Acpol notizie - Anno II - n. 5 - Marzo 1970

B, A questo proposito ci preme rilevare: -- 1) come di fatto già il centro-sinistra sia andato negli anni passati . profondamente deteriorandosi per le gravi contraddizioni al suo interno tali da impedire ogni politica di riforme in qualche modo incisiva e coerente; come esso sia fallito sia nella sua accezione originaria di incontro, attraverso l'ingresso dei socialisti al governo, delle forze popolari cattoliche, di cui la DC avrebbe dovuto essere l'unica interprete, e del movimento operaio nel suo complesso, di cui il PSI rappresentava solo una parte; sia nella accezione "nenniana" di formula autosufficiente in grado di sfidare sul terreno delle riforme e della democrazia il PCI. E' inutile qui ricordare quanto breve e incompleta sia stata la stagione "riformista"; quale di fatto fu la politica anticongiunturale dei governi Moro dopo la crisi degli anni '63-'64; quale il deterioramento delle stesse istituzioni democratiche, attraverso "avventure" che dal luglio '64 ci hanno portato alle bombe di Milano senza che sia stata fatta luce su quanto oggi si agita negli ambienti di estrema destra tanto poco rappresentativi quanto attivi ed influenti all'interno di fondamentali organismi dello Stato repubblicano. 2) come oggi la ricostituzione di un governo quadripartito non rappresenterebbe dunque semplicemente una "svolta a destra", di sostegno alla repressione in atto. contro i quadri sindacali, fiancheggiatrice delle componenti più arretrate del capitalismo italiano, quanto piuttosto la conferma di una soluzione di tipo centrista nel tentativo ancora di mediare tra le contraddizioni presenti al l'interno del la borghesia italiana. Esemplare ci è parso il discorso sull'amnistia, che - si è sostenuto autorevolmente - sarebbe proponibile solo nel quadro più generale di una soluzione di governo stabilizzatrice, tale cioè da dare garanzie sufficienti anche alle componenti moderate, dalla destra DC al PSU, per quello ch'esse rappresentano degli ambienti più conservatori del paese. Questo ci . pare il senso vero della riaffermata equidistanza della DC tra il PSI e il PSU, necessaria tra l'altro a coprire il grosso scontro di potere oggi in atto dietro la facciata unanimistica all'interno del partito di maggioranza relativa. 3) come per altro oggi una soluzione di tipo centrista o neo-centrista, come si dice, avvierebbe di fatto un capitolo nuovo nella storia politica del nostro paese, fin d'ora intuibile se si tien conto di tutta una serie di dati emergenti dall'attuale quadro politico, da quanti nella DC e nel PSI si sono venuti convincendo della necessità di "nuovi rapporti" con i partiti di opposi-· zione, a quanti di contro nel PCI hanno avvertito l'urgenza del problema del "governo" per il maggiore partito della classe operaia italiana. Ci sembra importante prendere coscienza di questa possibile linea di tendenza ed esprimere quindi un· giudizio sul quadripar ito cai:.1açeanc e di ris ondere ad esso sul suo 10eca Gino 1a e terreno strategicamente più "avanzato". Di fatto oggi il problema del PCI, come negli anni del centrismo quel lo del PSI, è a Il' ordine del giorno- del la classe dirigente politicamente più avvertita e negli ambienti più rappresentativi del capitalismo monopolistico pubblico e privato. Come allora, lo scontro è tra chi, puntando su una operazione nel breve periodo ritiene possibile mutare radicalmente i rapporti di potere nel paese ai danni della destra DC (il centro-sinistra avanzato ieri, oggi l'ipotesi DC-PSI, come premessa a nuovi rapporti col PCI) e chi è invece convinto che solo nel lungo periodo, passando attraverso caute sperimentazioni a livello locale, sarà possibile recuperare il PCI nell'area di governo e quindi forse al governo nel quadro di una ennesima operazione "dorotea" di segno essenzialmente trasformistico. 4) come di fatto la riproposizione del quadripartito e la cattura probabile del PSI a questa operazione oggi o dopo le elezioni amministrative, renda nei fatti assai debole la posizione di chi ha voluto porre a questo punto all'ordine del giorno il problema da una parte dell"'area di governo", e dall'altra del "patto costituzionale", senza trascurare per di piu come un discorso che oggi si muova unicamente a livello parlamentare, quindi sostanzialmente verticistico, ammesso che sia realizzabile, di fatto non risolve, o li risolve solo negativamente, quei problemi di maturazione nella lotta, e quindi a livello di massa, di nuovi strumenti di democrazia tali da prefigurare fin d'oggi e sempre meglio col crescere dello scontro 1 politico nel paese, il tipo di società socialista che si vuole contrapposta all'attuale assetto politico e sociale. Game breve fu agli inizi degli anni '60 la stagione "riformista", così debole si è mostrata nei fatti l'ipotesi DC-PSI oggi. Noi non crediamo certamente corretto sottovalutare quelle ipotesi politiche che, una volta individuate come realizzabili, siano tali da introdurre modificazioni importanti nel quadro dei rapponti di potere a vantaggio del movimento operaio, proprio perchè l'alternativa socialista in un paese come il nostr~ va costruita e difficilmente sarà il prodotto di uno scontro frontale da consumarsi nel brevissimo periodo; crediamo cioè ad un "maggio" strisciante, fatto di uno stato di lotta permanente, di conquiste progressive, costanti, unica soluzione per evitare che col "luglio" ci si ritrovi abbracciati a Pompidou o, nel nostro caso, a qualcosa di peggio. Ma riteniamo anche del tutto parziale una strategia che puntando su quelle modificazioni, come fatto verticistico, trascuri di promuovere una crescita 'dal basso nel paese delle forze oggi disponibili ad una "strategia del cambiamento", socialisti, cattolici, comunisti; operai, studenti, tecnici, intellettuali, parziale, perchè non rispondente alle condizioni oggettive entro cui si pone e può svilupparsi lo scontro di classe nel nostro paese.

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