Acpol notizie - Anno II - n. 8 - Giugno 1970

dell'inverno. E rimane da spiegare come, a sua volta, il P.C.I. possa gestire un'operazione del genere dopo la sconfitta elettorale. Addirittura, la vicenda di quest'anno successivo alla scissione autorizza a dubitare della stessa ambizione del P.S. I. a tentare una carta del genere: anche se non mancano, all'interno del partito, i compagni che si rendono conto dell'insostenibilità della situazione. Resta da fare, per completare l'analisi, il discorso sul voto degli scontenti. A stare ai dati, non ce ne sono, o sono infima minoranza. D'accordo, c'è un tre per cento di schede bianche: ma non fanno storia. C'è l'un per cento perso dalla D.C.: ma è tutto qui, il dissenso cattolico e la fine del collateralismo? Che la D.C. abbia guadagnato a destra e perso più dell'l % a si.nistra, è assai probabile: ma non è questo che ci interessa. Il 'fatto è che nessuno è meno stupito di noi di questa relativa stabilità dell'elettorato. Sappiamo così bene che non basta enunciare astratti propositi, per produrre conseguenze, e che occorre proporre alternative concrete, prospettive di organizzazione, che lo abbiamo dichiarato come nostro unico proposito fin da quando siamo sorti. Rispetto al voto dei lavoratori cattolici, per esempio, siamo senJpre stati convinti che esso, pur liberato da vincoli di organizzazione, non si sarebbe orientato suI P.C. I. quale partito istituzionale della classe operaia, in assenza di profonde trasformazioni del P C. I. medesimo. Tant'è vero che abbiamo affermato l'esigenza di un momento autonomo di organizzazione politica della sinistra non comunista, all'interno della quale la spinta al rinnovamento dei lavoratori cattolici troverebbe più naturale sbocco. Agli amici di sinistra, che ci credono imbarazzati, quindi, rispondiamo molto serenamente che, se essi non vogliono ridurre la loro militanza politica a quella di elaboratori di dati elettorali, dovrebbero piuttosto preoccuparsi, che non compiacersi, delta relativa stabilità dell'elettorato.· Rispetto alla sinistra, esso dimostra semplicemente che il P.C.I. ha fatto il pieno, ha toccato nel '68 il suo tetto: e 1non lo ha superato nonostante l'assenza di alternative a sinistra e l'assenza di vincoli gerarchici, per quanto riguarda i lavoratori cattolici. A questo punto, o ci si dimostra che tutto ciò che è orientato al Bi 4 llotecaGino Bianco cambiamento, in questo paese., è rappresentato dalla quota elettorale del P.C. I., o si fa la cortesia di riconoscere che certi problemi - anche di reinvenzione di una prospettiva democratica e socialista - non erano il frutto di bizzarrie individuali. O, meglio ancora, si riconosce che ci va bene lo "status quo": almeno si è più chiari. Le domande imbarazzanti ce le siamo poste, crediamo, tutte. E a tutte ci sembra di aver risposto, tentando un discorso di analisi dei risultati elettorali che parlasse un pò di politica, piuttosto che rassicurare con le cifre lette con la piattezza del computer. Non c'è ragione, evidentemente, di esseretrionfalisti. La· battuta d'arresto della sinistra, anche se noi siamo fra quelli che "l'avevano detto", coinvolge anche quelle componenti della sinistra stessache non sono state impegnate nella competizione elettorale. C'è un riflusso, evidente. C'è come una stanchezza. Processi che si erano avviati nei due anni passati si sono a loro volta fermati a metà, come se autunno, inverno e primavera consigliassero una sorta di tregua. Occorre scuotersi, se non si vuole rimanere soffocati, magari aspettando i I '71 e il gioco dei potenti che attorno a quella scadenza si svolge. 11 bussolotto, per quanto lo si scuota, dà quello che può dare: non inventa prospettive. politiche. Quelle, dobbiamo costruirle. E le costruiamo, partendo dalla mozione approvata dal Comitato nazionale del 25 aprile, dai documenti pubblicati in questo numero di ACPOL-NOTIZIE, dal lavoro politico svolto finora al centro e in periferia. Ma lo costruiamo soprattutto sulla spinta dei lavo~ ratori: di quelli che hanno votato con rabbia, di quelli· che hanno votato con perplessità, di que.lli che, dove è stato possibile - come in Sardegna, ad Aosta, in Lombardia, nel Veneto, in Calabria - hanno già avuto l'occasione di votare diverso, infliggendo dovunque serie lezioni alla D.C. Lo costruiamo con serietà, senza avventurismi, e valutando come è giusto la tenuta e le prospettive delle forze esistenti. Ma con serietà, cioè con durezza, con determinazione, senza aspettare più nessuno: è troppo necessario, per non soffocare. Luigi Covatta

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