La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 41 - 15 ottobre 1961

LAFIERA LETTERARI Anno XVI . N. 41 SETTJMANAL DELLE LETTERE DEhhE ARTJ E DEhhE SCIENZE Domenica 15 ottobre 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA Fondalo da UMBERTOFRACCHIA * Diretto da DIEGO FABBRI QUESTO UMEROL. 100 ~8a~J~~EEN-l; REDAZIONE: Roma - Via del Corso. 303 - Tel. 687645 - A.mmlnlstrezloce Tel. 673015 - PUBBLIClTA': Amm.lnJ.atrazJooe: e LA FIERA LETTERAR.LA• . Via del Corto. 303 • Roma - TARJFFA L... 150 aJ m1ll1metto • r : Annuo lire 4 .000 • SemeSlre lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 • Estero: Annuo Ure 7.000 - Copia arretrata Ure 1:50 • Spedizione In cont o cor rente pc,rtaJe (Gruppo fl) - Cooto corri-onta po1tale oumero 1131'2& Ezra Po11nd * ABC della lettura Per szcuti/e concessione della Socicto Ed1rnce l011d111csc • Faber aud Fabcr » pubblicluamo la tradu:.io11e di parte del pruno capitolo del IIU0\'0 libro di Pouud, ABC of Reading, clre appar1ra nelle \'drinc librarie inglesi il /5 di questo mese. V IVIAMO in un'epoca di scienza e di abbon– danza. La cura e la reverenza per i libri come tali, caratteristica di un'era in cui non si producevano copie di libri finché qual• cuna nGn si prendesse la pena di copiarseli a mano, chiaramente non si addice più al e bisogno della società» o alla necessità di tramandare la cultura. Si ha assoluto bisogno del giardiniere se si vuole che il « Giardino delle Muse• conti– nui ad essere un giardino. Il metodo più appropriato per studiare poe– ~da e letteratura è quello dei biologi contempo• ranei, cioè un esame accurato e di prima mano della matPria e un continuo confronto di « ve– trini • o di esemplari. Nessuno è attrezzato a pensare modernamen– te finché non abbia capito l 1 aneddoto di Agassiz e del pesce: Un perfezionando, fornito di menzioni ono– revoli, e di diplomi andò da Agassiz a ricevere le ultime rifiniture. Il grand'uomo gli diede un pesc1olino e gli disse di descriverlo. Lo studente: • Ma questo e solo un pesce rosso • Agassiz: •Lo so. Scrivimene una definizione•. Dopo alcuni minuti lo studente tornò con una definizione dell'lchthus Heliodiplodokus, o qualunque sia il termine usato per celare il comune pesce rosso alla conoscenza del volgo. Famiglia df..ll'Heliichtherinkus, ecc., come si trova sui libri di testo. Agassiz aisse ancora allo studente di descri- vere i I pesce. .,. Lo studente presentò un saggio di quattro pagme. Allora Agassiz gli disse di guardare il pesce. Infine dopo tre settimane il pesce era in avan– zato stadio di decomposizione, ma lo studente aveva imparato qualcosa. Con questo metodo la scienza moderna ha progredito, non sull'esile filo della logica me– dioevale sospesa nel vuoto. La scienza non consiste nell'inventare un cer– to numero di entità più o meno astratte corri– spondenti al numero di cose che si desidera scoprire. Dice un commentatore francese di Ein– stein. Non so se questa goffa traduzione di una lunga frase francese sia chiara al lettore comune. La prima precisa asserzione dell'applicabi– lità del metodo scientifico alla critica letteraria e reperibile nel • Saggio sui caratteri cinesi • di Ernesto Fenollosa. La completa spregevolezza del pensiero filo– sofico ufficiale e, se il lettore porgerà altenzione a ciò che sto tentando di dirgli, l'affronto più pungente e nello stesso tempo la prova più convincente della generale nullità e incompe– tenza