L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXV - n. 10 - 30 maggio 1944

B Anno XXXV (nuova serie) N. 10 Zurigo, 30 Maggio 1944 LIBERARE E FEDERARE! QUINDICINALE SOCIALISTA L'ULTIMA NOTTE 1. Il prodigio sarebbe una spinta leggera Contro questa muraglia Sarebbe di potere disperder questa polvere Sarebbe essere uniti 2. Gli avevano scarnite vive le mani piegata la schiena Gli avevano scavato un foro nel cervello E per morire aveva dovuto soffrire Tutta la vita 3. Re da 2 i O n e e A mm in i strazi on e: Casella posta e No. 213, Zurigo 6 · Conto postale No. VIII 26 305: Telefono: 3 70 87 Nel rigagnolo i poveri raccoglievano il pane Abbonamenti: 24 numeri Fr. 6.-, 12 numeri Fr. 3.-, una copia Cent. 30 Con lo sguardo coprivano la luce Non c'era più paura della notte La guerra Il rapporto tra cns1 e guerra, che di tutti i problemi del ventesimo secolo è quello più carico di destino, si può delineare con una semplice frase: le guerre moderne derivano fatalmente dalla crisi del capitalismo. Ma, ben lontano dall'eliminare le cause di essa, la guerra non fa che inasprirle, in quanto riproduce sempre su un terreno più vasto le condizioni della sua origine. La crisi appartiene al capitalismo nello stadio attuale come le maree appartengono al mare. Essa è motivata dalla contraddizione, inerente all'ordine sociale capitalista, tra produzione sociale ed appropriazione privata dei prodotti. Il capitalismo ha potuto moltiplicare le forze produttive fino ad un punto in cui esse potrebbero liberare ognuno dalle preoccupazioni materiali e rendergli accessibili i godimenti culturali. Ma tale non è lo scopo dell'ordine economico capitalista. La sua prima e sovrana meta è il profitto. In seguito alla diminuzione della quota di profitto risultante dalla crisi viene a mancare alle masse la potenza di acquisto necessaria per comprare le merci prodotte. Cosi rimane un'eccedenza di merci, che i capitalisti devono esportare se vogliono evitare la rovina. Di questo passo il capitalismo si è spinto continuamente verso terre non-capitaliste, perché nuovi mercati sono essenziali alla sua prosperità. Le conquiste coloniali hanno come scopo di estendere e di consolidare i mercati di materie prime. Naturalmente la cosa viene detta di solito in modo meno rozzo. Si preferisceparlare di una missione civilizzatrice. Ma alle volte qualcuno degli iniziati si lascia sfuggire qualche confidenza. Cosi spiegò francamente il Moltke, a woposito della spedizione punitiva delle grandi potenze europee contro la rivolta dei boxer cinesi: «Se dobbiamo essere sinceri, fu la sete dell'oro che ci spinse a dividerci la grande torta cinese». Attraverso la sottomissione di nuovi territori coloniali e mezzo-coloniali, nuovi popoli vengono attaccati al giogo del carro capitalista, e nuovi profitti vengono conquistati per mezzo del lavoro delle masse coloniali. I nuovi profitti coloniali offrono ai capitalisti la possibilità di soddisfare, almeno nella misura in cui non intaccano la stabilità sociale, le domande di miglioramento degli operai nella madre patria. Ma in fin dei conti non viene risolta in questo modo la questione sociale, né assicurato il benessere nazionale. Il dilemma si pone sempre da capo. Il germe capitalista che per mezzo delle conquiste coloniali viene trap1antato in territori r.on capitalisti, cresce fino a diventare albero; i territori coloniali più progrediti si sviluppano in stati capitalisti ind;pendenti e cominciano a loro ·volta ad aver delle pretese sul mercato mondiale. Cosi arrivò il giorno in cui il mondo intero era suddiviso in sfere di interessi e sul mercato mondiale i paesi capitalisti entrarono fatalmente in conflitto tra loro perché non avevano più la libertà di movimento dei primi tempi del capitalismo. Da questa situazione nacque la guerra mondiale del 1914-1918. Il mondo era già spartito al momento in cui l'impero germanico, dopo l'unificazione del 1870, rapidamente salito al livello di una grande potenza, proclamò le sue pretese ad una parte adeguata del mercato mondiale. Gli stati già possidenti accolsero il nuovo concorrente come sgradito guastafeste che metteva in pericolo l'equilibrio esistente. La crisi del 1911 nel Marocco fu il preludio della lotta che si stava avvicinando. Nel 1914 ci si trovò innanzi all'ineluttabile aut-aut. Vi sarebbe stato un solo mezzo per impedirlo; la creazione di un equilibrio tra l'aumentata capacità di consumo dei mercati interni. Ma ciò avrebbe significato la liquidazione del capitalismo e la realizzazione del socialismo. Era proprio ciò che le classi proprietarie volevano evitare, e per sottrarsi a questo dilemma, fecero ricorso alla guerra. Il proletariato organizzato mancò al suo ruolo. La socialdemocrazia tedesca aveva preso posizione, fin dal cong e s df J~~e 191 ;pèr un imperiaii o ~o~ o. Le\._co1o ie sign~fi~o l'allar a e la • • cr1~1 del capitali§IDO mento dello «spazio vitale», quindi nuove possibilità di profitto capitalistico, e quindi la possibilità per il miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia. I crediti di guerra furono concessi da un proletariato legato alla prosperità dell'economia capitalista. Analogo fu l'atteggiamento delle organizzazioni operaie in Francia e in Gran Bretagna, che si dichiarano per la conservazione dello status quo e scesero in arena per distruggere il militarismo tedesco. La guerra, peraltro, ha le proprie leggi e poco si cura dei proc!ami ideologici. Le esigenze belliche richiedono misure drastiche sul terreno economico. L'economia di guerra sottomette l'intera vita economica ai bisogni dell'esercito. La libera economia capitalistica già nell'ultima guerra si dimostrò incapace di soddisfare questa esigenza e cedette il posto a forme pianificate di economia nazionale. Ma esse servirono non a costruire ma a distruggere. Potevano e~sere una direttiva per l'economia del dopo-guerra, invece quei germi di pianificazione furono presto distrutti e si tentò di restaurare le condizioni di prima della guerra. Non ci si riuscì in pieno perché ogni stato aveva subito durante la guerra profonde modificazioni. scomparsa. Al posto della disoccupazione c'è mancanza di mano d'opera. L'intera vita economica è stata sottomessa con pugno di ferro alle esigenze di guerra. La libertà degli imprenditori è stata sempre più ristretta sotto la pressione dei bisogni di guerra e di giorno in giorno si è visto riprendere il sopravvento ad un'economia pianificata severamente gerarchizzata. La guerra mostra chiaramente quali immense risorse produttive vengono liberate da una pianificazione intelligente. Questa pianificazione è tuttora al servizio della guerra. Nel dopo-guerra essa dovrà esser posta al servizio della pace e della prosperità collettiva, poiché è evidente, sin da questo momento, come i problemi gravissimi che, allora, sorgeranno, potranno esser risolti soltanto mediante un controllo energico delle forze economiche al