, invase il mondo, quasi che su le rovine meritate della Germania imperiale si dovesse fondare il -candido edificio della pace perpetua, e paragoni quei mesi, o quelle settimane. di esultanza - all'infuori della Germania - quasi universale, con queste giornate, abbastanza torbide, che seguirono immediatamente il breve giùbilo dell'otto maggio, non può esser ottimista. Vero è che, poco dopo il trionfale arrivo di Wilson in Europa, - chi scrive ricorda la delirante accoglienza di Milano al Presidente. degli Stati Uniti, il saluto rivoltogli a Pabzzo Marino dal sindaco socialista Caldara, la risposta di Wilson che sembrava davvero incarnare le speranze e le aspirazioni delle massé popolari ane lanti ad una pace fondata su la giustizia e sul lavoro, - i dissensi presto scoppiati intorno al tavolo di Versailles furono una doccia fredda su gli entu· siasmi del mondo. E chissà, forse quest'attesa piena d'incognite, di sospetti, di paure, può essere feconda di risultati migliori' che non fosse quell'alba dell'altro dopo-guerra, la quale pareva annunciarsi coi colori della palingènesi I Ma certo è che oggi come oggi, anche se in Europa tace finalmente il cannone, e nel cielo più non rombano gli aerei seminatori di strage, troppi sono ancora i dissensi, -troppi i malintesi, troppe le cause aperte di conflitti di litigi di mezzi, perchè l'animo, assetato di pace, possa nutrirsi fiducioso e tranquillo. Per non accennare se non a due o tre fra i tanti fattori d'inquietudine, basti notare che a San Francisco non si vedono neppur spuntare i lineamenti della futura organizzazione internazionale, basti far menzionare del disaccordo fra alleati intorno all'assetto della Polonia o dell'Austria, basti fare il nome, consacrato da tanto martirio, di Trieste, per sentirsi, in questi primi giorni che dovrebbero essere di sollievo dopo le immani sciagure, pieno il cuore di preoccupazioni e di ansie. Se i governi, se i popoli, se i partiti non si risolvono ad adottare una linea precisa e decisa di azione, quand'an~he la stanchezza universale non permetta d'iniziare a breve scadenza altre guerre, l'Europa rimarrà veramente senza pace. Perchè non potrà dirsi pace una condizione di cose tale per cui i contrastanti nazionalismi, anzichè essere spenti, siano al contrario esasperati da nuove ingiustizie, e le grandi nazioni, anzichè offrire una salvaguardia sicura a tutti i popoli sinceramente volonterosi di cooperare al processo comune, non siano sollecite se non di appagare i loro egoistici interessi, e le differenti ideologie politiche, anzichè mirare come a minimo comune denominatore all'instaurazione di un vero regime democratico, nei rapporti internazionali ed interni, tendano a sopraffarsi, o per conservare istituzioni condannate dalla :.toria e dal legittimo sdegno, oppure per imporre ~gemonie dittatoriali mal camuffate sotto nuove apparenze. Scriveva, or è quasi un secolo, Carlo Cattaneo: « Avremo pace vera, quando avremo gli Stati Uniti d'Europa». Questa, che nel 1848 poteva parere utopia sembrerà tale ancor oggi, nel 1945? Io non lo $O. Ma so che, anche se questa vecchia Europa è troppo onesta di storia e troppo ancor carica di rancori per poter adottare quel puro modello sviz• zero od americano additatole come unica salvaguardia di pace dal lungimirante politico milanese, soltanto un assetto federativo potrà troncare in sul nascere le superstiti cause di conflitti. Fino a quando i Governi non si persuaderanno a cedere parte della loro autonomia per fondare su solide basi un'imparziale autorità internazio.'Jale, nessun paese potr~ sentirsi al sicuro da attentati predisposti dall'altrui malafede. Fin tanto che i popoli non uccideranno il mito della gelosa sovranità nazionale, il mostro della guerra starà sempre in agguato, sitibondo di nuovo sangue e di nuove stragi. Fino a che i partiti, sinceramente desiderosi di giustizia - fra i quali devono essere all'avanguardia i partiti esprimenti le aspirazioni del proletariato, che ad altro non mira se non a far trionfare i diritti del lavoro - non si mettano d'accordo nell'imporre, come primo articolo dei loro programmi, una politica internazionale fondata, anzichè su più o meno larvate sopraffazioni, su limpidi accordi federativi, ogni altra conquista potrà essere effimera, perchè sempre in pericolo d'essere spazzata dal ciclone di nuove guerre. Soltanto all'ombra amica di un assetto federalistico ogni questione, per spinosa che sia, di rivalità na- :tionali potrà essere risolta pacificamente. Soltanto con una schietta armonia federativa l'Europa potrà avere pace. L'avrà, se i popoli, se i partiti che ne vogliono esprimere le aspirazioni profonde, le quali sono indubbiamente pacifiche, sapranno imporre ai Governi una tale politica internazionale. A.L. Contro Il seeondo lro■te della reazione Italiana Le classi reazionarie italiane al crollo del regime fascista, superato il primo momento di panico, hanno cercato le nuove vie per poter rimanere sulla scena politica e difenderne le proprie posizioni economiche. Si è formato così un primo raggruppamento intorno alla monarchia che dovrebbe rappresentare nel fronte della reazione la seconda linea difensiva, dopo lo sfondamento della prima, già tenuta dal fascismo. Un neo-liberalismo d'occasione dovrebbe riappiccicare sulla pelle del popolo italiano l'istituto monarchico con la tenacia d'una piattola. Secondo certi signori basterebbe un altro giuramento alla costituzione fatto solennemente da una mano inguantata affinchè il popolo italiano creda una seconda volta a delle libertà civiche elargite dalla grazia sovrana. I numerosi puntelli della burocrazia fascista, i proprietari terrieri, i cavalieri dell'industria, sfuggiti alla sonnolenta epurazione romana, eseguita la classica piroetta, ritornano sulla scena travestiti da liberali e da monarchici; ritornano a parlare di calma e di concordia nazionale ed a ripromettere le libertà popolari affidate niente di meno che alle auguste e gelose cure della casa Savoia. Sembra che questi signori sperino in un fenomeno di amnesia collettiva in cui quaranta milioni di italiani abbiano dimenticato la marcia su Roma, il collare dell'Annunziata e tutte le delizie che