L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXV - n. 13 - 15 luglio 1944

B Anno XXXV (nuova serie) N. 13 Zurigo, 15 Luglio 1944 LIBERARE E FEDERARE! QUINDICINALE SOCIALISTA Redazione e • A mm in i strazi on e: Casella postale No. 213, Zurigo 6: Conto postale No. VIII 26 305: Telefono: 3 70 87 Abbonamenti: 24 numeri Fr. 6.-, 12 numeri Fr. 3.-, una .::opia Cent. 30 Eugenio Colorni Eugenio Colorni era nato il 22 aprile 1909. Suo padre, un noto ingegnere milanese, gli lasciò un ingente patrimonio. Giovanissimo, subì l'influenza della filosofia crociana, ma ancor prima di laurearsi, scrisse un saggio per dimostrare le contraddizioni dell'indirizzo filosofico crociano - saggio che fu molto apprezzato dal Croce stesso - e quasi come reazione a tale indirizzo si mise con tutto il suo impegno allo studio del Leibniz. Allievo prediletto, nell'università di Milano, del Borgese e del Martinetti, si laureò a pieni voti appunto con un lavoro sul Leibniz, che per parecchi ann!i poi continuò a perfezionare e a completare. Del Leibniz curò la ristampa della M o n a d o - 1 o g i a, con note critiche, quale testo scolastico. Il suo grande lavoro sul Leibniz è però rimasto incompiuto. Pur non essendo iscritto a nessuna organizzazione fascista e non potendo quindi contare su alcun appoggio delle autorità scolastiche, vinse, per i suoi eccezionali meriti, una borsa di studio, con la quale nel 1931 si recò a Marburgo (Germania), dove rimase due anni come lettore. Tornato in Italia fu nominato professore all'Istituto magistrale femminile Carducci di Trieste. Nel dicembre del 1935 conobbe a Berlino la studentessa Ursula Hirschmann, che sposò e dalla quale ebbe poi tre figlie. I suoi frequenti viaggi all'estero gli consentirono di mettersi in relazione diretta con Carlo Rosselli -e ;::cil gli :,.ltri dirig~nti de!!e. lotta ::mt:fa~~ist2.., dai quali ebbe diversi incarichi di fiducia. Dopo aver lavorato con «Giustizia e Libertà», cercò con pochi altri giovani di far rivivere nell'Italia settentrionale il Partito Socialista, al quale voleva dare un indirizzo antitraàizionalista, con grande indipendenza dalla Direzione residente a Parigi. Il 17 ottobre 1938 la Stefani comunicava: «Negli ultimi mesi della scorsa estate, una sezione dell'O. V. R. A. venne a scoprire alcune cellule antifasciste che operavano in due città dell'Alta Italia. Alla testa di queste cellule era il prof. Colorni Eugenio, fu Alberto, di razza ebraica, residente a Trieste. Il Colorni, che fu arrestato ed è confesso, manteneva rapporti di natura politica con altri ebrei residenti in Italia ed all'estero. Il Colorni, insieme con un gruppetto di antifascisti, è stato deferito al Tribunale Speciale.» In verità Colorni non era affatto confesso, e la notizia del grande «complotto ebraico» di Trieste doveva solo servire in qualche modo a giustificare le misure antisemite, che in quel tempo cominciavano ad essere prese in Italia per «allinearsi», anche in questo campo, alla politica hitleriana. Colorni riuscì a resistere a tutti gli interrogatori e smantellò l'accusa, basata sulla corrispondenza che teneva con gli amici residenti all'estero, dimostrando che aveva solo un carattere culturale. Dopo tre mesi di carcere, fu accompagnato al confino di Ventotene, dove rimase fino al settembre del 1941, quando ottenne di essere trasferito a Melfi per le condizioni di salute delle sue bambine. A Ventotene riprese e approfondì lo stadio della matematica e delle fisica. La filosofia non lo interessava ormai più che come metodologia scientifica e come psicoanalisi. La sua passione di studioso era specialmente rivolta allo sviluppo delle teorie del Poincaré e dell'Einstein. I saggi sulla teoria della relatività - che allora scrisse senza quasi alcun aiuto di libri - sono stati apprezzati dal Marcolongo e dal Levi-Civita, e riteniamo siano sufficienti a farlo ricordare come scienziato domani, quando saranno pubblicati. Chi lo conobbe - come io l'ho conosciuto - in quel periodo, avrebbe potuto facilmente arrivare alla conclusione che Colorni era un intellettuale assolutamente negato all'azione pratica. Era continuamente in crisi spirituale. Ogni giorno voleva riprendere ex-novo l'esame di tutti i problemi, per il timore di cristallizzare il suo pensiero in categorie ben definite, di riposare in qualsiasi comodo sistema. Si può dire che 1njzy, la ricercqftlella verità~iù ~ll~ veri~à s sa--:'E- ~ q4sto nMi'j élis.c~ politiche prendeva spesso un atteggiamento di :30 maggio, cioè solo cinque giorni prima della contraddittore, anche se ciò lo portava a con- iiberazione di Roma. Non sappiamo altri partitraddire contemporaneamente le tesi più op- colari, ma pensando a questa data, ricordando poste. Si era cosi fatto degli amici sinceri, era il sospiro di sollievo col quale abbiamo accolta da tutti benvoluto per la sua bontà ed il suo la notizia dell'arrivo in Roma delle truppe disinteresse, ma non si era inquadrato in nes- alleate, pensando che per i nostri amici e spesuno dei gruppi, in cui i confinati si distin- cialmente per lui eran finiti i giorni di maggior guevano, a seconda della loro appartenenza ai pericolo, la sua morte ci appare ancora più partiti politici. Solo pochi giorni prima di tragica. lasciare Ventotene aveva fatto sapere ai socia- Paolo Treves ha alla radio aggiunto che listi di aver lavorato clandestinamente come da vita politica non era la sua vita». E' socialista e che si considerava ancora uno dei vero. Quante volte noi suoi amici l'abbiamo loro. sentito ripetere che i suoi interessi spirituali La sola idea politica in cui già a Ventotene non erano rivolti alla politica, ma alla specuera ben fermo era quella della necessità di una 1azione astratta, alla matematica, alla fisica ... unificazione federale dell'Europa, per salvare Solo vincendo una repugnanza istintiva, solo i valori che ci sono più cari della civiltà occi- facendo forza a sè stesso, egli poteva accettare dentale. Egli sentiva in modo cosi vivo di inquadrarsi in un partito, di prender parte quest'esigenza che certe volte era portato a alla brutale ·1otta fra gli uomini. «Appena mettere perfino, paradossalmente, in rilievo gli posso - diceva - torno al mio Leibniz ed alla aspetti positivi della politica hitleriana, in teoria della relatività. Tutto il resto, per me, quanto poteva valere a spazzar via le assurde ha minore importanza.» anacronistiche sovranità dei trentadue stati Ma non ha potuto. Per queste cose «di nazionali in cui era spezzettato il nostro conti- minore importanza» ha sacrificato la libertà, nente. In conseguenza, fu uno degli iniziatori, è stato agitatore, giornalista, dinamitardo, capo nell'estate 1941, del Movimento Federalista di bande armate, ed infine ha fatto l'olocausto Europeo. della sua stessa vita. Trasferito a Melfi riuscì a mantenersi in Da tale contrasto-dal contrasto fra la figura rapporti epistolari clandestini cogli amici fede- intellettuale di Eugenio Colorni e la attività ralisti che aveva lasciato a Ventotene, finché politica alla quale egli è stato condotto da una alla metà di maggio del 1943 scappò da Melfi profonda esigenza morale - ancor più in e riprese a Roma la vita illegale, dedicandosi rilievo risalta la sua vita eroica. con tutte le sue energie alla propaganda fede- Eugenio Colorni è un nostro eroe. Un eroe ralista. I }della nuova Italia e della nuova Europa. Da allora Colorni si rivelò un uomo diverso< i'. Emp. da quello che avevamo conosciuto. In pochi giorni