servizio del consumo popolare. Gli scopi di pace degli alleati sono stati formulati a maglie larghe. La Carta dell'Atlantico in ispecie dice poco e ambiguamente sui problemi sociali nel dopo-guerra; si spera forse nella restaurazione del capitalismo privato. Una cosa è certa: se riesce alle potenze vincitrici di attuare un simile ritorno al capitalismo privato, non potremo evitare una terza guerra mondiale. Perché, allora ricomincerà da capo la corsa nefasta alla lotta per i mercati, alla crisi, al riarmo. Questa legge immanente nel capitalismo non sarà eliminata con artifici ideologici. La storia non si lascia truffare. Questa contraddizione fondamentale di un sistema economico che passa dalla crisi alla guerra e dalla guerra alla crisi, sarà risolta solo con la costruzione di un nuovo ordine sociale, con l'attuazione del socialismo. I popoli Tanto deboli quella debolezza Li faceva sorridere In fondo al loro buio si portavano i corpi Si vedevano solo traverso la miseria Si scambiavano solo una lingua segreta E udivo dolcemente cautamente parlare Di un'antica speranza grande come la mano V divo calcolare Le misure niolteplici della foglia d'autunno La fusione dell'onda in seno al mare calmo V divo calcolare Le misure molteplici della forza futura. 4. Io sono nato dietro un'orrida facciata Ilo mangialo ho riso ho sognato ho avuto vergogna fio vissuto come un'ombra Eppure il sole ho saputo cantarlo Il sole intero quello che spira Den1ro ogni petto dentro ogni occhio La goccia di candore che splende dopo il pianto. Paul Eluard. (Questi versi e quelli pubblicati nel n° scorso sono tradotti dal volume di P. E. «Poésie et Vérité 1942», Ed. de la Baconnière, Neuchatel, 1943.) dovranno decidere, alla fine della guerra, se questa verità dovrà essere attuata. Se ciò non avverrà, non ci sarà purtroppo risparmiata la lezione sanguinosa di una terza guerra mondiale con tutte le sue miserie, tutte le sue sofferenze, e la minaccia di una decadenza irreparabile del genere umano. • • Il capitalismo del dopo-guerra non ha mai riconquistato la capacità espansiva di prima. La Germania, respinta dal mercato mondiale, cessò in grande misura di essere essa stessa un mercato per gli altri. La guerra aveva inoltre accelerato lo sviluppo capitalistico degli Stati Uniti e del Giappone, fino a renderli concorrenti pericolosi sul mercato mondiale. Le nazioni vin te furono ridotte alla miseria; quelle vincitrici e quelle neutrali invece disponevano di una profusione di capitali in cerca di investimento, che, attirati da prospettive promettenti di rendita, si riversarono soprattutto in Germania. Questa adoperò quel danaro in parte per il pagamento delle riparazioni, in maggior parte però per la razionalizzazione e la modernizzazione del suo apparato di produzior.e. Presto essa riapparì come concorrente nuovo ed accanito sul mercato mondiale. UoIDini coragg1os1 Il fortissimo aumento delle forze produttive rese più difficile il trovare una via di sbocco per le merci. Nel 1930 si scatenò una crisi. economica mondiale di proporzioni fino ad allora sconosciute. La cifra dei disoccupati salì a milioni. Ogni paese tentò con dazi protettori ed altre forme di autarchia di scacciare la crisi al di là delle proprie frontiere. Ognuno voleva esportare, nessuno voleva importare. L'assurdità di questa politica economica si palesò quando la crisi, invece di scomparire, si approfondiva sempre di più. Furono tentati altri palliativi. Da uno solo ci si astenne: da quello di colpire jl male alle sua radice, di pianificare ed ordinare l'economia. Il fallimento dell'ordine economico capitalistico è stato accompagnato da gravi sintomi di sfacelo nella soprastruttura politica ed ideologica. Come conservare un diritto internazionale quando i singoli stati capitalisti possono risolvere le loro difficoltà economiche soltanto con una lotta violenta per l'espansione vitale? Cosa deve fare il dttadino dei suoi diritti democratici se non lo tolgono dalla fame e dalla miseria? Cosi si moltiplicarono, da ogni parte, le violazioni di diritto internazionale, e le dlttature si estesero sulla carta del mondo e privarono i cittadini dei loro diritti e delle loro libertà. La dittatura fu il preludio dell'abassamento del livello di vita delle masse operaie, e il conseguente. aumento della quota di profitto capitalistico fu la premessa della panacea capitalista: il riarmo. I capitali inoperosi trovarono subito delle possibilità lucrose di investimento, l'apparato produttivo si rimise in moto, la disoccupazione fu liquidata. Cosi lo stato capitalista si creò lo strumento di guerra per una nuova violenta spartizione del mondo. Nel 1939 i contrasti tra le potenze imperialiste e le tensioni sociali all'interno dei singoli stati avevano raggiunto il punto in cui s~ una~uova guerra mondiale avrebbe potut ri~~rli. E da quel giorno la crisi è Il socialismo ha una storia di eroismi e di sacrifici che non dovrebbe essere ignorata da nessun militante, specie dall'avanguardia del movimento insurrezionale. Trascriviamo al proposito una bella pagina di Kropolkin, ad esempio dei sopraggiunti ed a ricordo dei vecchi compagni: « S o n o a g i t a t o r i p a g a t i dicono quelli che non hanno conosciuto niente della questione. Ma la verità è, per parlare unicamente di quanto so personalmente, che se avessi tenuto un giornale in questi ultimi ventiquattro anni e vi avessi scritto tutte le devozioni ed i sacrifici che ho incontrato nel partito socialista, il lettore di questo giornale avrebbe avuto costantemente la parola eroismo sulle labbra. Però gli uomini dei quali avrei parlato non erano eroi; erano uomini comuni, ispirati da una grande idea. Qualunque giornale socialista - ve ne sono a centinaia in Europa soltanto - ha la stessa storia di sacrifici senza speranza di compenso, e più spesso anche nessuna personale ambizione. Ho veduto famiglie vivere senza sapere che cosa mangerebbero il domani - il marito "boicottato,, da ogni parte nella sua piccola città, perché lavorava al giornale, e la donna sostenere tutta la famiglia col lavoro di cucitrice. Una tale condizione durò degli anni, fino a che la famiglia si ritirò alla fine, senza una parola di rimprovero, dicendo semplicemente: " C o n - ti n u a t e , n o i n o n n e p o s s i a m o p i ù,,. Ho veduto uomini, morenti per la tisi, e consapevoli di questo, correre tuttavia lutto il giorno nella neve e nella nebbia, per parlare in comizi qualche settimana prima di andare a morire nell'ospedale con queste parole: ,,Ora, amici miei, sono finito; i dottori dicono che non ho più che qualche settimana da vivere. Dite ai compagni che sarò felice se verranno a vedermi,,. Ho veduto dei fatti, dei quali si direbbe "sono idealizzati,, se li riferissi qui; ed i nomi stessi di questi uomini, appena conosciuti al di fuori di una stretta cerchia di amici, saranno ben presto obliati, quando gli amici, essi pure, saranno scomparsi. In