L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 23 - 15 aprile 1945

B Anno XXXVI (nuova ••rie) N. 23: Zurigo 15 Aprile 1t•1 PAROLPEROFETICHE Vere quando furono scrille (f9ì8), vere ieri, oere oggi, anr-or più oere per le prospettive del domani, c,uesle parole di Filippo Turali merìla.- 110 di essere rimeditale: QUINDICINALE SOCIALISTA e: Da 1111 law la vittoria fasci!>La pon fine a quella che potremmo chiamare l'illusione pacifi- ..,ta, in c-ui !>i cullarono gli spiriti più miti dello '>tc---,o so<:iali mo: la speranza di un trapasso a 111Hl\,' c più alte forme wciali relativamente age- , ole e c;empre meno contrastato. Il fascismo, bpr-essionc u I lima della wpra f fazione di classe. pro, a a I uce meridiana che la violenza può gioC'arc uncora unu parte preminente e decisiYa Hel111 e,oluzione. o per l'in\'Oluzione. delle Società, e d1e le classi pri\·ilcgiate, in ogni Paese capitali:-,la. non rifuggono da alcun meno, anche il più c·l-{remo e criminale - foss'anche, acciccatc dalla paura. in danno comune ed anche proprio - pur di con:,ervare i piopri privilegi quando li temano REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE Casella postale No. 213, Zurigo 6; - Conto :J)oatale No. VIII 26805; - Tele(ono: 23 70 87 • ABBONAMENTI: 24 numeri fr. 6.-, 12 numeri Fr. 3 - UNA COPIA ceni 30 • DEMOC.RAZIA « Naturalmente i problemi da risolvere preventivamente sono molti e riguardano, oltre le questioni di dottrina, la struttura organizzativa e i rapporti internazionali del nuovo partito». Così scriveva Pietro Nenni sull'Avanti! di Roma il 7 gennaio scorso. Occorre tener presenti queste parole se non si vuol creare altro che della confusione anzichè portare un contributo serio di chiarezza alla soluzione del problema della formazione del partito unico della classe lavoratrice. Ad esempio, si ode oggi, talvolta, negare o considerare come superate la posizione e la funzione del partito socialista da taluni sociali:.ti e comunisti che, identificandosi a vicenda, almeno nella ideologia, non s'accorgono d'indebolire il partito socialista dall'interno e dall'esterno; tal'altra che due partiti marxisti della classe lavoratrice non hanno ragione di essere e che quindi l'ora della fusione è suonata. Gli stessi argomenti sono, talvolta, di quei socGlisti o filosocialisti che non militano nel nostro partito e che definendosi liberali o non marxisti o addirittura antimarxisti, hanno ritenuto e ritengono in buona fede di poter essere o dirsi socialisti sotto un'altra insegna (ad esempio, jn Italia, quella del partito d'azione o della «sinistra» della democrazia cristiana e del partito repubblicano) a seconda dell'accento che essi pongono su questa o quella istanza, che sono pure, è bene notarlo, del partito socialista. Tirati così da una parte e dall'altra, i socialisti dovrebbero nel momento stesso in cui si dà loro implicitamente atto che il socialismo è vincitore, ammettere che il partito, il loro partito, è bell'e morto. Un momento, signori. Vi sono ancora, mai c0me oggi, socialisti che credono nelle ragioni profonde della esistenza e delh funzione storica dt>I partito socialista. (Il discorso, qui, potrebbe andare per le lunghe. Ma noi cercheremo di essere, come al solito, brevi: è un metodo che ci siamo imposti e che ci sembra consono r;oi tempi e gli animi). Alle considerazioni di ordine programmatico, preferiamo premettere un rapido esame della composizione reale, sulla base delle inforQlazioni che abbiamo, dei vari partiti e sezioni di partiti in cui si divide la classe lavoratrice. Questa, da un punto di vista economico si compone di cinque categorie: I) Salariati dell'industria (operai e tecnici); 2) Salariati dell'agricoltura (braccianti); 3) Salariati degli uffici (impiegati e funzionari); 4) Piccola borghesia agricola (piccoli coltivatori e mezzadri); Piccola borghesia urbana (piccoli industriali, artigiani, professionisti). (Gli intellettuali sono da ritenersi compresi nei tecnici, negli impiegati e funzionari e nei professionisti). Orbene, noi riteniamo che nel partito socialista, come in nessuno degli altri partiti, vi sono rappresentate tutte e cinque le categorie con tutte le sottocategorie e sfumature particolari. Per restare all'esempio italiano, il partito comunista è invece un partito eminentemente operaio e di una minoranza, oggi in netto aumento, di studenti e di intellettuali; il partito d'azione invrce è un partito della piccola borghesia (oltrechè della media) composto soprattutto di professionisti e di intellettuali; l'ala sinistra della democrazia cristiana - nella quale prevale l'elemento contadino - ~ costituita principalmente di tecnici, artigiani e professionisti. Le forze del lavoro sono così suddivise ma, ripetiamo, se vi è un partito in cui tutto sono rappresentate, questo è innegabilmente il partito socialista. Il quale, appunto per ciò, si presenta come il partito che è in potenza destinato a far precipitare, nel crogiolo di un'unica lega «rivoluzionaria», tutte quelle forze, a fonderle in unico blocco, a unificarle in un unico organismo che. raccogliendo la classe più numerosa di un popolo, ha i maggiori diritti e conseguentemente i maggiori doveri nel compito di organizzare e trasformare la società nel legittimo interesse di tale maggioral!_:y. (Abbiamo detto la parola « rivoluzionaria » per· chè non sapremmo come altrimenti chiamare il fatto innovatore della conquista del potere, che ne consegue, da parte di una massa omogenea di contro alla tenace resistenza che le forze della conservazione ancora oppongono). Coloro che vogliono realizzare questo fatto innovatore, coloro che vogliono questa «rivoluzione-o, coloro che la intendono appunto come il rovescia- '-l'riamente attaccati. Agitando lo spettro di un qual.,ia i bolscevi1,mo, la plutocrazia trascinerà la borghesia, o una pal'te di essa, non fosse che mento della situazione tradizionale in cui l'assottipcr qualche periodo, a solidarizzare con essa, a gliata schiera eletta dei ricchi, dei capitalisti, dei monopolizzatori, dei «padroni» governa la ere- superare ogni scrupolo, a co:.to di rinnegare se scente moltitudine dei poveri, degli sfruttati, dei di- sle SJ. e il proprio passato, di cancellare le orme seredati, dei coartati, dei «proletari», coloro insom- delle proprie gloriose riYoluzioni. ~ella migliore ma - tutti - che non vogliono servire, che sen- delle ipotesi. quella parte di borghesia rimarrà tono di essere uomini liberi non meno di quanto lo sentano le teste coronate e i petti dal cuore a si- passi rn cd inerte, e ciò può bastare ad assicurare nistra e dal portafogli a destra, possono trovare nel I,. , ittoria ai ceti più parassitari della società. partito socialista il loro posto e la solidarietà A maggior ragione. l'esempio del fascismo dodel partito nella difesa dei loro giusti inte- \'l'ebbe -.cuoterc il passivo agnosticismo di quel ressi, nel quadro del suo grande programma di lavoro per l'avvenire che si compendia in una sola sindacali mo corporativista e "blusa.jolo", che parola: DEMOCRAZIA. Democrazia internazio- pone ogni ·ua fede nella contesa per i salari e nale, democrazia istituzionale e democrazia econo- per gli orarii. nelle coalizioni e negli scioperi. mica. Che significa? indifferente. o quasi, alle battaglie dei partiti, alDemocrazia internazionale; significa volere una la lotta per la-conquista del potere, a Ile ideali tù istituzione democratica supersté!tale che, assorbendo in sè, parte della sovranità degli stati, abbia i poteri p rofo11damen te rinnovatrici del socialismo. e i mezzi per impedire che, per ragioni di prestigio • D'altro canto. la ,ittoria fascista insegna alle imperialistico o di autarchia economica, si faccia ri· masse a dif'fidare dell'utopismo scervellato e decorso alla guerra. magogico, nel miglior dei casi intempestivo e Democrazia istituzionale: significa che i singoli stati non devono più essere fondati su istituzioni prematuro, a detesta re gli atteggiamenti estremi- (come la monarchia in Italia) che, alla prova, si ti e intransigenti, che irritano l'aYversario senza sono dimostrati incapaci di impedire la dittatura di nè domarlo nè espugnarlo. e rigettano nelle sch.icuna minoranza qualsiasi. re: reazionarie vasie 1..one di popolazione, che non Democrazia economica: significa socializzazione e hanno alcun interesse reale a farsi manutengole riforma agraria i cui termini sono troppo noti per della reazione. per diventarne, l'indomani, esse doverne ripetere qui l'illustrazione. Diremo soltanto che socializzazione