riuscì a far pubblicare l ' U n i t à E u - r o p e a , a costituire a Roma il primo gruppo federalista, a diffondere dattilografati gli scritti che avevamo mandati da Ventotene, e a ristabilire i rapporti con gli amici nei diversi confini e nelle diverse città d'Italia. Ricordo la gioia con la quale estraemmo, dal doppio fondo di una scatola debitamente perquisita dalla polizia il primo numero dell' U n i t à E u r o p e a. Finalmento avevamo il nostro giornale! Eugenio era stato proprio bravo. Fino al colpo di stato del 25 luglio Colorni proseguì la sua attività clandestina, dormendo una notte in una casa, una notte in un'altra, presente in tutte le riunioni per suscitare nuove energie, per indirizzare i partiti che andavano formandosi verso una politica costruttiva veramente europea. La notte del 25 luglio arringò la folla in piazza Venezia e cercò di portarla ad impossessarsi del palazzo del capo del governo, per impedire che venissero trafugati i documenti che in esso certamente si conservavano. Non vi riuscì perché venne a mancare la luce. Quando, cinque giorni dopo, mi venne a prendere alla uscita dal carcere di Regina Coeli, mi mostrò ridendo il distintivo fascista che aveva portato all'occhiello per tutti i mesi che aveva circolato illegalmente per Roma. «Sono ormai anch'io - mi disse - un fascista onorario.» La sera stessa diversi compagni venivano arrestati perché sorpresi mentre stavano distribuendo l ' U n i t à E u r o p e a che porta va un violento attacco di Colorni contro il governo Badoglio che continuava la guerra a fianco dei nazisti. Colorni sfuggì miracolosamente all'arresto e continuò il suo lavoro. Partecipò a tutte le riunioni per la ricostituzione del Partito Socialista ed alle nostre riunioni federaliste. Alla direzione del P. S. I. propose il testo di una dichiarazione per una federazione europea che è pubblicato nel N° 4 di questo stesso giornale come redatto «da un dirigente del gruppo del Movimento per l'Unità Proletaria>~. Invitiamo i nostri amici a rileggerlo: è il testamento politico di Eugenio Colorni. Paolo Treves, commemorando alla radio di Londra, col pianto che gli chiudeva la gola, l'amico carissimo, ha detto che egli è stato ucciso a Roma mentre si trovava in una riunione segreta in cui preparava le squadre di zioi~~ne. Pare sia stato assassinato il I cento anni delle cooperati-ve Dedichiamo le seguenti righe ai compagni delle cooperative italiane di Zurigo e di Winterthur, che negli anni più tristi del fascismo hanno dato un raro esempio di perseveranza e di serietà amministrativa. Dal seme fatto schiudere dagli onesti pionieri di Rochdale nel 1844 in un secolo si è sviiuppata una pianta fornita di ricchi frutti la quale ha esteso le proprie fronde fino a circondare tutto quanto il globo terrestre. Sebbene le effimere e passeggere vittorie delle forze reazionarie che sono state causa della guerra mondiale abbiano sradicato e distrutto alcune di tali fronde, tuttavia non vi è dubbio che con la prossima pace il seme gettato riprenderà a germogliare. Pertanto con animo particolarmente grato i cooperatori dei paesi nei quali è rimasto conservato il diritto di auto-decisione ricordano i coraggiosi pionieri del moderno movimento delle cooperative di consumo. Ciò è dimostrato dallo svolgimento imponente e dalla grande partecipazione avutasi alla Festa per il g i u b i l e o d i R o c h da 1e dei cooperatori zurighesi organizzata dal Lebensmittelverein di Zurigo nei locali del Kongresshaus. II consigliere nazionale socialista Johannes Huber ha tenuto un discorso che è stato una chiara rivendicazione dell'ideale cooperativo. «In un'epoca che è dominata dal tuono dei can- . noni e dallo scoppio delle bombe, ha detto il compagno Huber, la celebrazione del centenario cooperativo non può essere soltanto un sommario bilancio del passato, ma dev'essere esame di coscienza e preparazione del futuro. La fondazione nel 1844 della Cooperativa di Consumo di Rochdale ebbe luogo in un'epoca difficile. :Miseria e carestia dominavano nei distretti tessili dell'Inghilterra. Il guadagno di un operaio tessile inglese ammontava ad una cifra che permetteva si e no un penoso vegetare. Anche per quanto riguarda le abitazioni regnava una miseria senza pari. La decadenza della vita materiale aveva condotto alla demoralizzazione, l'ubriachezza aveva assunto proporzioni allarmanti, gli atti di disperazione si accumulavano: ma non si parlava di miglioramenti. In queste condizioni 28 poveri tessitori di Rochdale tennero una riunione il 28 ottobre del 1844. Essi non fecero appello né allo stato né alla beneficenza. <i:Aiutarsi da sé stessi», 1 L'Italia nperioddoitransizione Le forze del progresso Giuseppe Di Vittorio, comunista, ha fornito nel corso di un'intervista alcuni particolari dell'importante accordo raggiunto sull'unità sindacale. L'accordo che è stato concluso con Achille Grandi, cattolico, e Oreste Li.zzadri-Longobardi, socialista e segretario della Confederazione sindacale in Italia, è destinato ad avere vaste ripercussioni nel mondo del lavoro. La sua origine deve ricercarsi nella preoccupazione comune delle correnti cattolica, comunista e socialista di unificare le forze del lavoro per potenziarle al massimo grado e difendere gli interessi economici e morali dei lavoratori. I suoi punti essenziali sono: realizzazione immediata dell'unità mediante la costituzione di un solo organo nominato Confederazione Generale Italiana del Lavoro, di una sola Federazione Nazionale per ogni ramo di produzione, di una sola Camera Confederale del Lavoro per ogni provincia, di un· solo sindacato locale provinciale per ogni categoria di attività produttiva. L'accordo prevede pure un'ampia democrazia interna per l'elezione delle cariche, la massima libertà di comprensione per gli aderenti e l'indipendenza da tutti i partiti politici. Di Vittorio ha concluso dicendo che l'Italia è stata il primo paese liberato dai valorosi eserciti alleati. Non è senza significato che proprio il nostro paese sia il primo nel mondo nel quale si realizza l'unità sindacale completa che comprende anche lavoratori cattolici. Ciò è di buon augurio per i prossimi destini d'Italia e per i lavoratori di tutti i paesi. Il Consiglio delle Leghe della Camera del Lavoro di Salerno, riunitosi il 24 giugno, ha espresso il voto affinché le Confederazioni di Napoli e di Roma si fondano in un unico organismo, e si giunga al più presto alla convocazione di un Congresso Nazionale per la elezione democratica dei rappresentanti di un'unica Confederazione Generale del Lavoro. L'Unione Nazionale dei sindacati dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, riunitasi in Bari in assemblea straordinaria e preso atto della costituzione della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, ha deliberato di aderire all'unità sindacale. Alla stessa Confederazione ha aderito il Sindacato provinciale dei dipendenti dal Ministero delle Finanze e da quello del Tesoro ed il Sindacato provinciale dei rivenditori di riviste e di giornali. (Contlnuationc sulla pagina 2) questo era il loro motto. A costo di notevoli sacrifici riuscirono a racimolare un piccolo caI'it!:' le "'n ~!'Pt'!'