dell'organizzazione intellettuale in Ameri– ca, in Inghilterra, nelle università anglo– americane m genere e nelle loro pubblicazioni piU diffuse 1 potrebbero essere illustrate dal rac– conto delle difficoltà che ho incontrato nel far stampare il saggio del Fenollosa. Ma in un libro di testo non c'e posto per cose che potrebbero essere interpretate come- una lamentela per– sonale. Lasciatemi dire che le menti dei redalt.ori e quelle di coloro che dettano legge nella lettera– tura e nella burocrazia scolastica, per i cinquanta anni precedenti il 1934, non sono state mai molto diverse da quella del sarto Blodgett, il quale profetizzò che • le macchine da cucire non entreranno mai nell'uso comune:... 11 saggio del Fenollosa forse era troppo in anticipo sul suo tempo, per essere compreso fa~ cilmente. Egli non proclamò il suo metodo come un metodo. Stava tentando di spiegare l'ideo– grafia cinese come uno strumento_ di tras~is_– sione e di reg1straz1one del pensiero. Arrivo all'origine della questione, all'origine cioé della differenza tra ciò che è valido nel pensiero ci– nese e ciò che non lo e od e fuorviante nella nella maggior parte del pensiero della lingua europea. L'affermazione piu semplice che posso fare del suo s1gmf1cato è questa: In Europa se chiedete a qualcuno d1 defi– nire qualcosa, la sua definizione si allontana dalle cose semplici che conosce perfettamente per rifugiarsi in una regione sconosciuta, una regione delle astrazioni sempre, sempre più remote. Cosi ::;egli chiedete cosa e Il rosso, nspondt un • colore •. Se gli chiedete cosa e un colore. risponde che è una vibrazione o una rifrazione della luce, o una divisione dello spettro. E se gli chiedete cos'è una vibrnzione, risponde che (Conllnua-:; pag. 2) i rJ NellaGermania Elt fiorisce a comando la letteratura militarista ! e (< Rinaldo in campo >: I l o laviailaliana della commedia musicale !e s Il mago TACORE I rJ l<'JCJ-ITE e lo seri llore e) ~~~ AL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI STUDI PIRANDELLIANI * Luigi Pirandello poeta drammatico Pubbhcluamo 11 te.sto della rela– ::,one leua da Dieto Fabbri a Vene– ;:.ia, il 5 ottobre nella .seduta con– clusiva dt.1 Congresso internazionale di studi Pirandelliani. P ARRA' strano. parrà forse addirittura incredibile, ma Pirandello, al teatro, ci ru tiralo, come si dice, proprio per i capelli. Che la sua sia stata una vocazione tardiva è cosa risaputa, e dirci ch'è un fatto scarsamente indicalivo - allo stesso modo delle cosiddclle vocazioni precoci - : che le primissi me esper ienze siano av\'enute tra molle inccrte1.ze e pentimenti e con risul– dcllc cosiddette ,,ocazioni precoci -; che le pensi alla sorte della sua prima vera e propria opera di teatro. quella che si pre– ci::ierà, alla fine, nel titolo dc La Ragio11e degli Altri; ma prima di giungervi, quante oscillazioni e tentennamenti e nascondimen1i e rifacimen1i. e quante furono le ctichelle, i titoli, con cui Pirandello pensò di annun– ciarla e presentarla al pubblico: tl Nido, fu il primissimo titolo della .no,•ella ritro· rnta rcccntemen1e manoscritta da cui. poi. prese l'awio il dramma che si chiamerà ori– ginariamente Il Nibbio, a indicare l'interiore rapacità della protagonista Lh•ia Arciani: e poi di\'c.nnc Se uon cosl, e molto più tardi fu ba11cna1a delìnith•amente IA Ragione degli Altri - che tulio ques10 sia dapprin– cipio accaduto non è, dicevo, che la docu– mentazione