Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1918

' . • I -2 Anno romano. - Le intercalazioni. Sembra che in origine i Romani, come succede presso i popoli primitivi, usassero un rozzo anno naturale, di ' lunghezza incerta, diviso in 10 sezioni di ineguale durata, legate a fenomeni salienti del mondo vegetale e aniinale. Un n1etodo così grossolano non poteva più conservarsi di. fronte ai progressi della civiltà. Per dividere il. tempo in sezioni brevi e determinate il rnezzo più semplice era offerto dalla Luna, le cui fasi sono fenonrnni così eloquenti che ogni popolo all'inizio della ci viltà se ne serve per misurare il tempo. Così fu introdotto - da Numa Pon1pilio, a quanto sembra - un anno lunare composto di 12 mesi, o di 355 giorni (periodo equivalente press' a poco a 12 lunaz~oni, che comprendono 354 giorni, in ragione di 29 giorni e mezzo ciascuna). Pare inoltre che presto si riconoscesse il divario di circa 11 giorni tra l'anno lunare e il periodo annuale del 1noto apparente del Sole, per modo che si pensò a rin1ediare mediante l'aggiunta di un mese ogni due anni. Questo mese intercalare, detto volgar111ente Me,~cedonius, veniva subito dopo la festa dei Te1~minalia (23 febbraio), e la sua durata era alternati vament~ di 22 giorni o di 23. Così un anno intercalare aveva ora 377 giorni, ora 378; e 4 anni di séguito ne avevano 1465, ciò che si avvicina alla durata di 4 anni solari di 365 giorni e un quarto ciascuno, che fanno 1461 giorni. . La denominazione data al mese in• tercalare allude al mercato, perchè nel1' ultimo mese dell'anno si pagavano i debiti. Sembra che questo sisten1a d'intercalazione venisse poi perfezionato con l'istituzione di un ciclo di 20 anni, durante il quale per 4 volte si toglievano all'anno 5 giorni per volta, cosicchè 20 anni venivano a comprendere 7305 giorni, che equivalgono appunto al prodotto di 365 e un quarto per 20. Ma la notizia non è ben sicura. Invece ciò che pare certo si è che con l'andar del tempo i pontefici, a cui era com1nesso l'ufficio d'intimare e far eseguire ai tempi debiti le intercalazioni, si allontanarono dalle regole stabilite ed ora per favore, ora per odio di chi esercitava le magistrature o i pubblici appalti, abbreviavano e allungavano l'anno come loro meglio accomodava. La riforma giuliana del Calendario. Fu Giulio Cesare dittatore che pensò di porre rimedio alla gran confusione derivante da siffatti abusi. Dietro i consigli {a quanto pare) dell'astronomo alessandrino Sosigene, egli cominciò dal rimetter le cose al loro posto assegnando la durata di 445 giorni al1' anno 708 di Roma (46 avanti Gesù Cristo). Fissò poi a 365 giorni la durata dell'anno civile (diviso in l~ 1nesi), ma per rnettersi d'accordo con l'anno tropico (ritenuto allora di 365 giorni e un quartQ esattamente, secondo i sapienti dell'Egitto), stabilì che ogni quattro anni si dovesse aggiungere un ' giorno complementare. Questo giorno fu inserito immediatamente dopo la festa dei " Terminalia ,,, festa che coincideva col settimo giorno avanti le calende di marzo (cioè col giorno 23 febbraio, secondo il nostro modo moderno di contare i giorni). Quindi il giorno intercalare veniva ad essere un doppio sest0 avanti le calende di 1narzo (ante diem bis sextum Kalendas Martias) e coincideva col no- · stro 24 febbraio. Di qui derivò più tardi, nel Medio Evo, la denominazione di annus bissextus per l'anno avente un giorno di più, locuzione a cui in tempi posteriori si sostituì quella di annus bissextilis, di corrotta latinità.(!) Ho detto che Giulio Cesare portò la durata dell'anno coni une da 355 giorni a 365. I 10 giorni da aggiungersi vennero. ripartiti su 7 mesi e precisa.m.ente a questo modo: 2 giorni furono aggiunti a gennaio, sestile e dicembre, ed 1 giorno ad aprile, giu- (1) Secondo GINZEL (opera citata, vol. II, pag. 278) la locuzione di annus bissextus si trova usata per la prima volta da, Santo Aurelio Ago• sti no (354-430). Nel suo Leh1·buch de1· Ohronologie (1831), pa,g. 317, IDELER dice che la locuzione '1,i annus ùissextilis si incontra -per la l)rima volta nell' oper:,i, De tempo1·um ratione del Yeuerabile Beda (673-73,>). ' ) BibliotecaGino Bianco

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