!Pro il 21 rlicembre 1844 nella Via del Rospo a Rochdale il loro spaccio. Questo fu il punto di partenza di un movimento che doveva diffondersi a tutto il mondo. In che cosa sta il segreto di tale successo? Oggi i sette principi sui quali costruirono gli onesti pionieri di Rochdale sembrano la cosa più naturale del mondo. Giova comunque ricordarli ancora una volta brevemente. Premessa necessaria di ogni cooperativa è innanzi tutto la libertà per chiunque di appartenervi. Da ciò ne deriva la sua neutralità confessionale e politica. Per la fornitura di merci vale il principio del pagamento in contanti, un requisito sul quale va insistito in modo particolare oggidì in cui cosi spesso e leggermente viene predicato il falso evangelo dell'indebitamento. Lo spaccio era gestito dai cooperatori stessi nel vero senso della parola. Ora, sebbene oggidì col grande sviluppo e le grandi dimensioni assunte dalle aziende cooperative ciò non sia più possibile, tuttavia non ha perso nulla del suo valore il principio dell'auto-amministrazione. Una concessione in appalto non può conciliarsi con lo spirito cooperatore ed un plebiscito annuale non può sostituire una partecipazione attiva alla vita della cooperativa. Gli utili vengono distributi tra i soci in proporzione degli acquisti fatti. Questo è il criterio differenziale fondamentale rispetto alle società per azioni nella quale la ripartizione degli utili ha luogo a seconda della compartecipazione al capitale sociale. Una parte dell'utile non viene toccato e viene dedicato alla diffusione della scienza del cooperativismo. Su questi principi che datano dall'epoca dei pionieri di Rochdale è fondato il moderno movimento cooperativo. Vi è una considerazione di particolare importanza. Il compagno Federico Heeb nel suo istruttivo scritto giubilare ha descritto la trasformazione dei disperati proletari, senza via d'uscita, solo animati da odio e da rabbia contro le macchine, negli onesti pionieri i quali dimostrarono con i fatti come l'unione dei singoli, minacciati dallo stesso pericolo, possa significare la salvezza. E' verosimile che in un tempo futuro e non lontano sia compito dei cooperatori di accingersi di nuovo al lavoro e di far risorgere dalle rovine di un mondo distrutto lo spirito degli onesti pionieri, lo s p i r i t o d e l 1 a r i c o s t r u z i o n e. Quale retaggio degli uomini di Rochdale è rimasto a noi il compito di diffondere sempre più la conoscenza della loro dottrina. Questa è l'intima giustificazione dell'odierna festa giubilare. Noi ci rallegriamo per tale eredità ed è nostra intenzione di aumentare il bene ereditato e diffonderlo affinché dalla tenebre della guerra sorga una radiosa aurora di pace e di solidarietà.»

Bi Lezione dell'espressionismo Fino a qual punto il teatro ci offra un segno di aderenza e rappresenti, attraverso il metodo rlell'arte, le aspirazioni confuse, gli slanci e gli interrogativi della folla, resta ancora da constatare con una certa probabilità di esattezza. La storia di un cammino parallelo delle «forme;i, artistiche e quelle sociali potrebbe farcene testimonianza se non avvenisse, troppo spesso, di cadere in un semplicismo critico e se non convenisse ammettere che altrettante «epoche» ci presentano, nei momenti più essenziali, uno squilibrio tra le espressioni dell'arte e l'avventura umana che le circoscrive nel tempo. Sarà, oggi, il teatro ad affidarci il metro più esatto di un decadimento avvenuto. Né sembri ciò una semplice prerogativa di importanza, a discapito delle altre arti quando per noi, è ovvio riconoscere nel teatro - anche nel più disancorato dalla facile comprensione del pubblico - un fatto innegabilmente sociale. Se l'opera drammatica acquista il suo vero valore soltanto in una «fusione» spontanea con la collettività che l'assiste e ne diviene - riconoscendosi - quasi il diretto protagonista, è inevitabile che il teatro si proietti sulla scena come una completa esperienza umana ed artistica al tempo stesso e conceda, talvolta, il mezzo per constatare la validità di tutto un mondo, proprio attraverso il grado di compenetrazione del suo quadro intellettuale con quello squisitamente politico. E' questo un equilibrio, d'altronde, sempre rintracciabile, nella sua forma drammatica, qualora in mezzo alle più tormentate ed eterogenee vicende storiche, lo stato dell'arte diventa somma evidente di una massa che si agita dietro il suo schermo. E poco importa se gli esempi - il teatro greco, il teatro medioevale soprattutti - ci appaino limitati e solitari. Non specchio, qui, di «modi» di vita - il costume, il gesto, lo stile ed il gusto retorico - ma trasfigurazione di idee, di sentimenti e di angosce, il teatro si colloca nella storia solo mediante il riconoscimento di un diverso stadio die «umanità», di una diversa impostazione dei suoi problemi spirituali, da risolvere. Smarrito questo senso antiparticolare equindi antiverista, antiborghese; dimenticatosi, poco a poco, della folla, il teatro oscilla in gran parte della storia moderna, tra gli eccessi dell'aneddoto, del caso, del carattere individuale,· sempre trattenuto, anche nei suoi voli più alti, dall'assenza di un profondo sentimento «collettivo». Ma è anche questa una delle conseguenze inevitabili dell'esclusione politica, determinata in classi di cui, l'una riesce fin dove le è possibile ad ignorare l'altra, sottomettendola ai suoi fini. Non più espressione «corale;i, il teatro lascia, ora, unicamente alle singole intuizioni - Andreief con «Re Fame» potrebbe esserne un esempio - l'illustrazione dell'avvenimento umano, invece che ad un clima d'opere svolto in continuità. E la frattura ci appare tanto più densa di conseguenze in quanto porta, giorno per giorno, all'allontanamento della folla degli irriconoscibili moduli teatrali e quindi all'abbassamento progressivo del suo indice di educazione drammatica e di sensibilità. Non può quindi meravigliarci l'incomprensione con la quale saranno accolti i radi esempi, nel teatro, che parleranno propriounlinguaggio in perfetta armonia con i moti sentimentali e le esigenze di una nuova vicenda storica. Essi si offrono ormai, in genere, ad una classe che non può accettarli, che per necessità li qualifica ripugnanti od immorali e solo talvolta, quando ne è concessa l'occasione ad una massa che - incolpevole - ha perduto gli istrumenti per un sereno giudizio estetico e si affida al soccorso della pura intuizione. Cosi, nel panorama contemporaneo, accanto alle altre arti, rifugiatesi, oltre ogni preoccupazione sociale, in una dolorante solitudine che, tuttavia, sa illuminarsi miracolosamente di valori universali, il teatro troppo legato all'uomo-massa si rapprende solitario, «diverti1919 (25 anni addietro) 16 luglio: Grande attesa in Italia per lo sciopero generale indetto per il 19-21 luglio in segno di protesta per l'intervento dell'Intesa contro le repubbliche sovietiche. - Alla Camera italiana il ministro dell'Industria e del Commercio, Dante Ferraris, ha parlato contro il protezionismo economico, ha auspicato una giusta comprensione dei problemi sociali e la cooperazione con la classe operaia. 21 luglio: Lo sciopero generale si è svolto in tutta Italia ordinatamente: grandi comizi ovunque. A Milano in un comizio hanno parlato Bombacci, Treves, Serrati ed altri. - Sciopero generale anche in Inghilterra, Germania, A~- stria: la Confédération Générale du Trava1l francese all'ultimo momento <per ragioni interne> non ha aderito allo sciopero internazionale. - Scontri a Berlino tra scioperanti e truppa. 