dell'av,•io di uno scrittore pun– tiglio~o di precisione e di fedellà a se stesso: - ma quando si dice che Pirandello, al leatro, fu lirato per ì capelli si vuol proprio sollolineare una COnitenila ritrosia e rilullanza, quella specie dì persistente. lìsico malessere, quella interiore, tenace * di DIEGO FA.BBBI resistenza che PirandeUo dimostrò concre– tamente verso il teatro, non solo nei primi anni del suo novit.ia10, ma anche quando il successo - e il successo pieno - l'ave,·a già incoronato e intimamente scaldato ed esaltato. Nel Luglio del 1916 ~cri\'crà, per esempio, al figlio Stefano: • ... La commedia Pensaci Giacomino! ha avuto una serie di repliche con esito felicissimo e correr/I. certo la pe– nisola trionfalmente. Musco e entusiasta della parte ... Ilo vrc.50 impegno di scri– vergli 1m'altra commedia per il prossimo ottobre ,e spero di mantenerlo, benclrè il teatro, come lll sai, mi tenti poco». E un mese dopo, il 18 agos10: • .•. Ho già fiwto e conscgtrato la com– media Il Berrcuo a sonaali e ora, sempre per Musco, scriverò Liolà in tre alli; scri– verò poi, u 11011 me 11e passa la ,,oglia, 'U Cuccu e chiuderò questa parentesi tea– trale per rimettermi ai mio puì. naturale la,•oro di 11arratorc. Non so perchè, ho una grand'ansia di sbrigarmi•· Ma quel ch'è più .!iorprendente, a quc:.Lo proposito, è çhe nel Maggio del 1922 - cioè nel pieno già glorioso della sua affer– mazione - scrh•crà alla dilettissima figlia tiella: • ... spero che presto potrò sistemare tlltti fi11a11z.iariamc11U.;e allora,' sl, ce 11'a,1dremo ili campagna ... ci faremo campagnoli, e mi vorrò dimenticare d'esser mai stato uno scrittore, d'aver saputo lettere•· Sembra che l'idea, il proposito cosunte fosse chiudere al più presto l'esperienza tca1ralc; chiudere « la parentesi• del suo involontario passaga:io per il teatro. Trascuola e teatro ON v'è dubbio - e non c'è che da N pescare nelle . numcro::ic e_ mequi,·o- co,uute 1t1 ctò. '" un buco nd culo di carta•· E Marna Pascal commenu subito in pri– ma persona: • Beate. le marionette su le cui teste di lezno il (,nto ete..los1 conserva senza strappi! Xon pt!.rple..ssrta an,01c1ose, ne ntegr.1, ni intoppi, ,re! ombre. nt. p1e1a· nulla! E pos- 10110 attendere bravamente e prender gusco tJJla loro commedia e amare e tener se slesse 111 consrdera;:.ione e in pre.110, senza soffrir mai ve.rt1iit11 o capog1ri., poiché ~r la loro statura e per le ioro a:.io,ri quel cielo i un tetto propor:.1011010 •· E in un saggio del 1908: • lllu.strat0ri, at– tori e tmdu11ori > scri,·era - segno i)a chiaro e premonilorc di quelr esiaenu che di– , erra, poi, la chia,·e appas.sionau dei Sei Personaggi_. • Quando le,:eiamo un roman:.o o wta 110,·elta, c·mgeentJmo a raffigurarci i puso- 11agg1 e le scene come a mano a mano u li descrrn~ e ce lr raopre.senta fautore. Ora - sentite - suppomamo ~r un momento elle q11es11personaggi. tJ u,1 trailo, per un prodigio, bal~.rno dal libro vtvl dut0n::i. a noi, nella nostra stan::a e si mettano a par– lare con la loro ,·oce e a muove:rs, e a c:.om– J)iere le loro o;:.,oni se,i;:a ptù rl soste~ descriai,·o e narrati,·o del libro. !