non significa statizzazione e ri- pure lo zimbello e le vittime. Contro la minaccia forma agraria significa sostanziale redenzione dalla dell'inferno fascista non sarà mai troppa l'unioschiavitù del capitale. ne di tutte le energie nazionali, che tengono Ecco in sintesi il programma del partito sociali- qual che ne sia la classe. l'etichetta, il Partito - sta. Quale dei tre obiettivi dovrà essere posto in al ri petto delle libertà parlamentari e della diprimo piano? Per conto nostro essi si tengono cosi strettamente che nessuno può dirsi secondario e a gn ità del Paese. » vicenda si condizionano. Proprio nella misura in cui ad essi contemporaneamente e progressivamente si saprà tendere, la democrazia diventerà realtà. La esperienza del pass~to l'ha già troppo duramente dimostrato. Come e quando il partito socialista potrà realizzarli? Solo nella misura in cui saprà diventare il nuovo partito unico della maggioranza. Us. Il proletariato e l'emigrazione :;>oteva mancare di crearsi l'adesione delle classi borghesi più ambiziose ed ansio,.:e cli nuo\·n ricchezza, di gran parte delle classi medie ed implf'- gatizie sompre sensibili ad ogni idea di « grandez· :r.a >, ed infine anche di contingenti popolari con- \"iuti che l'imperialismo cosidetto proletario anebbe conseguito risultati che le lotte Interne di <:lasse, in un paese fondamentalmente povero come il nostro. non an<>bbero mai potuto dar<>. Dal numero del /5 gennaio dell'organo clandestino socialista dell'Italia ciel nord, « L'edificazione socialista », toglia. mo questo interessante articolo su un problema che certamente interesserà tut. li gli emigrati italiani in Svizzera. RAGIONI DELLA NOSTRA EMIGRAZIONE Costituitasi l'Italia tardivamente ad unità con uni1 economia agricola arretrata, un'industria ed un sistema ferroviario appena agli albori, una poteuziallt1 finanziaria molto modesta, una bilancia commerciale passiva, una po:;>olazlone iu ra,pido · sviluppo, i nostr•i uomiul di Stato videro nella emigrazione una doppia possibilità: diminuire la pr·esslone demografica che creaYa problemi non risolvibill nell'ambito della economia interna; rendere dlsponlblle attraverso le rimesse degli emigrati un flusso di valuta estera che avrebbe coperto il disavanzo della nostra bilancia commerciale e consentito l'importazione di muteriall tec·- nicl con cui av\•iiHe il graduale s,·iluppo clelln nostra industria, rlella nostra agric.-oltura e clei nostri trasporti. Cosl nel :;>eriodo che Ya dalla formazione delln nostra unitù alla prima guerra mondiale milioni ùi italiani, ,er la maggior parte di moclestissime <'Ondiziooi lasciarono le nostre cittù e le nostn• C'nmpagne per portare la loro grnma fatica e In loro miseria in terre lontane. L'emigraz1onr cli questi tlecennt cost itnisce un:1 vera epopea che non ha ancora tl'O\'Hto il suo poeta; ma nel cuo1·e di ogui itnliuno degno \'i è un ~entlmento misto di pena per tutte le sofferenze e le umiliazioni che i nostri fratelli do\·ettero affrontare, e cli orgoglio per tutte le opere mirnbili che l'ingegno ed il lnvorn di tanti milioni di umili sepr>ero costl'ui re in ogni pi ì1 remoto paese. Quali le dottrine? Per i seguaci del lasciar fare e del lasciai' passare l'emigrazione, put· es ·endo consideruta un proces::;o ·entimentalmente doloroso, doveva svolgersi senza into,pi. Allo stesso modo che i paesi con ecceùenza di materie prime dovevano esportarle \·erso i mercati capaci di assorbit·le, cosl i paesi con eccedenza di mano d'opera non utilizzabile i11 pn· tria dovevano esportarla verso le economie nuove o verS-O i paesi in fase di regresso demog-rafico. 11 movimento che ristablll1•a una situazione di equilibrio produ,iivo doveva ess · ln definitiva a ~ s l i · ls gi ·o~a 1 cl mi n \'l'ebbe1·0 avuto, ad ambientazione avvenuta, il lo1·0 giusto compenso; d'altra parte i tentatlYi coloniali non anebbero consentito che la sistemazione di un esiguo numero di persone ed a nebbel'o richiesto l'investimento di somme enormi che il paese occupato a risolvere difficili problemi interni, non sarebbe stato in grado di fornire; infine le mlserie conseguenti al sonapopolamento del terl'itorio nazionale sarebbero state ben più dolorose cli quelle insite nell'emigrnzione. Queste furono per molti anni le argomentazioni delle nostre sfere dirigenti e l'emigrazione si inse1·1quindi come un fatto naturale nella nostra fo nomenologia economica e politica. LA CRITICA SOCIALISTA E NAZIONALISTA Tali idee non erano però senza essere contn1 stnle. Le avnngnardie del socialismo e del nazlona lismo pl'endevauo gradatamente posizione. I socialisti si preoccupa vano soprattutto del modo con cui l'emigrazione aYeva luogo. La « patria cli lor signori» oon solo non si cura rn dei suoi figli più miseri, ma lasciava che la loro ansia di ~ottrarsi alla miseria endemica per correrP. verso l miraggi del nuovo mondo fosse sfruttata qui da reclutatori e armatori senza scrupoli e laggiù cla padroni schiavisti e implacabili. Questi paria non avernno quindi nessun clovere cli gratitudine nè verso I vecchi nè verso i 1rno,·i :;>ndrnni, nè vei·so la vecchia nè verso la nuo\'a pntria, ma dorevano invece sentirsi uniti da \111 putt-0 cli fraterna solid9>1·ieti\ con tutti i lavoratori degli altri 1rnesi per fare la loro guerl':l, In lor-o lotta cli ('}asse, contro tutti gli sfruttatori. Per i nazionalisti, espressione della nuova borghesia in sviluppo, il problema aveva inYece aspetti dh·ersi: l'emigrazione rarefacendo la mauo cl'ope1·a disponibile rendeva possibile ai lnYOl'Htori restanti cli pretendere con maggior forza un 111iglioraruento delle condizioni di \'ita; i moltiplirnli rapporti con i paes~ esteri, e In coscienza dei risulta ti ottenuti negli stati industriali :;>iù progrediti dalle masse hworatrici ol'ganiz:r.ate, potevano dar luogo a movimenti politici e sindacali pericolosi; le imprese e i guadagni realizzati dai capitalisti stranieri sfruttando la mano d'opera italiana desta rnno gelosia ; le giovani classi borghesi mordernno il freno; bisogna va espandersi ! Perchè gli operai e i contadini nostri andavano a fa1•si sfruttare in terra straniera? Se l'Italia avesse a vuu1 ie l' più sviluppata e degli sbocchi coloniali il flusso emigratorio sarebbe stato ridotto: era quindi neces ·a l'io creare un sistema protezionista a fayore della nostra industria in g-enernle e della nostl'a sici<>rurgia in particolare, per eonsentir(' SYiluppi produttiYi altrimenti impossi 1bili in mercato libero, e per creare una altrezz,1tura di guerra da cui· 1•1tafo1 anebbe dovuto trarre a:;>· poggio per lu sua azione diplomatica e milita re. I nazionalisti proclamavano quindi che la lorn dottrina era il socialismo dei popoli poveri etl esubernntl in lotta contro l'egoismo dei l)OJ)Olipadroni clei heni della terra. Intanto alla vigilia della prima guerra monclialP la nostra emigrnzione. indiffe1~nte a queste polemiehe cui le plebi prh·e cli educazione politicn non poteyano inter<':-Snrsi, eonti nun Y:l nel suo pieno sviluppo. LA GUERRA 1915-1918 E JL FASCISMO La g-uerrn cl<'! Ull.3-1 cletNrninl, una battuta cli arresto ma nel :Jeriodo stH·<:e:-si \'O a !l'a rmi;;t i1.io ,·i fu un principio di 1·ipre;;a. Xei f1·attempo tutta\•ia l'esuberanza cli mano ù'opern disponibile el la nece siti\ cli rnllentare il ritmo emigl'atorio in moclo che qu<>sti non :t\·esse a creare perturbamenti interni Indusse all'Uni stati e pnnicolarmente gli Stnti Uniti e l'Australia a porre limiti sempre più ;e,·eri all'afflusso di nuo,·i elC'menli; inoltre una c·erta discriminazione venne falla tra gli emigrnnli a seconda clei paesi di provenien:r.a ecl agli italiani fu 1·1e. rrnto un t rattumento che inC'iclen1 sul loro nmol' proprio. Quando nel dopoguNra il fa;;eismo san a I potere le accuse del nazionalismo contrn remig-raziorn• furono riprese con mar:-giOI' \·igore: ali e"~e ~i ag-- g-iun!!ernno due nuovi argomenti polemici: le offen ·ive re tri1.ioni estere rerso i nostri emigranti. e il fntto che i com:len i coloniali clnti all'Italia per la sua partec-ipazioue alla guerra fossero valutati iirndegunti ai sacrifici sostenuti dal nostro Paese. Da tutto ciò derìvnnt per il fa ·cis010 la necessiti\ cli pl'oteggere e sviluppare l'indu tria e l'agricoltura in Italia, non importa a quale <:osto, e cli pr<>- parnre una espansione coloniale, non im1lorta a quale t·i chio. Conseguentemente non solo ne::;suna mism·a per lo S\'iluppo dell'eruigrazlone doveYa essere presa, ma al contrario lo stesso governo italiano rispondeva agli ostacoli dei governi