seguirono. Essi somigliano ad un mercante folle che speri di salvare la bottega dal fallimento, cambiando l'insegna e rinnovando la vetrina. Accanto al tentativo di salvare la monarchia e le sue clientele rispolverando le vecchie formulette liberali, esistono tante altre speranze: quella ad esem. pio del prolungamento dell'occupazione alleata in cui si vede un ritardo nell'applicazione delle riforme agrarie progettate dai partiti operai ed inoltre la speranza che, cointeressando nell'industria italiana il capitale americano, numerose posizioni economiche di quei capitalisti nostrani compromessi col fascismo, possano essere abilmente salvate dalle rivendicazioni delle classi operaie. Un'altra speranza è nel peso secolare della Chiecatt · e cli tiro.o.tesa d'una repubb ·e po o re frena le correnti progressiste del partito democratico cristiano, e favorìsce una restaurazione di destra. Altro obiettivo del nuovo fronte reazionario italiano è il prolungamento d'una epurazione da operetta di marca romana, in cui i prigionieri entrano ad occhi bassi dalla porta principale ed escono da quella di servizio ballando la saltarella; un'epura· zione insomma fatta con una rete dalle maglie larghe che permetta di sfuggire a molti pesci di media grandezza. Numerosi vecchi compari potrebbero cosl conservare delle posizioni nella burocrazia militare ed amministrativa dello stato ed essere utilizzati a tempo debito contro la causa della democrazia popolare come fu possibile a Franco con i generali e funzionari risparmiati dalla prima repubblica spagnola. Nel programma tattico della reazione vi è anche il favoreggiamento di quei governi che, come quello Bonomi, tendono a ridurre l'influenza dei Comitati di liberazione nazionale, espressione viva e diretta della volontà popolare, ed a mantenere in vita il vecchio apparato dei prefetti, espressione della vecchia Italia, reazionaria, giolittiana e centralista. Come se le esperienze di questi decenni non fossero esistite, il popolo italiano dovrebbe tornare sotto Ia tutela dei prefetti che, in telefonico collegamento con le caserme dei carabinieri, tutelano l'ordine e « dirigono » le elezioni in base alla circolare giunta da Roma. Si nota anche da parte delle destre la ricerca febbrile d'un motivo d'agitazione che permetta al bassofondo politico del fallito regime di ritornare persino a gridare sulle piazze. Il problema di Trieste potrebbe ora sembrare ai circoli reazionari un eccellente motivo per mobilitare i giovani ai propri fini, ridestando un nazionalismo isterico alla Marinetti o megalomane e letterario alla D'Annunzio. A questo proposito vogliamo ricordare le parole pronunciate da Nenni alla manifestazione socialista di Roma: « Noi rivendichiamo il diritto italiano di Trieste, noi non accetteremo soluzioni di forza che ci siano imposte contro il diritto, e se oggi questo ci è contestato, se oggi esiste in Europa un problema di Trieste, la colpa è del fascismo. Diciamo a coloro che hanno fatto l'apoogia de aderra contro la Grecia e la Jugoslavia che neghiamo loro il diritto di assumere il nome di Trieste come passaporto per la loro riabilitazione ». Abbiamo qui accennato alle direttive della reazione italiana, ai suoi sforzi nel campo economico, politico ed in quello dell'agitazione per il mantenimento della sua seconda linea difensiva di fronte all'avanzata del proletariato. Compito degli operai italiani è quello di non sottovalutare le forze vitali della reazione, di non credere che il fascismo sia finito, di ben conoscere ed individuare le nuove forme con cui tenta di rinascere. Compito attuale dell'antifascismo italiano è quello di prepararsi allo sfondamento della seconda linea difensiva, fissando chiaramente gli obiettivi sui quali orientare la propria marcia. Uno di questi obiettivi è l'abbattimento della monarchia italiana che non è un elemento decorativo, un platonico simbolo di unità nazionale; ma, come lo fu la monarchia spagnola, è un punto concreto di concentramento di tutte le forze reazionarie italiane che voglio sbarrare il cammino alla nuova democrazia. Altro obiettivo è una epurazione storicamente dosata che non permetta un ritorno offensivo del fa. scismo sotto un'altra insegna e con la creazione d'una nuova mistica nazionale. Infine, altra meta essenziale è l'attacco della mala pianta alle radici e non alla superficie, è l'eliminazione politica delle vecchie classi, colpendone le energie economiche con la socializzazione del latifondo e del capitale monopolistico. Solo cosl potrà fondarsi una solida repubblica ita· liana che sia elemento positivo nel sistema della solidarietà europea a cui tutti aspiriamo. Liberi dall'influsso di qualsiasi nazionalismo, nostrano o straniero, guidati dalle aspirazioni delle classi oppresse, i partiti creatori della nuova repubblica dovranno agire secondo le necessità obiettive dell'ambiento storico italiano. Da un'azione condotta in tale forma economica e politica potrà sorgere una repubblica democratica che dia alle libertà civiche una consistenza nuova, assicurando alle classi lavoratrici l'avanzamento materiale e spirituale ed alla vita della cultura la libertà del pensiero difesa dal ritorno da qualsiasi dogma e di qualsiasi inquisizione. Dono svizze~reorle vittime oella~nerra Doao 1 , del Lavoratori '-- Lu sigaretta l' n giornalbta, di recente rientrato dalla Fran,.. eia in Sùzzera, ci racconta: • t. Etiennc i' <,lata sempre unti. cittù piuttosto brutta: grigie i<' ,,ue mura, grigie le case e grigi i , i-,i dei minato, i. Ode.