22 luglio: La Repubblica Ungherese dei Sovieti ba rivolto un appello al proletariato di tutti i paesi esaltando l'atteggiamento del 19-2 luglio ed invi dolo ad aver "duda e mento;i, di una categoria ristretta, identificabile con l'ovvio ed il borghese. A questo punto gioverebbe riconoscere la parola pronunciata dall'espressionismo esauritosi in una aperta lotta contro quella società costituita che, immutata nei suoi presupposti e nella sua reazione porterà più tardi il mondo, per intimo disfacimento, alla guerra attuale. Qui il teatro ritrova il suo clima eroico e la sua voce più pura. Quella che condensa, al di fuori degli schemi consunti di una tecnica, di una estetica scaduta e di una falsa moralità, le aspirazioni di un'epoca fresca ed entusiasta in riscontro alla sgomenta incertezza di un mondo, statico di fronte all'eterno divenire dello spirito e dei rapporti sociali. L'espressionismo, infatti, si affaccia a questo secolo soprattutto reagendo contro l'annichil~ mento della volontà, la supina accettazione del naturalismo, ed esplode, sul piano politico, insieme alle idee rivoluzionarie di una nuova generazione. Logico sviluppo dei germi gettati dagli Strindberg, dai Wedekind e più indietro ancora da Ibsen. Dapprima è la concezione del dramma nella sua struttura convenzionale che viene alterata da Ibsen. iSi inizia la demolizione sistematica della menzogna organizzata politicamente, alla quale Strindberg aggiunge gli esasperati motivi della lotta fra i sessi e quindi del dissidio tra libertà morale e il circolo chiuso dell'educazione famigliare, tradizionalista. Wedekind riafferma, d'altro canto, lo studio del dramma sessuale, quasi come pretesto, per reagire contro i vincoli dell'ipocrisia e del falso pudore che faranno esclamare adHetman in «Hidalla;i, - La morale d'oggi è una morale medioevale -, ed a Maurizio in «Risveglio di primavera» - Dobbiamo compiangere la giovinezza vedendo come essa custodisce la sua ansia di idealismo e come la vecchiaia, per stoica superiorità, vuole spezzarle il cuore -. Il primo tema del dramma espressionista - annotiamolo - si rivela come un'imprescindibile esigenza morale che risolva, con la serena chiarezza dei suoi compiti futuri, i rapporti tra gli uomini. Gli altri motivi partiranno da qui, cosicché sarebbe errore considerarlo una figliazione abnorme del torbido dopoguerra, una ricerca affannosa, determinata dal crollo di antichi ideali. Sarebbe un riportarlo alla pittura di una «epoca», condannarlo al quadro oleografico. La guerra ha accelerato un processo di evoluzione - e non è stato cost anche nella coscienza del popolo? - ma le ragioni intime che l'espressionismo accentra nella p,:ova dell' arle so - radicate assai prima. Perché assai prima gi esiste quello stato di lotta per la vita delle classi sociali e quindi delle dipendenti «moralità» che ogni conflagrazione trascina, soltanto più palesemente. Non si tratta - lo ripetiamo - di copia a posteriori ma di adesione, al di fuori di ogni particolare movimento politico, ad un clima spirituale che si slancia, ad una svolta della storia, come un soffio di vita, tra le impalcature di una corrosa società. Quella società che Sternheim dissolve, con la satira del mondo borghese e dell'alta finanza, avida di mercati e di imperialismo politico, tra il 1910 ed il 1914. Ed H asenclever e Kaiser tra il 1905 ed il 1918. Il catalogo delle date assume, in questo caso, un preciso significato per consegnarci nel 1919 il dramma espressionista nella pienezza dei suoi mezzi e nello sviluppo più attento dei suoi concetti. Necessariamente la tragica esperienza di una guerra matura l'espressionismo- e le masse - di colpo, aggiungendo una nota di disperazione sorda ai suoi problemi spirituali, d'accusa e di rivolta a quelli politici. Non a caso Toller avrà guidato, nel '18, le sommosse di Monaco e scritto in carcere gran parte dei suoi drammi. E' allora che, portato al limite estremo della sua metafisica, il teatro nell'avvenire del movimento proletario ed a scuotere il giogo capitalista. 23 luglio: Alla Camera francese viene confermata la fiducia nel gabinetto Clemenceau con 289 voti contro 176. - Sciopero dei minatori inglesi. 25 luglio: In un'intervista al corrispondente del Daily News, Bela Kun ha notalo con rammarico che mentre la Repubblica Ungherese ha risposto all'appello dell'Intesa ritirando le proprie truppe dalla Slovacchia, i rumeni non hanno affatlo ritirato le proprie truppe dall'Ungheria. - Il governo controrivoluzionario ungherese di Szegedi.no ha aperto uffici di arruolamento per guardie bianche a Vienna ed a Berlino. - In Olanda è stata approvata la legge che stabilisce le 45 ore settimanali di lavoro. - Vivaci discussioni alla Camera italiana sulla legge elettorale. I socialisti auspicano il sistema proporzionale con scrutinio di lista. 26 luglio: In Italia la commissione d'inchiesta per i fatti di Caporetto, presieduta dal generale Caneva, ha conchiuso i propri lavori. Risulta da essi la schiacciante incapacità e negligenza di molti alti comandi. - Forte discorso di Turati alla Camera italiana per la riforma elettorale e in pro della rappresentanza proporzionale. - CO espressionista si trasforma in teatro di puri concetti. Si getta addentro, nell'animo delle masse - soppresso ogni tradizionalismo formale - ne oggettiva le suggestioni, i sogni, le fedi, il fondo comune di angoscia. Negli schemi consunti, rifluisce l'universale. Il personaggio, non più caso clinico, non più simbolo, si tramuta nella stessa «umanità», carne e sangue pulsante con il precipitoso ritmo delle macchine, e dei congegni, che la stritolano. Ecco perché, il dramma espressionista, accostatosi nel dopo guerra, coraggiosamente ai problemi dei rapporti sociali fra collettività ed individuo, e non solo, addentratosi a scrutare anche i dissidi più intimi ed astratti della personalità umana, li somma, alla fine, in un inevitabile, lacerante grido d'orrore. Ohe è condanna di tutto un «sistema» incapace di ritrovare la misura delle sue leggi e delle sue ragioni per esistere. Proprio dinnanzi alla provvisorietà di un mondo che ha spezzato i suoi ormeggi, in cui un pugno di carta monetata, un'occasione scolpitasi nell'eterno, possono travolgere una vita, il Miliardario del «Corallo» griderà - La frenesi della vita ci infrange. Spinti alla deriva, siamo. Tutti. Allontanati dal nostro paradiso pieno di pace. Frammenti strappati al corallo crepuscolare. Oon una piaga, dal primo giorno. Ohe non si chiude, che brucia, che ci spinge - terribilmente dolorosa - nella nostra corsa. - E si ucciderà il Cassiere di «Dal mattino a mezzanotte». Ma è una corsa che non si conclude, come potrebbe sembrare, nel vuoto, nell'evasione eterna. Si tratta, anche qui, per il teatro di riassumere tutta la sua «missione» educativa, toccando si il fondo delle coscienze, esplorandole nelle pieghe più segrete, ma soprattutto chiarificando, in tal modo, gli impeti ciechi delle folle, portandoli alla luce, nell'essenza più ideale - catarsi che è guida e al tempo stesso aiuto e verità. - Cosi il teatro espressionista concede, al vortice delle passioni, un altro senso. Se si slancia nel vuoto, se precipita e dissolve è per tentare il 1·impasto di una realtà. Nuda forse, ma più «vera». Lungi dallo spegnersi nel nichilismo e nell'anarchia, gli scarti, le contorsioni spasmodiche dei suoi diagrammi, segnano, tra i cupi bagliori del presente, la ricerca di una sillaba di verità, di un mondo dolcemente pacificato. Dove altri troveranno l'immorale, il perverso, lo scatenamento delle forze morbose della folla, noi scopriremo, invece, un supremo bisogno di luce, di pace, di giustizia, di fratellanza, senza confini. Questo il