esteri decretando ufficialmente la sua contrn rietà al fenomeno migratorio, e l'Inizio di una politica di e pan ion(' imperlale. Sulle basi cli questi orientamenti il fascismo non CONSEGUENZE DELLA GUERRA ATT.UALE Quali siano state le direttive economiche, pollti- <"he, diplomatiche, militari derivanti du tale presu cli .posi:r.lone è a tutti noto, mentre d'altro lato le eoncrete conseguen7,e finuli costituiscono materi11 ciella ·toria dei nostri giorni. Allorc:ht'> la tragedia della guerra sarà finita e l'Italia ùon-à riprendere la !faticosa opera di rico~truzione delle sue città e delle sue attrezzature clevastate, il no tro paese si troverù certamente dl fronte alla necessità dl importat·e dall'estero grandi quantitù di materie :)rime, cli macchine, di g-f'- neri alimentari, di mew;i di trasporto. Le nost1·<>esportazioni, considerate le condizioni in cui ve1Tù a t1·ovtusi l'industria e l'agricoltu1·a non ,-a ranno tert nmente lali cln costituire adegua tu c·onu·opartita e d'ultra parte non sarù neppure possioi le fo re as;:egna mento sulle abituali partite fu- ,·oreYoli clella nostra bilancia dei vagnmenti quali il u11·i::1moetl in certi periocli i noli marittimi. ln parallelo a questa tl'iste situa:r.ione sl avrìt la smohilitazione ed il ritorno dalla prigionia o dalla dC'porta:r.ione cli milioni di gioYnni che non riuscil'unno a trovare nel nostro ciclo produttivo, in fa· tico a fase cli m('s;;n in marC'ia, la loro adeguata u ti li:r.znzione. ..\ nc·ora una \'Olta c1uinùi incomberà sulla nostra Yita nazionale la nP<:essitit di mandare all'e;;tero la nostra mnno cl'opern per ulleggerire la situu:r.lo ne intel'llu r per avere unn dlsponihilitù di \'aiuta (':,;fer,1 <·<lll c·11i a<'rE'INa 1·0 il proC'esso di rlrostruzione. :\la dove :)otranno t1·0\·are impiego nosti·I lavorntori? Per quanto concerne i nostri recchi tenitori africani upponendo anche, nella migliore delle ipotesi, the e»si possano essere come prima ape1·ti nlla nostra atti\'iti\, è eYiclente che la loro messa in valore richiederebbe tali risorse capitali da non essere neppure pensabile nella situazione in tui verr:ì :1 tro,·arsi il no tro paese. D'altro lato la mano d'opera che e,:si potrebbero assorbire sarebbe molto modesta, ed i tH·oclotti ric·a\'Hbili a <.;ostielevatissimi non conisponderehhero d1e in misurn minima alle esigenze della nostrn ri- !'ostruzione. Per quanto riguard11 i tel'J'ltori cli oltre oeeuno IP possihilitìt non sono affatto più fnYorevoli. Si tratta infatti cli mercati che si troyeranno In fuse lii sovraproduzione, che già clovrnnno assorbir<' i pro~11'lsmobilitati, e che non aYranno Inoltre 1·0\·lne

Bil da riparat·e .non avendo subito dalla guena distruzione alcuna. TUTELA DELLA NOSTRA EMIGRAZIONE E' pertanto eYidenle che il problema della noslrn emigrazione dovrà e. sei~ studiato soprattutto sotto il profilo della nostra partecipazione alla Ticostruzione europea, opera ciclopica che richieder;\ non soltanto quantitati\'i enormi di mate1'iall, rnu anche masse enormi di uomini ,·olonternsi e <:apac:i. :'\el plani di questa ricostruzione, c:he noi ci auguriamo possa c:oiocidere con la realizzazione dell'unità europea, l'Italia avrà purtroppo un posto modesto ,er quanto conc:erne il potenziale industriale, ma potrà a ,·eroe uno di primo ordine per quanto c·oncerne Il potenziale umano. saranno realizzate ogni classe dirigente una determinata comunità nazionale deve intanto assicurare a questa le migliori possibili condizioni di vila. Gli errori compiuti a causa cli certa menlalitìt 1uegulomane imper·ante non devono indurci a cadere nell'enore opposto cle1l'autodlstn1zione. Prima di abbandonare un settore faticosamente c-onquistato dovremo preoccuparci di trovare più fa vorernle contropartita. La no tra organizzazione ngricola e industriale dovrà quindi esser·e modificata ma non per ridurne le po~ibililit c-oruplessive, ma ul contrario per aumenta1·1e sia pure adeguandole alle mutate situazioni tli fatto. Alla base di que! ta grande opN11. sia che si tratti <li mandare lavoratori all'estero per avere materie prime sia che si tratti di reali1..zare in patria nuO\'i ordinamenti l)roduttivi, vi è la nece,;sitit lii 11na migliore educazione morale e> professionale per tulli gli italiani. L'Italia di domani quindi <10n:'.1 fare perno sulla scuola. Quando il nostro popolo sarà composto da milioni <li lavoratori aventi coscienza della p1·0,::>ria rligni l.:t e della propria capacità di produttori spc>- cializzati il suo lavoro sarit ap1>rezzato 0\'unque r tanti pr-oblemi come quello dello ·viluppo demografico e clel collocamento all'estero della mano d'opera disponibile perderanno in grnn parte il c:aratlere drammatico rol quale hanno pren1uto in quPsti ultimi tempi s11gli svilu))]>i clella nùslra ,·ila nazionale. La valorizzazione della nostra mano d'ope1·a diS'.)Onibile in setle di <:ollaborazione tra le nazioni ' doHà quindi esi:;ere necessarinmente domani una delle principali preoccupazioni del nostri uomini Il nostro Prartito di governo. ~ul modo çon cui questa \'alorizzazione può es- :,-ere conseguita gli studiosi e gli esperti: ansiosi del bene del nostro paese e delle nostre masse la ,·oratrici, dovrebbero portare fin cl'ora la loro attenzione. E' evidente che la nuoYa emigrazione donà avere caratteri assolutamente diversi dn quella clrl passato. Infatti: 1) dato che essa :;arit l'imita verso paesi già in· tensa.mente popolati, e ?er opere ricostruttive immense ma pur delimitate, non potl'ìt essel'e pre,·alentemente che temporanea; 2) dato che tutti gli Stati disciplinernnno in modo rigoroso i movimenti della mano c1·opel'a l'emigrar.ione sarà contingentata; 3) dato che tutti gli scambi internazionali di merci, servizi, lavoro, ecc. saranno controllati la emigrazione sarà professionalizzata; in altri termini nell'ambito cli un dato contingente non si muq.- Yeranno dei singoli individui capaci di non importa quale profes,:;ione, ma dei gruppi ben determinati di mestiere aventi determinate capacitìt organi;,,zatiYe e produttive; 4) dato gli sviluppi della organizzazione sindacnle i singoli emig1·anti non saranno Iasc:iati soli di fronte all'impresa straniera ma le loro :;>restazioni di gruppo dovranno far oggetto di condizioni alla definizione delle quuli donanoo partecipare tanto i sindacati di categoria del paese di ol'igine <:he quelli del paese d'impiego. L'emigrazione sari\ quindi contrattuale; 5) data In natura speciale di certi la,·ori lli rlc.:oi:;truzione i grnppi professionali organi<:i costiltwnti le unitit emigratorie potrebbero in molti casi stipularP c-ontratti cli appalto. E' e\·iclente che un grnppo lii Yenti nostri torniLOl'i non ~.>ott·ebbe essere inserì to nel complesso di una industria meccanica estera con in<:at·ichi cli lavoro autonomi, ma pel' ese111pio nostre cooperative di e<llli. terrazzieri. faleg-nami, ecc. potrebbero benissimo assume1·e tlil'ettamente l'imp1·e.~n di determinati lavori. In certi settori l'emigrazione doHebbe tJuindi essere socializzata. L'avYenire ci dirit sino a c:he punto queste tliretti\·e che noi pre,·ediamo ecl :1uspichiamo potranno <liYentare realtìt concreta. Noi dobbiamo dire comunque fin d'ora la nostra parola affinchè l'emigrazione di domani non sia un cambio di padrone o un t.rapianto di sofferenze ma un atto d'equa ed utile partecipazione alla grande opera <:omune dei popoli europei, o, io parole più concrete, una giusta ragione di scambio fra tante ore di prestazioni professionali e tante tonnellate di ca 1·bone e ferro a noi necessari. Noi non ignoriamo che l'emigrazione coin\'Olg<' anche problemi politici, sentimentali, umani che non ùe\·ono essere trascurati. l\Ia noi non li tl'asc•mifremo. La ifatica dei nostri lavoratori all'estero sarà strettamente legata alla fatica dei lavoratori c·he resternnno in patria perchè uno solo dovrtt Pssere lo scopo: ricostruire al più presto il nostrn martoriato paese e stringere vincoli di sincera collaborazione con gli altri popoli che al pari di esso hanno tlovuto soffrire gli orrori della guerra. , DIFESA DELLA NOSTRA ECONOMIA Una fa\·orernle soluzione del problema della nostra emigrazione non potrebbe tuttavia esaurire da sola la questione dell'occupazione del nostro potenziale umano. Abbiamo giìi detto che a nostro aYviso: 1) l'emigrazione ,·erso i paesi europei non potri\ aYere che carattere tempora.neo; 2) i te1·ritori d'oltre oceano tenderanno per l'a\·- Yenire ad irut)e<lire nuo,·i afflussi di mano d'opera; ~!) i nostri ,·ecc:lti territori africani, date le nostre limitate possibilità di investimenti, anche nella più faYorevole ipotesi potranno assot·bire, come <lei resto le colonie degli altri paesi. -olo limitati c·ontingenti di lavoratori. Consegue da quanto sopra che nell'armonizza re la opera cli ricostruzione della nostra industria e della no ·tra agricoltura all'opera di ricostruzione dell'intern attrezzatura procluttiYa europea noi dobbiamo fare il necessario per assicurare domani ai nostri operai e contadini la :;:,iù larga misura possibile di hvoro in patria. '.