\'essun stu– pore! Q11c1to prodigio, app«nto, compie l'arte drammtJtica •· Non ~embra di lcga:ere un primo appunto di qu~lla che dovrà diventare la fam~a prefazione ai s,:i Pusonaui? ASPETTI DELL' lNFLAZlONE * cabili tcst1momanzc - che 11 Professor Luigi Pirandello preferisce, m fondo, le estenuanti e monotone sessioni di esami al Magistero di Roma alle certo piu ccci· tanti pro,c delle sue nuo,e commedie a cui pur deve assistere. Do\ ere questo e dovere quello, ma dirci che !ii sente che per lui le pro,e di esame son giudicate piu serie, piu cOnfi?eniali delle pro, e di 1ea1ro. L!I ci si 1ro,a a suo aaio, ci si :.ente al posto suo: qua - al 1eatro - un po' spaesato, come esercitasse, eccet.ional– mentc, un altro mesucrc: ci si senle come in ,acanza: una \'acanza ten1atricc, stan· cantc, un po' mortificante, Poichè, lui, Pi· r:rndcllo, ha .id oani istante la consapc· ,·olezza di essere un uomo scrio; e il tea– tro, che pur lo tenia, che anzi già lo tiene, e più di quanto cali non voglia confessare a se stesso, pur allirandolo, lo infas1idisce coi cento aspetti istrionici e pagliacceschi. Jn fondo quel che Pirandello stima e ri– !ipe11a e nma di più nel teatro è il pub– blico, quel pubblico che \'cde, ossen a, ana– lizza ogni sera, di cui s1udia e rispella le 1t:.1.r.ioni,~uel pubblic.o che non riCM:c mai ad otlenderlo anche quando lo conlrasta e gli si oppone. Sul palcoscenico, in fondo, Pir:lndello potrebbe rare tulio da solo: lo autore, come lo fa, ma anche l'attore, e il regista; e dello scenografo, dopo tuIlo, che bisogno c'e pcrchè accada quel che lui, l'aulore, n1ol fare accadere? Gli basta un palcoscenico nudo e un po' di luce ... Ma il pubblico no, quello non se lo può creare, non lo può in ncssun modo sos1i1uirc, e non lo può - e non lo \'UO!e - nemmeno influenzare. Io e il pubblico siam'tl già il teatro, sembra dire Pirandello. • E' da tanti anni a servizio della mia arte (ma come fosse da jcri) una suvel!a svelttss1111a t! 11011 per ltlnto nuO\·a se:mpre del me.,t, e.re. Si cl11ama Filt1itJ.s1a. ·- Orbene, q11es1amia sen•etta Fantasia ebbe, parecchi unni or i>lmo, la cattl\'a ùp,ra::10,a o i1 malaugurato capriccio di c:.ondunni m CJJSa Wtta una fam1,:l1a non saprei dire do, t! né come ripescata, ma da cm, a suo ere.de.re, avrei potuto cm·are il soegello ~r u n ma– gnifico romanzo. Po.sso soltanto dire che, sen:.a sapere d'a1·erlr punlo ce:rcati, mi tro,·a, davanti, 1•n•i da poterli tocc.ire, ,·J\.'i da poterne udire perfino 11 re.spiro, quei sei perso11tJgg1che om Jr 1·edouo sulla .scena.. E alle11de,·a110, li r,re..Je.nt1,ciascuno c:.ol suo tormento seereto e t11tt1 uniti dalla na.sczta e dal viluppo delle vicende reciproche, di'to 11 facessi entrare ,rei mondo dell'arte, c;om– po,rendo delle loro p.t.rsone, delle loro pas– s 1om e.de, loro cas, un roman:.o, un dramma o alme.no una 1101•ella. Nati vivi, volevano 1•11•ere •. Non sisognano che"Gattopardi,, D OPO il succes!ione del Gattopardo.' c~e con .il suo entusm.SIICO Unt– ,ersalc diffondersi ha onnai !:.Uperato quello di ogni altro nostro romamierc a grande tirnturn, la :;chiacciante mng– gio1anz::1degli eilitori non so– gna e non brama che di po– lCr conseguire un svççe~so u~ualmen1e eccezionale con l' ma!ipcttato romanzo di quakhe autore sconosciuto. i\la non 1anto - si direb– be - , a in cerca di autcn1i– ci buoni roman1j originali, quanlo di prodotti narrath·i che po!isano romanzesca– mente rinnO\are quello spro– po:.itato !iUCcesso. Con l'aureo molliplicarsi delle edi1ioni, 11 Gallopardo è di\·cntato una sesquipedale pietra di paragone alla quale !ii mira come ad una prO\ a perfe11a e alla quale ci si ac– costa o ci si richiama con la spasmodica !iperama di non rbultarnc m·lcgni. E poiché