L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 24 - 1 maggio 1945

Anno XXXVI (nuova serie) N. 24 : Zurigo 1• Maggio 1945 .. QUINDICINALE SOCIALISTA REDAZIONE a AMMINISTRAZIONE Casella postala No. 213, Zurigo 6; • Conto postale No. VIII 26805; • Telefono: 23 70 87 • ABBONAMENTI: 24 numeri Fr. 6.-, 12numeri Fr. 3 - UNA COPIACHt 30 LIBERAZIONE Bofogna è liberata, Modena liberata, Ferrara liberata, la Spezia liberata l Domodossola, Novara, Genova, Varese, Torino insorte e autoliberate l Forse, dal momento in cui dai rulli inchiostrati delle macchine tipografiche a quello in cui questo foglio passerà nelle vostre mani, cari compagni, anche ReggiO' e Padova saranno liberate. Torino, la • Torino degli operai, è insorta, le autorità neofasciste sono fuggiasche. Milano, la grande Milano che vede asserrargliarsi dentro le sue mura e nei suoi dintorni i responsabili, i criminali, i nemici del popolo ita· liana e la LO'mbardia hanno, con lo sciopero dei ferrovieri, iniziata l'insurrezione generale. Dalle valli dell'Ossola martire scendono, sulle rive del lago che bagna questa terra per noi ospitale, i partigiani italiani verso la pianura liberando paesi e villaggi tra i quali (e pcrchè non dirlo?) anche quello natìo di chi, oggi, qui, ha l'onore di scrivere. L'avanzata è travo·lgente, dice l'ultimo bollettino alleato, l'insurrezione divampa, risponde il popolo delle terre italiane del nord. Per la terza volta in un secolo a questi itali.:mi, come ai più consapevoli, spetta il peso maggiore della lotta contro il nemico che viene d'oltralpe. Ma questa è certamente la più tragica perchè al nemico straniero s'è aggiunto il nemico interno: complice dell'avergli spalancate le porte ieri, quest'ultimo ha dovuto, di contro al popolo che l'ha subito e condannato, e all'uno e all'altro si ribella, prostituirsi a tutte le bassezze. ,e La iirannia apre le porte allo straniero » scrisse un nostro poeta veggente e suo è pure il verso in cui afferma che gli italiani possono essere sl, servi (ridotti in servitù) ,e ma servi ognor frementi». Frementi, assetati di libertà sono infatti gli italiani di o·ggi, delle città e delle campagne, delle montagne e dei mari. Hanno imparato a che duro prezzo s'ha da pagare un bene perduto che, se non è ogni giorno tenacemente difeso e conquistato da ciascuno, può diventare privilegio di pochi i quali, al momento dato, sannO' barattarlo per proprio tornaconto. Per questo supremo pericolo occorre che i lavoratori, la classe cioè che dalla perdita di una qualunque delle libertà avverte meglio di ogni altra in sè l'offesa alla libertà, siano vigili e uniti nell'esigere che di presi- .diaria e garantirla per tutti e per ciascunO', spetti a loro. Sono• essi, infatti, i nostri compagni, i nostri fratelli che oggi la conquistano nelle città e nelle campagne. Operai e contadini, artigiani e studenti, intellettuali e impiegati, essi sono che scioperano, che insorgono, che si battono, che rischiano e sacrificano la vita. Nelle lo•ro file si sono fatti ieri • vuoti, per le battaglie dell'imperialismo fascista, che era vanità ed insieme idiozia, nelle loro file si fanno ancora oggi altri vuO'ti, ma nella lotta vittoriosa per la « loro » liberazione. Ad essi dunque tutto l' onere degli errori degli altri e quello del duro riscatto. Non la « tragica conta· bilità della guerra ,, immiserita dagli scopi cui il fa. scismo voleva farla valere, ma il valore umano• e sociale e civile e dunque politico dell'esempio che la classe lavoratrice ha dato si vuole qui, nel momento in cui essa dà la suprema testimonianza, sottolineare perchè niuno dimentichi di chi, di che 1,- grime e sangue è opera preminente la liberazione di oggi, la libertà di domani; perchè niuno possa pretendere di contestarle domani il diritto alla pacifica liberazione ed emancipazione sociale che vuO'I at· tuarsi nella democrazia e nel socialismo. Us. Per una vera Internazionale Socialista E. V. ha molto opportunamente richiamato, nel· l'ultimo 11umero clcll'Av,,enire, l'interesse dei rom• pagni sul problema della ricostruzione dell'Internazionale socialista; !)roblemn - hisognn riconoscerlo · - sca1'8atnente dibattuto nel partito, - Il t.h0 1JO· t1·ebbe significare che questo continuu, come pel' il passato, a oscillare fra un provincialismo miope -- (non ultima causa delle sue disfatte) e un internazionalismo vago e poetico ( « i confini scellerati - cancelllum dagli emisferi. .. »). ;\fa un socialismo che non sia fortemente e concretamente internnzionali ta è un socialismo senz'anima. E. V. ha messo nel giusto rilievo le mancbernlezze delle defunte internazionali politiche della classe operaia. Quella socialista, risorta dopo la prima guerra mondiale, non era in sostanza pili che un ufficio di informazione e di collegamento dei vari . partiti socialisti, un ricalco socialista della Societi:t delle nazioni, della quale aveva pertanto il difetto principale, causa della sua impotenza: l'assoluta ed illimitata autonomia o «sovranità», dei partiti. In altri termini, l'Internazionale socialista nè ,r,ossede· va una politica propria uè quindi, i mezzi di elabornrla e di applicarla. Le sue delibèrazioni, saltuarie e spesso tardive, erano per giunta abbandonate. - nella loro applicazioue, - alla buona ,·olontà dei partiti, non di rado sopraffatte dagli interessi !oc-ali. Era un'Interna,donale evirata. L'Internazionale bolsce,•ica cadeva esattamente nell'esagerazione opposta. Organizzata secondo il cosiddetto « centralismo democratico» (in cui l'ap· pellatirn non è se non una foglia di fico che maschera le vergogne del sostantivo) inibiva qualsiasi autonomia ai partiti affiliati, ai quali imponern una linea di condotta unifo1·me, meccanica, scevra d'ogni considerazione di legittimi interessi locali, artificiosa e capricciosa, s:)esso catastrofica nei suoi risultali. Anzi, l'Internazionale bolscevica, in quanto era di fatto asservita al partito, ossia ai bisogni diplomatici del governo russo, non era propriamente un'Internazionale. Del che la migliore dimostrazio· ue è stata offerta dalla maniera spiccia e disinrnltu onde venne sciolta, proprio quando la tragicità del momento avrebbe roluto che, nell'interesse della e-lasse 01)ernia, fosse in rece forti ficnta ,1 l ma ·simo grado. E. V. ha me so altresì in rilievo la ragione che sollecita la pronta ricostituzione di un'Internazionale socialista salda ed efficente: il primato che la politica estera ha assunto oggimai nella vita delle nazioni, per cui si può affermare che non esistano più soluzioni nazionali dei problemi politici, economici e sociali che le riguardano. E' necessario aggiungere quanto ciò sia vero per l'Italia? L'Italia di domani - come d'altronde ogni altro paese - sarà quel che sarù l'Europa di domani, quel che sariì il mondo di domani. Questa verità è riconosciuta, si :mò di re, cln tutti i partiti. Ed è perciò che nei programmi di tutti i partiti sono inscritti progetti più o meno precisi e sinceri (ma l'ipocrisia è un omaggio od una necessità generalmente sentita) di Stati Uniti, di Federazione europea il cui scopo è :H'ecisamente di •farla finlta c5n •,ol~ezza Jelln n tfiO st a di sottoporli ad una regola di governo unica, unica specialmente nella politica estera. I socialisti il c:ui internazionalismo ,ancorn non molto tempo fa, era idiotamente considerato « antlpatrlottlco > e <L untl1111zlonale » ùu pa1ecchl tlei 1•uvveduti d'oggi, :se 1101J da tutti, devono rallegrarsi di questo generale riconoscimento delle loro idee (non importa se un po' sospetto in taluni) ; non olo, ma - smettendo certi residuali atteggiamenti del massimalismo nullista - devono sostere con tutte le proprie forze l'opera positiva che altre correnti politiche vanno S\'Ol· gendo nella medesima loro direzione internazionalistica. Senza tutta via nasconderci, anzi appunto nella precisa consapevolezza che quell'opera, se non snrà ·ostenuta da loro, se non sarà cioè fondata sul e:oncorso della classe lavoratrice e non si ispire61 largamente al suo programma, minaccerà di perire nel formalistico, nel giuridico, nell'astratto, nell'utopistico e di naufragare ... come il pacifismo del fu Teodoro Moneta. Senza una Internazionale sociali- . ta. degna di questo nome, che li sorregga, non ci sono Stati Uniti e Federazioni europee