~o non vi sono che delle macerie di color neru51Jo, le trade semidistrutte ..,ono de:~crtc e la gente che, come delle ombre-, corre al l,H oro, è silenzio~d. St. Etienne ha subìfo tremende sciagure e i minatori che ivi layorano nelle pii:t infelici condizioni compiono sforzi sovrumani. Ho parlato con uno cli essi, la sera, dopo il JaYoro. Egli staYa a.p,poggiaio a un muricciolo di lilla casa semicrollata, lo sguardo fi.sso nelle ombre del crepuscolo: « Sissignore, qui una volta c'era una piazzetta, ornata di lanterne e q,ui si b.alla va con le ragazze » egli disse sopra pensiero, « e poi, proprio qui, dove ci troviamo, hanno fucilato degli ostaggi.» Faceva buio ed io non potevo vedere il suo vi o. Gli offersi una sigaretta. Ringraziando, egli mi disse: così, per alcune ore sentirò meno i morsi della fame i., poi soggiUDse: « Alb, signore, avere fame, continuamente fame è cosa terribile! Mi sembra di non poter saziare mai più questa tremenda sensazione di fame. Con una sigaretta accesa tra le labbra, la cosa è più semplice; al.meno la si dimentica un pochino. oi tutti quì fumiamo quello che ci ca.pita. Certo, per i gioYani non è un bene; quasi tutti sono diventati I ubercoloti.ci ! ». < Avete molti giovani lavoratori?,. domanda.i. e :Naturalmente, poichè la maggioranza <lei vecchi è stata o deportata, o uccisa o resa inabile al lavoro dalle torture subite. I quindicenni deb.. bono colmare le lacune; ma essi sono deboli; la eterna fame, il freddo dell'inverno passato, le abitazioni umide e malsane, aggiunte al nostro lavoro pesantissimo ... Sono morti come le mosche e quei che non sono ancora morti, starebbero megli al sanatorio pei tuberculotici; e a pensare che non abbiamo più nemmeno un ospedale! ,. La sigaretta si riaccendo un istante, « guardate i miei piedi", dice l'uomo, ma io, nel buio non potei scorgere che runa massa iILforme. < ono io suppurazione, pieni di ferite e cli piaghe. Dapprima ci i diede delle scarpe ro• buste per proteggerci dalla polvere. Ora, le scarpe sono lacere e la pokere penetra dappertutto. Siamo pieni di asce si e non abbiamo nulla per poterci curare. Lo fin dei conti non siamo che degli uomini ed è: un miracolo se siamo ancora in Yita... le donne cd i bambini poi, non ne parliamo, stanno ancora peggio, poveretti. Dovreste vedere il mio allog.gio, signore. Un Yecchio buco in una cantina, rimasta incolume come per miracolo. D'im·erno ave-va.mo freddo; ora, che siamo in prima,·era, si stù un po' meglio. Solamente quando piove è una catastrofe ... l'acqua a porta i nostri pagliericci! La dentro abitano mia moglie e i miei tre piccini. I miei figli maggiori me li hanno fucilati, poveretti, pr(\prjo qui ulla piazzetta! "· La sigaretta si spegne, o meglio, l'uomo ''aveva cautamente spenta, per conser\o'arC il mozzicone per il giorno appresso. e La colazione di domani,,,, egli so_ggiU,nse ironicamente. « Tante grazie signore » e scomparve nell'ombra della notte. Cna sigaretta! Quante ne fwni tu, caro lettore, durante il giorno, ::enza pensarvi nemmeno~ La fame, le malattie, la più squallida miseria~ eccoti la orte degli operai di St. Etienne, dei laYoratori della Francia, del Belgio, .dell'Oumda e di tutta l'Europa devastata dalla guerra. Certo anche il lavoratore svizzero non si trova nelle piume, anch'egli ha da lottare duramente per la vita, ma la ua lotta per il pane quotidia.no è insignificante in coniron.to a quella ohe sostengono i !>U0icamerati nei pressi della guerra. 11 DO ro DEI LA VORATOfil faciliterà que ta lot. ta; questo dono è· la più bella espressione della solidarietà di tutti i lavoratori. Ripetiamo le norme per l'Iscrizione al Partito Socialista ltaUano L'iscrizione al Partito Socialista è aperta a tutti coloro che hanno compiuto 21 anni: Ne sono esclusi: 1) coloro che, avendo ricoperto cariche politiche, sindacali nel nostro partito o in altri movimenti di sinistra, si siano iscritti al partito fasci sta; 2) coloro che si siano iscritti al partito fasci sta ed in esso abbiano ricoperto cariche; J) coloro che, durante il regime fascista fecero propaganda scritta diretta a sostenere, diffondere e realizzare le idee e le finalità del fascismo; 4) coloro che, ~ur non essendosi iscritti al partito fascista risultanÒ in base a documentazioni direttamente o indirettamente collaboratori del regime fascista; 5) coloro che ,pur non avendo data formale adesione al regime fascista hanno ottenuto da questi favori e profitti illeciti; 6) coloro che abbiano riportato condanne infamanti o abbiano dato pubblico scandalo a meno che con la loro condotta abbiano dato effetti va prova di essersi riabilitati. (Dal e<Bollettino del P.S.I. », Roma, 28 febbraio 1945). ..

Bi Compagni, vi sono molto grato del vostro saluto e credo che troverete naturale che le prime parole dopo tanti anni siano l'ivolte a coloro che non sono tornai.i. Voi avete appena sepolto i Yoslri morti, 0·iovani che nella lotta clandestina e nelfa lotta partigiana hanno scritto pagine magnifiche di eroismo, uomini che negli ultimi dicotto mesi hanno salvato l'onore d'Italia. Consentite che vi ricordi la lontana notte di tredici anni or sono quando in pochi compagni abbiamo vegliato l'agonia di Filippo Turati (applausi), quando un anno più tardi, la morte ci strappava Claudio Treves {applausi) al ritorno della commemorazione di Giacomo Matteotti (applausi). Il male che uccise Turati e stroncò la vita di Treves io lo chiamerei mal d'amore per l'Italia lontana. Spe_ro di potel' r~- trovare fra le mie carte rimaste a Parigi il manoscritto dell'ultimo discorso di Turati e il brogliaccio di un ordine del o-iorno che Treves stava scrivendo, quando fu colto dalla morte, per denunziare la politica del patto a quattro col quale alcune democrazie, le quali ci rimproverano oge;i di essere stati troppo intolleranti col fascismo, davano Ja prova esse di una tolleranza che diventava complicità (applausi). Le esigenze della lotta Nenni assoc.ia poi al ricordo di Turati e di Treves quello di Giovanni Bensi, segretario della Camera del Lavoro di Milano, e quello di Bruno Buozzi, segretario della Confederazione, il cui cadavere egli riconobbe fra altri corpi straziati dai nazi fascisti proprio la sera in cui Roma tripudiava per la riconquistata libertà. Senonchè questa non è per noi l'ora delle commemorazioni. Viviamo ancora in mezzo alla tormenta scatenata dall'avvento del fascismo e della guerra, abbiamo di fronte a noi compiti di un'urgenza e di una grandiosità tali che non ci consentono di sostare nè per congratularci nè per rattristarci. Il segretario generale del Partito dice di essere venuto non col desiderio di parlare, ma di ascoltare e di raffrontare. Ma giacchè la riunione odierna era già stata indetta, così ne approfitterò per parlare dell'attività del Partito da quando è stato ufficialmente ricostituito nell'agosto del 1943. ·Quando il Partito ha