un tale libro continu::t ad es– ~cre venduto cd esaltato, di tiratura in tiratura il fenome– no si ,,a ra::isodando e stabi– lizzando col far del Lampc– du~a un e!iempio da imi1ar..:, un campione da emulare, un shnbolo da prediligere. Per ciò ~i dà la cacci::t ad autori fuori cla!ise e fuori ~Or~~lj r~~c~~nddoo,~al ~i~ esistono. F-ir colpo, ceco l'in- ~~nt~~}~ss~~~~a c3Jlia~~ri11~;/, sudala le11cratura. Come spiegare, a!Mmcnti, il ::,t1)lSCiu1rsidi tanli ipo1c– t1ci casi. di tanie presunte ~~ 0 r~~e11}a~~~~.g~~~~:i~~~= so, richiamarsi al Lampedusa ~c: 1 lii':.f1~gr~g ;; f~~~rin~ con 1·ahro hJnno molto da ~partire? in pu1e pc, non ammct· 1c1c la parentela o la somi- f~~;(:at~ ·~il. ~;;!~~~· !~e~~~ più biografiche che letterarie, non \'iene taciuto e serve, o !ien. 1 ir dovrebbe. a creare Ì~~~i~u?c:'t~~,~~·ora;•~~~~o~~ t <L~~f;i~ 0 1\~i7 ~~. cr960 1 ; 1 ':lì°~t1~ berta Denti di Pirajno. • Se il Dcn1i non e un outsider letterario da porsi accan10 al Lampedusa (oon manche– r.l un r:lffronto fra i due au• lori, anche se infondato), la !:.Ua Jppoltta è. pur sempre ~~~sid~efi~ù:i~i'r~1'e 01 !1~:i~nj~; cosi ha l.os1enu10 un critico (il Montale: nel Corriere del– la sera del 12 011obre 1960). Ed anche un altro critico (il Pampaloni: in Epoca del 9 aprile 1961) ha memionato il l..amr,cdu..,a, quan1unquc per nepa re che esi,;iano • obi_clli• ,.ui1ente a11ìni1à !iOStanz1ali 1ra t'una e l'altra opera, e al più com,t:uando che • la no- * di E11/TIICO FAL(llll stra lc11cratura, dopo il caso del GtJtt0pttrdo, attraversa evidentemente una fase ~e– rontocratica •· Il Denti è in– fatti dell'86. nnonché real· men1e simili seniori spadro– ncn:iano? Che dire di certo oltranzoso a:io\'anilismo? Al- 1ro è per noi il fenomeno cui ha da10 la stura il trionfo del Gattopardo. ra~l~~i~q~:~~~~ipR"od~rloe~~= leui, Al suo romanzo Viale Bianca Maria (Fcllrinclli, Mi– lano,1961) è accortamente ri– serbala una presentazione reclamistica con l'appoggio di primizie stu7.Zicanli e di crillehc laudati\'e prima an– cora che fosse dis1ribuito ai librai e me!:.SO in ,·endiia.. ~~f ri2 p~a~~a~~I 't 1[E~cl 0 fc~~ \'Orino editoriale è parso op– portuno render noto: • Come qunllo del Gattopardo, anche il dattiloscritto del presente romanzo ci pervenne un an– no fa anonimo. tramite, una i.ignora ... •· Sti.1 dunque ben ~~z'ì~O ~\Ùlet!~r;e1~~~le • u~ appunlo a lapis della presen– tatrice. !:.Ulla copertina del malloppo - più di quattro- ~~:~./3~~~c·a~~~~è!di e:;~ era un illustre musicologo: infomiazionc, questa. che ci lasciò piuttosto indifferenti. dala la nostra radicata con– ,inzione che almeno in Italia !ii3 mollo dinicile mettere insieme qualcosa di ,·era– me n1e bu ono, in le1tcra1ura, da par.te. dei no.n .le11erati: ca m1om su. tranv1cr1, mura– tori. meccanici, ragionieri. i~~ticr~oreit~ifin~, ... ~i~i~:: fu.:h1. Sennonché, anche que– sta volia... "· Beh, quc!ita volta l'opera• zione non :.cmbra destinala ad avere il successo vaghc~– gia10: a 1>artc la pignolena che ror~e sarebbe stato più corretto riferirsi ai • musi– cologi•; e nonos1an1c il ri– trattino dcll'aulore schizzalo alla bra,•a (• non è uno scrit1ore di professione, nean– che in seconda istan1.a •); e per quanto sia s1ato azzar– dalo un grouesco accosta– men10 col Belli (• la s1essa forbi1en:1 ronn,1le, la s1es.sa fiera erculea. classica cner– i!ia nel rcaliu.are a tulli i costi, contro la nera cortina del Nulla e del Vuo10. la ne- ~~S:~il!