Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

L'ACPOL A MILANO L'azione dell'ACPOL a Milano si sta strutturando secondo una linea di impegno che, seppure implica da parte nostra un notevole sforzo organizzativo e forse · una certa lentezza nell'avvio, pensiamo sia la più idonea a garantire una reale partecipazione dal basso e un lavoro sui problemi concreti - ma non per questo meno di fondo - dei cittadini, dei lavoratori. Innanzitutto gli aderenti e simpatizzanti sonq stati divisi secondo le zone del decentramento amministrativo (per comodità pratica e non certo per privilegiare i consigli di zona così come sono stati attuati); zona per zona verrà convocata una riunione iniziale a cui inviteremo oltre agli amici, aderenti o simpatizzanti çhe siano, tutti quegli operatori impegnati in loco che vorranno ·accettare il nostro invito (comitati di quartiere, consiglieri di zona, operatori sindacali) ed eventualmente gruppi significativi della sinistra laddove esistano sezioni e circoli interessati (sezione PCI, PSIUP, PSI; circoli ACLI; centri culturali). Da questo nucleo di persone dovrà derivare l'individuazione di alcune linee operative di impegno sui problemi concreti di quella zona,. partendo dai quartieri, investendo il consiglio di zona, l'intera politica della amministrazione civica. La nostra unità di base sarà dunque costituita da questi nuclei che dovranno se possibile darsi anche una certa struttura, per autogestirsi in modo permanente nell'azione e mantenere i necessari collegamenti con l'associazione nel suo complesso; nuclei capaci più che di gestire in proprio l'azione di base, di promuovere in loco un'azione unitaria tra militanti di partito o dei sindacati e gente priva di precisi riferimenti partitici, nella convinzione che solo da qui, dalla politicizzazione del sociale e dall'unità dei lavoratori nel sociale potrà partire una unità politica delle sinistre non strumentale ma maturata dal basso. Questa azione per zone si salda con una altra iniziativa in corso da noi avviata e che ha portato a riunire intorno ad un tavolo rappresentanti di-fcomitati di quartiere e consiglieri di zona a discutere sulla possibilità di coordinare la loro azione e a verificare insieme gli obiettivi di lotta: si tratta di due linee che dovranno convergere nella misura in cui diverremo· coscienti che i comitati di quartiere, cioè gli organismi di base, quel li effettivamente rappresentativi, non debbono nascere solo come occasione momentanea di mobilitazione e di lotta, spesso settorialistica, ma divenire momento permanente· e fondamentale di organizzazione politica dei lavoratori nel contesto urbano, a monte dei partiti per fondare qui, sui problemi concreti, a partire dalle effettive condizioni di sfruttamento, quell'unità della classe lavoratrice (operai, tecnici, impiegati, studenti, intellettuali), "quel blocco storico" come lo hanno definito i comunisti al Xl I Congresso, su·cui dovrà fondarsi, g·, i oi 01 fiisg azione della sinistra, tale 6 da coinvotgere tutti, PCI compreso. L'azione di base d'altro canto diviene sempre più incisiva nella misura in cui può basarsi su analisi sempre meglio fondate della realtà in cui si opera. Alcuni amici stanno già lavorando sui problemi dello sviluppo urbano (piano regolatore, 167, licenze edilizie, costruzioni in precario, verde pubblico, infrastrutture, edilizia pubblica, ecc,); ne deriveranno spunti operativi immediati per tutti noi; potremo anche studiare un rapporto più diretto nella fase di analisi; impegnandoci nella raccolta di dati e trasformando questa stessa operazione in una prima occasione di mobilitazione. Tutto questo ha delle conseguenze sul la struttura stessa dell'Associazione: l'assemblea generale diverrà quindi non tanto uno strumento da convocare frequentemente, ma un luogo di dibattito, di verifica - e nei momenti chiave - di scelta delle linee di fondo. Pensiamo qujndi di articolare così le nostre assem~lee: dopo che i nuclei nel le zone saranno operanti, terremo assemblee decentrate zona per zona, su ordini del giorno proposti, preparati, se possibile, dagli amici delle zone, per le quali ricercare eventualmente una più ampia mobilitazione in loco. Le assemblee generali potranno essere occasione di dibattito con militanti in partiti del la sinistra su problemi di fondo, per verificare eventuali possibili convergenze, per far crescere anche a livello di cultura politica, le possibilità di incontro, di approfondimento comune. Potremo tenere anche assemblee déliberanti su problemi di particolare importanza e di -verifica della linea politica .complessiva del1' Associazione: è necessario infatti non perdere il senso dell'importanza èhe lo stesso dibattito sui problemi ideologici e politici più generali riveste, per non cadere nell'azione fine a se stessa priva di una vera capacità di modifica profonda dell'attuale sistema. VERBANIA SCHEMA DI INTERVENTO PER IL LAVORO NEI COMITATI DI QUART~ERE Il gruppo ACPOL di Verbania (Novara) ha redatto uno "schema di intervento per il lavoro nei comitati di quartiere". Si tratta, di materiale di discussione, sul quale riteniamo assai utile ed interessante riferire a · livello di esperienze concrete sinora realizzate, o in via di realizzazione. Ecco il testo dello schema: "11 comitato di quartiere deve significare in primo luogo una ripresa di impegno e di lotta politica a livello locale; non può e non deve limitarsi ad essere una forma di decentramento di tipo amministrativo. Dalla constatazione della crisi in atto nel nostro paese de Ile strutture rappresentative del la democrazia

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