ripreso pubblicamente la sua attività nell'agosto del 1943, non si aveva una prospettiva molto chiara di ciò che sarebbe successo in Italia. Si intuiva che il 25 luglio era non un punto d'arrivo ma un punto di partenza, che la euforia che aveva preso un po' tutto il Paese e che a Roma aveva portato molta gente ad acclamare sotto il Quirinale il salvatore della libertà nelle persone stesse del re e dei ministri che erano stati per ventidue anni gli autori della nostra sciagura, era illusione, che il fascismo aveva radici ben più profonde della dittatura personale di Mussolini e dei gerarchi e che non si -sopprimerebbe radicalmente il fascismo senza sopprimere le cause di ordine sociale individuabili nella monarchia, negli agrari del sud e nei grandi industriali del nord. Da ciò l'esigenza di porre il problema istituzionale e quello della nuova struttura dello Stato. Senonchè dopo il 10 settembre diventava impossibile mantenere l'accento sui problemi politici e sociali di fronte alla necessità di una concreta politica di unione nazionale contro l'i:nvasore tedesco. La morte polltlea della borghesia Se noi ci fossimo estraniati da queste esigenze fondamentali del nostro Paese, non avremmo oggi nel Paese la posizione morale e politica che abbiamo, perchè un grande partito nazionale e internazionale come è quello socialista non può sottrarsi alle esigenze della lotta quotidiana; ai bisogni più impellenti della gente italana, senza condannarsi ad essere uno sterile club per discussioni accademiche senza legame col popolo (applausi). Perciò, compagni, coloro che hanno più fedelmente servito la causa del socialismo in questi ultimi diciotto mesi, sono stati quelli che hanno combattuto affermando con le armi alla mano la capacità della classe lavoratrice di assurgere a nuova classe dirigente e di diventare l' interprete delle esigenze fondamentali di tutta la Nazione. La morte politica della borghesia nel ciclo della guerra apertasi in Spagna nel 1936 e sboccato nel 1939 nella seconda guerra mondiale del nostro secolo è nel fatto che essa ha dovuto in tutti i paesi tradire i più elementari diritti del popolo per salvare i propri interessi, mentre la funzione di interprete degli interessi generali è passata alla classe lavoratrice. Quando, dice enni, parecchi mesi _fa ho cominciato a pa~lare nell« Avanti » « del vento del Nord» molta gente ha sorriso scetticamente, ma avevo allora Notizie dall'Italia Il discorsodi Nenni aglioperaimilanesi la convinzione che la soluzione del problema italiano doveva avvenire qui al Nord, visto che la fai.alità collocava tra la pianura padana e le Alpi l'atto conclusiYO della guerra si compisse senza una partecipazione attiva delle popolazioni laboriose dell'Italia seticni.rionale raggruppate nelle fabbriche, nelle grandi associazioni dei lavoratori. e destinale, per difendere sè stessi, a difendere la nazione tutta intera. La candidatura della classe lavoratrice al potere è stata posta con le lotte che sono cominciate in modo decisivo con i grandi scioperi del marzo 1943 e che hanno avuto la loro conclusione vittoriosa nel movimento insurrezionale del 25 aprile. Contro questo fatto, tutti i tentativi che si fan no in questo momento per spegnere gli ardori combattivi del popolo, per versare secchi d'acqua fredda sull'entusiasmo popolare, per far dimenticare la parte preponderante che risale nella liberazione all'iniziativa delle masse lavoratrici, è destinato al fallimento più completo (applausi). La camomilla di Bonomi che ha debilitato i deboli Comitati di Liberazione del Sud non debiliterà quelle del Nord, che non ono sorti da calcoli politici ma si sono forgiati nelJa lotta. (Applausi vivissimi). Non tradire gli seopi della nostra guerra A questo punto l'oratore si chiede come si pone oggi il problema dell'accesso delle classi lavoratrici alla direzione della società italiana. Esso si presenta in condizioni sempre difficili ma non più sotto il segno del ricatto della guerra. i-ischiava di degenerare io conflitto con gli Alleati, che era cosa assurda e moralmcni.e e politicamente impossibile. Per- ~iò noi credemmo, allora. di interpretare il sentimento di voi milanesi e dicendo che in opposizione col governo Bonomi ci considerevarno agli ordini del C.L.N.A.f. (applausi) e che perciò non avremmo mai detto una parola, mai presa una iniziativa. o compiuto un gesto che direttamente o indirettamente potesse diminuire l'autorità e la forza combattiva del C.L.N.A.J. Oggi il problema si presenta in condizioni diverse per due ragioni: prima di tutto perchè la natura stessa del C.L.N.A. f tali a è profondamente diversa dalla natura dei Comitati dell'Italia meridionale, non perchè la qualità dei lavoratori dell'Italia meridionale sia diversa di quella dei lavora tori dell 'Itali a settentrionale, non perchè i contadini della Sicilia o delle Puglie siano al disotto dei metallurgici di Milano e di ToTino, ma perchè i Comitati di liberazione sono sorti nella Italia meridionale per calcolo e molte volte addi_rittura per manovra politica, mentre da Roma in su essi sono sorti dalla lotta concreta contro il nazi-fascismo e si sono forgiati non pensando ai posti amministrativi o politici nell'Italia politica di domani ma al dovere da compiere nella lotta armata per riscattare la Nazione dalla abbiezione in cui la monarchia l'aveva precipitata il 19 settembre 1943 quando. avendo ancora un esercito a sua disposizione, aveva preferito al dovere della lotta, la fuga di Pescara (vj. vissimi applausi). Importanza del C. L. N. L'altra fondamentale differenza è che q1;1i_nell'It~lia settentrionale, i Comitati d1 L1beraz10ne non sono sorti e non si sono sviluppati come una coalizione di partiti ma come un grande moYimento di massa, che affonda le sue radici nelle officine. negli uffici pubblici e privati, nelle aziende e nei villaggi_ Sotto questo aspetto essi sono una creazione nuova. adeguata ai fini rivoluzionari della guerra per l'indipendenza e della lotta per la democrazia. A questo punto l'oratore si chiede se sia già venuto il momento di considerare c.