~que~g~ftl~~!e~>Jen1.a~ sia s1a10 csclu,;o che possa traltnrsi di un no,•ellino. •Al· tro che un principinntc •· No. QUC'i\3 \'OIHI la inop– nor111nn cir:vi()nl.' <ld r.attn• JwHlo e l'cc::c1•,,h,1mill.1111a– mento hanno lmwunnlo •alla rovescia, provocando reazio– ne nca:ati"a e quasi scanda– lizzata. Il tentativo di • gat- 1opard.i7.zarc• il Cellelti non è riuscito .Aa1i è falli10. è a djsapprovarlo siamo noi, ,·ccchie linguacce. Le recen– sioni che veniamo lcigendo del Viale Bianca Afaria, cui si contesta pcrlino la qua– lifica di romanzo per accor– dargli a mala pena quella di cronistoria, sono lutle molto csplicile, mollo franche. E se noi, per aggiunger la noslra disapprovazione, ri– correremo ad esse come ad altrc11antc testimonianze piu o meno da so11oscrivere, è perché desideriamo documen– tare che se, in ccr1i casi, la ripro\'azione continuerà ad essere così collcci1a e spon– tanea e concorde, chi sa che anche il tartassato prestigio della critica militante non possa sperare, perseverando nell'opera in pro del aiusto e del ,,ero, di risollevarsi e ri– mettersi in sesto. Purtroppo e contemporaneamente altri e più importanti casi, che ugualmente gridano \'endc1- 1a immediata, hanno messo il campo a rumore, sparten– dolo in opposte assurde fa- 1.ioni e aumentando la ba– raonda. Il presente è certo un caso minore e quasi tra– scurabilc. Ma noi vi riscon– triamo un nuovo sinlomo di • j!a1topardi1e •· E( ab uno disce omnes. 4 Sia subilo chiaro: il Gat– topardo non va .neanche: no– minato per caso m margmc a questo Viale ... •: ha scritto un critico (il Vigorclti: nel Tempo illustrato dcll'8 apri– le). • Eppure - ha aggiunto - l'operazione di fare queste quattrocento pagine un caso letterario è in corso; ma esaurita ben presto la cu– riosìta indirct;a su quel f.~~~~~:gt~.).chl';inreu~s~ss~~ :;,t~ 0 sorarno~u~~cl ~~ri~~~~~ te investire la critica, ma de– luderà senz'allro il pubbli– co... •· Così come lo hanno deluso allre operazioni del genere, senza tultavia sconsi- :~ir~. V!~d~t~t•cs~Ì 1 ng::°,~~= iz!iono se non azzeccare un Gauopardo: il che equi,·ale a riporre ogni speranza nella schedina del Totocalcio, illu– dendosi o lasciando credere d'avere già in pugno vittoria e ricchena. senza badare alle conseguenze del mancalo successo. gius10 adCS$O che sta aumentando il numero dei !cuori proclh i .1d ac– cngli<'re le buone e-.prc<.,io- 111 della no:.tra Jctte1atura contemporanea, distinguendo– le dalle scadenli e confron• tandole più sollecitamente con le s1ranicrc. Allro recensore (il Virdia: nella Voce Rcp11bblicarra del 6 aprile) ha denunciato dilct· tantismo e banalità, sciattc– rl.i e mondani1à; e si è ricu– sato di so11oscrivere il peri– coloso credilo che si concede a • un nuovo 1ipo di esteti– smo, quintessenziato, in\'er– lcbralo anche nell'espressio– ne•, esemplificandolo coi ro– manii di Umberto Paolo Ouinlavolle (Segnati a dilo: 1956; Capitale mtlncata: 1959; cui probabilmen1e sarà da aga:iungerc: Tuili comP..ro– messi, rifiu1a10 da Bompiani e accolto da Feltrinelli) e coi raccon1i di Albcr10 Arbasino (U piccole ,·acan::e: 195i; /.,'Ano11imo J.ombardo: 1959) ~ di Fabio Carpi ( le. vacche svhz.ere: l95i; Do,•e sono i comribali: 1958), nonché ri– scon1rando\'i •l'espressione di una pericolosa involuzione della narrativa italiana con– tcmpor::tnca, che ::i.embrava partila, qualche anno fa, da una sua nuova esigenza di pcne1razione nel cuore di una rcailà