senso, questo il tema che, come un .basso,pedale ritorna eternamente ed assolve il dramma espressionista: l'infinita pietà del popolo, calpestato e trascinato ciecamente alle catastrofi storiche e che riconosce nell'Eugen Ingemann una sua triste figura, a compendiare, in un panorama vastissimo ove tutte le oscurità si sciolgono, ove tutti i problemi si compongono armonicamente, il suo diritto alla vita. All'altezza del tema, all'aderenza meravigliosa del teatro espressionista con il dramma dell' aff anata umanità, allo spirito, alla vibrazione sincera - anche se talvolta conculsa - che tutto lo pervade, in ogni sua opera e in ogni sua battuta, ben poco possiamo aggiungere. Se non trovò il suo «genio», trovò il cuore dei suoi poeti che seppero cercare nello sfacelo della storia contemporanea, la ragione di un viaggio sulla terra, forse tristissimo, ma virilmente sofferto, ma aderente all'anima delle folle. Per rappresentarla, con un supremo gesto di solidarietà. Più tardi, già nel 1926, l'espressionismo si esaurirà in una «maniera» ogni giorno più affettuosa. Le masse, ormai, faticosamente si acquietano. I pubblici che l'avevano seguito, con il gusto del pacifico borghese domenicale dinnanzi alle sbarre di un serraglio, forse per sentirsi investiti, in un brivido, del suo acre calore o per morbosa curiosità, si rivolgono altrove. E mentre il mondo si precipita, per la Penuria di carbone in Italia. - La fiducia nel ministero Nitti confermata al Senato italiano all'unanimità. - La Francia vieta il passaggio sul proprio territorio ai delegati italiani per la Conferenza sindacale di Amsterdam. 28 luglio: Interpellanza vivace alla Camera italiana in merito a violenze commesse dalla forza pubblica in occasione dell'ultimo sciopero generale. - Dimissioni del ministro austriaco degli Esteri, Bauer. Viene additata come pretesto la politica imperialista dell'Italia e della Francia. Il dicastero viene assunto dal cancelliere Renner. 29 luglio: Il governo sovietico reclama da quello germanico la scarcerazione di Radek e di Axelrod. - Preparativi militari dell'Intesa contro l'esercito rosso ungherese. - Nella seduta preparatoria al Congresso Internazionale dei sindacati di Amsterdam è stata sollevata la questione della responsabilità della socialdemocrazia tedesca nella guerra. - Alla Camera italiana il primo ministro Nitti ha dichiarato che l'Italia non intende intervenire in Russia o in Ungheria. - Discussioni per la pace all'Assemblea Nazionale Austriaca. La delegazione austriaca per la pace ha chiesto una proroga per la risposta alle condizioni di pace. seconda volta, nell'abisso, il teatro - ritornato da tempo alla sua assurda posizione di «assenza» - si rifugia nel mito, nel gioco di fantasia o più banalmente nel fatto di cronaca. * L'orientamento di domani ci è ignoto. O meglio, è racchiuso nelle risorse spirituali della nostra desolata generazione. E si matura. In silenzio. Ma saprà l'arte, finalmente, regalarci la trama della nostra tragedia, so!f erta senza finire? In tal caso non sarà, forse, inutile, ricordare l'espressionismo e la sua generosa lezione. L'Italinaperioddoitransizione (Continuazione della I pagina) Il Consiglio direttivo della sezione combattenti di Bari ha con voto unanime proposto al cqmm.issario della associazione, medaglia d'oro Ettore Viola, che il diritto di iscrizione sia esteso a tutti quei patrioti che potranno dimostrare di aver partecipato ad azioni belliche nei territori testé liberati ed in quelli ancora occupati, contro orde naziste. Le forze di conser-vazione Ha avuto luogo in Taranto, con l'intervento dei delegati della provincia di Bari, Brindisi, Catanzaro, Cosenza, Matera, e Potenza e con l'adesione di numerose altre provincie dell'Italia liberata, una riunione per decidere la costituzione dell'associazione nazionale degli agricoltori per la tutela degli interessi dell'agricoltura italiana e per la soluzione di molteplici problemi che investono l'economia nazionale. E' stato votato a conclusione un ordine del giorno in cui l'associazione nazionale degli agricoltori ha affermato di voler concorrere, al di fuori di ogni tendenza politica, all'opera di ricostruzione dell'economia nazionale e in cui specifica una serie di provvedimenti sui problemi basilari per la valorizzazione al massimo dell'agricoltura nazionale. In un assemblea tenuta a Palermo il 4 giugno i sindaci della Sicilia e i presidenti delle deputazioni provinciali siciliane hanno discusso problemi di ricostruzione e rinascita dell'isola. Il primo problema esaminato in seguito a relazione del sindaco di Canicattì, On. Guarino, è stato quello della sicurezza pubblica. Al riguardo l'assemblea ha fatto voti per un miglioramento delle condizioni morali e materiali del personale di polizia e soprattutto per l'eliminazione del mercato nero «causa principale del rifiorire della delinquenza», mediante l'adeguazione delle razioni ai bisogni alimentari. In seguito è stata trattata la questione dei contratti stipulati dalle amministrazioni fasciste e sono stati fatti voti affinché si dichiarino a discrezione degli enti locali nulle le donazioni e i contratti onerosi conclusi dalle dette amministrazioni. Altro problema vitale trattato dal sindaco di Catania A vv. Ardizzoni, è stato quello degli scambi e trasporti. In conseguenza delle conclusioni del relatore, l'assemblea ha adottato le determinazioni di dare il massimo impulso ai lavori di ricostruzione della rete ferroviaria e di ricostruzione e manutenzione della rete stradale per provvedere al necessario riallacciamento tra i centri più importanti. Ai comuni dovrà essere pertanto assicurata una congrua, disponibilità di mezzi per il funzionamento dei pubblici servizi. Anche i trasporti marittimi devono essere favoriti con ogni mezzo e la libertà di commercio fra provincia e provincia, regione e regione, ripristinata. Questo eviterà speculaziom a danno dei produttori e consumatori. Ultimo problema. è stato quello relativo ai danni di guerra e principalmente alla situazione della città di Messina, la cui ricostruzione ed il cui potenziamento industriale sono urgentemente imposti dalla sua posi.zii.onegeografica e quindi dall'importanza del suo porto nell'interesse dell'intera Sicilia. 30 lu.glio: Alla Camera dei Comuni il ministro della guerra Churchill ha dichiarato: <L'onore e l'interesse ci obbligano a sostenere Denikin e Kolcialo (i generali russi anti-rivoluzionari). - Polemiche in Francia contro i dirigenti della C. G. T. colpevoli di aver fatto mancare lo s,ciopero generale all'ultimo momento. - In Germania un'ordinanza del Ministro della Guerra dispone che l'appartenenza dei soldati ai partili socialista indipendente e comunista è incompatibile con gli obblighi dell'esercito. - Disastrosa situazione finanziaria nell'Austria tedesca. - Alla Camera dei Comuni il ministro Bonar Law ha dichiarato che è allo studio il progetto per la nazionalizzazione delle miniere. 31 luglio: La Carnera italiana ha approvato alla quasi unanimità la riforma elettorale basata sulla proporzionale. - In un'intervista al rappresentante dell'United Press, Lenin ha dichiarato che il programma del governo sovietico non è riformista, bensi rivoluzionario. - Numerosi treni sospesi per mancanza di carbone in Italia. - In Italia lo sciopero di Molinella si è conchiuso vittoriosamente: la Federazione provinciale della terra ha firmato un concordato che riconosce, tra altro, gli uifici di collocamen lo di classe.