e mondiali possibili. La via indicata ùa E. V. è dunque la ria da uatlere. E rnlendo formulare in propo. te concrete i criten ch'egli ha esposto mantenendosi nel generico, è da dire che la risorta Jnterna,1ionale do,·rebbe incomincia re col da re a se stessa quell'as ·etlo federalistico in base al quale i socialisti ,·on-ebbero organizzare per ora !"Europa e poi il mondo. Lu futura Internazionale don-ebbe, in altre :;>a· 1·01e,ricostituirsi come federazione internazionale di partiti sociali ·ti i quali, rinunciando spontaueamente ad u1m parte della loro autonomia, della lorn «sovranità», si ·ottomettessero, almeno 11er quanto riguarda la politica estera, all'autorità di una supe1·iore direzione, di un superiore «governo» federale uemocraticamente eletto clai parti ti stessi. In tal modo i partiti socialisli sarebbero tenuti a seguire una 1101itica estera unica. Gli organi costituiti della Internn,1ionale risulterebbero cosi i seguenti : 1) un·a semblea permanente, composta di delegaii nominali periodicamente non dalle direzioni, ma dai congressi dei singoli partiti, - la quale us;;;emblea delibererebbe a maggioranza; 2) un esecutivo o« go1·erno », eletto a mag"ioranza, il quale curerebbe che le deliberazioni del!' assemblea (obbligatorie, almeno in materia di politica estera, anche per i parli ti i cui ra9pre ·entanti non le aves ero appro,•a. te) fossero disciplinatamente applicate; 3) un comitato socialista interparlamentare, pure permanente eletto dai gruppi parlamentari dei ·ingoli partiti; organo tecnico, che fiancheggerebbe l'esecutivo, ed il cui compito dovrebbe e sere quello di unificare la azione dei partiti sul terreno parlamentare. Non crediamo che un ordinamento simile della futura Internazionale pos a parere troppo autot·itario e lesi1·0 degli « interessi nazionali» a qualche socialista geloso dei medesimi. A costui Si potreobe os• servare che !"organizzazione as olutamente democratica dell'Internazionale e la sua indi::>endenza assoluta da qualsiasi governo, nnche socialista, escluderebbero ~c:rli e i guai nel quall incorse il Co- ,1i11tern. Anzi, nonchè assei-virla, i go,·erni sociali· sti dovrebbero assoggettarsi strettamente ulla sua ùiscipllna politica, almeno in polillca estera. E si 'Otrebbe ricordare che la Seconda Internazionale {4.ueila uulériore al 1914, della quale troppo si ram· mentano I torti e poco i meriti) potè pure, in un congresso celebt·c, esigere e ottenere dai socialisti francesi la cessazione della collaborazione di governo coi pat·titi della borghesia rndicale. Comunque sin, bisognerà decidersi: fra un'Internazionale consape\•ole ed efficiente, capace di reolizza re la voloutit della classe operaia e le aspi razioni dei popoli, ed un'Internazionale impotente che nei momenti supt·emi si quagli e :)eri ca come la I., la H., la III. ...e la TV. Ed il bisogno di una decisione è imperioso e urgente! Questa atroce guerra non è nncora conclusa e già stanno scatenandosi forsennati appetiti di nazionalismi e imperialismi vecchi e nuovi, questi non meno rnraci di quelli ; gi:ì dai veli delle ,·arie Dumbarton Onks e Yalta Si intrav· \·ede la preparar-ione di edizioni rivedute e peggiorate di Versaglia a base dl diltature mondiali delle potenze vincitrici, di <L spazi vitali » di brutali an· nessioni territoriali, di squartamenti e ricomposizioni barocche di paesi, di protettorati e colonizzazioni ma ·cherate. di cinici trapianti di popoli, di imposl· zioni e resurrezioni cli regimi politici a•boniti e di !:-en·itù economiche, il lutto come arra ...cli nuovi irredentismi, di antagonismi e ineluttabili conflitti. ~e peranza esiste ancora di sventare tali inganni e foschi disegni, chi se non la classe larnratric-e internazionalmente organizzata ed o:;ierante potr;t rintur.zarli e, salvando e stessa, salvare l'umanità? Sorga dunque, e senza altri indugi, l'Internazionale socialista capace e degna di tanto compito, la :;ola, la ,·era; quella sognata da Carlo 1\Iarx (si ricordi il suo Indirizzo inaugurale), quella per la cui difesa Giovanni J aurès cadde trafitto, quella che li'ilippo Turati, nella desolazioni dell'e ilio, i11rncù alla 1·igilia cielln morte. G. LOMBARDI. Una lettera di Gouln al soelallstl ltaUaal Il compagno socialista francese, Felix Gouin, presidente dell'assemblea consultiva <lella Repubblica, ha indirizzato ai compagni socialisti italiani la seguente lettera: << Cari compagni, ho ricevuto dalle mani dell'ami· co A ... i documenti che gli avete consegnato. E' con gioia che li ho ricevuti e che li farò oggetto in sede di Partito ad un esame amichevole e coscienzioso. lo spero di potervi dare presto più ampie precisazioni, ma di già tengo a dirvi come ci sia sfato di conforto constatare che l'Italia che noi amiamo è quella dei grandi geni che l'onorano, è restata quella che noi amavamo: democratica, francofila e, insomma, socialista. Ben cordialmente vostro Felix Gouin ». Una lettera all '..Avvenlre .. del socialisti pulacebl All'amministrazione dell'« Avvenire dei Lavorato• ri » è pervenuta alcuni giorni or sono un pace()' postale contenente tre giornali socialisti polacchi, uno di Londra, l'altro di Buenos Aires, il terzo di New York; l'invio era accompagnato dalla seguente lettl'ra: 2, Widecombc Way, LONDON, N. 2. 4 aprile 1945. Caro Compagno, Vorrei innanzi tutto, anche a nome di tutti i Socialisti polacchi attualmente a Londra, ringraziarvi pel bellissimo poema su Varsavia che pubblicaste nel voslro numero di fine agosto 1944. Tale poema venne tradotto da uno dei nostri migliori poeti Stanislaw Baliski e pubblicato nel nostro quindicinale socialista polacco, il « Robofnik Polski » a Londra del 15 novembre 1944. Di poi venne pubblicato dal settimanale socialista polacco « Robotnik Polski » di New York, il 17 dicembre 1944, e il 19 gennaio 1945, dal settimarule polacco « Glos Polski » di Buenos Aires. Vi comunico tutto ciò pensando che l'autore del poema sarà contento di sapere a che punto il suo poema è stato apprezzato da noi polacchi. « L'Avvenire dei Lavoratori» mi fu dato dal compagno Carlo a Prato, che conobbi qui a Londra. Con saluti socialisti e auguri fraternamente vostro ADAM CIOLKOSZ. D"IBullruioudrl P. S. I. U.P. drl 7 aprile (Stgreferla del Partito per l'Alta Ualla) Identità di linea pollflea tra la direzione ■ord e a■d del Partilo li Segretario Generale del Partito ha inviato al Segretario del Partit9 per l'A. I. il seguente messaggio: ,e Su questione fusione nostra politica identica vostra. Partito in pieno sviluppo». Pur nella scheletrica concisione del messaggio appare chiara l'identità di vedute tra le due direzioni del Partito sull'imJlorlante problema della fusione con il P. C. Siamo lieti di constatarlo, e di veder smentite quelfe voci che volevano accreditare la diceri~ di una scissione fra nord e sud a questo pro· pos1to. li Partito è compatto anche in questo. Noi siamo per l'unità organica della classe operaia ma a queste condizioni: 1. democrazia interna del Partito; 2. indipendenza da qualsiasi influsso esterno. Siamo ancora lieti di apprendere che al sud, come in alta Italia, il Partito è in pieno sviluppo. Noi siamo convinti che dando vita ad un grande Partito Sociaiìsta si lavora per l'unità proletaria, in quanto questa non può utilmente essere realizzata, che su basi democratiche. Rleblesta del C. L.N. di Napoli: Congresso di tutti I C. L. N. li Comitato di Liberazione Nazionale di Napoli ha richiesto al Governo italiano ed al Comitato Centrale, la convocazione di tutti i Comitati di Liberazione Nazionale nell'Italia liberata allo scopo di cc rafforzare l'unità nazionale » mediante una opportuna discussione circa la composizione dell'assemblea costituente. ,, Il problema sabaudo verrà pesto lmmedlafaae■te io C8118a ,, lnf ormazioni raccolte .negli ambienti della resistenza italiana lasciano presupporre che con la liberazione dell'Italia del nord, ritenuta prossima anche da Churchill, il problema sabaudo sarà posto im• ~e~iatamente in causa. Non parrebbe infatti poss1bzle co_nc_edere . ai Savoia una situazione di gran lunga migliore d, quella concessa alle dinastie iugoslava e greca, pur tanto più meritevoli nei confronti delle nazioni unite. D'altra parte il desiderio di escludere i sabaudi d~ ogni influenza sulle prossime elezioni espcesso