\'oi non ignoriamo i pericoli di falsi orientamenti che da ciò pos ·ono cleri vare ; noi non lgnorìa mo neppure le cose me1·a \·igliose che si potrebbero fare, sulla base dei costi comparati, in un mondo in cui uomini e merci potessero spostarsi, senza impeclimenti, come elementi costituth•i di un unico merc-ato. Senza chiudere le porte all'anenit·e noi dobbiamo tutta ,·ia ricordare che gli uomini mangiano ogni giorno e c:he fino al momento in c:ui le premesse go 1cre · _1ice ·tn gr~ncle com11ir 110113e n~ L'Avanti! dell'Italia. libera.la (qualchz raro numer_o riesce miracolosamente ad arrivare di quando in quando fin qui) documenta gi;ì fin d'ora la promettente ripresa del movimento socialista. Ce lo dicono le ·convocazioni delle numerose sezioni rionali di Roma, e quelle dei convegni socialisti nelle provincie. Qualche mese fa unti notizia apparsa sulla stampa svizzera indicava nientemeno che in 8 mila. il numero degli iscritti al Partito Socialista nella sola citttì di Roma. Di questo slancio verso il socialismo, mentre la vita nel paese è ancora tanto lontana dalla norn,alitJ, possiamo prendere allo con piacere, ma anche con perplessità, poichè ogni meclaglù1 ha il su-0 rovescio. E' la prova intanto che venti anni fascismo - che hanno soppre.~so il partito socialista, vietata la_~ua slam:P_a,eliminalo, dopo i falò delle spedizioni punitioe, Of~nimezzo di cultura socialislfl proibendo la vendi( a dei libri sovversivi, cancellandoli dai calalochi, limitandone persino la lettura nelle pubbliche biblioteche - non sono servili a nulla di quello che il fascismo si riprometteva. Senza libertà di stampa, senza liberlJ di parola, il socialismo non è isterilito come pianta in ambiente privo d'ossigeno. E' bastato uno spiraglio di libertà perchè il socia'lismo fosse ancora in piedi e si mostrasse vivo come prima, più ancora di prima. La verità è che il socialisrrw, a dispetto di tutti i reazionari di ogni epoca e di ogni etichetta, non può morire. Non può morire in regime capitalis~ico perchè ne è la conseguenza insopprim'ibi/e. i'von è forse vero che la borghesia < genera i propri becchini »P T,o spontaneo orienta,nenlo delle masse operaie italiane ne/l'on1 de'lla ripresa verso il Partilo Socialista è la riprova della f econditil del lavoro clie esso /rn soolto in un trentennio della sua attività. C'è ormai una tradizione socialista in Italia che più, non si cancella, una tradizione non di sterili a.f f ermazioni teoriche o programmatiche bensì materiala di educazione di coscienze, di opere costruttive, di buone battaglie per la di/ esa e per l'eleve,zione del proletariato. L'opera. di nobile apostolato compiuta in tanti anni dai pionieri del socialismo italiano, e che è riuscila a sostituire ad una plebe denutrita e aruilf abeta una. classe lavoratrice consapetJole i! dignitosa non può essere misconosciuta anche se lungo il cammino il partito socialista talvolta non sin stato all'altezza del suo compito. · Ma, siamo giusti, da simili errori non sono stati immuni e non lo saranno neppure in avvenire, i movimenti socialisti di tutto il mondo. E' (a.tale che una rivoluzione così profonda, qua.le quella. che deve porta.re il proletariato al potere colla. soppressione degli antagonismi di classe e coll'organizzazione dell'economia mondiale su basi collettive abbia una lunga elaborazione, un travaglio difficile e doloroso, nel qua·le errori di visione, mancanza. di tempestività, deficienze cli tattica, insufficienza di preparazione possono ritardare il raggiungimento degli scopi. « Voi operai - diceva Carlo Marx in un suo indirizzo ai lavoratori - dovrete passare attraverso quindici, venti, cinquant'anni di guerre civili e internazionali non solo per cambiare i rapporti sociali m.a anche per trasformare voi stessi e rendervi atti al dominio politico». Noi non aveva1n,o mai dubitalo. Ma oggi questo constatato afflusso di iscrizioni ad un partito che, nella situazione attuale, non può svolgere ancora alcuna azione positiva e che soltanto ha risollevalo dall'eroic11 clandestinità, alla lilce d<!l sole l'Avanti!. la sua vecchia. bandiera di tante balVITAITALIANA PRIGIONIERI l'l.'ALIANI LIBERATI DALL'AVANZA'l'A ALLEATA Abbiamo notizia che i primi contingenti di soldati italiani, liberali dall'avanzata delle lmppe alleate, cominciano ad affluire in Francia.. Circa 500 Ira essi sono giunti nella Cote-cl'Cr, a 10 chilometri da Digione. La notizia ci' è stata recata dal lenente medico dott. Scararne/la, venuto a fllir visita, a nome dei suoi compagni. al nostro Comitato. Quello che essi han sofferto in Germania è indicibile. Dei 70ù.000 militari italiani che i tedeschi disarmarono e deportarono dopo l' 8 settembre 1943. si calcola che, nei primi nove mesi di prigionia, ben 50.000 sono morti di fame e cli privazioni. Tra/lamento infame, peggi,0re di quello riservato a folli }(li alfri prigionieri di guerra, paragona.bile soli anlo a quello inflitto ai prigioneri russi dai bruti hitleriani. La loro vita si svolgeva così: lavoro forzato, il più duro, il più estenuante. sollo i colpi degli aguzzini, dalle 4 del mattino alle 8 di sera; nessuna assistenza medica; proibizione assoluta di riceoere pacchi dalle famiglie o dalla Croce Rossa. Preda della fame, gagliardi artiglieri ed alpinJ si trovarono presto ridotti a non più di 40 chili. Perchè un uomo possa vivere standosene a letto, a riposo assoluto .. occorrono circa 2.800 calorie. li fozzo di pane nero, la zuppa di rape (le famigerate rulabagas) e un'ombra cli margarina distribuiti quotidianamente, non fornivano, a quegli uomini giovani ed affranti dalla f alica, più di 1000 calorie. Se non avessero venduto ad uno ad urw tutti g~ ogge.lti clze possedevano - anetli, orologi, foglie, documenta. come il socialismo abbia continualo a vivere ìn Italia in questi e/uri venfi anni di soppressfone ufficiale. In migliaia e migliaia di famiglie operaie e contadine, che la parola socia.lista aveva elevale e redente, es.•o è vissuto nell'intimità delle parei:. domestiche. E' stata una fede che le persecuzioni rafforzavano e che, come in nuove catacombe, aumentava i -~uoiadepti. Perciò bisogna essere ottimisti. Il gran male che ha f alto ll fascismo forse non è nel nostro cwnpo così profondo e insanabile come temevamo. Molti tra noi temevano che i qll<ldri del Partito potessero trovarsi di fronte a una grave lacuna: che i superstiti del vecchio Partilo non trovassero pronte le reclute che devono precederli con più, vigore e con maggior decisione nelLu rnarcia. comune. Ma questa stessa confinuitii del socialismo, ditrafa anche senza soluzione in venti anni di vita sotterranea, ci deoe indurre inoece alla speranza: forse nel lungo silenzio saranno cresciuti al socialismo non solo giovani ardenti di fede ma anche giovani che si saranno tempra.ti nello studio e saranno ben preparali a portare alla causa un fresco e vivificante conlribu lo intellettuale. Dicevamo però che le troppo numerose iscrizioni ci lasciano alquanto perplessi. In questo fenomeno di improvvisa elefantiasi del Partilo (e non solo del nostro) scorgiamo intanto unti triste ereditiì del fascis1no, un'eco del totalitarismo di infausta memoria. - Quando per venti anni si è educalo - passi la parola - tutto un paese a vedere nel partilo dominante il mezzo per olfenere, nella lotta per la vita, posizioni facili e privilegiate, non c'è da stupirsi se, cambiata la -~ituazione politica, tanta gente si volga al nuovo astro con la stessa mentalità. di prima. Ma il Partifo Socialista è un partito di massa non in quanto apra indistintamente le porle a tutta la massa operaia ma. in quanto si fa interprete degli interessi di tutto il prdlelariato. Espressione esso stesso del proletariato, ne costituisce l'avanguardia. Perciò deve ambire a raccogliere nel proprio seno gli elementi migliori della classe proletaria, queNi più, coscienti e nieglio preparati. La tessera del partilo socialista non è il documento per farsi 11vanti a scapito di altri, per acquistare onori futili tanto