Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

guenze relative sul piano, delle scelte tattiche e di alleanze. Tutto ciò non può non portare a serie ripercussioni sui rapporti e i collegamenti con la classe, specialmente, come del resto ha già cominciato ad accadere, in periodo di crisi sociale e politica, come nel 1968 e nel 1969. Ma adesso, vorrei che riprendessimo due altri punti da te proposti all'inizio, la questione dell'unità sindacale, la questione del pluralismo. labor - Più che pluralismo, di rei articolazione pluralistica della società, perchè non si tratta solo di avere più partiti o più sindacati, ma un'articolazione pluralistica dei poteri reali. Natoli - Questa tua precisazione mi aiuterà a spiegare più chiaramente ciò che volevo dire a proposito del processo in corso di crescita dell'unità sindacale. Sommariamente, tutti siamo d'accordo nel ritenere che questo processo ha un segno positivo, non. fosse che come superamento delle profonde divisioni che hanno travagliato il movimento sindacale a partire dal 1948. Ma i modi, le forme, la maniera di concepire l'unità sindacale nonchè la sua stessa collocazione e il suo valore nel quadro di una strategia di "cambiamento", come tu dici, hanno subìto profonde modifiche da allora, e a ritmo assai accelerato, nel corso della crisi degli ultimi due arini. In che cosa è consistito il "nuovo" di questa crisi? Nella comparsa di spinte di base, di movimenti di massa sorti fuori dall'egemonia delle forze politiche tradizionali e dal loro quadro istituzionale, diversi e senza collegamenti nè di tempo, nè di luogo, nè di contenuti immediati, ma straordinariamente omogenei nell'espressione di una unica profonda ondata percorrente le. grandi masse, l'ondata di contestazione del sistema, delle sue strutture capitalistiche, delle sue sovrastrutture istituzionali. Nel tuo libro hai parlato di un fenomeno di "riappropriazione della politica nell'immediatezza sociale"; mi sembra che ciò esprima l'essenzia'le del fenomeno, e cioè la ricerca di una nuova unità dal basso, di una nuova strategia e dei suoi nuovi strumenti, il passaggio immediato, o meglio l'identificazione tra rivendicazioni e trasformazione, riforma rivoluzionaria del sistema. 11 superamento insomma della tradizionale scissione fra momento politico e momento sociale, come premessa per una nuova fase della lotta di classe, rivoluzionaria nel senso di aprire un periodo di transizione, di trasformazione nella lotta delle basi e della natura del potere, di creazione di un potere nuovo. Scusa la lunga premessa, ma io penso che noi dobbiamo anzitutto chiederci se, sotto questo profilo "strategico", dopo la conclusione delle lotte d'autunno, siano o no maturate condizioni perchè il processo di unità sindacaie in corso (e relativamente i progressi dell'autonomia sindacale) siano destinati ad agire nel senso di una ulteriore promozione (sia pure dialettica)delle spinte unitarie e contestative di base, ovvero se essi non contengono anche, e ad un nuovo livello, i germi di una ulteriore accentuazione, di una più grave separazione del momento politico dal momento sociale. labor - Questo pericolo esiste, ma esiste anche i I pericolo del pansindacalismo: e cioè che la delusione rispetto a un corretto rapporto tra iniziativa sindacale e iniziativa politica induca i giovani lavoratori e studenti a vedere non tanto nel sindacato ma nelle molteplici iniziative di base, anche disperse e dispersive, l'unico modo per riconquistare il potere politico. Per questo sono preoccupato dei pericoli insiti in una non B.,4 ho eca Gino B anca corretta gestione da parte del sindacato di questa spinta di base. 11sindacato avrebbe da giocare un grosso ruolo se essosi aprisse a una reale costituente sindacale, non una mediazione interconfederale che appiccichi insieme CGI L, CISL, UI L, ma l'elaborazione di uria proposta da mettere in discussione nell'a base operaia; ciò bloccherebbe ogni eventuale tentazione, dovunque essa possa esistere, di mistificare l'operazione di unità sindacale. Natoli - Sempre in tema di ambiguità (o forse, qui, di dialetticità) possiamo convenire che anche la questione dell'unità sindacale si presenta con due facce, con una sua ambivalenza. Nel corso dell'autunno, l'unità del movimento di _lotta ha segnalato punte altissime, non solo nel senso della quantità ma anche della qualità, cioè della ricerca e della conquista di strumenti nuovi di lotta, di nuovi istituti di controllo e di potere della classe. Ciò tendeva a fuoriuscire dalla sfera sindacale tradizionale, ad affermare nei fatti il superamento della scissione tra politico e sociale nel senso che abbiamo detto più sopra. Contemporaneamente, bisogna riconoscere che la pirezione sindacale del movimento ha saputo svolgere un ruolo realmente egemonico, in parte accogliendo e assorbendo, ma anche controllando e selezionando e mantenendo in un alveo preciso le molteplici spinte provenienti dal basso. Questo complesso processo non è stato, e non poteva essere chiuso con gli esiti contrattuali; in. qualche modo esso dovrà continuare a svilupparsi. Certo, se esso fosse bloccato dal prevalere del momento verticistico, allora anche il processo dell'unità e dell'autonomia sindacale potrebbe risolversi, almeno a breve termine, in una elusione sostanziale della questione reale, "strategica", ripeto, del la questione del superamento della scissione tradizionale, istituzionale nell'attuale quadro, fra momento politico e momento sociale, e segnare un arresto sia pure temporaneo dello sviluppo delle forze del "cambiamento" o, in altri termini, del le forze rivoluzionarie. labor - Durante l"'autunno caldo" il nostro paese ha conosciuto fermenti nuovi provenienti dalle fabbriche, dalla classe operaia; i dirigenti sindacai i sanno bene che, se essi hanno avuto il merito di guidare il movimento a concludere determinati contratti, le spinte che hanno ricevuto dalla base sono state notevolissime. Naturalmente dobbiamo stare attenti a non esaltare soltanto le spinte di base, ovvero solo la mediazione da parte dei sindacati o lo stesso ruolo dei sindacati. lo ritengo che tra i pericoli che oggi corriamo, il più grosso sia quello di volere una unità sindacale perfetta , astratta, cioè assolutamente autonoma dalla tradizione storica del movimento operaio italiano, che ovviamente ha sinora conosciuto solo dei sindacati generati dai partiti. Ma è assai importante che oggi i sindacati, al di là dei contratti, si pongono problemi che sono, in senso più generale, sociali e politici e che, in definitiva, · fanno prendere coscienza ai lavoratori non solo di problemi rivendicativi, ma di grossi problemi politici generali. Così. per il problema della casa, anche se non sono convinto che per esso si sia combattuto in modo del tutto produttivo. In definitiva, io credo nel ruolo del sindacato, di un sindacato dialettico rispetto al sistema economico e politico, e vorrei che corressimo pure i pericoli dell'unità sindacale, autonoma, dei lavoratori, perchè sono convinto che le correnti sindacali non riusciranno più a manipolare il sindacato come è avvenuto dal '44 al '48. D'altro canto, l'unità sindacale mi interessa in quanto il processodi

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