vigorosamente dal popolo italiano, a/fine riunito, non potrebbe che essere accolto dalle nazioni unite e particolarmente dalla Gran Bretagna con la comprensione dimostrata ai popoli iugoslavo e greco. h1sostifolbililù del lnogoteuente? In relazione alla notizia apparsa su molti giornali, relativa alla previsione che con la liberazione dell'alta Italia, la questione dinastica verrebbe immediatamente riaperta, viene fatto rilevare in taluni ambienti romani, che la sostituzione di una reggenza alla luogotenenza del principe Umberto incontrerebbe difficoltà di ordine pratico dato che l'Italia non possiede nè una eminente personalità politico-militare come Tito, nè superiore ai partiti come monsignor Damaskinos. Conosciamo il vecchio trucco ,e dell'insostituibilità». Fu applicato dai Savoia con successo nel 1925 per mantenere al potere Mussolini, dato che l'Inghilterra « aveva fiducia in lui/» come dimostravano le ripetute e cordiali visite di Sir Austen Chamberlain. Poichè venti anni non sono trascorsi invano è bene precisare: che l'Italia non possieda pe_rsonalità atte ad assumere la reggenza è un blai/ema degno di chi non concepisce altro mezzo intellettuale che la sciabola ed il manganello. Un pro8'1'11mmdai centro di sinistra La stampa romana ha svolto una interessante polemica circa l'eventuale atteggiamento del Partito Socialista nei riguardi dei problemi internazionali ed inferni prendendo spunto da un articolo di Sarag,at su/l',c :<4-vanti ». Saragat depreca la divisione del- [ Europa zn due zone di influenza ed auspica l'armonizzazione delle esperienze sociali russe con le e~p~ri~nze pol~ti~he occ(dentali sotto la guida di soc1_al1ste1_laburisfJ c~n rispetto alle indipendenze nazzonalr. Tale attegg(amento è definito dal « Tempo» quale vero programma di un centro di sinistra che s~re~be bene accolto dalla maggioranza degli italzarn ~-

Bi Tre plani di ■c,ale f I f alto è vero. Zeta potrebbe raccontarlo lui, ma non ~uol~. _Bisogn~ allora che lo narri io; chè troppo rimasi 1mpress1onalo il giorno in cui lui me lo racco,:itò: av~va ancora il sangue alla testa, l'occhio tumefatto. E la febbre gli accendeva gli occhi straordinariamente. ' Zeta era uno dei nostri capi. Quando noi andavamo a mettere le bombe sui binari e nei to/Tlbini delle strade c1 sembrava sempre d1 udire la sua voce, così ferma e inflessibile, ed avevamo la sensazione che la sua mano c1 strmgesse al braccio, forte, intensamente; che I suo, occhi ci guidassero nel mezzo del pericolo. !>pesso infatti egt1 era proprio con no, materialmente ed imprimeva ali azione il ritmo della sua prontezza. J:.'ravello lavorare con lui. E lui pareva t alato: di corsa, da una casa alI altra, per itinerari d equilibrio e d'astuzia, da una cantina all'altra dove s1 raccoglievano gli stampati, le armi, gli esplosivi. 1 banditi teaesch, e i banditi di Koch non /'avrebbero pescato ma, se non fossero state le due caro· gne, luride carogne, orrende carogne che vogliamo ancora massacrare, a denunciar/o. J::.ranocome v1uda e portarono la soldataglia al luogo del convegno, erano come il Griso e portarono i monatti per malvagità, per denaro. taci>>. Z:eta rimase interdetto, lo seguì come un auto_ma. . Scese_r'? le scale. « Eccoti il mio capello - disse ,I pol1z10llo. - Eccoti la mia sciarpa, la tua camicia è strappata e si vede. Fai finta di nulla». furono al portone. Uno sgherro era d1 guardia. f'...'on si mosse vedendo passare i due sollo i suoi occhi, non domandò nulla. Fuori al portone due ,nacchine della polizia uno dietro l'altra, coi fari accesi, presso al marciapiede. « Non di qua - disse lo squadrista -. Da quest'altra parte. C'è un giardino». Zeta lo seguì come si segue un messo del Signor~. T obiolo e l'Angelo. Nel giardino 10 squadrista disse: « Aspettami. Mi assicuro che l'altra uscita sia sgombra» e s'allontanò lasciando Tobiolo presso Ult lavabo, in quel vecchio giardinetto. Tobiolo restò immobile in attesa dell'Angelo. Udiva 11chioccolare della fontana. Fontanella di sangue era la sua testa. li sangue colava giù. Zeta lo sentiva passare sotto /'orlo del cappello, dietro la nuca. Attese in un p,;1>- cipizio di secondi, lunghi, angosciosi, tra goccd ~ goccia, acqua e sangue, la fontana e la nuca. Da due finestre si sentiva il parlare di due serve. Lo squadrista tornò, svelto. « Seguimi ... >> camminarono fino all'uscio dell'altro lotto di case, traversarono un cortile, sbucarono di nuovo in istrada. « Dammi il cappello - disse lo squadrista - la sciarpa tienila. E' necessaria. lo corro di là a dare false indicazioni». Si strinsero la mano. Lo squadrista guardò bene negli occhi quell'uomo, un patriota, uno strano ,taliano ~el 1944. Zeta corse come una gazzella, via, 1·1a, via mentre una sfrenala ilarità gli tempesla1•a 11el petto e nella gola e un senso di vaga spossatezza andava serpeggiandogli nelle gambe, minaccioso. Cadde quasi svenuto sulla poltrona dell'amico. /3el'1,e un bicchiere di cognac d'un fiato, distratto. I pensò improvvisamente al compagno che era rimasto in mano ai torturatori; e agli altri compagni che s'avviavano ignari verso i loro letti a dormire. Scongiurò l'amico di mettersi in molo e scesero insieme al portone a prendere la motocicletta. Bisognava girare fino al coprifuoco. Gli amici erano quasi tutti all'ascolto della radio e la radio diceva: Messaggio per Vincenzo: le pere sono mature. Invece le pere erano acerbe. Gli Alleali combattevano a Carroceto. Partisan (da «Mercurio» - Roma, dicembre 1944). Trac.cor-;o un certo periodo nei e-ampi italianj, i diserlo1 i \'Cngono trnsfcrili nei campi jugosla,·i o,e il trutwmenlo diventa uncora peggiore. Guai u lamentar-,i o a protc lare: gli sMnlenti ,cngono inviati nella tri-,lemcnt.c noia i ola di Biscvo o i11 altre località dcll'i11tcrno e considerati come pri- ~ion ieri le c-ui conci izioni po<;.,ono fac-ilmcn te dccl ursi. E 11011<,i nedd che 1111ti gli italiani disertori ~iano in, iaLi alle unità di combattimento. Sembra C'he su '.0.000 uomini <;oltanto QUO c,ono stati mili1armcnle inquadrali: gli altri -.ono rima:,ti nei campi di concenlramcnt0 o di l1noro in Italia o in Jugoslavia per completare la loro catec·hizzuzione slava. Eccezionali riguardi vengono tL:>ati agli elemenu del baL!.agUonc ~ Gra.r:ru,ci,. di cui sareblw in allo la Lrasforma7ione in brigata con militari comunisti italiani. Quec.ta nuo, n unità -.arehhc costituita per: a) formare un repdrW armato comunista da in ,,jiare m lla lia al momento opportuno; b) avere un nucleo d'attrazione e propaganda prr i nostri militari nei Balcani: Leta era nel garage . .Manifestini, armi, esplosivi, detonatori, lutto c er.i lì dentro. t.ra lui e il suo amico X. Lavoravano al sicuro quando si presentarono i due di Koch: « ln alto le mani» a1ssero e poi, spmt1li contro ,l muro, commciarono a percuoterli: calci, pugni, spuli, msult1. .:>fogavano la loro rabbia e 1orse la 1oro vergogna perchè erano così 111tognati nella loro vergogna che avevano il bisogno di abbrutirsi ancora d1 più nella violenza, nello sch1Jo, nel sangue. Volevano accecare gli occhi degli avversari poichè essi non erano capaci di guardare negli occhi. Erano assassini, delinquenti co· muni, banditi. llereansl jageslawl di bao■a volontà ... e) iinviare a suo tempo un reparto italiano agli ordini dei partigiru1i per la lihera.1.ione dell'Istria onde le ri,endicazioni ai danni dell'Haliia. siano appoggiate anche con azioni armale degli stC'-Si italiani. L'amico ;( cadde svenuto. 1 colpi del calcio della pistola l'avevano fiaccato, in terra; ma I altro, 11 nostro comandante non voleva svenire. Le due belve lo martoriarono con scienza. Uno s'allontanava di dieci passi e poi si precipitava di corsa a piantare la sua scarpaccia alla bocca dello stomaco. 