realtà non so veramente ciò che occorra ammirare di più: la devozione senza limiti di alcuni individui, o la somma totale dei piccoli atti di devozione della grande maggioranza. Ogni mazzo di giornali venduti ad un soldo, ogni comizio, ogni centinaio di voti guadagnati per una elezione socialista, rappresentano una somma di energia e di sacrificio, dei quali quelli che sono al di fuori del movimento non hanno la menoma idea. Ciò che s'è fatto oggi dai socialisti è stato fatto, altra volta, da ogni avanzato partito popolare, politico o religioso. Tutto il progresso passato è l'opera di tali uomini ed è stato compiuto grazie a simili sacrifici.» L.F. Se l'emancipazione delle classi operaie richiede la loro reciproca, fraterna cooperazione, come possono esse aclemviere questa grande missione se la politica estera dei governi prosegue disegni colpevoli, mette in movimento pregiudizi nazionali, e prof onde in imprese brigantesche il sangue e la ricchez::a del popolo? Non la sagge::za delle classi dominanti, ma l'eroica resistenza delle classi operaie d'Inghilterra, fu ciò che impedì all'occidente di Europa di lanciarsi a corpo perduto in una inf anie crociata per eternare e trapiantare la schiavitù sull'opposta riva dell'Oceano Atlantico. Il vergognoso plauso, la simpatia solo apparente o la circoscritta indifferen::a, con cui le classi superiori di Europa hanno veduto il baluardo del Caucaso divenire preda della Ri,ssia e l'eroica Polonia annientata dalla Russia, gli attacchi non respinti di questa potenza barbarica, la cui lesta è a Pietroburgo, le cui 1nani stanno in lutti i gabinetti d'Europa, hanno insegnato alle classi operaie il dovere d'impadronirsi, anch'esse, dei misteri della politica internazionale, di vigilare i tiri diplomatici dei loro governi, di lavorare, all'occorrenza: in controsenso di essi con ogni loro potere, e, ove siano messi fuori possibilità d'inipedire il tiro, di unirsi in una contemporanea viibblica accusa e proclamare le semplici leggi della morale e clel diritto, che dovrebbero regolare tanto i rapporti clei singoli, come anche le leggi superiori dei mutui rapporti delle ncizioni. K. Marx, 1864. '

Bi Epitaffio di Giovanni Gentile Secondo una antica regola cavalleresca non si inveisce contro un morto, perché il morto non può difendersi. Quando un uomo scompare anche il più acerrimo dei suoi nemici dimentica in parte i torti subiti e qualcosa finisce sempre col perdonare. Tuttavia non si può tacere la pesante e triste eredità che certi morti lasciano dietro di sé, non si può dimenticare il male che essi commisero, quando se ne hanno ogni giorno sotto gli occhi le dolorose conseguenze. Nel caso specifico di Giovanni Gentile non si può passare sotto silenzio il perturbamento e la dissoluzione che il suo pensiero e il suo modo di agire portarono nello spirito di molti italiani. Un passo della nota no. 48 della «Corrispondenza repubblicana», dal titolo «Basta!», asserisce che gli uccisori di Gentile vollero uccidere in lui non il fascista, ma l'italiano. Prendiamo atto <li questa distinzione tra f a s c i - sta e i t a 1i ano che, per la prima volta, viene fatta in un pubblico documento e in maniera tanto esplicita, anche se, nell'intenzione del redattore, rientra nella solita propaganda sull'un i on sa c r é e, cavallo di battaglia di tutti i regimi tentennanti o caduti d'Europa. Questa distinzione l'antifascismo l'ha fatta per vent'anni rimproverando alla plutocrazia fascista, tra gli altri monopoli, quello dell'amor patrio, imputandole, tra le infinite violenze di ordine materiale, la violenza imperdonabile esercitata sulle coscienze. Ma la distinzione tra italiano e fascista non ha valore a proposito di Gentile, perché in lui ambedue erano colpevoli. hegeliano, in cui tutte le vacche sono nere. La concezione sintetica dell'Atto Puro assorbiva in sé ogni cosa e, dimostrando un appetito formidabile ed uno stomaco di struzzo, tutto assimilava e giustificava. Che bazza, per chi non cercava di meglio che argomenti, se non solidi, almeno apparentemente inattaccabili, con i quali fosse possibile abdicare di fronte alla forza senza incorrere nel rischio di vedersi tacciato di traditore della verità! - Ecco, signori miei - dicevano questi giocolieri - si può essere fascisti e nello stesso tempo custodi dei valori dello spirito, anzi, solo essendo fascisti si difendono questi valori -. Un residuo pudore rimaneva in alcune coscienze che cercavano di far digerire la dittatura come un qualche cosa di passeggero, cui sarebbe succeduta un'era felice e libera, e dicevano di considerarla una transizione necessaria. Dal linguaggio guardingo usato nell'esporre queste idee si capiva benissimo che essi in cuor loro la disapprovavano, pur appoggiandola ufficialmente, e cosi se la cavavano ricorrendo alla scappatoia della contingenza. Queste posizioni di riserva mentale divennero tanto comuni in Italia che in ogni uomo o in ogni espressione non molto chiara si cercava il consapevole pensiero nascosto, anche quan<lo . si trattava semplicemente di uomini incerti e di incapacità di esprimersi. Cosi nelle Università e nelle cosidette professioni liberali molti godettero i benefici del partito e si concessero contemporaneamente il piacevole brivido di un antifacismo lieve lieve, tenue come un velo quasi invisibile, poco impegnativo e poco pericoloso, che consisteva soprattutto nella interpretazione che altri poteva dare alle loro parole. II male che essi fecero oggi non si può ancora esattamente valutare, e nemmeno si può misurare la influenza determinante che ebbero sull'opinione pubblica italiana. Ma vi è di certo che la maggior parte furono gentiliani convinti o simpatizzanti. Anche la scuola italiana deve a quest'uomo l'ondata di indifferenza che è entrata nelle sue aule ed ha permeato gli spiriti dei giovani. Scuola di informazione, piuttosto che di formazione, essa non ha potuto assolvere né l'uno né l'altro compito. Le concessioni superficiali strappate alla cultura liberale non permettevano che i problemi più importanti potessero essere esposti nella loro completezza e trattati a fondo, e tanto meno permettevano che si .potesse dimostrarne la vitalità e le relazioni strettissime col mondo reale. Naturalmente la gioventù non si sentiva attratta da cose che, per il modo ambiguo della esposizione, le sembravano campate in aria e perfettamente inutili. I giovani più ardenti si rivolgevano con impeto alla vita che li circondava da ogni parte, nella quale non trovavano certo ispirazione per nobili e disinteressati ideali, e molti finirono col lasciarsi trascinare dalla corrente dell'arrivismo. I più meditativi si attaccarono alla scienza, intrapresero il cammino che ha come traguardo irraggiungibile la Verità, e si isolarono dalla realtà, cui non potevano portare il loro contributo che venendo meno all'onestà del loro pensiero. Tutti gli altri, la maggior parte purtroppo, caddero