italiana, nel , 1 i\'O delle sue strutture•· Per quanto più condisocn– dcnle nel riconoscere all'au– tore qualche qualità, un ler- 7.0 recensore (il Rago: ncl- ~~:~àrc;~'~!o ~ 1 :/~ s ~~~ 1.ando • l'aurora degli abili ispettori let1crari • i quali, •~l)Zich~ risolvere enigmi po· hz1esch1. scoprono romanzi di successo», conclude ripe– lendo che •questi sistemi non aiutano la cultura italiana• spccialmcnlc quando, • doP0 :i,•er sentito parlare di rive– lazione, il lettore aspetterebbe una rivoluzione delle patrie lcuerc • e invece • 1rova l'al– lineamento J.lla moda persi– no nel conformismo dei mez• 1\ espressivi e del Jin~uag• g10•. Parimente di conformismo è l'accusa che un quano cri- 2\coa~~I~} =;i~ 1 ,~ S!i"i~l~~l cd agli scrittori d<'I suo 1ipo· per il solo follo di conoscef'C un cerio mondo, costoro pre– tendono che basti fo1ografar- ~a \:-C~~r;;~~ t /J!f;~: dicarlo, nel timore di ,·cnir meno al loro ,·ero compito che è quello di sen.,irc il pro: prio pubblico: un pubblico che, anch'esso, • non , 1 uole Cl.sere disturbato, ma addor– men1a10 e tranquillizzato •. • Non si traila piu di vedere do,•e sia la vi1a, lo verità; ma molto più sempliccmenle ci si preoccupa di lasciare le cose come stanno, di non di– sturbare•. Non per nulla • il conformismo, in fondo, è ali– mentato da una profonda (Contl11ua a paG;. 2) Eppure pochi come lui hanno vissuto il teatro nella molleplicità dei suoi clementi e dei suoi mo1h 1 i. Pochi come lui sono siati - dirci orga11ìcn111entc, cost11uzional– mcn1e - tetJtro fin dalle origini della sua atlivilà non soltanto letteraria, ma umana. Pirandello s'è portalo dietro, s'è crcsciulo ctcn1ro il IC\Hro fin dal primo racconto; e prima, prima ancora: lìn dal ri:iomo in cui ha contemplato e sentito e poi giudi• cato i folli della , ita, i drammi di • rcla- 7ionc • che lo circonda\"ano e lo strin~e– \'ano da ,'icino e lo colpi\"ano, nella casa, nelle persone care, nelle cose. E' con questo intenso carico umano di ,·iccnde ,·ere gfa raccolte e in1rcccia1e in un viluppo alla– mente drammalico, che Pirandello passa na– turalmente e inconsapc,·olmente dal teatro della \/Ila al teatro dcl palcoscenico. Ho dello inconsape\olmente: poichè il vero e proprio palcoscenico ch'era Il, nella sua concrele7,za, a dargli la consapevolezza del teatro 1ea1rale, è naturalmente scansato da Pirandello quasi a convincerlo, o a illuderlo, che, dopo tutto, Quello che s'accini,:e,·a a fare non era 1ca1ro, o per lo meno non era quel certo 1catro fa1to, ;:1ppunto, di un palco con gli allori e di una platea con il pubblico - separali. distinti - e di– Sla~ti, cn1i1_àdiverse. Quando Pirandello si dc~idcrà, d1 mala\'o(:lia e a malincuore. a S?hrc sul palco, ne a,·c\ a già ampiamente rrmo~so le stru11urc e le separaz.ioni con la vua ~ella platea. Non potendo, non vo!~ndo nmodellare la , ila del pubblico _ eh e sa~ra perchè è vera -, Pirandello a~e,·a già sommosso la \"ita del palcosce– nico. Unbuco nel cielo R !CORDATE l'inizio del dodicesimo capi– to/? del Fu Mattia Pascal? C'è, n _ . «: siamo al 1904,da1a della prima pub– b[1caz1.onedel t':)manzo sulla Nuova A,itolo– g1a, Cioè una d1ecina d'anni prima di ogni ,·ero e proprio stimolo leatralc - c·è già li ~satto, con:-~p.evole, ~hiaro, quasi profetico: 11 nuclc<;>ongmale di quella che sarà, i,oi, la po~uca teatrale pirandelliana. Sentite: • '7-1 lr.!.gcdia di Oreste in un teatrino di manonette, 1'e1111e ad nmum;:iarmi il signor