1:.' poi ancora, ancora, mentre I altro porco teneva f erma la vittima, mchiodata al muro, e gli pestava 11 viso, gli occhi, il naso e gli piantava sutla resta, secco, feroce, il calcio della pistola. Jvla Leta non voleva svenire e prima di perdere i sensi sul serio s'abbai/è al suolo per finta: la sua mente era lucida come non mai. 1 on sapeva che cosa avrebbe potuto fare. Una sola cosa sapeva: bisognava essere sempre vivi e tenere /'intelligenza lì nel corpo, inch10data, non lasciarsela sfuggire. « Va a chiamare il dottore » - disse uno de~li sgherri all'altro. li dottore era Koch. L'altro andò alla saracinesca e la tirò su a metà per uscire. l:'u allora che Leta v1ae I aria libera e non perse tempo. Pareva un sac1.v afflosciato e diventò una dura catapulta. Lo sgherro di guardia non s accorse neppure d, chi I avesse spinto con tanta violenza e I altro, alla saracinesca, si vide sfuggire sotto il naso la preda. Per uscire sulla strada, dal garage, bisognava sormontare un pendio ast altato. !Juaranta metri di salita. $olo la disperata volonta di liberazione potè dare a Zeta le forze di arrancare correndo su per l'erta. Attimi vuoti come quando il tempo pare arreslarsi sull'orlo di un abisso. Rumore di passi in fuga e subito rumore di pistolettate; e bestemmie. Anche l'altra squadraccia che era in agguato all'angolo della strada aprì il fuoco. Un gruppo di passanti spauriti s'arrestò sul marciapieae. Lela si precipitò verso quel gruppo che si sbandò. Qualche pallottola gli miagolò vicino. Poi tagliò 111 diagonale il pendio, sbucò sull'asfalto piano della strada, svoltò l'anoolo e sentì veramente le ali ai piedi. Corse follem;nte verso la prima traversa. Pochi attimi di silenzio. Poi ancora le revolverate. Imbucò la Ira· versa, infilò un portone aperto prima che si riudisserò i colpi e volò su per le scale. Primo piano: tutte le porte serrate, impassibili, con aria abituale. .Secondo piano, le stesse porte, quasi murale, come un mcubo che si ripeteva. Ierzo piano: una delle tre porte socchiusa e una donna sulla soglia. Zeta spinse dentro la donna, si rinchiuse l'uscio alle spalle. La donna lo guardò terrorizzata: dalla tesla arruffala gli colava sangue a rivoli, gli occhi erano tumefatti, i vestiti in disordine, impolverati, strappati. « Sono inseguilo». « Per carità, andatevene». Parlava col « voi» secondo le leggi. « Non posso uscire di qui, nascondimi». « Per carità, ho un figlio, un piccolo figlio». La donna era in ginocchio. Aveva la maschera della paura, faceva pietà. Zeta la rialzò, cercò di parlarle con calma. « Può essere che non vengano nel palazzo, forse nessuno se n'è accorto. Posso chiudermi in una cassa, in un armadio. Bisogna soprattutto tacere, far finta di nulla». Cominciò ~ fare il giro della casa sorreggendo la donna che s1 lamentava: quattro camere nude, senza scampo. lf! ~amera da letto un bimbo dormiva, caldo, sudatrcc10, distaccalo dalla terra, dal tempo. A ~alincu?r_e Zeta concluse: « Non c'è niente da fare, 1mposs1bde nascondermi· fammi almeno lavare». La donna lo con~ dusse al iavabo, dove egli si rassettò, in fr~tta, s1 lavò il viso. li sangue continuava a colargl~. Non avrebbe ingannalo nessuno. Era troppo descritta sul viso la terribile avventura. Non resta che andarsene pensò, e pregò la donna di un ultimo favore: che s'affacciasse alle scale, che esplorasse. La donna s'affacciò al -pia_ne· rottolo e tornò dentro stravolta.« Vengono - disse - sono al primo piano. Perlustrano apparl~mento per appartamento. Siamo rovinati. Il bambmo - si raccomandò - il bambino dorme ». Zeta strinse i pugni e le mascelle: « Vado - di~se - E' l'unico tentativo, affrontarli nelle scale bwe: salutarli e sfilare loro dinanzi». Strinse un momento la donna con affetto, come si fa quando si parie: « Addio, buona fortuna». « li Signore ... » disse la. d~nna, ma le parole le si smorzarono in gola. Drgnrtosamente Zeta scendeva le scale, con le mani in tasca. Te7:1eva che un_ grido potesse partire da lui im'.olonta_riamenle e s1 controllava con scrupolo. Ogni gradmo aveva un significato, ogni passo scan~ìva un tempo f alale. li pianerottolo del secondo p,a_no era vuoto. Nelle scale dal primo al secondo piano era fermo un poliziotto della banda, in borghese. Certamente una pistola senza « sicura » sollo quel cappotto scuro. Gli altri evidentemente erano nelle case a frugare come segugi diefro la lepre. . . , . li poliziotto pareva impass1bde con I ari~ vag~ dei poliziotti di piantone. Quando Zeta gli pass~ dinanzi stese la mano improvvisamente, I? fer.~o prendendolo per un braccio: « Sei fu, ... b1sb1gl10.:· si sei tu ... ma ti voglio salvare. Sono ~"'? squadrisfa, ma ti yoglio salvare o st~sso. Vrenr c n me, Qualche tc111po fa una JH1tt11g·lia cli carabiJiicri fc, mò 11no strano Lra<;pOrto. Erano parecchi Cd· mion carichi di miliLu1i e civili ilaliani, alcuni stllpefatti, altri ubriachi. altri tenorinaLi non -,i comprendc,a di che. J C'arnbinieri. ,edendo che il tra porto era &cortato da ufficiali jugosla- , i. compresero subi lo di che co,;a &i tratta e; non era la prima ,olla che italiani Ya)idi venj- ,ano reclutati nl'l .. no~lro stc so territ0rio,. cou promc-;se. trucchi e miinaccic. per c-,scrc poi eonda11nali ad una ,·ila di sc:hia, itLt e di torl11re. \lu la no-,tra pattuglia non potc,a ormai far n11llu. perchi- gli ufficiali jug·o~la, i accompaguatori si dichiaravano ufficiali alleali il c11i operato non può c:,~re ·indacalo da controlli italiani. Son i· un mi-.tcrn !'atti, itù dcllu propagunda -,)a, a in lta Iia. in primo Iuogo 11<•llc zone giuliane e poj a Roma. a Xapoli. et Taranto, a Bari, o,c è il quarti<•rc g(•ncrulc di Tiw - c clonrnque JH>S'>n fare opera effieac:c cli proselitismo, nelle cu-,crme. :.ulle mi, i e fra lc truppe al fronte. Essa giuugc perfino nei C'Umpi dii prigioni<.'ri italiani in Egitto. in Pale~tina, in India. Sue mi re di rct te !>Olio: a) n<'lle 1,one di confine perc;uadcrc, :,Cn1a ccc:cssi, i scrupoli, le popolazioui al diritto della J1uo,·a J ugo la ,·ia di annetter ·i quelle terre, onde ottenere l'opzione ucll'e,·entualc plebiscito postbellico: b) nelle altre looaliuì reclutare uomini per 1u1irli ai partigiani di Tito, con sensibili pressio11i sugli originari giuliaui per catechizzarli e lusingarli onde a 110 tempo dichiarino ehr l~ loJ·o terna deYe essere jugosla, a. Il tutto tende alrunico fine di ro,c-.ciare l'attuale s1luazio11e etnica adoperando qualsia. i mezzo non e clu ·i. ben inteso. quelli molto efficaci dell'intimorimento. delle minacci<·. delle rappresaglie, deJle vendette. Alle popolazioni vicne ripet ufo in tu I li i modi e sere ormai slabililo dic lu Jugoslavia coll'aiuto di talin avrà Trieslc, l'I tria. Zara. fiume e tutta la Dalmazia e che rerigendo . lato terrà conto a uo tempo dcll'altualc comporiamrnto degli abitanti delle 1,onc a11ne· c. I propagandisti dicono: Gli itaJiani dr,ono --comparire dalla terra jugoslava»; Dimostrate che , i sentite jugo lavi e ,·crrc!C' trattati a parità con t11tti gli ollrj 11cl nuo,o grande Stato della Jugoslavia ._o,·ictiea >. .\'umcrosi giornali in lingua ~larn c italiann quali assicurano che: < Trieste Jolta per la annc-,siom• allo Jugo,lavin >. "Trieste attende c·on impazirn1in l'C',e1-cito cli liberazione»; « I tdest.ini hanno cominciato u raccogliere IC' Ii rme cl i coloro che eh icdono ru nnc., ione u II.i Jugoslavia federale»· Nole,ole, oltre ai giornali. è· la diffusione della tampa clandc tina che aumenta man muno che i lede chi i ritirano lasciando presidi soltanio in alcuni centri di importnnza tratcgic-n. così che i partigiani po 0110 circolare liberamente ccl o Lenlotamentc nella ca1npugne .. inora sono tali tampali a cura dell'apposito Comitato di propaganda dell'ciiercito di Tito circn :2 milioni e 500 mila fogli. Nelle ca.erme, ulle na,i. fra le truppe operanti cd in tutli g)j '>tubilimcntit militari gli agenti slavi '>i1insinuano abilmc11tc suggerendo. aiulo11do e Jacilitando lo clise1·zionc dei soldati. pcc-iali 11ffici cli reclutamento e nu mcro'>issimi propaga ncli ·li ono adibiti a queiito scopo. Praticamente tutli gli uffici militari e cidi jugo~hn i '>par.,i nel territorio libcrulo funzionano da centri di re_ clutamcnto e di a.,si lenza elci cli.,ertori. A Roma funzionano: - [I Con..,olulo jugosla, o. in , io Quintino la. 56. - [l Comitato jugo ...la,o. a. anta \faria in \"ia. - la sede elci partigiani. in ,·itt Garigliano. 5'i (\ illa Bordighera). A Bari: - J Comandi dclla . tella Ro,sa. in ,·,a Piccinini. , ia Carbonara e , it1 Podgora. A Taramlo: - L'uffjcio ck, partiginni di Tito. 1n via Ciro Giovinazzi, 20. - LTfficio dei partigiani di Ile Pietro in Cor- &o Umberto. llf.l. :\ 1apoli: • La lappu di Tito, in piana Sicola .\more G. - La Lappa cli Hc Pietro, in Hi,·icra di Chiaia 4. .