in una placida apatia e vegetarono inconsci. A nessuno la scuola portò aiuto o consiglio. Nonostante l'infausta opera da lui svolta restava a Giovanni Gentile la possibilità di tirarsi in disparte e salvare quel poco che gli era ancora rimasto, e che egli doveva alle sue innegabili qualità di uomo di studio. Non volle farlo ed ha pagato. In Italia e all'estero molti si sbracciano a tracciare profili dell'uomo scomparso, e, a seconda della loro posizione, prorompono in aperte lodi o in guardinghe distinzioni tra l'uomo e lo studioso. OgnW10 di loro difendendo Gentile difende sé stesso, difende il suo personale equivoco, la propria disonestà intellettuale e morale. Tutti costoro sono nemici palesi o nascosti dell'Italia che soffre e lotta per la sua risurrezione, che reagisce finalmente a quel falso mondo di cui il filosofo siciliano fu uno dei principali responsabili. At. Per anni Gentile ha esercitato una dittatura spirituale, ha avallato col suo contegno il più ambiguo degli atteggiamenti, ha permesso a migliaia di coscienze deboli di ostentare quasi con orgoglio un sudicio compromesso morale. All'infuori di ogni intenzione critica dal punto di vista filosofico, diciamo che il pensiero di Gentile offriva immense possibilità a tutti gli intellettuali per mettere d'accordo a loro vantaggio personale i postulati della scienza con quelli della propria vigliaccheria o disonestà. Non per nulla tutto il frasario roboante e semi-ermetico dei difensori teorici del fascismo, di quelli appunto che parlavano di realtà dinamica, di spirito attuantesi nel mondo, ecc. ecc., Tre lettere di un condannato a morte Un militante del Partito d'azione, recentemente fucilato a Torino, ha scritto, prima dell'esecuzione, le tre lettere che qui riportiamo: ha una impronta più o meno gentiliana. Si può rispondere che questo fu il cattivo uso fatto di una dottrina in sé non errata, e che le parole non portano colpa, potendosi usare sia in bene ' sia in male. E' una obiezione giusta, ma non tiene conto del fatto che Gentile stesso per primo diede l'esempio di questo cattivo uso della sua dottrina, per primo circondò di scoppiettanti acrobazie verbali, quasi si trattasse ALLA FIGLIA Figlia mia adorata, è la prima e ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te. Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, figlia mia, un giorno capirai appieno. di una festa, l'interminabile rito del sacrificio della libertà celebrato dalla dittatura mussoliniana. Egli fece vedere come si potevano mettere insieme il fascismo e la libertà, come, mediatrice la sua filosofia, si poteva dimostrare questa mostruosa equazione. Sin dal 1923, quando tra gli stessi fascisti molti gli imputavano la malafede ( e non capivano il servigio immenso che egli rendeva loro), egli aveva compiuto l'opera che a suo tempo Federico Barbarossa commise ai giuristi bolognesi, i quali dovevano ratificare col crisma del diritto le sue rapine: ossia, aveva dimostrato la legittimità storica del fascismo e la sua validità, come momento necessario della coscienza italiana nel suo incessante sviluppo. Se è vero che l'atteggiamento monistico è fondamentale nel pensiero filosofico e rappresenta un'esigenza che ricorre continuamente nella sua storia, tale che ogni onesto intelletto non ne può negare l'alto valbre speculativo, è altrettanto vero che, nelle abili mani del filosofo siciliano, esso divenne come la famosa notte dell'aforisma 1919 (25 anni addietro) 1 giugno: Consegna delle condizioni di pace alla delegazione austriaca a Parigi. - Gli stati nuovi o ingranditi dell'Europacentro-orientale, avuto conoscenza che il trattato di pace con l'Austria prevede che le minoranze etniche siano poste sotto controllo della S. d. N., hanno protestato allegando «manomissione della loro sovranità». -In Austria la mortalità per tubercolosi è in continuo aumento. - Inizio a Bologna del processo contro il comp. Massarenti, sindaco di Molinella, per allegate «malversazioni». 2 giugno: Grande congresso socialista a Milano con l'intervento di Macdonald, del francese Longuet, di Turati ecc.: tra l'altro si è votata una mozione bollante la politica intesista dei blocchi affamatori e delle spedizioni militari contro la Russia e l'Ungheria. - Gli czechi sono in ritirata in più punti di fronte agli ungheresi. - A Berlino è stato ritrovato in un canale il cadavere di Rosa Luxemburg. - Congresso socialista per la scuola popolare a Bologna. - Continua in Inghilterra l'opposizione dei ferrovieri, minatori e addetti ai trasporti contro l'invio di materiale bellico contro la Russia e contro i blocchi affamatori. 1 giugno: Si è riunito a Pietrogrado il Comitato Geptrale Esecutico So ietico: si è rile ata Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo babbo non morrà mai. Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l'infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti senti vivere nelle viscere di tua madre. So di non morire, anche perché la tua mamma sarà per te anche il tuo babbo: quel tuo babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa. Riversa sii tua madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze. Sapessi quante cose vorrei dirti, ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, con la bocca di tua madre nel cui cuore entrerà la mia anima intiera, quando lascerà il mio cuore. Tua madre resti sempre per te al di sopra di tutto. la necessità dell'indipendenza e dell'intima alleanza tra le varie repubbliche sovietiche. - II Partito Socialista Francese ha rivolto un appello ai lavoratori contro l'intervento in Russia e Ungheria. - II tribunale statario di Monaco ha condannato a morte Levine, che capeggiò a Monaco la rivolta degli spartachiani.-L'Assemblea nazionale germanica ha ammesso i consigli operai nella costituzione della repubblica. - E' avvenuta la proclamazione di una repubblica renana indipendente sotto la presidenza di Dorpen. Protesta del governo germanico. - Sciopero tramviario a Roma diretto a trasferire l'esercizio dei tram dalla «Romana», colpevole di gravi negligenze, al municipio. 6 giugno: Nota di protesta di BrockdorffRantzau, capo della delegazione tedesca a Versailles, contro la proclamazione della repubblica renana. - Fucilazione di Levine a Monaco. - Agitazioni marinare in Italia contro la spedizione di materiale bellico contro la Russia. - I giornali italiani si preoccupano della estrema lentezza e negligenza con cui vengono sbrigate le pratiche nei tribunali militari: si auspica una rapida soluzione dei processi e una sollecita applicazione delle amnistie. - Continuano a verificarsi soprusi da parte di arditi in varie città d'Italia. 