Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

L'obiezione capitale che si può muovere a queste tesi è che, di fronte ad un tentativo di svolta autoritaria che vede tra i protagonisti alcune delle figure più in vista dei partiti antifascisti (nell'eccezione che si è voluto darne in questi giorni: dal PLI al PCI) richiamarsi alla solidarietà antifascista rischia di aver assai poco senso. Ma c'è di più. E' evidente che le chances del blocco d'ordine appaiono assai più consistenti una volta che si verifichi quella caduta di tensione di cui si parlava precedentemente. In altre parole la combattività delle classi lavoratrici - quale era venuta maturando nel clima dell'autunno caldo - resta pur sempre il più valido atout contro i rischi di involuzione autoritaria. Una volta che essa venga mo rtif icata - e la scelta di una strategia difensiva non potrebbe non portare a un tale risultato - la svolta a destra appare assai più plausibile. Quale deve essere allora la risposta che la sinistra deve dare alla minaccia del blocco d'ordine? Essa non può che sostanziarsi in una ripresa di iniziativa politica a tutti i livelli. E' necessario quindi riproporre con accentuata forza i grandi tempi di carattere generale che si erano venuti evidenziando soprattutto nelle ultime lotte sindacali: in primo luogo, quello della condizione operaia, con le conseguenti battaglie per una politica della casa, dei trasport~ pubblici, per la difesa del potere d'acquisto delle masse lavoratrici, per la conq~ista dei fondamentali diritti del lavoratore nella fabbrica. Ma occorre anche mobilitare i partiti, i sindacati, le masse lavoratrici intorno a quello che deve diventare uno degli obiettivi fondamentali dell'azione della sinistra nei prossimi anni: l'instaurazione di un effettivo stato di diritto, che non operi sostanzialmente in modo discriminante nei confronti dei lavoratori. ) In questo contesto vi è un problema 8122 ioteca Gino Bianco che assume sempre più carattere prioritario e non può andare ulteriormente eluso: quello della riforma della Magistratura. E' un problema estremamente grave ed estremamente difficile da risolvere, ma non è più ammissibile che si continui ad affrontarlo con reticenza e timore reverenziale, o nascondendosi dietro la logora bandiera dell'indipendenza della magistratura garantita dalla Costituzione. Uno schieramento di sinistra - senza consenso del quale si va comunemente dicendo che non è possibile varare oggi in Italia nessun importante provvedimento legislativo - che· non ponga come condi.- zione preliminare alla discussione di qualsiasi nuova proposta di legge, l'abolizione delle disposizioni fasciste del codice Rocco, recentemente riesumate dai magistrati genovesi; che non imponga l'emanazione di nuove norme estremamente chiare a tutela dei diritti fondamentali di stampa, di propaganda, di azione politica e sindacale; che non sollevi il problem~ delle sanzioni da irrogare ai magistrati colpevoli di om·issioni di atti di ufficio; che soprattutto non ponga sul tappeto il problema del la democratizzazione della magistratura italiana attraverso forme di reclutamento che non consentano il perpetuarsi in essadi una ottica classista, che vede la propria funzione esclusivamente nel presidio del la Proprietà e del1'Ordine costituito; uno schieramento di sinistra che ometta di fare tutto questo non può rivesti re a.1cuna credibilità non solo quale possibile alternativa di potere, ma anche ·come garante del mantenimento di un corretto gioco democratico. Giovanni Emiliani MOVIMENTO OPERAIO E NUOVA SINISTRA Dare un giudizio e indicare una linea d'azione della sinistra in Italia dopo l'autunno e i fatti innovatori che esso ha recato, è cosa certamente non semplice ma altrettanto certamente di grande rilievo ed urgenza. Da un lato infatti tutto il 1969 ha· contribuito fortemente a porre in evidenza lo svolgersi della dialettica tra il sindacato della classe operaia e il partito della classe medesima, sullo sfondo della lotta popolare che, particolarmente· nei momenti cruciali dell'autunno, ha toccato nodi determinanti del "sistema" quali quelli dell'assetto e della struttura economica nel suo complesso. Dall'altro il presente pone il problema - e la responsabilità - di non disperdere la grande spinta di progresso civ i le che è scaturita daIle lotte, di non consentire a che essa sia repressa autoritariamente, di agire con grande determinazione affinchè questo momento di "ricostruzione" del tessuto democratico del Paese che il movimento rivendicativo ha di fatto rappresentato, trovi sbocchi coerenti nell'arco della sinistra e dello stesso assetto poi itico. Senza pessimismo, confronto oggi questi problemi con i tentativi di risposta politica in atto, in particolare quelli connessi alla ricerca di un diverso assetto governativo. Constato il tartufesco superamento dell'inconciliabilità politica di fondo dei diversi interlocutori del ventilato quadripartito, inconciliabilità incisa a fuoco nelle contrapposizioni di azione e di giudizio politico verificate in questi mesi nel vivo della situazione del Paese, e oggi semplicemente depennate. Constato la distanza esistente - misurabile, se si vuole, anche solo suIla statura del la classe dirigente - tra l'efficacia potenziale, "politica", dell'azione sindacale di mettere in crisi le possibilità del sistema di evolversi tranquillamente secondo la strategia del neo - capitalismo, e lo svolgersi regressivo di questa fase post - contratti, non già intesa a spezzare lo sviluppo economico in sé ma le modalità con cui avviene, gli squilibri che cristallizza, e con

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