apprezzati nel mondo borghese: l'onore che la tessera del Partito garantisce a~li iscritti. è solo quello di servire in prima tinea, con fede e sacrificio, la causa del Partito, ossia del prole( aria/o. Del resto ugual ferw1neno si era già verificéllo in Italia nel 1919. Anche allora ci fu un afflusso straordinario di iscrizioni a·l Partito Socialista. Ogni paesello ebbe la sua sezione con relativa bandiera. rossa. L'Avanti! raggiunse tirature incredibili superando quelle dei più diffusi giormili borghesi. Ma il Partito si accorse ben presto che la crescila improvvisa ed eccezionale era tutto a scapito della qualità.. Possiamo ben dire che i più, accesi vociferatori inconcludent1, i facili sostenitori delle scissioni e nello stesso tempo gli elementi che, al primo stormir di fronda, si eclissarono o addirittura passarono al servizio della reazione fascista provenivano proprio da questa specie di leva. in massa del dopoguerra. Tale esperienza rwn deve essere dimentica.fa. Rallegrianwci pertanto dell'attuale forte afflussi di iscrizioni al Partito solo come sintomo del sicuro orientamento della massa proletaria alla fine del presente conflillo. Ma non dipartiamoci mai dal criterio della selezione. Lavorare in profondità più che in superficie; preferire le coscienze al numero. Su queste ba.si solo si ricostruirJ un partito · forte, disciplinato, autorevole, degno delle buttuglie che l'alfendono. TENAX scarpe, indurnenli personali - per procurarsi un po' di cibo, diviso f raternRmenle fra loro, l'BO per cento sarebbero morti, certamente, di fame. Le malattie facevano strage: il numero dei lu.- bercolotici è, ora, spaventoso. Il dottore ci afferma che centinaia di migliaia dei nostri giovani, se riusciranno ad iiscire dall'inferno tedesco, tornerélnno in patria complefarnenle finiti. Impossibile, a chiunque non abbia. perduto t'l senso dell'iimanità, di non maledire 1111 regime carico di la/i delitti! Particolare commovente: il tenente Scarame1la ha conservala durante lull,1 la prigionia, riuscendo cl salvarla, la bandiera del suo reggimento: il 59.o Artiglieria, di stanza a Vercelli. 1l gmppo di liberati, al quale egli appartiene, giunse direilamenle ad 'Epernay. Gli ammalati oennero ricoverati negli ospedali. Agli allri. venne chiesto se fossero disposti a la.vornre per l'esercito americéino. Tutti accettarono. (Da < Italia libera»· Parigi, 24 marzo 1945). PRELUDIO Senza eccessiva pubblicilii si è tenuta a Roma la prima elezione democratica 'di vna certa irnporfanza, quella dei dirigenti del sindacalo ferrovieri. La lista conwnisfa ha oltennli 15 posti con 2274 voti per il capolista: quella socialista ne ha ottenuti dieci, con f 5 I4 voli per il capolista; quella repubblicana ne ha avuti cinque con 767 voti per a capolista; quella democristiana ne ha avuti quattro con 51I voti per il capolista. Una lista apolitica. non ha raggiunto il quoziente minirno richiesto. Hanno partecipato al oolo in masSfl 8_/ioperai ferr?vieri e gli agen~i di _st_azionee di Lmea, mentre 1l personale degli uffici e della direzione genera'le (in numero di circa 2000 persone) si è quasi totalmente astenuto. (Da <Domenica», Roma, 21 gennaio 19115). Per l'Internazionale socialista Il C'omitato della ricostituita Jntern~zionnlc h11 inrilnto IP .'ezioni adp1·Pnti a formularr le loro id<•e e proposte sulla riorganizzazione drll' lntrrnazionale st<->ssa: le rif-[J0St(' reri-anno pvi fH tte c-irc-olare e srrvirnnno di base per la discussiollP. '.\'ell'atre,;a ('}1e i risultati dell'inchiesta vengano p11bblic:ati, c:rediamo di poter srolgere su que- :--t<-c>:olonne alc-un<' nostre idee ;a;11ll'importante e intC'rrsc;ame argomento. li problema ,·itale cli tutte le organi1.zazioni internazionali è <.-ostituito ùal contra. to tra interessi nazionali e neee~sità internazionali, esso ha fin'ora sempre inceppato l'attiYitit (li quell<->e le ha fatto Tenire meno ai loro com:)iti prnprio nei momenti de<:ish·i della prorn; c·iò mie per la 'ocietà delle Xazioni, come anche per i tentatiYi internazionalisti clei mo\·imenti proletari. Bisogna riconoscere, in base a e perienze cli un vas ·ato recente comprendente due ti[Ji opposti di organizzazione internazi<>· nale, che non è ancora Rtato possibile, sul terreno dell'internazionalismo operaio, lro\'are una soluzione soddisfacente vei-quel problema. Xell'Internazionale Socialista i partiti aderenti erano piena~ mente coscienti della situazione e a \·e vano dato alla loro Internazionale una forma di organizzazione ampiamente federatirn• nella quale i membri godevano della massima autonomia, con i risultati c-he tutti conoscono. Affinitii. ideologiche e talune di interesse, ::irofessione di fede internazionalista poterono bensì, ::irima del 19H-, dare alle masse la spe· ranza che l'Internazionale sarebbe insorta contro la guerrn; non furono però nè allora ni> più tardi forti abbastanza da controbilanciare gli interessi particolari, nazionali. Xon più soddisfacenti dal punto di vista dell'azione internazionalista, furono i risultati del metodo opposto, praticato dalla terza Internazionale, che accentrara grandi potel'i nelle mani dell'Esecutivo e impone,·a ai partiti aderenti una rigida disciplina, esperienza d'altronde interessante quest'ultima, ricca di insegnamenti, che meriterebbe uno studio serio e obiettirn. Pare c·he ,tnche nella ricostituita Internazionale ~indaeale si ripresenti. in tutta la sua gravità, lo . tesso problema, ecl è difficile prevedere che, se non do- ,·es ·e e· ere possibile trovare una soluzione per es- ,-o, i ripeteraonno e :;:,er l'Iotemaziooale Sindacai~ e per quella Socialista e per le altre possibili InLernaziooaii gli insuccessi del passato, con l'unic-o effetto di discreditare l'idea dell'Intemazionalismo. '.\'ostra intenzione è di svolgere una proposta tendente ad imposta re l'azione internaziona1e del Sociali ·mo sopra una base nuorn, che permetterebbe, non vogliamo dire di eliminare di colpo, ma almeno di attenuare. col tempo, note\'Olmente nella <:lasse operaia la tensione tra interessi nazionali e ne<:e sità intemazionali, e altresl di creare le premes e per una sistematica azione costruttrice del1·1nternaziooa le. A no tro parere l'Internazionale Socialista donebbe e~istere i!} funzione dell'azione che i partiti socialisti dovranno srnlgere sul terreno della politica estera. Dato il primato che nella ritn delle nazioni s:;:,etta ai problemi della politica estera, è necessario che iIJ avvenire i socialisti partecipino e-on molta maggiore intensitii. che non sia an·enuto nel passato alle lotte che Si combattono attorno a<l <'"sa nei rispetii\·i paesi. Però questa loro attivit:1 potrù da1·e dei risultati posith•i e permettere ad es- ;:i cli esercita re un'influenza, in seno socialista, sul l'Orso della politica internar.ionale, solo se sari'I pos ibile coordinare l'azione clei partiti socialisti clei cliversi paesi e organizza re una collaborazione tra essi, collaborazione che non do\"rebbe, però a,·er luogo solo saltuariamente, occasion11mente, ma essere continuata. Ora, l'Internazionale Socialista dovrebbe farsi essa centro coordinatore di tale collaborazione. Essa donebbe seguire gli sviNORME PER L'ISCRIZIONE AL PARTITO SOCIAUS'l'A l'l'ALIANO L'iscrizione al Partito Socialista. è aperta a tutti coloro che hanno compiuto 21 anni: ,Ve sono esclusi: 1) coloro che, avendo ricoperto cariche politiche, sindacali nei/ nosfro partito o in altri movimenti di sinistra, si siano iscritti al partito fasci sta; 2) coloro che si siano iscritti. al partito fasci- .Sléled in esso abbiano ricoperto cariche; 3) coloro che, du.rante il regime fascista fecero propaganda scritta diretta a sostenere, dif- /ondere e realizzare le idee e le finaliftì del fa- . cisrrw; 4) coloro che, pur non essendosi iscritti al partilo fascista risultano in base a docurnenta• zioni direttamente o indirel'tamente collaboratori del regime fascista; .5) co'loro che, pur non avendo data formale ,ulesione al' regime fascista hanno ottenuto da questo favori e profitti illeciti; 6) coloro che abbiano riportato condanne infamanti o abbiano dato pubblico scandalo a meno che con la loro condotf-a abbiano dato effettioa pr/Jva. di essersi riabilitati. (Dal « Bolletlino del P.S.I. », Roma, 28 febbraio 1945). Meme11to Rammentiamo ai nostri abbonati che ancora non hanno versato l'importo abbonamento al giornale per il 1945 a volersi servire dell'acclusa cedola. postale onde evitare le spese di rimborso o la sospensione, sia pure temporanea, del giornale. L'Amministrazione.