7 giugno: Convegno del primo ministro Orlando con altri ministri italiani ad Oulx per discutere di questioni interne. - Alla Camera de· Coll;!uni Churchill ha dichiarato che l'aiuto Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo padre. Ti benedico, tuo babbo. ALLA MOGLIE Mia cara, ho finito ora di scrivere alla A, ed eccomi a te. Ma non ho scritto prima a lei e poi a te: materialmente, con la penna, si: ma con il cuore, con il pensiero, con l'animo, no, perché ora più che sempre non mi è possibile vedere lei senza vedere te e viceversa: per me siete sempre state un tutto unico inscindibile, come quando te la tenevi dentro. Ricordi? Non ti dirò gran cose: non occorre: fra poco sarò tutto dentro il tuo animo e pm·lerò al tuo cuore ancor più profondamente, totalmente. Tu sai perché muoio. Tienilo ~empre presente e fallo sempre presenti a tutti. Specialmente alla nostra bambina, il nostro sangue, la nostra vita. Non devi piangere per la mia fine: io non ho avuto un attimo di rammarico: vanne a fronte alta. Non ho perso la vita incoscientemente: ho cercato di salvarmela ver te, per la mia bambina, per la mia fede. Per quest'ultima occorreva la mia vita. L'ho data con gioia. Tu e la bambina mi perdonerete. Beneditemi sempre e vogliatemi sempre bene, ne ho tanto bisogno. Educa la bambina come lo puoi soltanto tu: avrai in lei anche tutto l'appoggio niorale e spirituale che non avrai più da me. Siate sempre serene, se pur non sempre felici. Io non vi mancherò: mi sentirete vicino a voi a Kolciak, capo delle forze russe antibolscevike, si limita all'invio di munizioni. - Continua a Zurigo il processo delle bombe contro Bertoni e compagni. - Sciopero generale a ·Berlino di protesta contro la fucilazione di Levine. 8 giugno: L'«Avanti» in Italia pubblica un appello del Partito Socialista Italiano esaltante l'unione dei partiti di tutti i paesi e per l'intervento in favore dei lavoratori dei paesi vinti e contro i movimenti reazionari di Russia ed Ungheria. - Fermento e costernazione a Vienna per le condizioni di pace. - Klagenfurt occupata dai serbi. - Grave incidente tra giovani socialisti ed arditi a Milano-Bovisa. 9 giugno: Imperversa in Germania il militarismo reazionario: censura preventiva, processi e conaanne a morte. - Clemenceau impone agli ungheresi di non difendersi contro i czeco-slovacchi. - Disoccupazione e conflitti in Inghilterra. - Al processo di Bologna il P. M. chiede la condanna di Massarenti a 2 anni di reclusione. - Vittoria dei lavoratori del mare italiani che si rifiutarono di caricare materiale di guerra diretto contro la Russia. 11 giugno: Persecuzioni degli ebrei da parte dei legionari polacchi nella Polonia «liberata». - Minaccia di crisi ministeriale italiana. - A Milano: sciopero dei maestri per protestare contro i loro stipendi da fame. - Successi dell'esercito sovietico sui vari fronti. - Piena assoluzione di Massarenti al processo di Bologna. più di quanto vi possa sembrare al primo momento. Non so se ti sarà' possibile avere il mio cadavere. Se si, mettilo dove vuoi, in una modestissima tomba dove tu e la bambina possiate deporvi un fiore. Mia cara, smetto, non per me ma per te, non voglio addolorarti. Tanto io resto con te. Perdonami, tesoro mio e abbiti per tutta l'eternità i miei baci. Tuo marito. L'esecuzione venne, all'ultimo differita di un giorno; e il condannato potè aggiungere queste righe: ALLA MOGLIE ED ALLA FIGLIA Angeli miei, ci hanno allungato la vita di 24 ore per sottoporci ad un interrogatorio. E' stata una giornata densa di pensieri. Tutta la vita mi è passata innanzi, ma più di tutto, sopra a tutto, tu moglie mia, tu figlia mia. Il capellano che ci assiste, e col quale ho avuto anche un cordiale colloquio, mi ha detto che svolgendo certe pratiche è possibile avere il cavadere. Fatelo, a me non importa nulla, ma so che per voi, può e potrà essere un conforto: se, poi, tu facessi la tomba in un posto ove un giorno (molto lontano) ti potessi riavere vicino a nanna con me, allora ne sarei contento. Attenderò quel giorno con tutta la passione mia, ma che veng'a lontano, tanto lontano. Il mondo migliorerà, siatene certe, e, se per questo è stata necessaria la mia vita, sarete benedette. Io vi benedico per il grande conforto, per il grande sostegno che la certezza di essere da voi due ricordato e amato mi dà e che mi fa andare sereno innanzi al plotone di esecuzione. La mia fede mi ci fa andare sorridendo. Tenetemi nel vostro cuore per tutta la vita, come io per tutta la eternità. Tuo marito, tuo babbo. Documenti «E' tutta colpa del cervello umano che è diviso in due lobi, dei quali solo uno è capace di pensare... Quelli che sanno vincere una guerra, raramente sono capaci di fare una buona pace, e quelli che sarebbero in grado di fare una buona pace, non avrebbero mai vinto la guerra.» Winston Churchill ( «A Roving Oommission», 1919, p. 321) «Lady Montgomery, madre del gen. Montgomery, ha raccontato ieri a Brixton che, l'ultima volta che suo figlio era stato a Londra in licenza, andò a farsi tagliare i capelli. Quando il parrucchiere ebbe finito, tutti i clienti e gli impiegati presenti nella bottega si precipitarono per raccogliere dal pavimento le sforbiciature dei capelli del generale.» (Dal «New Ohronicle», di Londra) La superiorità degli imbecilli «Gli imbecilli ebbero allora il sopravvento, come spesso succede. Infatti, temendo la propria insufficenza e l'intelligenza degli avver- , sari, temendo anche di non essere molto abili nel ragionare e di essere preceduti nell'attacco dalla superiorità intellettuale degli avversari, essi ricorsero immediamente all'azione. Invece gli uomini intelligenti, pensando, in modo piuttosto presuntuoso, che le intenzioni degli imbecilli sarebbero state facilmente prevedibili e che non bisognasse procurarsi con lo sforzo quello che si può raggiÙngere con lo spirito, furono battuti alla sprovvista.» Tucidide («Guerra del Pelopponneso», III, 83.) 12 giugno: Alla Camera francese discussione sui fatti di Odessa ove marinai francesi si ribellarono ai loro ufficiali. - Sciopero alla Spezia per protesta contro l'azione degli intermediari che determinano la corsa al rialzo dei generi di prima necessità, mediante incette ecc. - Dimostrazione a Genova contro il carovita. 13 giugno: Ritorno del primo ministro Orlando a Roma. - Negoziati tra l'Intesa e l'ammiraglio Kolciak per soffocare la Repubblica dei Soviets. - Inaugurazione del congresso socialista tedesco a Weimar. - E' finito a Zurigo il processo delle bombe: su 18 imputati quattro soli sono stati condannati a pene moderate. 14 giugno: Primi colloqui di Orlando a Roma. - I fiumani creano un esercito. - Scambio di note tra il primo ministro Clemenceau ed il capo del governo sovietico ungherese Bela Kun. - Avanzata delle truppe italiane in Carinzia. 15 giugno: Imponente folla a Berlino ai funerali di Rosa Luxemburg. - Congresso nazionale dei lavoratori della terra a Bologna: mozione per la socializzazione della terra ecc. - Viene consegnato alla Germania il trattato di pace definitivo. - L'Intesa ostacola in tutti i modi il progetto di legislazione del lavoro preparato dalla Commissione Internazionale, da essa stessa nominata.