\d . \ncona, Firenze. Perugia risulLcrcbbcro analoghi cenrri di reclutamento. non anc·orn idc11. LÌ fica ti. Tra i priJ1cipali agenti si cli&tingt10110 particolarmente il capitano del N.O.\ .J. Ferrari e, caporal maggio.e, nati, o di Pc1 ugiu, discnore. imputato di furto prima cieli· c.cltcmbre 1943. opc rante nelle zone 1eccnleme1ue liberale cd ancora sollo il controllo militai e allealo, il tenente sia, o h.o\·ace,·ic-lt. il capitano .\1ar,ino, ich ed il lenente ~\1cdich .\'icola che operano a Sapoii. Gli ageoli •i ,algono a-, ai pc .. o intclligentemc111c cli tutlP- le forme della per uasione e della suggestione. 1\la con gli originari giulinni, <;e recalcitranti dlla diserzione dulie forte armate italiane, i u ano gli efficaci sistemi delle minaccie. a sicurandoli che per il loro rifiuto sanrnno con icleratj traditori della J ugosla,·ia e le proprie famiglie do, ranno inc,·itabilmente pagare per loro. Lusinghe di un sic-uro migliore a, venire, ideologie di facile pre a sugli animi semJ)lici. offerte di agi. di c<•modilà. di facili piaceri, di rdpide carriere e perfino cli lauti tipcndi che vanno da un minimo di otto-dicci mila lire ai semplici -,oldati. fino alle quindici mila lire ai sottufficiali. Molto cff1cacemente anche lc partigiane jugoc;la,·e vengono unlizznte come agenti reclutatrici cd esse circuiscono cd adescano i militari invitan_ doli a pranzo. al cincmawgrulo. in luoghi di di- ,·erlimenlo ccl infii11c li accompagnano al centro cli reclutamento. Qui,·i, una ,oltu firmata !a JlrOpria aclc<,ionc. si chiudono le porte dietro ai di- ,crtori italiani. Diffic-ili,simo e quasi impossibile uscirne. La rcnltèÌ i· ben divcr a daJle lusinghiere promc. se dei propagandi-;ti. Caricati su camions alleati. <,o[lo scorta di militari j11goslavi. dopo q11alc-hc giorno volenti o nolenti vengono portati nei campi cli c-oncentramcnlo. L'euforia cauc.ata d~llc lusinghe del periodo eh intubazione» \'a rapidamente scemando per ,, po,·cri discrwri italiani. Se jl trattamento ruil centro di rcclutamonto al campo cli conccnlramcnto può dir-,i buono - salvo la limitazione di liberU1 - giunti al campo la musica cambia com. plclamcnte. La di cipli,ia diventa rig-010 i,;c;ima: le piìr lic,·i violazioni <.ono p11nite <'On pene corporali. mentrc le piÌt gnl\ i. trn cui i contatti con le clonn<· partigiane. po-.c,ono <·osta1·c perfino la ,·ita. Il .<'ibo r le ~igarcltc diminuì cono. il lil\orn a11mrnfu. Sc,crn è· Ja , igilnnza: clifficilr i- ('rndcrc. Chi c·i riesce è ricercalo con molto ac·eanimento e se catturato immcdialumcntc portalo a Li sa e fucilalo. Chi '-i rihrlla ha la <;tessn '>Orte. Frcq11cnti. molli<-s1111i I casi di disl'rtori italiani chr pentitisi di cs<;rro;i la'-<inli ackc.ctirc. rifiutano poi cli divenire slA, i. P,1gnno cara la loro puerile crcd11litù. 1 n sin te i gli elementi italiani che p.re t.ano servi1:io coi part.igiani - oltre a quelli appartenenti alla di,·isione Garibal<li - possono jn linea di ma ima es&ere di timi neUe seguenti categorie: J) Elementi - pochi - che, o per a vcr disertato prima dcli' settembre 1943 o per altre ragioni di cannterc penale trornno preso i partigiani rii ugio u tornaconto. J partigiani li chiamano • speculanta,. (SJ){;<'U· latori) e li fruttano ai loro fini. Sono di massima elementi C<JlLivoci molto danno,;i pcrchè è loro affidala la propaganda fra gli it.auani. il crvizio informazioni nei riguardi d<:>l1'1talia. il C.~-- ecc. Questi emi sari e in di'"isa jugo<;lavi » hanno la massima zionc i11 !ut1a Italia )jherata. e con documenti libertà di circola2) Elementi giuliani - numerosi - che si -.ono uniti ai partigiani per timore di rappresaglie sulle fanuglie o per le minu<·cc partigiane di non farli tornare più al loro pae,;c una volta la Vcnc1ia Giulia arme.sa alla Jug()l,la,·ia. :3) Uemenli italiani - in mm1.ero abbastanza notevole - che, in pessime condizioni linanzia1·ie o matcriiali. si ·ono lasciali sedurre dalle promc<,- <,c dei 1propagand1Sli di altre paghe. buon ,ilto. n1a comoda. ecc. Jn que li ultimi tempi opera analoga di rcdutamenlo viene s,·olta anche nel campo femminile: con gli !-lessi i temi donne italiane e particolarmente nate nella Ycnczia Giulia ,·cngono ade~care e poi arruolale come infermiere, o come propaga,ndistc o per sen·izi au<.iliari. A Hom.a lc reclute sono stai.e principalmente trou1tc tra le numerose d01111e cli scn-izio orig;inaric della \'C'- nc1.ia. Giulia. Cè da notare con -,oddi fazione che allualmrn_ le i propagandisti slavi incontrano maggiori l'<'· si tcnzc da parte degli clementi cafochizzahili. sin pcrchè· questi incc:,minciano a ,per 11a<lc1· ...i dc•ll'a,- Stfr.C:litùdelle ri,·cndicazioni slave. sia pNc·hi· hanno potuto ascoltare dalla viva ,·oce cli quulcuno che è .riuscito a fuggire dai campi e dai rimpatriali dei Balcani, ri,·e)azioni convincenti '-ttllr reali condizioni di vita e ul trattamento u,alo da partigiani slavi agli italiani. Su tale trattamento abbiamo purtroppo noti1.i<' che allingi•amo da fonti c;icuri-;-,imc. I si,;lemi drgl i la vi per ro,·ec;cia re l'attua k c:il11,.11ioncet o icu a loro -.,favorrvolc- ci fan,no rabbri,·idirc di tc:r1orc. Gli italiani dc,ono c;parirc rc·co In tragira parola d'ore! ine dci propng-a nd i,f i. Gli italiani eh<:>danno fastidio ulln ,!n,-ia,n1.io ne delle terre giuliant' ,engono mallraltnti. ricattati. ma,sacrati. La fcrociu ,lava non ri<;parmi« neppure gli uomini chc hunno combattuto o combattono pcr la libC'r,11ionc• dcllH loro krra c·onlrn il c·omunc nemico. Alludiamo ai la.,ti d('llu Di, i...ionr Cnribaldi C'hc. come -.,isa. è· c-ompo-.,tn cli elrmenti ,;ponlan!'aAgnosticismi penosi lJn operaio ci scrive e volentieri pubblichiamo: Signor Direttore, nel numero precedente è stata data notizia, c/1e nel gennaio scorso a Roma si è proceduto al/'elez,one, in forma democratica, dei dirigenti del sindacato ferrovieri. A noi sembra non possa lasciarsi passare inosservato, che mentre alle votazioni hanno partecipato in massa gli operai ferrovieri e gli agenti di stazione e di linea, il personale degli uffici e della direzione generale, in numero di circa duemila persone, si è invece quasi totalmente astenuto. In un momento storico come /' attuale, nel quale ogni uomo, ariche il più modesto, dotato di un mi· nimo di comprensione dei dol'eri derivantigli dall'essere membro di una collettività, sente istintivamente il desiderio di manifestare il proprio pensiero, in forma legale, poichè ciò gli dà la sensazione di adempiere ad u11 dovere morale verso la società della quale è membro, si assiste al fallo che una numerosa categoria d'impiegali messa in condizione di poter liberamente procedere alla nomina di propri rappresentanti, 11011 si vale di tale diritto e, dando prova di un agnosticismo inqualificabile, si astiene dalla votazione. F.ppure le liste presentale erano cinque, delle quali quattro di partilo ed una apolitica e nulla vietal'a ne venisse presentala qualche altra ancora. Ciò nonostante i su ricordati lavoratori ... i11tellett11ali, hanno preferito scegliere la l'ia del/'aslen1tion<'. La notizia ha prodotto in noi operai una pe11os:1 impressione. Sono purtroppo i fatti del genere, che rendono più agevole ai partiti reazionari di ordire ogni sorta d'intrighi tendenti a salvare uomini e principi fascisti, che consentono ai monarchici di asserire con maggior alterigia, che il popolo ,ta liano 11011 sarebbe maturo per essere go,,erna/o cl., libere istituzioni repubblicane. I/ «preludio» non è certo stato felice. Esso però non deve scoraggiarci, nè, tanto meno, indurci ad inFeire contro coloro i quali per incoscienza, o per poca coscienza, si sono astenuti dalla votazione. Dobbiamo tener presente, che la maggioranza di essi è in modo indubbio forma/a da persone sprovviste di qualsiasi fonte di reddito, al/'inf uori dello stipendio, ed è quindi costituita da autentici proletari. E' pertanto dovere dei socialisti andare a loro, svolgere attiva opera di propaganda, per strapparli dal torpore nel quale vegetano. E' dovere dei socialisti infondere in loro la coscienza della propria appartenenza alla grande famiglia proletaria, onde indurli a mettersi a fianco di tutti gli altri lavoratori, perchè in tal modo, e solo in tal modo, ci sarà dato giungere rapidamente a quell'organizzazione socialista della società, alla quale aspiriamo. C. P.