• Bit lappi della politica estera dei singoli stati, com·oc.:arc i lol'0 rappl'esentanli, terWl',-i a <·ont;1lto ('0i pal'tiii sociali ti, di!,;culere ('ODes,;i le ])0l:iiiihilitù e le modalità delle nzioni cla srnl~er,;i di comune accorclo, e contrnllare le stesse. L'Iulernazlonale non . i doYrebbe, naturalmente, limitare a questa fol'ma di intervento nella politica internazionale; essa :,otl'ehhe. don-ebbe anzi. eome faceva anche la defunta lnterna:1.ionale SociaJi:,;lu, prendere delle iniziative, stabilire dei fini da raggiungcre, per esempio ·ui principì organizzatid e d'a:1.ione llella nuo,·,t Società del le )I azioni e degli alll'i organi:;mi internazionali, (non è difficile 11revedere che l'azione dell'Internazionale si s,·olgerebbe . oprnttutto in questa clirezione, ma non 1:ie1· abbandonare poi risoluzioni e propositi a sè :,;lessi, bensì anche quì essa don-ebbe eoorLlinarc e <lirigere l'azione pratica dei :iartiti soeiali;;li tendente alla rea li½zazione di quelli). La differenza tra il metodo da noi pl'oposto e quello praticato .fin'ora dall'Internazionale Socialista è evidente. Il suo congresso e il suo ufficio si riunirnno periodicamente per cliscutere i problemi all'!)l'dine del giorno; il suo inten-ento an-enirn quindi per lo più quando le singole questioni a,·e, rano giil raggiunto un certo grado lli maturità. IP nazioni interessate si erano già irrigidite in determinati atteggiamenti e non era più possibile, o molto più difficile, ottenere un cambiamento; mancava poi l'opera cli coordinazione dell'azione dei partiti socialisti dei pne i cointel'essati a quei prohlemi. ~i intencle che bisogna essere molto :11·ut1enti nPl presentare delle prospetti,·e ,;u quelli che poll'!'hber0 essel'e gli effetti, per l'azione socialista, di una impo tazione dell'azione clell'Internazionale c:o:11r noi la proponiamo. E' for ·e pos ibile facendo partecipare le ma ·e proletarie di differenti paesi a delle ,tz.ioni comuni per il raggiungimento di deter-miMli fini particolari, avricinarle di più e dare alla ·olidarieti'I internazionale delle basi più solide e durature cli quel elle non sia stato il caso del :rns.-ato. Soprattutto però sarebbe possibile creare e ~Yiluppare i principi e i meto"1, col tempo formare una tradizione cli una « politica estera socialista». la cui necessità è sentila da tanto tempo. lnfine, . oddisfatte quelle preme-se, l'Internazionale si troYerebbe in grado di esercitare una influeuza reale, concreta sugli sviluppi della politica internazionale. l criteri che ispirarono nel pas:ato l'azione dell'Internazionale Socialista non corrispondono più a quelli degli attuali partili ,;ocialisii. Que ·ti si sono oramai inquadrati n<'lla vita della nazione e conducono. o cercano di condurn:, una pol1tica che, senza la:;ci11r·i '.)iù influenzare da preconcetti utopistici o «dogmatici», che dir si voglia, tenga conto pl'incipalmente dei reali rapporti delle forze. 1 proc<'dimenti dell'Internazionale hanno invece aYuto nel passato sempre tlell'« utopico», ed è neC'essario eliminare tale contradcli:1.ione tra il tutto e le pani, bi:::ogna 11de;ruare la politica dell'Internaziou11le a quella dei partiti ::;o<.:ialisti11derenti. E. V. Nelle Colonielibere navaJno la località appena proclamalo lo sciopern. Il Bau-haniclwerker (190 , No. 15) de.&criYC nel modo ;e~ucntc l'esocl 0 clcgli Rciopcl':lll- Dopo il convegno di Berna Li: « ... Subilo dopo ,deliberato lo sciopero, una parte notcn'.>le degli sciopcrnnti al>llanclonerà il Un. amico, menibro delle Colonie libepae.se: questi .c;ono di regoJ.a i prudenti, dies i- re ifa'liane, che ha. partecipato al conci erosi ,di Lro,n.i·c ,subito un'altra occlll])azione. gresso tenutosi a Berna il 4 marzo 1945, il che rie&ci,rà loro nonnal-mcntc. Un'alt.sra par- ci mandt la corrispondenui che qui pubte degli scio,peranli, ohe continua a,d aYere una blichiamo e nella quale sono messi in evidenza alcuni errori che, se si dooesbuon.a 01 pinionc ,dc,! datore di lavoro, .atteucle- sero ripe/ere, potrebbero pregiudicare rà runcora aie-uni ,giorni. giarie:l1ò non 'P066ono seriamente /'afrnosfert1 di reciproca /ir1re-rlerc che il loro capom.aJSko sia cosi incon- ducia, concretala in uno spirito di vera cili11,ntc. ma anDh'c,"Si se ne andranno, qua11do democr<1zia, che deoe regnare trn. tuffi &i vedranno clclusi nelle lorn speranze, ed ò iti il:1/i'ani antifascisti della Svizzera. poi Bipes.so clitfficile trattenere aJ.cuni OlI)erai co~ J1 4 marzo si è tennto a Berna il terzo eonvemc sentine.lla cli scioipero. e il capoma 5Lro si e-no federale delle Colonie libere. comportò con tra,cola1na du,raJ11te i p,rimi ,gior- ~ ~ Delle 25 sezio.ni presenti 16 con oltre il 40 per ni, -egli cambierà ,d'umore çuanclo s'accorgerà cento dcgl'in!'critti individuali facevano partedeL come uno dopo l'aliro gli o-perni abbandonano la federazione delle Colonie proletarie itali.ane I.a loca.liUt inospitale. La ,:.,peranza ohe il biso- nel Canton Ticino. RilieYO necessario cd impor• g-no 11neblhc ricondotto gli scioiperanti aJ. la,·o- tante qu<>slo !'e si tiene conto cbe il Convegno delle Colonie prùletarie del 25 febbraio ha r<>- ro. &fuma.. ai sa~·casmi se.gui-ranno i più \'Ìç>- spint,) a grande maggioranza una proposta per lenti cop,pi di ra.bbi,a, a questi la ra,gi01,e. Tn il cambiamento di nome. <Proletaria,, era ritenuto. dai propon<'nli il cambiamen fo. di ostacolo allo svi! uppo clell'.as- ~ociazione e tale da rendere diffidenti i connazio1111i 1per<'hè espressione che poteva celare in !eressi particolari. el novembre 1943 si r costituita la federazione delle C. L. nella Svizzera con programma e carattere molto più lall'ghi. Il movlme■to operalo Italiano In Svizzera dal 1980 al 1914 tali •condir,doni però la lotta. può eS&e,re solo cli breve clu~·ala, i•l che viene anche dimostsrato dn. alcuni ,deg,li ultimi scioperi: eoin questo mC'zzo abbiano rirorlalo dcli<' vittorie per'iino in loca:lità, nelle quali non esisteva una Hra org-anizzazione, !-enza tener<' "0nt.1 del fatto rhe imili sciop<'ri costano poro o nulln .. » TI 30 mn,g,tdo 1902 a Bienne .;ciopcq•,awono 800 ed.i1i e 100 di es.si aobandonawrno 111,città; i,n Losanna nell'nigo.sto 1900 ;;u 1050 scioperanti 450; nella medcsim.a città nel 1906 &u 2000 scioperanti ne partivano 1600; ne.1 medesimo anno ,a Zuriirn su 4000 scioperanti 2000 -afl1banclonavano F:ubi•t-0l,a ci,ttà. e i,n Olten nel 1908 -di 1000 scio- ' reranii ne ,restava,no so•lo 50 sul p0&to. Dopo quindici mesi di Yita delle Colonie liberP si deve constatare che le Colonie proletarie hanno trovato mal!'g·iore simpatia delle Colonie libere. ccl il terzo convegno della federazi011e ha dovuto constatare clic « N numero degli aderenti non ,; ancora qual noi lo vorremmo, quale esso dovrà essere un ~iorno per accelerare quel processo di identificazione fra colonie libere e collettività italiana ... » (< Libera Stampa». Pagina dell'emigrazione del 10.3.45). 