Bi Per la federazione europea Compitie responsabilitàdei socialisti ing·lesi In questi giorni avrebbe dovuto aver luogo in Inghilterra il congresso annuale del Partito Laburista che, tra l'altro, dovrà stabilire la futura politica del proletariato inglese nelle questioni internazionali. L'importanza delle decisioni laburiste per l'avvenire dell'Europa, non può essere da alcuno sottovalutata, specie ove si accetti come verosimile l'ipotesi che al Partito Laburista spetterà, in successione al governo di Churchill, la direzione della politica inglese subito dopo l'armistizio. Incomberà, allora, al Partito Laburista l'immane compito della ricostruzione economica, sociale e politica della comunità inglese che non potrà essere risolto nei quadri dell'attuale struttura imperialista; e accanto a quello, ma non dopo di quello, incomberà, altresi, al P. L., una volta al potere, il compito, non meno nobile ed essenziale del primo, di contribuire, energicamente e decisamente, all'avvento ed al consolidamento della rivoluzione democratica e socialista in Europa, e ad una intima unione - politica ed economica - di questa Europa, cosi rinnovata e federata, con le repubbliche socialiste sovietiche; senza di che la prossima pace non sarà che una sinistra pausa preparatrice di una terza guerra mondiale. Se cosi frequentemente su questo foglio offriamo ai lettori larga documentazione sulle correnti politiche demo-socialiste in Inghilterra, non è per fatua ed anacronistica anglomania (i nostri documenti, anzi, come i lettori avranno osservato, sono, per lo più, a ragion veduta, molto critici verso l'Inghilterra ufficiale) ma, perché siamo convinti che sia di importanza fondamentale realizzare con le forze democratiche e socialiste inglesi una completa e robusta intesa e collaborazione in ordine alla attività e agli scopi suaccennati. In attesa che l'annunciato, e per ora rinviato, congresso laburista di cui sopra abbia luogo, e si possano, quindi, conoscerne i rapporti e le risoluzioni, diamo, per intanto, e qui di seguito, alcune info~mazioni a completamento di quelle degli scorsi numeri. Sulla «Tribune», settimanale di sinistra inglese, è stato pubblicato, col titolo «La politica europea del Partito Laburista inglese» un lungo articolo del deputato laburista Aneurin Bevan, che è stato cosi riassunto dalla «Tribune de Genève» del 12 aprile: «Dopo aver fatto la storia della politica inglese prima della guerra e dopo lo scoppio della guerra, Bevan constata che questa politica è stata sempre più influenzata dai partiti di sinistra. «Ciononostante durante i due ultimi anni la debolezza della rappresentanza laburista in seno al governo ha permesso ai conservatori di eliminare qualsiasi segno di politica estera progressista. L'iniziativa è di nuovo sfuggita di mano alla sinistra; ma sarebbe un errore credere che l'abbia completamente ripresa la destra. La verità è che né negli affari interni né in quelli esteri, i conservatori hanno un minimo di filosofia coerente. A loro volta i laburisti hanno delle convinzioni, non delle tradizioni sulle quali poggiare una politica estera. E' per questo che c'è un vuoto nella politica estera inglese, ed in tali circostanze l'iniziativa passa all'America ed all'U.R.S.S. «Studiando la politica estera degli Stati Uniti, Bevan la paragona a quella della Gran Bretagna del XIX secolo, ma applicata con metodi moderni. In sostanza essa obbedisce alla spinta verso l'espansione del capitalismo americano, come la politica estera inglese esprime gli appetiti della sua finanza e della sua industria. Bevan non attende dall'America una politica estera progressista, qualunque sia il suo governo, democratico o repubblicano. Tanto l'uno che l'altro seguiranno una politica d'imperialismo, almeno fino a quando il popolo americano sarà disposto a fare per essa il sacrificio supremo. «Parlando in seguito della politica estera russa Bevan scrive: "Ma se l'America ci dà mal di testa, la Russia ci dà mal di cuore. I risultati ottenuti dall'armata rossa e le sue tradizioni rivoluzionarie fanno ottenere alla in "una condizione atomica,,, ossia a creare nell'occidente un certo numero di nazioni deboli, politicamente diverse dal punto di vista della loro organizzazione, con una cintura di piccole nazioni sotto la sua dominazione economica e politica, Bevan aggiunge che ciò sarebbe un errore. «In verità, l'unificazione dell'Europa deve essere un atto liberamente voluto dall'Europa stessa, e lo scopo dei laburisti inglesi dovrebbe essere il permettere il compimento di questa unificazione, il più facilmente e il più pacificamente possibile. E' proprio perché si è provato che non si può imporre con la forza un qualsiasi ordine a dei popoli che posseggono un'alta coltura ed uno spirito nazionale molto sviluppato, che qualsiasi tentativo di spezzettare la Germania non solo sarebbe un attentato alla civiltà, ma avrebbe conseguenze disastrose per la pace e il ristabilimento dell'ordine sul continente. «Concludendo Bevan preconizza la costituzione d'una confederazione delle nazioni occidentali dell'Europa, che dovrebbe vivere a fianco di una Germania e di una Austria sane, e di una Inghilterra progressista. Questa è la politica che dovrebbe seguire il Partito Laburista, giacché il mondo attende che si mostri una direzione più chiara e più intelligente di quella che si è vista fin'ora, e non esiste in questo momento un'autorità più adatta del Partito Laburista inglese per dare tale direzione.» Questo articolo, interessante per le osservazioni a proposito della politica estera dei conservatori e dei laburisti inglesi, degli americani e dei russi, ci sembra assai ingenuo per le proposte che affaccia sulla riorganizzazione dell'Europa. A parte l'assurdità di un'Austria che possa avere una «vita sana» indipendente dalla Germania, è per noi chiaro che, se non ci si prospetta la formazione di un organismo federale, con la esclusività degli armamenti ed il controllo dell'industria pesante, di cui la Germania possa far parte con diritti e doveri uguali a quelli degli altri stati-membri, senza pericolo che - per la sproporzione delle forze - essa acquisti una posizione di preminenza tale da trasformare la federazione stessa in uno strumento della propria egemonia, non è concepibile una politica generosa verso il popolo tedesco alla fine della guerra. Solo l'unità federale dell'Europa con la partecipazione dell'Inghilterra e della Germania potrà permettere la pacifica collaborazione del popolo tedesco all'opera di ricostruzione dell'Europa ed all'ulteriore sviluppo della nostra