Anselmo Palcari. Mnrio11ette tJ11tumaliche. - La lragcdia d'Orestc., · - Gia! D'aprés Sophocle. dice ,I ma111fes1o! StJrà l'Ele11ra: Ora se.ma uu po' clre biz;zar– rta 11u v1e11em mente. Se nel momento cul– mmatrte, 1,roprio qua11tlo la 111ario11ettache rapr,re.,e'1ta Oreste è per ,·e11dicare la morte d.el padre... si facesse 11110strappo ,rei ci elo J1 carta del leatrmo, e/re °'" errebbc.? ... Oreste rimarrebbe 1crr1bllmet11e sco 11cer– lato da Quel buco nel cielo ... Oreste senti– rebbe ancorn gli impulsi della vendetta, ,,or– rebbe ~egwrli con smmuo~a ptJssio11e, ma gli occ/11 - sul punto - gli andrebbero là a quello slrappo, do11de, ora, og,u sorta d; 11~ah 111/lms1 pe11ctrcrebbcro "ella .!iCenn, e s, sc11111c!Jhecader le hrqcC/a. Oreste, m– _i>(J111111a, d11 <'11terchhc .•I mieto. T111ta la d1/– fere11:,n tra In trnged,a a11t1cae la mode.ma La realtà come spunto O RA, :1 fatto C'hc un autore di {ron1c a una oc.:asione di dramma ne ,·eoga preso a 1al pun10, da renderla. poi. \ha cosa. di arie, e le persone reali del– l'episodio di cronaca tro,ino, nell'autore, colui che, ria:encrandole. le trasforma in per– sonaggi piu o meno perituri, è, direi, l'or– dinario. normale rappono tra creatore, che sceglie nella reallà o che, comunque è espo- sto a tut1e le solleci1az.ioni della. realtà, e l'opera che nasc~ dalla elaborazione artistica di quelle sollecita1Joni. Ma in Pirandello ci 1ro,•i:'\mo di fronle a un fatto nuo,issimo: anzitutto a una straordinaria capacità di accensione, di combu~tionc, di apprensione dcll'au1ore di fron1e ai • casi umani •. Ba- sta un incon1ro, un episodio necon1ato, una notizia di cronaca letta oer scatenare in Pirandello una straordinaria forza di atten– zione, di ,in1erc!i~C. La sua natura, la sua essenza ne è scossa a lal punto da essere costrctl.'.l ad applica~i - con tutu se stessa - a quel caso. a quel fatto, a quei persona.g:gi. Poiché - dirà - io sono di Quegli scrittori che non si appagano del gus10 di narrare una ,icenda o un pcrso– nag:gio, ma che • oltre quel s,.uto, sentono WI più profondo buo,:no spirituale, per cui non am111et10,io (igllre, ,·icende, paesaggi che noti s'm,be,•ano, per cosi dire, d'un parllcolare senso della ,·ira, e non acqui– stmo con esso 1111,·olore universale. Sono scriuori d1 natura pm propriamente filo– sofica. lo ho la disgra::ia d'appGrtenere a questi ultimi•· E' un caso da"'-ero ecce– z!onal~ nella letteratura modern3 cosl par– s1momosa e cau1a nelle scelle. e diffidente .,,, negli avvii, e cosl faticosamente 1esa alla ~cerca di un linij:uaggio obbiettivo. staccato mconlrare Wl autore come Pirandello che certamente ogni eiorno trovò nella realtà eh~ gli p:,c;.sa"a sono gli occhi un motivo, un occasione concre1a per appassionarsi e .!tmarrirsi e perdersi, con tutto se stesso nell'inseguimento allento, minuzioso. perfin~ u~ po' poliz1csco di falli e di persone che iith a,·e,·ano acceso den1ro un autentico - umano e poc1ico insieme - interesse. Ladisputo tra autore e personaggi M A l'allro fatto che si differenzia e si stacca e la rompe col rapporto ro– mantico dell'au1orc che acnera e ama le sue c1eaturc d'ane, è che con Pirandello ha inizio la coutesa Ira l°au1ore e le cosid• dette sue c~ca1urc. e· questa disputa, questo contrasto 11 fauo ,·eramen1e nuo, 0 che Pirandello instaura. per la prima ,·olla mi pare, nel fallo crea1i\'O. (Contl~a pa1, 2)

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