111)ro<:esso di adattamento, al quale il mo- , irncnlo operaio italinno in vizzera do\'ctle sottomettersi, entrò. nel 1900, in una nuova fase. con ,problemi e corufli<tti ,suoi propri, diverei da que1li del periodo precedente. L'organizzazione &1ndacale, o per e66ene più esatti, quella edile, l'uni,ca in cui 1Pl'evai1eva l'elemento italiiano, dominerà dal 1900 a,1 1913 la E;cena con le sue iniziative e le sue lotte. Diversi faitiOTi contribuirono a <letermin.are taJe mutrumento: i sociali.sLi, istruiti dalle esperienze del,1paiSé-'ato, 1 rinunciarono ad una vera e µropri.a attività politica. e po,sero le loro forze al se,rvizio -dell'azione siindaica.Je; poi si diffuse tra gli iiromilgJ"anti una co1vente an::i.rchica, che faceva capo a Luigi Bertoni e che im c06ciente o;pposi,zione all'a,nar.chia individ unJ.ista aiooottava il pr:irncipio ,delJ 'organizzazione &iin<la1CAle, pur rpeTSe,guendo certe 6ue idee 1pa!rti,col.an·i: i!Illfine rugirono nel medesimo sen.60 il sindacalismo, cihe anch'eS&O concentrava la &Ua attenzione sull'azione &inda- {.'.ai!ee res,piingeva quelJ.a politica, e l'a.ss-enza cli importanti avvenimenti politici, dbe avTebhero potuto distrarre l'attenzione cle~li immig-ranti drulla fotta sin-darale. • Lo sviluppo intemo deella Federazione edile :Gli edili non E-i erano limitati ad organizzarsi in sindacati locali; in un congresso che ebbe luogo il 27 settembre 1 96 in Zurigo nel quale 17 delegati r-ruppresentavano 3200 oTganizzati, e.sé'i avevano costituito una Fede,ra,z;ion,e dei 6'.indruoati cli muratori e manova,li, con sede in Berna. Il II. Congre&so della Federazione (Berna 17-'18 aa:>rile 1897) deliiberò l'adesione delJl,a Fede.razione, ohe contava 17 sezioni e 4000 i.scritti, all'Unione Sind.aoale Svi,zze- ,·a ccxme 0ocio deUa II. clas1S-e. Altri congressi della Federazione ebbe.ro luo,go nel 1898 (Soletta 8-9 aprile) e nel 1990 (Lucerna 2-4 giuigno). Le di.scussioni cong,reé'S'lJoala rivelano l'Ct>iBtenza di gravi ctHJi.collà ohe impectirv·a,no il salno sviilup,po clell'organize:az.ione, oonza che però JOS&e allo1·a p0.s6ibile indivtduare iù ma- }e e prendere i µrovveclimenti del ieaao; fu solo dopo il 1900 che maturò e,cl cs,pl06e l.a cri.si nella Federazione edile. La onobilità de.gli ooili, il fatto ohe la grande maiggiora,nza dei muratori e manova;li 1avonamti in ,Svi1.zel'a eTano degli stranieri che risiedevano nel paese ~lo durante una parte dell'anno e c~iavano spesso anche dUiranle questo periodo il luogo del domicilio, costituivano la caratteristica più rilevante cli tutta la categoria profe&Sionale e la distinguevano nettamente eia tutte le altre professioni esercitate in Svizzera; sono la causa clella debolezza e, per ,quanto ,ciò possai semibrare st1·a,no a prima vista, anche della forza clcll'organizza,zione ooile cli quel tempo. Se confrontiaimo l'organizzazione interna e il funzionamento ,deLLa Fecleraz.ionc edile con quello delle altre organizzazioni sindaoali svizzere, e...~o ci a-ppa,re come qualche cooa di incompleto e -di prirmilivo. Il numeiro delle sezioni e degli actcrenti, ,:;empl'e piccolo quest'ultimo in confronto a c;-uello idegli operai occupati, subiva continuamente delle grandi fluttuazioni. Una parte delle sezioni ,'li scioglieva in atutunno e dovevano c&Sere ricootitui1e in ,p,nima'Vera. Venivano allowa spe&;;o degli uomini n'l!ovi, ohe non erano ima.i stati prLrna in Sviq,zera e ,che non conoscevano l'organizzazione nemmeno di nome; bisognava ri,cercarli. conquistarli alla. Feclerazione, e appena ciò era avvenuto, e..~i abbandonavano Ja locahlà e magari il ipaeise. Sezioni dovevano essere isti1ui le, in località dove veniva eseguito un qualcJhe lruvoro, lei minato il quale anohe Ja z.'one i;;' o·og.1,r •a. La Federa2-io-je po~e~~ va un,a ba.se sicu:ra di eoci solo in al,cu.ni gJ·andi •centri. La quota era di solo 25 -ce.nt.; più tall'<li di 40 cent. al nnese; i membri del comilato di1·ettivo -dovevano compie-re il lavoro ne.l- ],e ore libere, non c'era un &e,g.retario pagato, che si dedioasse escl ui:,i,..a,meni~ aJ.ro,rgarrizza.- zione. La centrru1i,z7,azione er,a poco sviilUJ),pata, le sezioni godevano cl'un'ampia autonomia, ed esse foùziavano di lo"l'O proipri 1a inizi,a.lif\la le rugita-Lioni e di,dh i,an·aNano gli &ciolJ)eri. Le e.e- ?,joni ,stesse ,costHuivaino poi un organismo inlol'mc; nelle loro assemblee irnportanU, nelle c;uali bi.sognava òe\i1berare -di un·a,gitazione o di uno s,cio;pero, eraino an:nmeé-'Si tutti gli intere&Sati, .quindi anohe i .non wgani2zati, i cr1.u1li ultimi costituilvamo l.a maig,gforanza. ed influenzavano, in votazioni odi.so1Jdinrute, in modo dec.:isi rn le decisioni deliberale. Tutli questi elementi di debolezza per una organfaza,zione si!Ild,acale non impeclirono, che i muratori i'Ìlporta~ewo nehle loro lotte dei notevoli sucoos.si, e proprio l'in.slaibiliilà .forni a.d es i l'arma più efficace. Le agitazioni avernno noo-malmente ,princiipio in p,rimavera : quando glii operai non riUBciva,no a mettersi d'accorcio con i capimastri e ricorrevano alla miflura est.rema deJlo sciopero, eSBi abbando- ' [,'org,anizzazione interna <lella Federazione edile appa1·iva già allora a molli organizrnti come imsu.fficiente, e non marncarono gli sforzi tendenti a. renderla più st.abile. Ebbe cosl inrlzio una serie di lotte interne du1·ate fino a1l 1913. combattute attorno al problema: .decentralizzazione o centralizzazione. A favore rleHa ,pri,m.a a,givano soip.ratlutto d,ete~minate ronclizioni di fatto. che abbiano clescritte. e alcune correnti di pensie,ro. come quella anardhica e ,que'lla sinclruca,li6t11.. \ favore delJa seco,nda, clell.a centralinazionc. eg'Uaitnente c~·- ie con,d,izioni di fatto. cli cui a\Temo ancora occasione cli parlare: una minnranza di •muratori tedes-ohi; le 01·ganiizza,zi,oni edhli dell'Italia e della Gerrnania.. che si , edeva,no gravemente danneig,giate. in ispc,cie quella delJ'ultimo paese, nelle loro nioni dall'esistenza in Svi'zzerru di un'is0ila di dieor,ganizzati; gli e1ementi dia·i.genli della Federazione FAile Svizzera, eh~ avevano CO!miPiuto per lo più il loro ti1•ocini 0 di organizzatori nelle org-nnizzazioni italiane o tedesche e che aYcvano la 1enclenza ad introdurre nella org-m1izzazione A.vizzera. principi cenlralh:zatori pr<'valenti in qùclle. (Conlinua) Problemi elettorali Italiani ( Continuazione e fine) 18.Questo diverso metodo, applicabile in ogni compagni. Sarebbe del tutto giusto che quelle caso di proporzionale, sia nel caso di propor- organizzazioni locali le quali danno ad un zionale integrale, sia nel caso di proporzio- partito il più largo contributo vedessero bcnalc per le minoranze, e nel formulare il quale ncficiarc di tale apporto anche il loro rapabbiamo cercato di tenere presente e di utiliz- presentante, e giusto del pari che il candid11to zare quelli che sono gli elementi positi,·i e beneficiasse di tale contributo il quale di soYantaggiosi del collegio uninominale. queste, lito è, almeno in parte. anche opera sua. E diverso metodo potrebbe essere il seguente. un partito il quale volesse assicurart' l'clcCostituite le circoscrizioni elettorali, il ferri- zione dei suoi leaders, non avrebbe che a portorio dovrebbe essere diviso in tanti collegi o tarli in più di un collegio, dovendosi ritenere sezioni equivalenti (per quanti sono i deputati lecite, sia pure entro determinati limiti, le da eleggersi nel caso di proporzionale inie- candidature multiple. Come è c,·idcr1te, la grale, per quanti sono i posti assegnali alla molteplicità delle candidature non rcchetcbbe maggiora;nza nel ca.so cli sistema maggiorita- alcuna dispersione di voli dal momento che rio) e in cillscun collegio dovrebbe essere tutti i voti raccolti dallo stesso partito in presentato un solo candidalo per ogni partito qualsiasi collegio vanno attribuiti alla lista o lista; e il candidato, nella dichiarazione uf- interprovinciale O regionale. Si è osservnto