civiltà. L'unica alternativa seria che si presenterà ai paesi vincitori sarà una pace cartaginese che, spezzando l'unità del Reich in tanti piccoli stati, imponendo ai tedeschi il disarmo unilaterale, demolendo la loro industria pesante e controllando la loro politica interna li renda inoffensivi per il periodo più lungo possibile. Noi non crediamo che questa soluzione - che aggraverebbe straordinariamente la miseria ed esaspererebbe gli odi già tanto gravi - potrebbe assicurare la pace per molto tempo, perché si richiederebbe un continuo accordo fra le tre grandi potenze - Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia - che hanno interessi fra loro contrastanti, e perché non ci sembra che essa possa conciliarsi con la permanenza delle istituzioni democratiche in Inghilterra. Ma stabilendo delle condizioni molto più onerose per la Germania di quelle contenute nel trattato di Versaglia, comprendiamo che si possa avere la speranza di far durare la pace qualche anno di più di quello che è durato il periodo fra le due guerre. E per uomini politici di corta vista un tale risultato può anche sembrare soddisfacente. Quel che non riusciamo invece a capire è che, dopo la tragica esperienza degli ultimi anni, ci si possa ancora prospettare, come fa Bevan, una riorganizzazione dell'Europa che non tenga conto dell'estrema gravità del problema tedesco. Russia un posto speciale nella simpatia dei Per ora non troviamo dei sintomi che ci persocialisti; tanto che molti di loro sono pronti mettano di sperare altro che se ci volgiamo ad accettare ch'essa dia il tono in tutte le alla attività di particolari gruppi che costiquestioni riguardanti le relazioni interna- tuiscono le pattuglie di punta def partito: spezionali. Questo rappresenta non solo una ri- cialmente il gruppo dei collaboratori del New nuncia a qualsiasi giudizio, ma è anche voler S t a t e s man a n d N a t i o n ' il Gruppo Soignorare il fatto fondamentale che la Russia cialista di Avanguardia, che si raccoglie inha avuto la sua rivoluzione e noi no. Essa ha torno alla rivista S o ci a 1i s t C o mm e n - quindi tendenza ad avere una visione diversa t a r Y, ed il gruppo della F ab i a n S o - dalla nostra dei propri bisogni. C'è stato un ci et Ytempo in cui gran parte dei socialisti crede- Il N e w s tate s m a n a n d N a t i O n , vano che tutto dovesse essere subordinato al l' autorevole settimanale diretto da Kingsley problema della difesa della rivoluzione sovie- Martin, l'autore di T h e Magi c O f MO _ tica. Ma sarebbe uno strano pervertimento del n a r c h y che pubblica scritti di H. I. Laski, socialismo se si arrivasse a pensare che questo giurista di fama mondiale e vice presidente del risultato può solamente essere conseguito im- Partito Laburista, di G. D. H. Cole, economista pedendo dovunque il progresso.,, e sociologo noto per i suoi studi sul marxismo «Dopo aver sottolineato che la diplomazia e sul sindacalismo, e di molti altri fra i migliori sovietica teme il ritorno dell'aggressione capi- scrittori socialisti - fin dal principio della tailista e f embra tendere i tenere l'E _ a: ~uerrcompre sostenuto le tesi federaliste e continuamente pungola il pesante Partito Laburista per incitarlo ad uscire dalla gretta politica degli interessi sezionali inglesi, e farsi difensore, con una politica lungimirante, degli interessi generali dei lavoratori di tutto il mondo. Fra le iniziative del Gruppo Socialista di Avanguardia, una delle manifestazioni più significative è stata quella del convegno tenuto a Londra nell'aprile del 1942, a cui presero parte J ef Rens per il Belgio, Willi ·Eichler per la Germania, Bernard Drzewieski per la Polonia, Louis Lévy per la Francia, Paolo Treves per l'Italia e Georges Green per l'Inghilterra. I discorsi di questi oratori furono raccolti in un opuscolo che noi abbiamo già recensito. Dallo stesso gruppo emana l'appello per la federazione europea da noi pubblicato nel numero scorso. La politica federalista ha trovato comunque un validissimo sostegno nella F ab i a n S o - c i e t y , la organizzazione di studi che, con le sue ricerche e le sue proposte, negli ultimi cinquanta anni ha avuto tanta influenza per determinare la politica del Partito Laburista e per segnare le direttive generali della legislazione del parlamento inglese, specialmente per le questioni di carattere sociale. Uno degli opuscoli più interessanti della F ab i a n S o c i e t y è quello pubblicato nel maggio del 1942 (no. 256), col titolo «Una parola sull'avvenire ai socialisti inglesi» che contiene la proposta di un completo programma, in cui la ricostruzione della Gran Bretagna viene presentata come un particolare aspetto della ricostruzione socialista del mondo. Stralciamo da questo opuscolo il seguente brano che riguarda in modo particolare il problema dell'organizzazione internazionale dell'Europa: «Le conseguenze economiche della divisione politica dell'Europa in uno sciame di piccoli stati indipendenti sono state quasi sempre pessime. Tale divisione ha condotto ad erigere malsane barriere sulla via del commercio internazionale. Essa ha condotto alla produzione, a costi elevati, all'interno di queste barriere, di beni che avrebbero potuto essere prodotti molto più a buon mercato altrove. Ciò impedì di sviluppare un sistema di trasporti per l'intera Europa. Lasciò alcuni paesi senza sbocchi commerciali, e forzò il commercio e gli scambi dentro ogni sorta di canali artificiosi. In breve, fu l'origine principale della miseria europea e per conseguenza del malcontento rivoluzionario da cui trasse partito il fascismo. «Sarebbe il colmo della follia se i popoli di Europa, dopo l'abbattimento del nazismo, dovessero ristabilire quelle barriere sul cammino del loro comune benessere. Ma è appena concepibile che le barriere non siano ristabilit-e se dopo la guerra l'Europa sarà nuovamente divisa in un gran numero di stati sovrani completamente indipendenti, ognuno rivendicante il diritto di regolare i suoi affari nell'esclusivo interesse della propria "nazione", senza riguardo agli interessi comuni di tutti i popoli. Il rimedio a questo pericolo è l'internazionalismo, vale a dire l'unificazione delDi~ionario Partito Laburista (ingl. Labour Party). Partito Socialista Britannico, membro della I.O.S. Nelle elezioni del 1935 ha ottenuto 168 seggi alla Camera dei Comuni su 615. Il Partito Laburista è composto dei sindacati (Trade Unions), di società socialiste e· cooperative che sono membri collettivi e di organizzazioni politiche locali consistenti di membri individuali. Il programma socialista