Gli attuali mo-vimenti federalisti Diamo una rapida rassegna di alcuni movimenti sorti negli ultimi anni per difendere l'idea dell'unità europea. L'Unione Pan-Europea Nell'ottobre del 1923 il conte austriaco Coudenhove-Kalergi iniziò a Vienna un movimento per propagandare le idee contenute nel suo libro intitolato Pan-Europa. In questo libro, tradotto in molte lingue, il conte sosteneva una specie di nazionalismo europeo, spiegando che era necessario organizzare con vincoli federali tutti i paesi europei, qualunque fossero i loro regimi politici (escludendo però la Gran Bretagna e la Russia), specialmente per far fronte al pericolo bolscevico. Si trattava dunque di un piano conservatore e reazionario. In molti paesi sorsero gruppi nazionali paneuropei che si riunirono in diversi congressi mondiali. Nel 1927 il movimento ebbe come presidente Ari-. stide Briand, allora ministro degli Esteri di Francia, il quale presentò alla S. d. N. un progetto nebuloso e astratto di Stati Uniti d'Europa, che fece molto chiasso senza alcun risultato concreto. Dal 1924 al maggio del 1940 il movimento pubblicò regolarmente in francese e in tedesco la rivista Pan-Europa. Poco prima dello scoppio della presente guerra il conte Coudenhove-Kalergi - in contrasto a quanto aveva prima sostenuto sulla impossibilità di far partecipare la Gran Bretagna ad una unione federale europea, in considerazione dei suoi interessi imperiali extra-europei - si fece sostenitore della tesi che la Gran Bretagna avrebbe dovuto assumere la direzione di una politica di unificazione dell'Europa. Con questo programma egli riuscì a costituire un Comitato parlamentare sotto la direzione di Duff Cooper, al quale aderirono sir Walter Layton, sir Arthur Salter, sir Evelyn Wrench, sir Edward Grigg, L. S. Amery, Headen Guest, Geoffrey Mander, Harold Nicolson ed altre personalità molto influenti nella vita politica inglese. In «Europe must unite» il conte ha esposto il suo nuovo programma, che ancora si basa sulla sua idea semi-nazista che esista una vera e propria razza europea, che deve unirsi per non essere sopraffatta dai popoli raggruppati nell'U. R. S. S., dalla Unione Panamericana e dalla razza mongolica, la quale potrà organizzarsi domani sotto la direzione del Giappone. All'unità europea - che dovrebbe comprendere la Turchia e l'Inghilterra, ma escludere i Dominions e la Russia ~ Coudenbove-Kalergi sostiene si dovrebbe arrivare per gradi, tendendo all'autarchia economica europea e ad una costituzione sul tipo della costituzione svizzera. Come _....,..,,..._. __ _primo passo propone la costituzione di una Corte federale di giustizia e di una armata aerea federale più forte di ogni possibile combinazione delle armate aeree nazionali. Nell'autunno del 1940 il conte, che allo scoppio della guerra aveva stabilito il principale centro del suo movimento a Ginevra, si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha continuato la propaganda sotto gli auspici dell'Institute of International Education di New-York. La New Commonwealth Nel 1932 venne fondata in Inghilterra una associazione per diffondere l'idea, già propugnata da Lord David Davis in The Problem of twentieth Century (New-York, 1931), di un tribunale per la risoluzione di tutte le controversie sorgenti fra gli stati e di una forza di polizia per assicurare l'ordine internazionale: questa forza dovrebbe essere costituita non da una combinazione di eserciti nazionali, ma da un esercito distinto supernazionale. Una più succinta esposizione dei medesimi principi si trova nell'opuscolo di Y. I. Van der Leeuw: Why a World Police is inevitable, edito nel 1937 a cura della New Commonwealth Society. Altre due monografie raccomandate dalla stessa società sono: Hans Wehberg, Theory and Pratice of lnternational Policing, e R.N.Lawson, A Plan f or the Organisation of an European Air Service. La New Commonwealth riconosce che la legge deve essere sostenuta dalla forza ma, non attribuendo molta importanza alla costituzione di un vero e proprio potere legislativo federale, in fin dei conti si contenterebbe, almeno per un primo tempo, di un rafforzamento della Società delle Nazioni. Della nuova organizzazione internazionale dovrebbero far parte tutti gli stati, qualupque fosse la loro costituzione politica ed economica, e la legge dovrebbe essere imposta non agli individui, ma agli stati membri, che conserverebbero quasi integralmente la loro sovranità. Queste idee sono poi state propagandate da Lord Davis particolarmente per metter fine all'anarchia internazionale sul continente europeo nel libro A federated Europe (Gellanez, 1940). La New Commonwealth ba costituito parecchi gruppi in tutti i paesi di lingua inglese. Presidente del gruppo britannico nel 1940 era W. Churchill e vice-presidente Duff Cooper. L'associazione ha pubblicato dal 1935 al 1942 l'ottima rivista The New Commonwealth Quarterly, alla quale collaboravano i migliori scrittori sui problemi di politica internazionale. Dal 1943 la rivista ha cambiato Direzione e col titolo The London Quarterly of World Affairs, è divenuta molto meno interessante. La Federai Union Incorporated americana Nessuna proposta degli ultimi anni per l'organizzazione di un migliore ordine internazionale ha avuto più ampia risonanza di quella contenuta nel libro, pubblicato nel marzo del 1939 col titolo Union New, di Clearence K.Streit, già corrispondente del «New-York Times» da Ginevra. In questo libro venivano messi in rilievo i difetti organici della S. d. N. ed era propugnata la immediata creazione di un vincolo federale fra gli Stati Uniti d'America, la Commonwealth britannica e i paesi democratici europei della costa atlantica, per difendersi contro le aggressioni degli stati totalitari, e per imporre l'ordine internazionale, e costituire un primo nucleo di una federazione di tutti i popoli liberi della terra. Il libro fu il più grande successo editoriale dell'annata e suscitò vivacissime polemiche sui giornale e sulle riviste. Non è qui il caso di dare l'elenco di tutti i libri che vennero pubblicati per combattere e per sostenere le teorie dello Streit. Una bibliografia completa occuperebbe molto spazio. Ricorderemo solo il libretto di W. B. Curry, uno dei fondatori della società Federal Union in Gran Bretagna: The case for Federal Union (Pinguin Books, 1939), che ha avuto il maggior successo come adattamento dell'Union New per il pubblico inglese. Poco dopo la pubblicazione dell'Union New si costituirono dei gruppi di collettività americane per appoggiare il piano dello Sh·eit. Con la stampa della edizione inglese, francese e svedese, l'idea di una unione delle democrazie conseguì un'importanza internazionale, diffondendosi specialmente nei paesi anglo-sassoni. Il bollettino dell'associazione americana si intitola Federal Union World e tende a promuovere l'educazione sui principi fondamentali della forma federale di governo fra gli stati, così come è esemplificata dalla costituzione degli U. S. A. L'associazione sollecita il Presidente