Acpol notizie - Anno I - n. 2 - Dicembre 1969

tazione delle masse. L'altra, proprio per la sua origine più politica che sociale (qui i lombardiani sono usc1t1con forza e prestigio), era dominata dalla preoccupazione di trovare uno sbocco politico istituzionale al movimento, non certo per strumentalizzarlo e nepptJre per rinchiuderlo in una meschina logica terzaforzista, ma perchè convinta del la necessità di una mediazione politica capace di estrinsecarsi in rapporti nuovi tra la contestazione e le forze tradizionali della sinistra italiana. Questa posizione ha trovato il suo lucido e più avanzato sostenitore in Riccardo Lombardi. Il leader della sinistra sociali_sta, partito dal pubblico riconoscimento della crisi e della improponibilità di una strategia delle riforme concepita attraverso un complesso di misure illuministiche elaborate al di fuori del movimento, ha proposto quella che egli stesso ha definito una "strategia di massa", che si serve di tutte le forme di azione scoperte o riscoperte dai grandi movimenti operai e gi,ovanili di q~esti anni, che vanno giudicati e sostenuti per la loro capacità di elevare la coscienza collettiva, di sviluppare la lotta anticapitalistica, di mutare, in definitiva i rapporti di forza. A tali mutamenti bisogna ancorare lo sbocco politico e parlamentare: il tutto collocato in una strategia che potremmo definire di tipo gramsciano, che mira non tanto alla conquista del potere· quanto alla conquista dei poteri (secondo la definizione di Gili es Martinet), attraverso una ininterrotta iniziativa all'interno delle strutture e delle sovrastrutture del capitalismo e in cui il ruolo delle masse è la garanzia del carattere democratico e pluralistico della successiva gestione. In questa dialettica di posizioni il discorso di Ingrao, per la stretta aderenza all'hic et nunc dei problemi immediatamente politici posti dal l'acutezza del lo scontro sociale e, insieme, per il modo con il quale ha affrontato i nodi irrisolti di una strategia delle sinistre, ha assunto il valore di un tentativo non formale di mediazione. In sostanza, I ngrao ha proposto una piattaforma capace di ancorare alla realtà politica contingente il tema della ristrutturazione della· sinistra. Non era un richiamo superfluo, nè estraneo alla natura del convegno, questa enunciazionè di una linea capace di gestire un attacco al sistema in intimo collegamento con la maturazione di nuove aggregazioni sociali e di schieramenti alternativi. E ciò non soltanto perchè ribadiva il coerente rifiuto di strumentalizzare il movimento ai fini meschini ma perchè muoveva dall'esperienza oramai acquisita che il carattere del potere è strettamente connesso ai processi e al le vie attraverscf cui il potere stesso viene edificato. Sicchè soltanto un'avanzata al socialismo che si fondi sul consenso e sulla egemonia della classe operaia e sulla costruzione del blocco storico potrà essere capace di realizzare originali ipotesi di società socialista in cui l:1- pianificazione dello sviluppo si unisca con una democrazia di massa con una non astratta e non velleitaria partecipazione dal basso e traendo la più feconda delle lezioni dalle vicende dell'Est europeo. Come si sa, il partito a nome del quale I ngrao parlava non fa parte del I' ACPOL. Resta quindi da vedere in che modo questo discorso opera sulle forze composite di un'associazione che ha avuto comunque il merito, nella sua prima uscita pubblica, di affrontare a viso aperto e senza prudenze diplomatiche i vari temi che l'accelerazione del processo poi itico pone a tutte le componenti del la sinistra italiana. Aniello Coppola AVVENIRE 11primo convegno nazionale dell' ACPO L SI E' CERCATA UNA STRADA PER LE SINISTRE ITALIANE "E' stato un buon decollo - ha detto Labor - si, vedrà se sapremo volare" "Il decollo è stato più che buono; si vedrà ora se sapremo o potremo volare". Con queste parole Livio Labor ha espresso il suo giUdizio su questo primo convegno oazionale dell'ACPOL, l'associazione di cultura politica a cui ha dato vita nel momento in cui lasciava la presidenza delle ACLI. Da venerdì a domenica, giornate di fitti dibattiti al teatro del l'Arte a Milano. Vi hanno partecipato uomini di esperienze e di estrazione sociale, culturale e politica diverse, esponenti di vertice di partiti e di sindacati, rappresentanti di gruppi, circoli e riviste di "avanguardia": ben pochi nomi che non fossero già conosciuti a chi frequenta i dibattiti politici e le varie iniziative delle frange ufficiali della sinistra italiana. Ma non è rimasta estranea alla partecipazione al dibattito - specie nell'ambito dei tre gruppi di studio in cui si è articolata buona parte dei lav0ri del convegno - la "base", quel la che è stata il punto di rifer4mento di tutti i discorsi e che è stata presentata come la rfrotagonista di quel fenomeno della contestazione sociale esaminato a fondo nei tre giorni di discussione. Una assenza è tuttavia da registrare, quella dei gruppi e movimenti cosiddetti estremisti, studenteschi e operai (si è sentito solo un breve intervento di un giovane rappresentante di un movimento "marxista - leninista - internazionalista"; ma è apparso un intervento estemporaneo, con i suoi slogans generici e alla moda): segno questo, più che della sfiducia di questi "gauchistes" di fronte a qualsiasi dialogo con le forze del la sinistra tradizionale presenti al convegno e confluite nel I'ACPO L, del la loro incapacità di uscire dal le sette a cui danno vita, dalle chiesuole in cui s1 sono o si sentono asserragIiati. In questo primo convegno I' ACPO L non ha lanciato un suo manifesto programmatico, nè ha presentato una definitiva e precisa proposta organizzativa del le varie forze che la compongono. Ha piuttosto avviato, e stavolta in un confronto aperto con l'opinione pubblica, il discorso di chiarificazione interna, la ricerca di una strategia di azione (e anche di una linea ideologica), di una sua precisa col locazione nel la realtà poi itica e sociale. Come ha precisato Gino Rocchi, nel tracciare alcune conclusioni del convegno, "ci siamo trovati a discutere insieme, ciascuno al di là della propria etichetta o indipendentemente da una qualsiasi etichetta". 11 discorso comune parte da una esigenza che le forze del la contestazione hanno saputo far emergere: quella di calarsi nella realtà delle lotte, operaie e studentesche, nel le comunità loca I i, nei quartieri, per una conquista progressiva di poteri, di spazi di nuova democrazia.

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