del Partito è di ispirazione prevalentemente fabiana, moderato, evoluzionista e democratico. Esso tende alla nazionalizzazione dell'industria e dei trasporti, all'economia pianificata ed all'abolizione della distinzione di classe che è considerata interesse di tutti. Questa meta sarebbe da raggiungersi non in modo rivoluzionario ma attraverso un processo evolutivo graduale, alla legislazione sociale ed un'estensione del controllo dello stato sulla vita economica. Il programma non è marxista ma i metodi e la fraseologia del marxismo sono spesso usati ed il partito appartiene ad un'internazionale su fondo marxista. L'originario radicale pacifismo ed anti-militarismo sono stati abbandonati col sorgere della minaccia nazista e per anni il partito ha invocato un atteggiamento decisamente anti-nazista della politica estera britannica. Il Partito Laburista, ha preso due volte parte al governo (nel 1924 e nel 1929-31), ma ambedue le volte soltanto quale minoranza ed allora non venne presa alcuna misura di nazionalizzazione. Jarnes Ramsay MacDonald, il leader del partito, rimase tuttavia anche dopo il 1931 nel governo (di carattere conservatore), e per questo fatto venne espulso dal partito. MacDonald costituì allora il Partito Laburista Nazionale (National Labour Party) che conta un piccolo numero di aderenti ed 8 seggi alla Camera dei Comuni. Dal 1931 il Partito Laburista rimase all'opposizione rifiutando anche di partecipare al gabinetto di guerra all'inizio delle ostilità. Successivamente, con !"ascesa di Churchill al potere, esso diede, sicl'Europa, o di quanto di essa possa essere unificato, sotto un patto comune, con sufficiente potere centrale per assicurare l'adozione di un piano comune. Anzi per prendere due esempi: è perfettamente chiaro che tutta l'Europa dovrebbe avere un sistema comune di trasporti per ferrovia, per via fluviale e per grandi autostrade, come pure per aria e per mare; ed è non meno certo che il commercio europeo dovrebbe essere organizzato su una base pianificata d'investimenti di capitali e di scambi di beni volti ad elevare il tenore di vita dell'intero continente. Si può invero sostenere che un tale sistema dovrebbe essere applicato su una scala mondiale, ma ciò è volere troppo per ora. Può essere già troppo sperare che un tale sistema possa venir applicato a tutta l'Europa; ma a questo dobbiamo cercare di avvicinarci il più possibile. «Dobbiamo perciò evitare ad ogni costo di ricostruire tutti i piccoli stati d'Europa sulla vecchia base d'una completa indipendenza nominale, invitandoli soltanto dopo a rinunciare a qualche parte della loro sovranità nel comune interesse. Dobbiamo cercare di edificare fin dal principio l'unità internazionale sulla più vasta area possibile, creando gli organi di cooperazione economica internazionale prima di adottare una rettifica qualsiasi delle frontiere politiche, salvo quelle di carattere provvisorio. «Questa politica non implica alcuna negazione delle aspirazioni democratiche nazionali. E' bene che ogni popolo si governi da sé nei suoi affari interni; e senza questo autogoverno è impossibile l'esistenza di una effettiva democrazia. Ma è altresì indispensabile, date le condizioni tecniche di oggi, che l'autogoverno nazionale esista entro il quadro di una più ampia unità supernazionale. Senza autogoverno nazionale quest'unità si trasformerebbe in tirannia di coloro che s'impadronissero della macchina centrale; ma è anche vero che senza l'unità i gruppi nazionali s'impoverirebbero per mancanza di cooperazione nello sviluppo della loro ricchezza potenziale, e si sentirebbero continuamente minacciati dal timore di nuove guerre.» • Per ce:-to il laburismo inglese è qualche cosa di più vasto e complesso di questi gruppi d'intellettuali, anche se i rapporti tra la massa e i dirigenti sfuggono ad ogni criterio quantitativo. La grande incognita, in Inghilterra come in tutti gli altri paesi, è rappresentata da quelli che ora sono al fronte o ~ei campi di prigionia, dagli uomini nuovi ai quali la guerra sta facendo subire una scuola politica eccezionale. Tutto ciò che finora ci è dato conoscere del modo di sentire e di pensare dei combattenti inglesi è di un interesse estremo perché rappresenta una rottura radicale col vecchio mondo tradizionale. Se gli spiriti più svegli del laburismo sapranno ottenere un contatto diretto anche con gli ex-combattenti, essi troveranno più agevolmente e più sicuramente il modo di rinnovare l'Inghilterra e di aiutarci a risolvere i problemi europei secondo i bisogni della pace e della civiltà. come dà, tutto il suo appoggio al governo nazionale nella prosecuzione della guerra contro l'Hitlerismo. Tra i suoi membri più notevoli ricorderemo Attlee, che ne è il leader, Greenwood, Morrison, che attualmente fa parte del gabinetto, Dalton, Laski, Ellen Wilkinson. - Il Partito Laburista Indipendente (Indipendent Labour Party) è un piccolo gruppo semiradicale del laburismo inglese con un programma essenzialmente marxista. La sua storia è stata contrassegnata da una politica oscillante: per lungo tempo esso si è mantenuto a mezza strada tra il Partito Laburista ed il comunismo, ma talora ha dato l'impressione di essere persino più radicale del comunismo. Nelle elezioni del 1935 ha ottenuto 4 seggi alla Camera dei Comuni. Boxers. (In cinese i-ho-huan, «i pugni patriottici».) Società fanatica antieuropea sorta in Cina col proposito di scacciare gli stranieri e distruggere i cristiani. Il 5 giugno 1900, distrutta la ferrovia ed il telegrafo tra Pechino e Tien-Tsin i Boxers d'accordo con le truppe imperali assediavano la città di Pechino: L'assedio durò due mesi ma non vinse la resistenza degli europei e dei cinesi cristiani. Una prima spedizione di soccorso britannica comandata dall'ammiraglio Seymour non riusci a liberare gli assediati. Soltanto il 14 agosto una spedizione composta di truppe britanniche, americane, francesi, italiane, germaniche, austriache, giapponesi e russe riusciva ad occupare la città. Nel frattempo nella provincia avevano avuto luogo massacri di missionari e di cristiani in genere. Il 17 novembre 1901 l'episodio aveva fine con un trattato col quale la Cina si obbligava al pagamento di indennità, riconosceva il diritto agli stranieri di mantenere una polizia e di fortificare le proprie legazioni. Ve~iv~no inoltre emanati editti contro le agitaz10ru xenofobe, ed emendate le convenzioni commerciali già esistenti. Si può dire che dopo tale trattato la Cina fu definitivamente alla mercé delle grandi potenze.

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