-hei Comitati di Liberazione hanno esaurito la loro funzione. E risponde che nei Comitati di Liberazione è ancora un fermento di vita che deve essere utilizzato nella loUa per la democrazia. Ad una concl izione però ed è che non si rallenti la ~Jressione dal basso. fn verità - cdi.ce ~ enni - se voi volei.e a vere un nuovo goYerno, se volete un governo che sia la rspr·essione della volontà popolare. non aspettatelo dai segretari dei partiti, ma imponetelo attraverso la vostra agitazione (applausi). Se gli uomini politici che sono venuti a Milano a prendere la temperatura del \Tord con la speranza di trovarla in ribasso, torneranno a Roma con la certezza che la febbre non è passata (applausi) e non può passare senza dare al Paese un g-overno che sia l'imma~ine del popolo, allora forse si farà un deciso passo in avanti. Se no si continuerà a rimestare acqua nel mortaio. Venendo al contenuto delle rivendicazioni socialiste Nenni afferma che noi non domandiamo niente che sia incompatibile con i criteri di una vera e moderna democrazia. In ordine alla politica estera domandiamo la valorizzazione dei sacrifici della avanguardia del popolo nella lotta anti: fascista e nella guerra di liberazione Nel campo della politica interna non do~anctiamo per tutti i nemici del popolo italiano l'esposizione dei cadaveri in piazza ~oreto, ma domandiamo che per imoed1re appunto la giustizia sommaria funzionino sul serio tribunali del popolo (applausi). Egualmente noi domandiamo che si proceda con severità esemplare in materia di avocazione dei profitti di regime e di guerra. Bisogna espropriare e;li espropriatori che si sono serviti del fascismo e della guerra per ammassare milioni e miliardi sulla miseria e sul sangue del popolo (vivissimi applausi). Ora in questo campo nell'Italia centrale e meridion_ale non si è fatto nulla o quasi, ciò che dimostra gravi complicità coi profittatori del fascismo nel seno stesso del governo, sorto per schiacciare il fascismo. In primo luogo siamo un paese occupato e occupato in condizioni per noi estremamente difficili, perchè gli eserci-' ti accampati sul nostro suolo hanno impugnato le armi per la stessa causa che ha fatto di noi i nemici del fascismo per venti anni. Noi non dimenticheremo mai il contributo inglese ed americano alla guerra con quello dell'esercito sovietico. Bepubbliea, Riforma agraria, Soelallzzazlone Siamo riconoscenti per i sacrifici degli alleati, ma in base ai nostri stessi sacrifici che sono proporzionalmente molto importanti, pensiamo che è venuto il momento in cui l'Inghilterra e l'America, per essere fedeli alle ragioni stesse che han.no determinato il loro intervento nella guerra contro il nazi~fascismo, devono rispettare il diritto di autodeterminazione del nostro popolo. (Applausi vivissimi). Finchè esistevano ragioni d ordine mi1 itare che giustificavano l'amministrazione militare, noi abbiamo sempre considerato nostro dovere inchinarci di fronte a questa esigenza, ma la guerra in Europu è finita, nessun pericolo minaccia più alle spalle gli eserciti inglesi o americani, e in base all'insurrezione vittoriosa dell'aprile noi abbiamo il diritto di porre il problema della revisione dello statuto internazionale italiano. Non si può fare una guerra per la democrazia e cercare di imporre ad un paese delle istituzioni che sono ripudiate dalla gran.de maggioran:za del popolo (applausi) e non si debellano il fas?ismo ~ l'hitlerismo se poi si assume la difesa d1 coloro che sotto un certo aspetto del fascismo e dell'hitlerismo sono ancora più responsabili dei capi fascisti giustiziati dal popolo, perchè non hanno corso neanche il rischio di farsi giustiziare ed hanno organizzato la loro vita sulla base del doppio gioco permanente cosi <da essere profittatori sempre sotto il fascismo e sotto la democrazia (applausi). U Partito e Il Governo Anche sul piano interno il problema della lotta per la democrazia si pone in termini nuovi dopo la vittoriosa insurrezione d'aprile. Oggi l'opposizione non rischia più di mettersi in disfattismo e in conflitto contro gli Alleati. Può essere sembrato a qualcuno che quando noi socialisti uscimmo dal governo Bonomi non dessimo poi all' opposizione uno sviluppo adeguato. In verità non lo potevamo perchè la opposizione spinta oltre certi limiti diventava disfattismo nei confronti della lotta contro il nazifascismo, o come durante la crisi Roatta Ma oggi il compito principale di un governo che fosse effettivamente l'interprete delle aspirazioni popolari, dovrebbe essere di porre e di risolvere il problema della Costituente Anche in questo campo, se c'è un mo- ~~ di evita!~ che usciti appena dalla più miqua e pm terribile delle guerre. l'Italia precipiti in balia della guerra civile. questo _modo è di convocare rapidamente la costituente del popolo italiano. perchè in piena libertà e in piena ·ovranità esso risolva i problemi della organizzazione dello Stato. Si parla molto di crisi mi- ~1isteri~l!, s~,parla di _c~·is_idi governo, ma 10 verita ce una cri ·1 di Stato nei cui c?1~fronti ~gni passo innanzi sa:r:à imposs1bde se prima non gettiamo le fondamenta del nuovo Stato repubblicano. Nel settembre dell'anno scorso, nel Consiglio nazionale del nostro partito, noi abbiamo posto tre problemi davanti alla cocienza della azione. Il problema della r·epubblica, quello della riforma agraria e della socializzazione della grande industria .monopolistica. Abbiamo insistito e insistiamo sul carattere indissolubile di questi ire problemi. perchè se è vero che la riforma agraria e la socializzazione della grande industria monopolistica senza la conquista popolare della repubblica poteebbe contenere in è i germi di un rrnovo paternalismo monarchico, è pure vero che senza la riforma agraria e senza Ja socializzazione della grande industria. la repubblica potrebbe essere. sec.;ondo la caustica espressione di Carlo Marx, l'ultima veste da ballo di una borghesia che cede sul terreno della forma per- difendersi su quello della sostan.za (applausi). Il partito socialista non può porre il problema repubblicano dissociandolo dal problema sociale senza mancare alla sua funzione specifica e senza farsi la espressione di illusioni borghesi o piccolo borghesi. fl problema della monarchia è oggi, in Italia, un fondamentale problema di sostanza. ma come