mente uuilisj ui padigiaui <li Tito .. [~_,tj <lire che dopo oltre un anno cli lotta, date le condizioni mo_ rali e materiali in cui sono tenuti dagli jugoslavi, ,·ogliono luiti rientrare in llalia. Dalla Di,·isionc particolari «attenzioni» ricevono gli clementi ili origine giuli<lJlla che rifiutano cli abdicare olla loro nazionalità. Hccentemcnte sono stati fucilati selle ufficiali tra cui il capitano StuparclU, reo di aver l!.aliani.zzalo il suo nome (Stuparich) quon- ·do ciò era obbligatorio nella Venezia Giulia. Sappiamo che i partigiani hana10 già preparato delle liste (che per la sola città di Trieste enumerono decine di mi,glidùt di nomi) <:liitaliani da far sparire nella confusione dei primi giorni di oocUJpazionc di Trieste <ln. parte dell"escrcilo di Tito, allo scopo di eliluinare immediatamente la 111aggiorainza italiana nella ciltù italianissima prima che gli anglo-americani possano impedirlo. Sappiamo inoltre che tra le isole di Lissa e Biscvo ,Yi sono alctLnc nugliaia di soldati italiani :i.11 gran pS\.rle ex-prigionieri tedeschi. Essi sono adibiti ad ogni sorta di lavoro, ma il trattamento è inum.amo. Le condizioni igieniche di tutti sono allarmanti; forse pochi potran.no salvarsi. Qualunque manifestazione di italianità è repressa: daJ 10 novembre al 20 dicembre 1944 circa 1800 uomini sono stati fucilatati ed i loro ca<laveri gettati in mare. Soldati che quasi completamente nudi, denutriti, malati, dimostrano stanchezza duranfo il lavoro vengono fatti bersaglio dei fucili delle sentinelle partigiane. Le cure mediche vengono rifiutate; u11 medico italiano per avere operato un soldato cli appendicite, ftt segregalo, mentre all'ammalato furooo negali dai commissari politici un giaciglio, il vitto, l'assistenza degli infermieri e le necessarie trasfusioni di plasma. ln Istria i partigiani jugoslavi hanno superato le barbarie delle fosse di Katin e delle fosse Ardeatine. Dopo i disordini dell'8 settembre 1943, i partigiani jugosla'l:i riuscirono ad occupare vari paesi della pi-ccola penisola. Impadronitisi di tutte le armi socçhcggiarono case, magazzini, u ffici arrestando ed uccidendo in un primo tempo soltanto alcuni elementi fasci li. Ma in seguito ad ulteriori istruzioni di oltre wnfine, furono arrestate varie centinaia di italiani rei soltanto della loro nazionalità cd accentrate nelle carceri di Pisino. Nelle prigioni gli arrestati erano tanto pigiati che non avevano neppure possibilità di _stare seduti; il vitto era una schifosa brodaglia e per i bisogni corporali di tutti c'era ~ uni~o re: c-i,piente in un a.ngolo. Ogni notte t partigiani aprivano le sbarre e prelevavano un certo n.ume-: ro di persone che con le ma,ni legate <Xln filo d1 ferro caricavano sui camions. Successivamente, stÙ fondo delle < foi<le » (spc• cie di profonde caverne delle zone carsiche), furono rinvenuti ammassi di cadaveri orribilmente sfracellati. Difficilissima fu l"opera di riconoscimonto delle vittime. Risultò che esse, spogliate e derubale, erano state legate a catena e scaraventate vive nelle «foibe,. sui cui fondi si sfracellavano. Parecchie presentavano anche ferLtc di arma da fuoco. Le vittime ammontano a varie centinaia. Lo spazio ci costringe ad essere brevi cd a raccontare !"olo alctLni episodi: ne anemmo p-a1·ecchi altri sotto gli occhi. In queste note noi ci siamo limitati ~ rivelare soltanto gli as,pctti della propaganda JU?oslava senza voler ,polemizzare, ~cnza voler aggmngerc commenti perchè i fatti sono così gra,i, cos! alro~ ci e dolorosi da non aver bisogno di particolan Hlustrazioni. A tutti gli jtalianj intendiamo far aperc che ~ Trieste, a Gor:izia. a Pola, a ifiumc. a Zara 11111. · clt. 110stri fratelli tcmonQ per la loro sorte. g 1a1a . . . . .. · ma in particolare ci rivolgiamo a1 g1ovant _on~ 1nari giuliani affinchè non si loscino trarre JO inganno dalla propaganda jug_oslav~ ed ol Go,·erno al quale compete il compito eh sol_va?uar~a_re l'unità della Patria e la sicurezza clC'1('ltiadrn1. GIUSEPPE CRUCIA'.\! Pi11ni di pacificuzione sociHle Si fa un gran parlare di piani di pacificazion_e O'Ciale c'è un fermento nei diversi paesi, una asp1s I I d" razione più O pteno distinta verso qua cosa 1 ~c-- glio e di nuovo nel campo delle prov_vi_denz.csociali. Talvolta sono le classi abbienti e dmgcntJ che assumono le iniziative, talaltra sono le classi proletarie che premono affinchè siano prese radicali misure in questo campo. Come si spiega questo app~rentc paradosso, questa unicità di intenti da parte d1 classi che, per la loro stessa natura, dovrebber~ aver_e fini contradditCYri? In altri termini, le classi possidenti trascinano o sono trascinate? Vero è, che, se lo scopo palese e immediato delle une e dell~ altre è identico, lo scopo riposto e mediato è ben diverso. Le classi dirigenti preconizzano detti piani come un mezzo profilattico per evitare una più violenta rea• zione da parte del proletariato e considerano queste misure come il massimo delle concessioni da farsi alle classi non abbienti, la classe proletaria vede nella realizzazione di detti piani un passo avanti verso la conquista del potere politico. Assai diversa è la situazione dei diversi paesi di fronte a questo> pullulare di progetti e di aspirazio· ni: taluni (come il Regno Unito) sono giunti allo stadio avanzato di una formulazione di un piano preciso e completo anche nei particolari (~fr. i due libri bianchi: la « Victory Charter of Soc1al Security » e il piano Bevin), altri si sono limitati a manifestazioni programmatiche ancora informi (Cfr. B1u o e o i rapporti del National Ressource!> Planning 8oar<l e del Socia! Sccurity Board per gli U .S.A. e il rapporto sul piano di assicurazioni sociali sottoposto al Comitato Parlamentare pel Canadà), altri ancora si sono accontentati di esprimere l'intenzione di elaborare piani di pacificazione sociale (come l'America del Sud e il Belgio), infine in altri sono singoli partiti O' singoli gruppi che si agitano perchè il problema venga seriamente affrontato. Ci è impossibile riferire sui singoli piani, basterà qui accennare al fatto che parte principale di tutti i progetti è una integrazione e un miglioramento del sistema delle assicurazioni sociali, in forma tale da proteggere l'individuo contro il bisogno, garantcndO'gli il minimo necessario per la sussistcn· z:. sua e quella della sua famiglia, in caso di ma• lattia, di infortunio, di disoccupazione, di vecchiaia, di morte, di matrimonio, di gravidanza ccc.; successivamente è da notare che tutti, o quasi, i piani cercano una soluzione a tre problemi che sono con· dizioni essenziali pcl succcssO' di un qualunque sistema di assicurazione sociale: il problema dell'assistenza sanitaria nazionale, quello dell'invecchiamento della popolazione e quello della disoccupazionc. Quest'ultimo problema ha ossessionato più o meno tutti i paesi, tanto che anche quelli che non hanno osato affrontare la complessa situazione nella sua interezza, devono portare la loro attenzione su questo grave e incombente pericolo (Cfr. la Svi::- zera col piano Zipfel). Si parla di « piani di pacificazione sociale » ma ci sembra che una tale dcnomin..zione contenga alquanta presunzione. Ciò che più pericolosamente insidia la pace sociale è il difetto> nel sistema di distribuzione della ricchezza: solo quelle misure che possono