ed il Congresso perché vogliano assumere immediatamente, cioè durante il corso della guerra, un ruolo dirigente in tal senso, col formulare un programma per applicare i principi costituzionali americani all'attuale stato di emergenza. Da un referendum organizzato nell'agosto del 1942 dalla Rivista Fortune risultà che dieci milioni di americani erano favorevoli alle idee sostenute dalla Federal Union lnc. La Federai Union inglese· Quando la crisi per i Sudeti era più minacciosa, alla fine del!'estate del 1938, sorse la Federal Union in Inghilterra, indipendentemente dell'analogo movimento americano, specialmente per iniziativa di sir W. Beveridge e di P. Ransome. Essa si sviluppò rapidamente dopo la pubblicazione dell'Union New di Clearence K. Streit, ed ancora oggi è la più importante organizzazione federalista del mondo. Nel marzo del 1940 l'associazione creò un Federa! Union Researcb Institute, che affidò a diversi comitati di esperti lo studio dei problemi costituzionali, economici, coloniali, psicologici dell'unione federale. I resultati di questi lavori, a cui parteciparono i più eminenti giuristi, economisti e sociologhi inglesi (Beveridge, Wbeare, Bentwicb, Robbis, Hayek, Curtis, Yennings, Ransome ecc.), furono riassunti nei rapporti annuali per il 1939-1940 e per il 1940-1941. Essi costituiscono il più prezioso contributo alla letteratura federalista. Gli obbiettivi attuali della Federal Union inglese sono: 1 ° ottenere l'appoggio dell'opinione pubblica in Gran Bretagna e negli altri paesi per una federazione di popoli liberi, sotto un comune governo eletto dai popoli e responsabile verso i popoli stessi per tutti gli affari d'interesse comune, lasciando ai governi nazionali di risolvere in modo autonomo i loro particolari problemi; 2° formare una tale confederazione in modo che possa essere considerata come un primo passo verso un governo federale mondiale; 3° nell'ambito di tale federazione assicurare la pace, la sicurezza economica per tutti ed i diritti civili individuali. Questi obbiettivi sono molto simili agli obbiettivi che oggi si propone la Federal Union americana, giacché anche questa associazione, dal settembre del 1942, ha abbandonato la parte del suo programma in cui proponeva l'unità federale per alcuni determinati paesi democratici, ed ha cominciato a far propaganda per la creazione di un primo nucleo federale, costituito di tutti i paesi disposti ad accettare la costituzione democratica dell'Unione. La unica differenza che sembra oggi esistere fra la politica propugnata dai federalisti inglesi e quella propugnata dai federalisti americani è che i primi, e non i secondi, hanno continuato a mettere l'accento sulla necessità di incominciare l'organizzazione federalista subito, durante la guerra, fra i paesi democratici che fan parte del blocco belligerante come Nazioni Unite. L'organo ufficiale del movimento inglese è il Federal Union News, che da settimanale, quale era, si è trasformato dal 1943 in un bollettino mensile. Il programma della Federal Union inglese si trova sviluppato nel modo più ampio nel rapporto annuale, approvato dall'assemblea generale tenuta nella Pasqua del 1942, e pubblicato sul Federal Union News del giugno 1942, N° 88, col titolo Peace Aim - War Weapon. Bib 1otecal:i1noBianco Gli studi principali dei dirigenti del movimento della Federal Union sono stati raccolti in due pubblicazioni: 1° World Order Papers. First series. Pubblicata dal Royal Institute of International Affairs nel 1941 (che contiene anche il saggio Peace by Federation? in cui sir W. Beveridge sostiene iu pieno la tesi degli Stati Uniti d'Europa con la partecipazione della Gran Bretagna e l'esclusione della Russia)·. 2° Federal Union. Un «symposium> edito a cura di M. Channing-Pearce (London 1940) che raccoglie 22 saggi (fra i quali molto interessante il saggio di L. Robbins. Economie Aspect of Federation) sotto quattro titoli: a) Il significato e la storia del federalismo, b) Il federalismo in teoria, c) Il federalismo in pratica, d) Il federalismo oggi e domani. Altri studi che banno avuto più successo, dello stesso gruppo di studiosi, sono: 1 ° I. C. Carnet, A lasting peace (London, 1940), 2° W. I. ~enning, A Federation for Western Europe (New York, 1940), 3° H. R. G. Greaves, Federal Union in practice (London, 1940), 4° W. G. Mackay, Peace Aims ancl the New Order (London, 1941). · La Federal Union ha avuto il suo periodo di massimo splendore nel momento in cui Churchill adottò la politica che da molti mesi essa sosteneva, proponendo al governo francese la unione fra l'Inghilterra e la Francia (16 giugno 1940). La proposta arrivò troppo tardi per impedire il crollo francese, e dopo d'allora le prospettive per la costituzione di un primo nucleo federato in Europa divennero sempre più incerte o remote, mentre lo sviluppo delle operazioni belliche concentrava sempre più l'attenzione pubblica sull'obbiettivo immediato della vittoria, e rendeva impopolare ogni proposta tendente ad assicurare in avvenire una collaborazione pacifica con i tedeschi. Questo spiega in parte la ragione per cui la Federal Union, che nei primi due anni di vita era riuscita a suscitare una vasta corrente politica, fondando più di 800 gruppi in Inghilterra e nell'impero, diffondendo migliaia di opuscoli e di manifesti, e tenendo numerosi frequentatissimi comizi popolari, abbia poi perduto molto della sua forza espansiva riuscendo con difficoltà a mantenere le posizioni raggiunte. Un'altra ragione è che gli esperti di maggior valore, che in un primo tempo avevano dato la loro opera alla Federal Union, sono poi stati assorbiti dai compiti che venivano loro affidati nei diversi rami dell'amministrazione per la continuazione della guerra. Infine va considerato che la divergenza di vedute sul problema dell'area a cui converrebbe estendere, alla conclusione della pace, l'unione federale, quale primo nucleo della federazione mondiale, ha portato a molti contrasti ed a secessiopi. Cont-errebbe cominciare con una unione dei paesi dell'Europa occidentale? oppure con l'unione della Gran Bretagna con gli Stati Uniti? oppure con l'unione dei paesi dell'impero britannico? oppure con un'unione di tutti i paesi democratici del mondo? Tra le dimissioni più significative c'è stata quella di L. Curtis, autore del libro ormai classico The Commonwealth of Nations, e uno dei principali artefici della costituzione politica del dominion sud-africano, il quale si è allontanato dalla Federal Union ritenendo che l'indirizzo sostenuto dalla maggioranza dei suoi dirigenti per la creazione degli Stati Uniti d'Europa, non potesse conciliarsi con la sua vecchia idea di un consolidamento della Commonwealth britannica per mezzo di sempre più stretti vincoli federali. La Federal Union inglese ba organizzato dei gruppi anche nei dominions e nel continente. Tra i gruppi nei dominions il più forte è quello della Nuova Zelanda. Un gruppo francese, sorto come Comitato per la unione federale europea, nel luglio del 1939 aveva adottato