arebbe possibile ini.eressare al problema della- repubblica il cafone di cui parla Silone nei suoi romanzi e che vive ancora ai piedi della Maiella lottando e sudando su una terra che non sarà mai la sua, se contemporaneamenle al problema della repubblica non poniamo quello della riforma agraria che spezzi il latifondo e la grande proprietà agraria e crei le grandi associazioni cooperative dei contadini per la ge- ·tione collettiva della terra? Come potremo interessare al problema della repubblica il minatore sardagnolo che scende a ?00 metri sotto terra senza scarpe e senza vesti di lavoro e rientra a casa sua per trovare la miseria installata nel desco .familiare. Come potremo interessare i zolfatari di Sicilia se per essi repubblica non significherà emancipazione sociale contro i baroni della terra e delle miniere? La funzione storica del partito socialista è appunto di portare davanti alla Costituente l'insieme dei JH'oblemi politici e sociali dell'epoca, ciò che noi faremo respingendo qualsiasi transazione e compromesso. Ma repubblic-a. riforma agraria, socializzazione della grande indusfria sono problemi sui quali può non esserci unanimità nei comitati di liberazione. C'è però un problema sul quale dobbiamo essere tutti d'accordo ed è sulla necessità e sulla urgenza della Co- ~tituente. La Costituente Qualcuno ha affermato che quella dellu Costituente è una porta aperta. Vorrei - dice Ienni - esortavi a credere che non c'è mai nessuna porta aperta davanti al popolo e che ci apriranno le pori e soltanto quando sentiranno che siamo abbastanza forti per aprirle a srintoni (applausi). Da ciò la necessità dell'unione di tutti i democratici sinceri e in primo luogo della unità d'azione dei socialisti coi comunisti (applausi). Vedremo a suo tempo, in fraterne e libere discussioni, se esistono già oggi le condizioni per la creazione del partito unico della classe lavoratrice. Nessuno lo desidera più ardentemente di noi, ma non è un problema di carattere sentimentale, è un problema di carattere politico che esige maturazione di studio e di giudizio. Quello che oggi possiamo affermare come un dato fondamentale della nostra politica è che noi non transigeremo sulla necessità di mantenere unite fra di loro le forze delle clas1otecaGino 1anco

B si lavoratrici. senza di che non CLsarà democrazia in Italia ma oltanto alternative di terrore nero o di iereore rosso. Le forze proletarif1 La storia ci ha fornito esempi che abbiamo il dovet·e di non dimenticare; quaHti fra noi hanno i capelli grigi o i capelli biall'Chi sanno che l'aYventu1·a fasci"·la non sarebbe stata pos ·ibile nel no lro puese se dal Congresso di Livorno in poi la pade mig·liore del nostrn tempo non l'avessimo impiegata in lolle che abbiamo poi amaramente rimpiante quando su tutto il _popolo si è abbattuto il tallone fa_ scista. l_luanli hanno studiato la crisi tedesca del dopo guerra sanno che anche la repubblica. quando sorge sul terreno di una lotta tra socialisti e comunisti come fu il caso della repubblica di Weimar, nasce morta, e come strumento di reazione contro la classe lavoratrice. Noi non ripeteremo questo errore. Se oggi da un nostro convegno uscisse una dichiarazione di rottura del patto di unità di azione ci farebbero molte concessioni. Ma noi preferiamo di nuovo la galera o l'esilio come difensori della unità della classe lavoratrice piuttosto che il potere sulla base della scissione delle forze popolari. (Applausi scroscianti, l' assemblea in piedi acclama lungamente l' oratore). Noi pensiamo che sia per scocèare l'ora dei socialisti, ma in funzione appunto della unità d'azione di tutta la classe lavoratrice nella lotta per la democrazia. Ci sono sul nostro cammino - conclude l'oratore·- molti ostacoli, molte forze che, per riprendere una antica espressione di Filippo Turati, si preparano alla controrivoluzione preventiva come nel 1922. Teniamo gli occhi aperti: non smarriamo mai il senso delle proporzioni reali, non collochiamo il nostro bersaglio troppo lontano, procediamo con senso politico, una tappa dopo l'altra, un piede dopo l'altro (applausi). Ciò che importa è di non introdurre nel nostro costume dei germi di corruzione politica e morale· trasformando in mestiere il nostro apostolato e posponendo l'interesse collettivo del popolo a delle miserabili ambizioni personali. A tutti coloro che oggi cercano di sbarrarci la via noi non possiamo dire, come l'altro finito giustamente in piazzale Loreto, che caleremo a Roma _per prenderci il potere. Non caleremo a Roma, ma lavoreremo con democratica fermezza in tutte le officine, in tutti i villaggi, in tutte le città, raggruppando attorno a noi l'immensa maggioranza del popolo. E malgrado tutto passeremo perchè con noi passa il soffio eterno della libertà e del socialismo. (Applausi scroscianti). Il C.L.N.A.I. a -Trieste Il C.L.N.A.I. ha deciso di inviare una sua missione a Trieste per prendere contatti col C. L. N, giuliano, con le autorità milltari alleate Liberazione Nazionale triestino residente in Roma, composto degli esponenti dei cinque partiti nazionali coalizzati, ha tenuto ora a precisare che esso si considera l'unico legale rappresentante delle forze antifasciste di Trieste, anche se in seguito alle note misure repressive adottate ,dalle autorità militari jugoslave esso è stato costretto ad esplicare la sua attività fuori della sua sede. Lo stesso De Gasperi che con i ministri Gronchi e Spadaro ha presenziato a una riunione nella sede del partito della dem6crazia cristiana per prendere contatto con gli esponenti locali del partito, interpellato da un corrispondente della« N.N.U. » a proposito delle possibilità di ripresa degli scambi internazionali, ha dichiarato che sono a buon punto trattative con la Svizzera, con i Paesi dell'America latina e con la Spagna senza considerare inoltre le relazioni attuali con le Nazioni Unite nell'ambito dei piani di aiuto. Il ritornoin Italiadei profughi è di competenza lleata Per i nostri amici e abbonati nei campi-raccoltts e di laooro, riportiamo da « Libera Stampa » quanto segne: Poichè in tutti campi di. ·r1fugiati e tra i rifugiati liberati è vivissima l'ansia del ritorno in patria, e egual'illente