ovviare alle più evidenti sperequazioni di tale distribuzione possono essere seri ed effettivi fattori di pacificazione sociale. Ora non occorre perdere molte parole per dimostrare che tutti i piani basati sulla eliminazione· del bisogno, e che prevedono un sistema assicurativo universale obbligatorio, -per quanto completi e perfetti essi siano, possono, in ipotesi, eliminare le punte di indigenza, togliere di mezzo quei casi di bisogno- e di miseria che più offendono, ma non hanno alcun effetto pratico sulle junte di benessere. Una rendita di 20 fr. la settimana potrà impedire all'operaio disoccupato di morire di f~me, ma l'obbligo di versare un contributo· di fr. 3.65 la settimana non affcttcr;1 in modo alcuno l'opulenza di un milionario. In altri termini, questi piani potranno far sparire le classi più miserabili, ma lascieranno sussistere i grandi industriali, commercianti, banchieri, i ricchi oziosi ccc., e quindi non sarà fatto neppure un passo verso quello che dovrebbe essere l'ideale di tutte le classi e cioè che gli uomini possano partire pel faticoso cammino da punti di partenza approssimativamente eguali. Rimarrà cosi nelle classi non abbienti quel senso di insoddisfazione e di aspirazione verso una superiore giustizia dalla quale soltanto la pace SO'cialepotrà essere garantita. Altri sono i mezzi coi quali si può tentare una ridistribuzione della ricchezza come le imposte sul capitale, le imposte progressive, la abolizione totale o parziale del principio ereditario, la socializzazione dei mezzi di produzione e scambio ecc. Non si intende con ciò di svalutare il scnsO' e il contenuto dei piani di assicurazione sociale che in diversi paesi si stanno elaborando, ma è pericolosa illusione attendere da essi quel che essi non vogliono nè possono dare. e. m. IL MOVIMENTOPERAIOITALIANOIN SVIZZERA DAL 1900AL 1914 °' Federazione Edile e Unione Sindacale Svizzera Il pri.mo conflitto nella Federazione Muraria scop,piò a rpropooito -dei raipporti ,con l'Unione Sindacale S, izzcra. L"organizzaione interna e il funzionamento de.Ila Federaizionc edile e quel che le ~ue a,gitazioni avevano di i:Jnp1·ovvisa to, •conlra>5ta va nettamente con ,i 'Principi .ri,gidamenlc centraliuzatori e i criteri quasi scienti'fici di lolla delle .altre organiz2ioni svizzere foderate ne1la Unione Sindacale S\·izzera e che tro\·avano la loro oopre~ionc nc,gli Gtatuli che re&Se<ro quoot'ultima tra il 1890 ,e d 1906. L"Unione Sindacalo a,·eva istituito ,due ,cla.6- ,-,i di soci: i -sinct,a.cati a,de1·enti .rulla ,clat;6e a) dovevano ver'5are per ogni socio 10 -cent., C€6i conservavano inte<rannente l'iniziati\·a per gli scioperi. l'aippoggio ctoll'Unione Sindacale si limitava alla. diiE-trlliuizione di Liste di sottoscrizione, era quindi solo di natura morale e di un ,alore spes.so diJSlcutibile. I sindacati aderenti. aLla cl.a&:;c b) versa va.no •ccnt. 30 ;pe-r Ògni ;;,ocio, ,perdevano •però di .fatto l'iniziativa nella p,rocLaimaizione òeg.li scioperi. Il Comitato Centrale dell'Unione 6'indacaJe amministi-ava Ja cassa per ,gli scioperi di ques-tc or-g.anizzazioni. ohe veniva ooncC€iSOé:'Otlose ;erano ,soddisfatte a'lcune condizioni, spe-ci.ficate nell'Art. 4 dello statuto. 1Art. 43. Un ultimatum con la minaccia de·llo sciopero può eS&ere p,resentato solo quando si,ano soclcli6faltc ,le se.guenti preme66e: a) Almeno due 1erzi degli operai intere~ati debbono appa,.rlcncrc a ll"organizza,zione ,da almeno sei ,mec;i; b) Al.meno il 900/o di •e&Sidebbono e&Se-rsi diohiarati in votazione 19egreta favorevoli allo sciopero cd -oosersi impegnati per i.scritto a parteciparvi; e) Almeno una, metà. clcgli operai non organizzati cleblbono a \·ere dfohirurato per iscritto cli a.deri,re a,i.lo scio,pero; cl) Le autorità. competenti deU'orga,nizzazione debbono aver da-io il loro consc~o; in ca.so contrario il Comit~1,to ,centrale de.1l'organizzazione o quello dell'Unione sinclaicale ,hanno il cliritlo ,di ,rifiutare ogni sussidio. E" c,idente, dopo quanto abbiamo detto della Federazione edile, cthe quest·u1tima non sarebbe mai .sia<ta. in gra.do di soddi~Iare tali condizioni, che q:uincli, se gli statuti dell'Unione ;:;incla,calc fooscro tali a.p-plicati alla lettera, e.sca avrebbe dovuto ,·e,~are regolarmente de.Ile somme notevoli nc.lla ,cas.sa ,della Unione Sinclacalc senza poter ,ma.ti sperare di vc.derc riconosciuto e su~idirut.o uno ecio,pero. In rcaJ.tà i•l Comitato clell' Unfonc Sinda•cale tenne conto, neHa questione finan2iaria, della situazione p.a,rticola1·e della Fede-razione Edile; trOippi motivi di maJ.contento sussistevamo però ira ·le due C06Ì ,cliver;;,e organizzazioni e la 1ensione ,si acuì col tempo; il Comitato ,dclr Unione Sindacale non poteva rassegnarsi a vecle,rsi posto cli tanto in tanto dagli edili di fronte al fatto compiuto di uno sciopero inizi-a,io senza che le prescrizioni statuta~·ic fossero rispettate; c56o non a\•ern 'n~'-!Suna 1comp,rensionc fpe~· una rrtaniera. di lottare. che giudiec'lva arrc~rat.a., «primitiva». Dopo i fatti rparticolarmente gravi cli Bru.,ile-a dc'1 1903, clorn i,l cl-cìiòeralo .sciopero fu impot:.to da •una ma,ggioranza cl i operai non organizzati cli passaggio ·per la città., il ,Comitato clell' Unione indacalc convoca.va aJla Pasqua <li queu·anno a Bema una •conferenza .a,ppositamen tc per c<'-arninarc il problema degli edili Haliani; la. conferenza delioberò aJ.l'unanimitit che non c1·a possibile continua.re in queJla manic1·a. &cioipcri <iichiarati senza ,che le })rescrizioni, <legli 6tatuti fossero ~tate rigi,damenie OS6ervatc, non clcrnno più eisscre su~idiati. Greuli>ch riconosce,·a l'unicità de.Lia &ituazione degli eiclHi, rifene\·a. ,però « che malgra,do ciò, anche .,e il ,compito è eia. noi in S\ izzera più difficile che in al,tri pac~i, dove prernlgono ~li operai staJbili, esso deve e-ssere a.s.solto ». (GrelLlioh H .. \Vo wollen wir hin? 1903, -p. 24). anca ,La. di&cus.,,ione -ohe ebbe luogo tra gli itaJi.aui Gu questi rprobl-emi ,fu oltremcdo confusa e degenerò presto in una violenti&Sima tpole.mica tra Scr.rati, Seg1·etario de.I Prurti to Socialista Italiani in Svizzera e il ,comitato Centrale della Federazione Edile. Aloune &ez·ioni, irnalcontente, U1Scirono dalla Federazione, riidivenlando autonome, e qucLla di Losanna ,prendeva l'iniziativa di fondare una Fede.razione Edile della Svizzera Jranccec (2 noYembre 1901), alla quale aderì.vano 9 sezioni: la nuoya Federaozion,e dic11ia:rò però subiio di eBSCTeproni.a a !rientrare nella Federazione Edile svizzera, quando c;:uestn avJ·eib-be offerto &ufficienti garanzie fPer un lavoro serio e positivo. Poco a poco si diffel't•nziaa-ono ne.LI.a Federazione edi•le òue .correnti, una di italiani, favoreYoli all'uscita della loro organizzazione dalla Unione Sindacale Svirzze.ra, ,e un'altra, òi tedesichi, contrari. Il COOJo"T~ di Ber.na (17-18 ottobre 1903) riool&e il <li.s6ictio nel modo ,più com eni.ente: gli italiani si costi'uirino in una federazione ,aderen,te a.l,l' Unione Sindaca,le Svizzera, mentre i pochi ediJ.i te-deschi aiderivano alLa Federazione Mura~•ia tedesca. Gli ata,tu li ,d,e,11.a nuo\ a Federa2ione Muraria Italiana rilevarono in confronto al ,paseato, un noiev-0le prog,re.s.so. Solo al Comitato ~enrrale i;jpetta il <li11•itto di -proclama.re uno .sciopero; i'rurt. 20 :µre.scriveva, che la