che ficiale di accettare la candidatura. dovrebbe in tale modo le competizioni elettorali torne· dichiarare la slla apparteJienza ad una li la ranno ad avere car~ttcre piLt personale che di carattere interprovinciale o regionale, a se- politico, ma questa osservazione non ci semconda della natura della circoscrizione. hra fondata. Il voto elettorale essendo nel Per conseguire questo carattere inlcrprovin- sistema un voto prevalentissimamente di lista, ciale o regionale e perchè sia possibile csclu- nessun elettore appena consapevole di sè e dere le candidature puramente personali, una delle cose darà il suo voto per considerazioni lista dovrebbe avere propri candidati in al- meramente personali quando egli sa, o viene meno otto o quindici collegi. Non dovrebbe a conoscere attraverso la propaganda, che il richiedersi un numero maggiore cli candida- suo voto avvantaggia soprattutto il partito ture per non rendere impossibile o difficilis- politico cui il c~ndidato appartiene. E se si sima la competizione elettorale ai partiti mi- vorrà dare al voto anche un'impronta cstenori. · riore più spiccatamente politica cd impcrsoLa scheda per mezzo della quale l'~lcttorc nale, si potrà disporre nella legge che la schcc prime il suo voto dovrebbe portare a slam- da di votazione rechi a stampa solo il nome pa o il solo nome del partito politico (lista del partito, senza alcuna indicazione di casocialista. lista cattolica. lista comunista. lista ralterc personale. Ma certo la presentazione democrati<:a, ecc.) o il solo nome del candi- nel collegio celi 1111 solo candidato per part.ito d,tlo o, insieme, il nome del partito e del can- indurrà ogni organizzazione a designare il mididato, a seconda che la legge avrà preferito gliore con Ja conseguenza di tener allo. per l'11no o l'altro dei modi. I voti così ottenuti ingegno, cultura, probità morale, il livello saranno attribuiti, per il quoziente e per il nu- della rappresentaeza politica. mero degli eletti, alla lista interprovinciale o regionale cui si riferiscono. e saranno attribuiti Oltre che sopprimere la gara individuale Ira al candidato locale di quella lista quali voti di i componenti della medesima lista, il sistema preferenza. proposto darà per risultato, di regola. che ogni collegio vedrà eletto il candidato che avrà Nella lista interprovinciale o regionale, il con- l ll · 1 ·1 d , ·1 d' · 1 I' ottenuta la m~ggioranza ne co cg10 lesso, e ic alo pren era J. numero ordine c ie g t ed eliminerà così, o almeno ridurrà grandecompete a seconda del numero di voti raccolti nel suo collegio dalla sua lista. ln tal mente, il grave inconveniente per cui i grossi modo. lo scandalo politico e morale della lotta centri assicurano, con i voli di preferenza inlcrna fra i candidati della medesima lista stabiliti dalla vecchia legge italiana, l'elezione o partilo per assicurarsi la precedenza nel- dei loro candidati. l'ordine di elezione verrebbe completamente Di regola, abbiam dello. Ma poichè potrebbe. impedito. n candidalo locale avrebbe certa- darsi che non riuscisse eletto (per deficienza mente interesse a cercare di ottenere il mag- di voli di lista nella circoscrizione) un candigior numero di voti possibile per raggiungere dato che pure in un determinato collegio ha ma,ggiori probabilità di elezione, ma questo oltcnulo il maggior numero di voti. i è os ersforzo sarebbe cerlamente lecito anzi dove- valo che un simile evento darebbe luogo ad roso e benefico, perchè gioverebbe principalis- una perniciosa impressione e finirebbe per disimamenle al partito e non sarebbe rivolto venture una pericolosa canzonatura. i modo personale e diretto con.tre i propri ~on ci pare cbc l'obbiezione abbia soverchi'> Chi scrive i è espresso nettamente contro le conclusioni della relazione Mascarin e, se presente alla votazione, non avrebbe accettato l'ord1J1e del giorno. wn"";" processo eoo/11lioo delle colonie con la creazione e moltiplict1;:ione di organismi di massa aperti a tutti gl'italiani » (o.d.g. Mascarin) formula troppo vaga, è stata la politica segnita fino ad og·gi delle Colonie li!bere con i risultati che tutti conoscono. La massa non è venuta a no! e se ne sfarà ancora lontana p~rchè dopo l'esperienza di venti anni di fascismo ed in momenti di disorientamento come quelli che attraversiamo gl'italiani si orienteranno verso associazioni con programmi ed idee ben definiti. li processo evolutivo non può essere il risultato improvvisato, come la moltiplicazione dei pesci di evangelica memoria, ma il risultalo di un'opera paziente di educazione e di dis.intossicazione. Noi dissentiamo profondamente da questi concetti e da questi metodi, le Colonie libere devono preoccu,parsi innanzi tutto di rifare runità fra gli antifascisti. trovare un terreno comune con 1 vecchi compa.,,"fili, quelli che non lasciano dubbio alcuno, che qualche cosa hwnno dato in difesa degl,'inferessi dell'emi,gra7jone ti taliana e molto certamente d·aranno per la rinascita del nostro paese nella libertà e nella democrazia . Dopo ci interesseremo degli < organismi di massa aperti a tut/i gl'italiani » e tutti coloro che si sentiranno di unirsi a noi per l'attuazione del programma antifascista, di lavorare per un'Italia migliore, che non deve essere quella di ieri " di oggi, saranno accolti fraternamente. Chi ha fatto h relazione morale della Federazione a B~rna hn detto che nelle Colonie libere ci rnno due crisi: una di destra ed una di sinistra. il convegno ha avuto il torto di non prcoccupar;si di quella di sinistra senza dare tma soluzione precisa all'ultra. Bi,sogna uscire da questa situazione, la chiarificazione deve venire e verrà; signifi,ca.tivo lo scritto di Luigi Mietta aq>parso su < Ubcrt.'1 ». su pplcmen lo del « Popolo e Libertà», giornale dei conservatori cattolici ticinesi, altrettanto significatjvo l'o.d.g. ,·olato dal convegno delle Colonie libere della Svizzcrn orientale e precisamente: Kreuzlingcn. SI. Gallo, Kra<lolf e llorschach nel quale si auspicava la costituzione di < comunifi, 11ro'/eafrie ». A proposito, si o.d.g. non è stato vcgno di Berna? poli·ebbc sapere pcrchè questo letto nel testo originale al conM. Sezione Arbon - Rorsohaoh La 8ezione 8o<·ialista A1·bon-R-0rschaclt, è conrnrata in as 'ùmblea generale per domenica 22 aprili! alle ore 14 prec-ise nella sala del Ri:,;tornnte Eiehe in _\rbon. _\ll'ortline del giorno vi sono delle trattande ùi particolare in1portanz:1 ed è clo,-ere di tutti i <·<•mnal!nidi non mancare. peso. Un simile fenomeno il quale costituirebbe una singolaritù ecrlo rara se non eccezionale e per ciò solo di scarsa imporlanw pratica, pnò aversi - come di fallo si è giù aYYe_rat.o - anche con il vecchio sistema proporzionale. Ma non potrebbe sollevare serie delusioni pcrchè, nel sistema, la lista e la circ_oscrizione sono interprovinciali o regionali e l elctto'.c s11gic't in anticip~ che, per conseg11irc la elezione. dcvonsi ragg1u ngerc anche determina li risultati cli carattere inlernro'vinciulc o regionale, c cioè una somma complessiva di voti che assicuri la elezione di uno o più candidati cli quella lista. O,·e questi risultati manchino. la mancata elezione del candidato locale dovrebbe apparire come cosa nal11ralc già scontata in anti,cipo. · Lugano. cf1cmbre 1944. E.L.S. Redattore: E r I eh V a I ii r _ Zurigo TI po g r a I I a : S A. Arti Grafiche già Veladlnl I& C. - Lugano

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