grande è la incertezza su la procedura di questo ritorno, abbiamo voluto asswnere notia..ie presso la delegazioille del Comitato di L. N. Secon.do comunicazioni che detta delegazione ha ricevuto dalla legazione d'Italia circa i colloqui da questa avuti con la Ra:ppresentanza delle forze angl0-americane, è il comando alleato che si riserva e~lusivamente di procedere ai rirnpatrii secondo i s.uoi criteri che non sono ancora precisati. Sembra che si terrà conto, rper ragioni pratiche, della ubicazione dei vari civnpi in Svizzera e ohe i partigiani saranno i ))rimi ad essere rimpatriati. La Commissione anglo-americana per proce: dere al lavoro di organizzazione di rimpatrio. si farà consegmare dalle autorità svizzere tutti gli elenchi dei rifugiati ci vili e militari. Si prevede che Je relative pratiche potranno durare circa un mese; dopo di che il rÌ!IIl.patrio si ritiene potrà svolgersi in modo assai spedito. Si tenga presente che sono previste. pene severe per chi cercasse di entrare in Italia senza il rpermesso alleato. Probabilmente queste disposia..ioni saranno diramate a tutti i campi di internati a mezzo di un comunicato del comando alleato. Valgano comunque le presenti, se pur sommarie informazioni, a togliere un po' ,della incertezza in cui ~i trovano i rifugiati italiani; ed li precisare che il loro esodo dipende esclusivamentè dal comando interalleato e dalla procedura che esso adotterà. Le insistenze <;cri1te, ,crbuli. telefoniche, ben comprC'nsibili. che <'~5i quotidianamente rivolgono alla dclega7ionc o ad altri uffici che erroncamC'nfc -;i ritengono incaricuti dcll"csodo degli inH'rnafi o dei lilicrati. non pos ono . l"ort11na11.tmente troYar(' alcuna conclusirn rispo-;ln. Possiamo aggiungere e:hc essendo le pratiche di rimputrio C"ollegutc u num,•ro-;i e compie si problemi cht• 1oe:cano <la ,·ic-ino i rimpafriandi. lu delC'ga1jo11e<lei C.L.l\. in u<:co1 do e-on la Legazio_ ne d'ftalia furii lullo il po !>ibile per richiamare su di essi l'attenzione del comando iinteralleuto. Per reearsi in Italia Togliamo da « Libera Stampa »: BERNA, 28 maggio (ag.) - A decorrere dal primo giugno prossimo coloro che vogliono recarsi in Italia potranno domandare le informazioni necessarie presso i consolati britannici e americani in Svizzera. Saranno prese in considerazione soltanto le domande di viaggio che potranno ritornare utili alle autorità militari alleate. Verranno permessi senza obiezioni i viaggi intrapresi da cittadini italiani o dalle nazioni unite motivati da urgenza e necessità. Saranno inoltre accettate senz'altro le domande di studenti, artisti e intellettuali di nazionalità italiana o cittadini delle nazioni unite che intendono recarsi in Italia per scambi di opinioni o per studi interessanti l'Italia e lenazioni unite. Infine sarà permessa l'entrata in Italia a italiani o citta,dini delle nazioni unite accreditate presso il Vaticano o in visita temporanea alla Santa Sede. Un accordo speciale è stato concluso tra le autorità militari alleate e le autorità svizzere per il rimpatrio in Italia di profughi e rifugiati italiani militari e civili presentemente internati in Svizzera. Campi per I rimpatriati ROMA, 23. - Tito Zanibo11i, alto commissario .per i iprofiug,hi di guerra, ha .concesso una inter· vista in .cui ba detto che il problema del ritorno in patria dei pro,furghi è già stato studiato da tempo. Per affrontare i bisogni dell'rufflusso dei rimpatriati, nell'Italia centro-meridionale ono già stati preparati 40 campi, mentre 30 sono già pronti nell'Italia setten !rionale. Il commissario ha aggiunto che appena giunti •i rimpatriati sono sottoposti a disinfezione ed a una Yisita di controllo. e con il Comitato di Liberazione jugoslavo per esaminare obiettivamene la situazione e per prendere tutte le iniziative e le misure volte ad assicurare la tutela dei diritti ed interessi italiani. Il Irate si la diavolo Intanto, in merito alla situazione determitasi nell'Italia nord-orientale, il ministro De Gasperi, giungendo a Milano di ritorno <lai suo viaggio a Verona, Trento, Bolzano e Udine, ha fatto all'agenzia Ansa brevi dichiarazioni, affermando di aver preso contatto con le popolazioni sulle due frontiere per interessarsi particolarmente degli avvenimenti dei giorni scorsi e delle tendenze e aspirazioni della popolazione. « Ho avuto conferma - ha detto il Minisrro - della gravità della situazione nella Venezia Giulia anche dai colloqui avuti con diverse persone giunte direttamene dall'altro laQuando LLnapersona di idee poli.tiche. e sociali 1uditamentc progressj te si ripiega e si converte a concezioni moderate e conservatrici Si usa dfre che « il diavolo si fa frate"· Una nofoja sorpren. <lente annunciata dalla radio nella sera del Primo \1aggio e confermaLu in seguito dai giornali ci lrn indotti èl pensare rper analogia che « il frate si fu diavolo». Comunicava infatti la radio che: « La festa del lavoro è stata celebrata martedì ,- per lu prima volta anche un Vaticano.« L"0sser_ « vutorc Romano,, non è sfato pubblicato». to dell'Isonzo)>. el passato la cl.ciesa cattolica è sempre sLat.a Il ministro De Gas peri ha rilevato poi che a o:;lile alla festa mondiale del lavoro a motivo Bolzano la situazione è ancora in sviluppo, ma delle sue origini e del suo carattere operaio, anti. anche qui va seguita molto attentamente per- C':ipitalistico e q.uindi rivoluzionurio. E:sso ha sca. chè vi sono tentativi da parte di elementi esterni di influire sull'atteggiamento della parte te- glato anatemi. contro i suoi promotori. e le loro desca della popolazione nei riguardi dell'avve- idl:e. Padroni e preti cattolioi hanno promossa nire del nostro Paese. perfino I.a costituzione di organizzazioni operaie « Sono stato però lieto di constatare - ha secession:i te, per tener lontani almeno una p1trlc concluso il Ministro - che nono st ante gli ulti- dei lavorutori dalle manifestaziani del Primo mi avvenimenti sviluppatisi nelle regioni orientali e le passioni che questi hanno acceso nelle :\1aggio e dalle organizzazioni che promuovevano. zone di confine, tuttavia negli elementi italiani, Ora il Papa inneggia al Primo Maggio e ordina accanto ad una giusta difesa dei diritti del no- di festeggiarlo nella Ott.