sezione ,che aveva l'intenzione di proclamare uno sc:io,pero, -doYcva irnviare al Comi-lato centrale pr-eeise informazioni ~uJ salario in ,·igo>re, sulla du.rata della giornata la, ora ii va, su 1 numero dei lavoratori dell'arte muraria occupati in piazza, suJ numero aJJ)J)'l'OStsiJmativo ,dei disoccupati, sul nlllffiero degli orgam..izzati da armeno 5ei me.sì, i:,ul nume'l'O approssirnatiYo dei diisorgainizzati, sul numero degli operai ,coinvolti nello scio-pero, s-uL1a ,ca-paciià di Tesh;.tenza degli imu)roowri in raip,po1,t.o aLla situa.rzìone degli opera.i, agli ÌlmJ)egni ohe ef:.Si jpOs.sono avere WS6unti, alla staigione ecc., su!Ja possibi,Utà, per gli impretSari, di trorn,rc dei crumiri. JUcevuli, i rnippO'rti hl COlffiilato ,centrale inYierà. sul P<X'-lo i,l segretario cl1e cercherà <I i risolvere paci-ficamente la vertenza, e in caso negati, o -prooiederà aLio sciopero. Lo stes,so verrà però diohia,rato &olo se i.n asse,mblea str201•dina,ria <li operai organizzati e disO'l'.eanizza.ti almeno 1'800/odei soci del Sinda.cato si Ba.Tà òichia.rato in ml.azione a scrutinio segreto .favorevole allo scio,pe1·0 e almeno il 600/o dei non organizzati avrà dato voto favorevole allo scio-pero. Ottenuta tale maggioranza, l:utti i volanti daranno la loro firma di solidarietà e di garanzia tmO'l·ale a:lla re.si&tcnza ,da appor.si in un apposito registro. (Continua In quarta pagina) (1) La prima parte di questo studio è apparsa nel n. 23 del 15 aprile scorso. Per la Fede·razlone eu·ropea ADESIONE SOCIALISTA L" « A oantil " del 30 novembre 19-i4 ( edizione per raffa Italia), pubblicò il lesto della mozione che concluse i laoori dell'ultimo congresso de'l Partito Socialista llaliarw. Per ciò che concerne il Federalismo, esso si chiuse con le affermazioni che riproduciamo e che aprono la porta ad una stretta e f atlioa collaborazione oerso lo scopo, cui tutti fendono, di una Europa Unila. <: I socialisti ospirnno alla ricostruzione di una unica Internazionale dei lavoratori, come presidio della pace nel mondo e forza promotrice elci socialismo in tutti i paesi. II P.S.I.U.P. auspica la convocazione di 11JI1a conferenza internazionale operaia che abbia mandato ed> autorità di intervenire nella conclusione della pace e nelle tratt.atiYC per il aiuovo ordinamento dell'Europa. Jl Partito Socit1lista è persuaso che l'intervento diretto di questa conferenza internazionale operaia varrà a fayor:ire la costituzione di una federazione cli nazioni europee. che i socialisti hanno sempre propugnalo ritenendo che i popoli europei soltanto in una stretta solidarietà potranno risollernrsi dalla rovina in cui sono caduti per ogni forma di autorchia nazionale. l socialisti danno quindi il loro appoggio ai movimenti che agitano, senza mire interessate, fidea cli una Federazione dei popoli europei fondata sulla esigenza popolare di stabilire una unità economica e politica superiore agli stati e .ad ogni forma di autorchia nazionak. » I COMPITI DEL COMITATO INTERNAZIONALE PER L.-1 FEDERAZICNE EUROPEA Dal 22 al 24 marzo 1945 si è len11la a Parigi la prima conferenza per la Federazione Europea (di cui è staia data notizia sn « Libera Sta"!-pa" del 5 aprile u. s.) alla q11ale hanno partecipai'? personalità d'Inghilterra, della Spagna ReJ?ubl>hcana, dell'Italia, della Soizzera, della Grecia, clell"A11slria e della Francia. Al termine della conf erenza è stata adottala una risoluzione comune (pure pubblicata su < Libera_ Sla_mpa,, _ciel 7 apr~- le) ed è staia decisa la coshtuzwne eh un Comitato Internazionale per lo studio e la propaganda dei problemi federalisl~, con sede a Par[gi, .n~e Réaumur fOO, i cui compili veng~no precisati m lln programma che qui pubblicluamo. Perchè po sa svilupparsi una politica fed~~alila cttropea, è necessario, ~a trna partc 7 che _I1<.le~ rcderalista penetri nella vita dcmocrahca di tuth i paesi europei e si inserisca nelle loro fonclomenlali que tioni nazionali c. dall'altra, che le correnti federaliste di ciascun paese si mantcnguno collegate in m.oo~ da coordi~arc la loro azione che ha un ob1ctl1vo supcrnaz10nale. I co'mpili che ne conseguono per il Comitato ono pertanto i seguenti: 1) Il Comitat~ (C.Lf.E.) ~~\·e sto_bilirc_ dei legami permanenti con I parhtr. movimenti cd or- ~anizzazioni dei diYersi paesi, che accettano di tar uso dello loro influenza per la realizzazione della Federazione Europea. Deve invitarli a costituire dei comitati di azione federalista allo scopo di raggruppare in orni nazione le forze federaliste, di designare i ~oro rappresentanti in seno al C.I.F.E. e di elaborare in collaborazione con esso una politica internazionale federalista. 2) Direttomentc od attraYer o tali comitati dazione federalista, il C.I.F.E. doHà mettersi in contatto con tutli i partili. mo,,imenli ed organizzazioni dei diver i pae europei che propugnano, sia pure in modo generico, una politica di collaborazione e di fraternità fra i popoli europei e si op__pongouo alla politica nozionalista dei loro Stati. Esso dovrà cercare di conYincerli della nece ~ità ài concretare le loro aspirazioni in un senso federai i ta. 3) Il C.I.F.E. deve preparare, a breve scadenza di temp(), un primo congresso federali ta europeo fra i partiti, movimenti ed organizzazioni che Accettano il punto di vista federalista o Io considerano con simpatia. Tale congresso detcrmi,nerà solcnnemen le l'azione politica da sYolger i per raggiungere gli scopi preconizzati e darà così alla lotta per la Federazione Europea la ri onan1.a e il peso che gli sono necessari per impor i e trascinare tutti coloro che esitano. 4) il C.I.F.E. non intende costituire umo spccit- di internazionale di nuovi partiti, ma un centro di raggruppamento che si propone di coorcli11are, ~ul piano della lotta per la Federazione Europea, i partiti. i movimenti e le organizzazioni progressiste esistenti, indipcnden lemcn te dalle divergenze che possono awre nei prohlemi interni di ogni singolo Stato ed indipendentemente da vincoli internazionali particolari che pos ono aYcrC' con altri partiti analoghi. purchè accettino c0me fondamento della civiltà europea i metodi drmocralici. 11 movimento federali ta ch~vc dimostrare che la soluzione federalista non si oppone alle esigenze dei partiti progressisti, ma fornisce loro la ba e nccc aria per la vittoria. 5) Il C.I.F.E. cercherà di agire in modo do far nascere nelle assemblee nazionali sovrane de9Ji Stati democratici europei delle maggioranze tcderalistc che dovranno determinare i loro goYcrni a procedere alla costituzione di organi mi federali europei. 6) Il C.I.F.E. deve pubblicare. immediatamente. 11n periodico intitolato « L'Europe Fédéraliste » al quale si dovrà dare la più larga diffusione in tutti i paesi. Questo periodico per prima cosa donà metodicamente analizzare gli SYiluppi politici internazionali e nazionali dal punto di vista federalista, dimostrando che la politica federalista si collega in modo immedioto con i più urgcn ti problemi della ricostruzione di ogni poese di Europa e del mondo. Jl C.I.F.E. dovrà anche favorire la na ci la di pubblicazioni federaliste in lutti i paesi, e mettersi in relazione con quelle che già com paiono per stabilire dei servizi stampa comuni e contribuire così alla diffusione delle idcç federaliste.

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