il programma dell'Union New, assumendo il nome di Comitato d'azione per l'unione federale dei popoli liberi. Delegati di questo gruppo francese parteciparono ai lavori del congresso della Federal Union tenuto a Londra nel 1940. Con l'occupazione tedesca esso si è poi sciolto. Una sezione che ba continuato a svolgere una certa attività è quella della Svezia. A Ginevra una sezione, ilGroupe I nternational pour l'U nion Fédérale, al quale aderivano persone residenti in !svizzera di cittadinanza non svizzera, aveva costituito un centro di studi, che pubblicò due rapporti, nel 1940 e nel 1941; ma ha cessato di funzionare quando scoppiarono le ostilità sul fronte occidentale. Ancora esiste a Ginevra un Mouvement Populaire Suisse en faveur d'une f' édération des Peuples, fondato nel 1940, sulla base degli stessi principi della Federal Union inglese. Ma ha solo diffuso un manifesto e organizzato qualche conferenza. Il Movimento per la federazione europea in Italia Un gruppo di confinati politici, nell'agosto del 1941, riuscì a diffondere dall'isola di Ventotene un primo manifesto-programma, in cui la formazione degli Stati Uniti di Europa veniva proposta come l'obbiettivo principale che occorreva raggiungere alla fine della guerra per porre fine all'anarchia nel nostro continente. Ebbe cosi inizio in Italia il Movimento per la Federazione europea, che pubblicò un giornale clandestino l'Unità Europea ed ebbe una vita (Sotterranea> fino al colpo di stato del maresciallo Badoglio, nel luglio del 1943. Appena liberali dalle prigioni e dai confini di polizia un gruppo di oppositori al regime fascista, aderenti al movimento, pur appartenendo a diverse tendenze politiche, tra i quali alcuni ottimi elementi socialisti, organizzarono un primo convegno a Milano, alla fine di agosto dello stesso anno. In tale convegno venne precisato il carattere del movimento e furono approvate le, tesi principali che dovevano essere sostenute in seno ai diversi partiti politici. E' stata in gran parte per l'influenza esercitata da questi federaUsti che quasi tutti i partiti risor~i in Italia e costituiti ex-novo hanno messo esplicitamente la Federazione Europea nel loro programma. Dopo l'armistizio dell' 8 settembre u. s. la propaganda federalista del movimento italiano ha ripreso in forma clandestina, ed a Roma è stato anche pubblicato un libro di Scritti federalisti, in cui sono raccolti il Manifesto-Pr?- gramma ed i principali saggi che erano già stati diffusi in quaderni separati, come elementi di discussione, col titolo «Gli Stati Uniti di Europa e le diverse tendenze politiche>, «Politica marxista e politica federalista», «Lettere da Ventotene>. Dizionario Fabian Society. Una società di pensatori britannici socialisti costituitasi nel 1883. Sidney Webb e George Bernard Shaw ne furono dapprima le personalità dirigenti, e ad essi tosto si aggiunse Beatrice Potter, poi divenuta Mrs. Webb. I Fabiani svilupparono un sistema non marxista, evoluzionista e democratico di socialismo a cui diedero un nome che manifestamente derivava da quello di Fabius Cunctator,. il prudente general_e romano. La loro filosofia era idealistica, non materialistica come quella marxista, ed essi fondavano il loro programma, più che sulla lotta di classe, sulla convinzione che il socialismo è un sistema migliore del capitalismo. In economia essi erano seguaci di Ricardo e di Bentham (liberali) anziché di Marx. Il Fabian Research Department o Istituto Fabiano ha prodotto un gran numero di importanti lavori e studi. Durante la loro esistenza i Fabiani contribuirono a costituire il Partito Laburista Indipendente (Independent Labour Party), il Partito Laburista ed altri movimenti politici, e nel 1918 il Partito Laburista adottò un programma essenzialmente Fabiano. Da allora la politica Fabiana è stata identica a quella del Partito Laburista e la Società Fabiana fa parte del Partito Laburista. L'attività della società si limita ad indire discussioni intellettuali e ricerche su argomenti sociali. Essa è stata un'importante organizzazione nella storia politica inglese, e molti noti personaggi, non soltanto tra i laburisti ma anche tra coloro che appartengono ad altri gruppi sono passati attraverso di essa. L'Istituto Fabiano di studi ha rotto le sue relazioni con i Fabiani nel 1932 e da allora è stato conosciuto il nome di l' «Istituto di studi laburisti» (Labour Research Department). Si è detto di esso in seguito che fosse sotto influenza comunista. I Fabiani dal canto loro costituirono il «Nuovo Istituto Fabiano di studi» (New Fabian Research Department). Cooperativa. Associazione di lavoratori che, forniti di strumenti di lavoro e di capitale proprio, si propongono di svolgere attività produttiva nel campo industriale od agricolo o comunque di svolgere la loro attività professionale a condizioni più favorevoli di quelle dell'individuo isolato (c o o p e r a ti v e d i p r o d u z i o n e), oppure: associazione di individui che si propongono di acquistare per i loro bisogni determinati prodotti a condizioni particolarmente vantaggiose, valendosi soprattutto dell'acquisto all'ingrosso e fatto alla fonte della produzione ( c o o p e r a t i v a d i c o n s u m o). E' caratteristica fondamentale delle prime la non dipendenza da un proprietario di azienda, unico controllore degli strumenti di lavoro, del capitale e degli utili. Prerogativa delle seconde è di fare a meno del commercio intermediario e degli arbitri dei rivenditori specie per quanto riguarda la determinazione dei prezzi. Sia nelle prime che nelle seconde gli associati sono quindi comproprietari dell'azienda ed in grado di controllare i funzionari da essi stessi nominati: tra di essi vengono distribuiti integralmente gli utili dell'azienda stessa. Ogni socio ha diritto ad un solo voto, qualunque sia il suo apporto al capitale sociale; inoltre nelle cooperative di consumo gli utili vengono distribuiti in proporzione degli acquisti fatti dai singoli e non in rapporto alla compartecipazione al capitale sociale - criteri diffe- ·renziali fondamentali, questi, rispetto alle società anonime. Esistono am1 che c o o p e r a t i v e m i s t e , di produzione e consumo, che producono i generi e li distribuiscono direttamente ai consumatori. Nell'agricoltura l'attività cooperativa si manifesta soprattutto attraverso l'acquisto di materie prime o di bestiame o di terreni, o per mezzo del trasporto o della lavorazione dei prodotti agricoli (latterie e cantine sociale ecc.). Esistono anche c o o p e r a t i v e p e r i l c re - dito , per l'assicurazione ecc. Il movimento cooperativo ha avuto origine nel 1844 a Rochdale in Inghilterra ed ha assunto uno sviluppo imponente negli ultimi decenni, soprattutto per quain,to riguarda le cooperative di con - s u m o. Si calcola che il numero di cooperative attualmente esistenti al mondo sia di circa 500 000, con 100 milioni di soci ed una cifra di affari di circa 75 miliardi di franchi svizreri. I

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