à del Vaticano, suo piestro Paese, domina il fermo proposito di non colo regno sullu terra. ll frate si fa diavolo~ lasciar rinascere conflitti di carattere e di spirito nazionalistico, ma di cercare la soluzione vfa si osserverà ohe festeggiare il Primo Magdei problemi' in una collaborazione pacifica gio non significa uccellare i postulati e gli scopi con le popolazioni, a qualunque elemento etni- attribuiti alla manifestazione dai suoi promotori. co esse appartengono)>. Ciò può essere vero cd è probabile che il Sommo Quanto alla notizia relativa alla co st ituzione Pontefice, nel prendere la ,decisione di cui si parin Trieste di un sedicente Comitato di liberala abbia ragionalo pressapoco come il Governo zione italo-sloveno al quale le autorità militari jugoslave avrebbero affidato tutti i poteri ci- del Cantone Ticino, il quale ha ripristin.ato quovili della provincia di Trieste~ il Comitato di sfanno per i dipendenti delle aziende statali la 011otecaGino 1anco festa del Primo .\faggio - abolita neì 1935 - motivando la rwova decisione con l'affermazione che « questa ri-correnla non hu più carattere prevulC'ntem.ente politico, avendo a:"sunto quello di cekbrazione del lavoro». Qu! ,··i· da osservare che la motivazione non pe1-<;11ader,i velu l'im bu razzo dei suoi uu tori, tend<· a celurc il bisogno di cedere e eguire la corr<.'nte che nel momento pr<.'val<:. 1 n ogni modo stabiliumo che la mani reslaziune del Pri.mo Maggio 11011 1111 mai mutato nt· -<ignific1tlo 11è carattere. E'-sa i: emprc sfaln cd l' tutlora la fe ta e la protesta della gente del lavoro ane!Hnte al proprio elevamento ed allo propria completa liberalione dcJ don,inio e dallo sfruttmmento capilabstico. Qttesto ~cnso e questo significato perdureranno fino a quundo sarà c:onscg11ito il fine cd iJ lavoro reg11arite 11t-lmondo si stn irit del capitale per il bene ·sere di lu tlu lu popolalionc. Ma qualunque '5ia la restrizione menta le con la quale il Papa lia aderito alla manifestzione mondiale del Primo .\ifag-gio, il suo ;;e to ci fa piacere. Vediamo in esso l'abbandono dell'ostilitit preconcette nei riguardi del movimento operaio li. bero, il riconoscimento ,dell'utibtit e:hc i lavoratori manifestilno i loro sentimenti e le loro a pirazio.- ni contemporaneamente, la rimos ione di un osta. colo all'avvicinamento del movimento operaio cristiano sociale al nostro. Auguriamoci ch'esso sc:gni l'.iJnfaiodella demol-izione delle barriere, erct. te aTtificiosamente col pretesto <:!ella religione, che tengono divi-si una parte degli operai dal grosso dell'armata civile del lavoro. Arbon Nostri lutti Ello Barioi, martiredel lavoro E' particolarmente doloroso ,per noi già avanLati cli età. il dare l'estremo addio a un compagno, .a un amico, a un militante pi.ù giovane. fra quelli su cui maggiormente contavamo per aiutare prima, per ripreu.derc poi l'opera di propagé111dae di lotta per i I e:om1111eideale di emancipazione proletaria. [I. giovane Ilarini fu intimamente affezzionata al proprio Si~1dacato, piegando in esso una propor.lionale atti viilù. rendendosi degno di coprire cerlc caricl1e della massima importanza, nel Com ita to del gruppo fonditori della ditta Saurer. Godeva la tima e la simpatia di tutta la Colonia Italiana, in modo particolare dai propri com.pagn.i del Sindacato, poichè era come esempio di quanto la Yita più modesta possa essere abbellita da un.a fede civile che la rende tutta dedicata al •bene. l l nostro caro scomparso fu rapito da un mortule infortunio sul lavoro, a soli 32 anni e mezzo. Jl 7 maggio 1945 nel mentre faceva uso di una grana nella fonderia Saurer si spezzò la catena che congiungeva la grana alla cassa p.er la quale stava compilando l':ulti.rna operazione per fondere gli oggetti in lavoro, rimaneva schiacciato. La triste e funesta notizia ha destato la più sentita commozione in tutti coloro che ebbero l'onore cli co11oscere il suo nobile sentimento di comlllle fratellainza. Il giorno 9 alle ore 14 ebbero luogo i funerali., riusciti con una solenne manifestazione di cordoglio che si uuiva al generale compianto. La Colonia Italiana con tutti i lavoratori della fonderia abbandonarono il lavoro in segno di luL to. Oltre 700 persone con il vessillo abbru,n,ato della Se~ione meialLurgici, accoJllJl)agnavano all'ultima dimora le spoglie del nostro caro giovane scomparso. .\fandiamo alla sua indimentiicabiJe memoria un riverente saluto per la preziosa opera da lui svolta a favore della classe operaia. Alla famiglia e tutti i congiunti cosi durameute colpiti nel profondo del cuore, vadano i sensi della .nostra partecipazione al grave lutto. Rln9raalame11lo La giovane vedova, i genitori e tutti i famigliari, molto commossi e riconoscenti, ci pregano di ringraziare da queste colonne tutti quelli che hanno voluto attestare con biglietti, corone di fiori e con l'intervento alle eseq,uie del loro caro scomparso, il cordoglio ,per la di6grazia che li ha colpiti, assicurando che di tutto e di tutti serberanno perenne ricordo. Sottoscrizione per l'Avveniredei lavoratori ,e L'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi » Ca r 1 o Marx. Somma precedente Fiorina, Weinfelden D'Agostini, Bienne Merazzi, Bienne Sezione Winterthur Sezione Kreuzlingen, lista N r. 21 Sezione Locarno lista N. 23 M. Grassi per sottoscrizione L Z. Losanna, per sottoscrizione Sezione di Zurigo Sezione di Sciaffusa, lista N. 16 Fr. 468.60 » 2.- » 6.- » 6.- ,, 51.50 » 14.- » 20.- )) 6.- )) 20.- » 102.- )) 9.40 Totale Fr. 715.50 t:dlzlool Italiane del Parllto Socialista Svizzero PRIMA SERIE : « Liberare e federare! » 1 OLl~DO GORNI: SOCIALISMO FEDERALISTA . Fr. 0.50 2 CARLO ROSS.IDLLI: PROFILO DI FILIPPO TURATI » 1.-- 3 P I.IOROGO!BEY.l."r:I PROFILO DI MATTEOTTI ,f W'A.LTER FLIJDSS: L'ECONO~UA DELL'EUROPA l:'..,EDERATA ....... 5 OTINAJ\l: CENNI E CONSIDERAZIONI 'UJ MONOPOLI INDUSTRIALI ~ECONDA SERIE: Memorie 1 « Ui\'0 Df ALLORA»: » 0.60 )) 1.- » 0.40 L'ASSASSINIO DI MA'fTEOT'l'I l<'r. 0.60 Deposito genernle e vendita: « Edizioni dell'Avvenire dei Lavoratori » Conto ,ostale Nr. VIII/26305 Casella postale 213 Zurigo 6 - A.usserslhl

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